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Carlo Pisacane, il «romito» di Albaro (Zenone di Elea - Giugno 2024)

PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI (1857) - ELENCO DEI TESTI PUBBLICATI SUL NOSTRO SITO

RISORGIMENTO ITALIANO

RIVISTA STORICA DIRETTA DA T. PALAMENGHI CRISPI

ANNO VII FASC. III *** MAGGIO-GIUGNO 1914

AMMINISTRAZIONE FRATELLI BOCCA, Editori TORINO

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NICOLA FABRIZJ, CARLO PISACANE, ROSALINO PILO

NUOVI DOCUMENTI

SPECIALMENTE RELATIVI ALLA SPEDIZIONE DI SAPRI
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Intorno alla Spedizione di Sapri molto si è scritto e molte circostanze emersero nel famoso processo intentato da Giovanni Nicotera contro la Gazzetta d'Italiadi Firenze. Molti documenti tuttavia sono ancora inediti. Un buon numero di essi andremo pubblicando in questa Rivista i quali se non modificano le linee già note di quell'episodio glorioso del Risorgimento, aggiungono notizie e danno maggior luce al quadro della cospirazione promossa nelle provincie del regno di Napoli da Nicola Fabrizj.

Vanto di questo grande patriotta fu di aver compreso, prima ancora di Giuseppe Mazzini, che la rivoluzione unitaria doveva prender le mosse dal Mezzogiorno. Egli iniziò il suo lavoro in Sicilia e in Calabria sin dal 1837; lo intensificò a Napoli e nelle altre provincie continentali dopo il 1849. Luigi De Monte, il quale pubblicò nel 1877 Cronaca del Comitato Segreto di Napoli su la Spedizione di Saprich'è la più interessante pubblicazione sinora fatta sull'argomento, accenna all'influenza esercitata dal Fabrizj e alle origini del Comitato napoletano con le seguenti parole:

«Tra i migliori di questi carissimi profughi si trovava Nicola Fabrizj, da Modena.

Poche vite in Italia hanno l’intera ed immacolata istoria di questo venerando Apostolo di Libertà e per cuore e per mente uno dei primi nostri concittadini. Pochi uomini rappresentano come lui quella invidiabile unità di concetto, e quella fede incrollata tra le blandizie o le minacce del potere. Pochi, direi quasi, in Italia, Terra della grandezza poetica dei Martiri e degli Eroi, compendiano al pari di lui tante virtù cittadine senza fasto d’orgoglio, non maculate d’ambizione, modeste neltrionfo; ed a pochi è serbato, come a lui, quel tesoro invidiabile di riverenza e d’affetto, che gli tributa la patria riconoscente.

Giovane egli, dedito agli studi e già dottorato, prese nel 1831 parte alla sventurata cospirazione del Modanese, ove con i tre suoi egregi fratelli venne condannato alle galere. Scampato dopo da quel carcere, onorò l’esilio con la dignità delle opere e del cuore. Uomo di grandi principj e d’instancabile operosità fu sempre nelle prime fila ove bisognasse una vita da spendere per la Patria, una mente per consigliare. Combatté, valoroso capitano, le guerre di Libertà nel Portogallo e nelle Spagne; indi rinserrato nel segreto misterioso, onde lo spirito latente prepara l’opera dell’avvenire, tra i capi della Giovine Italiafu uno dei più gelosi custodi del fuoco sacro della verace Libertà, ed assiduo compagno di Giuseppe Mazzini nella propaganda da costui promossa del suo Concetto Nazionale, divenne nelle battaglie meno splendide ma ugualmente nobili della cospirazione, uno dei pochissimi primi per pratica, prudenza, tatto finissimo e costanza inalterata. Indi, spuntata nel 1848 quella luminosa alba della futura vita in Italia, agli si recò a Roma, d’onde dopo aver combattuto da prode si ritirava, non gettata via la spada, ma rimessa solamente nel fodero, aspettando la novella chiamata.

Aveva il Fabrizj conosciuto in quegli ultimi giorni un giovane napolitano presentatogli dal Medici come uno dei più cari suoi compagni d’arme. Si chiamava questi Giuseppe Fanelli, il quale accorso nel 1848 nei piani Lombardi, poi volta colà in basso la fortuna d’Italia unitosi alla compagnia Medici, per la Toscana si era ripiegato sopra Roma. Quivi combattendo nella strenua posizione detta il Vascelloaveva avuto grado di Uffiziale. Il Fabrizj incominciato a stimarlo si strinse in amicizia con lui, e partendo assieme dal sacro suolo di Roma toccarono prima Malta, e poi trovata ospitalità in Corsica fermarono quivi la stanza del loro esilio (1).

Nicola Fabrizj, incapace di venir meno alla sua nobile missione non si ristava dallo studiare la condizione d’Italia e della parte liberale per indagare quale fosse la direzione da dare al lavoro, e di tali studi metteva a parte il Fanelli.

Uno dei concetti che più onorano il Fabrizj è stato sempre quello di antivedere nel Sud della Penisola per ragioni politiche e militari il punto di partenza della futura Unità e Grandezza italiana. Di fatto quivi egli ha sempre diretto la sua iniziativa, ed allora ugualmente nel Napoletano presentì che questo lavoro era più necessario. Onde trovato modo in sul finire del 1853 di lasciar la Corsica per recarsi in Malta, luogo più acconcio della sua propaganda, egli pensò che il Fanelli dovesse tentare il suo ritorno in Napoli, affinché quivi, distendendo le fila concordi di un pensiero comune piantasse, se possibile, un centro direttore del movimento avvenire.

Stabiliti così i primi passi, riuscì al Fanelli di ritornare nel Regno. L'anima di iena e di volpe dormiva stanca, se non satolla, in Re Ferdinando, il quale supponendo il Fanelli condannevole solo per bollor giovanile gli fe’ grazia di rimpatriare.

Venuto quegli in Napoli osservò lo stato delle cose e ne riferì al Fabrizj. Gli animi abbattuti, i cittadini divisi, i liberali per l’insolente tirannide guardinghi e poco comunicativi. Questo isolamento esser cagione di mancanza d’intelligenza e di un pensiero comune, e sovratutto la più parte dei liberali fatti inerti dalla falsa scuola dei moderati quietisti o, come egli li diceva, Trattenentisti. Esser necessario che si mettessero in relazione tra loro i ben volenti in Napoli e nelle provincie per farli cospirare al grande scopo insurrezionale unitario. Il che diventava opera non lieve per lui, poco conosciuto e nuovo quasi in Patria, che aveva lasciato giovanetto, e dove però non aveva di molte politiche conoscenze: con tutto ciò si offeriva al Fabrizj come anello di comunicazione tra lui ed i liberali del Napoletano.

Il Fabrizj, allora da Malta vieppiù stringendo gli accordi con Fanelli, gl’indicò ottimo ed eccellente patriotta essere un tale Luigi Dragone, cognato del Morici emigrato a Malta, avendone in moglie la sorella Rosa; che il Dragone era operoso e fedele ad ogni prova, e in lui ciecamente fidasse. Il Fanelli di fatti conosciuto Luigi Dragone si strinse in calda consuetudine con lui, la quale gli fu largo campo per fargli estimar dappresso tutte le nobili qualità del suo cuore, di modestia costanza e libertà di animo, rare a trovarsi congiunte in un sol uomo, fatte più rare e degne d’invidia dal consolante riflesso di uguali virtù, che il cuore della moglie gli rimandava, costante compagna di perpetui sudori e segreti sacrifici.

Per prima cosa, incominciati a studiare gli uomini ai quali era mestier di rivolgersi, essi procurarono di conoscere l’onore dei patriotti napoletani, Niccola Mignogna, il quale rimasto a custodia del vessillo sacro della libertà aveva già impreso un lavoro liberale, che con inauditi sacrifizi e costanza procurava di spingere innanzi.

Conobbero ugualmente i cittadini Giovanni Mattina e Giacinto Albini, con i quali incominciando ad intendersi, questi li misero in relazione con vari liberali più influenti nelle loro provincie di Salerno e Basilicata, tra i quali primi i fratelli Magnone, Padula e Matera, di cui avremo agio di parlar di poi.

Curarono ancora di prender relazione con i cittadini che avessero più voce di preponderanza sul popolo, quali i fratelli Fittipaldi, Chiarini, Lancellotti, Rizzo, Basile ed altri.

Questo campo di conoscenze e di relazioni ogni giorno piti si estendeva, ed ora si appiccava corrispondenza con un liberale nelle prigioni, ora con un altro in Napoli, ora con un capo popolano, ora con qualche cittadino di altre provincie del Regno: ed in ciò consistè la prima operazione preparatoria che ad essi era mestieri praticare, picchiando di porta in porta riconoscere il terreno e ragunar man mano le forze per poterle poi avviare ad un ordinato lavoro poggiato con tal metodo sopra una rete di larga e generale cospirazione.

Per cotesta via e modo impresero quei due nobili ed ardenti giovani il loro lavoro liberale nel Napoletano, costituendo in Napoli un centro direttore a cui diedero il nome di Comitato e che fu diretto da Fanelli, celato sotto i nomi di Wilsono Kilburn,per mezzo dei quale già corrispondeva col Nicola Fabrizj, e dal Dragone conosciuto col nome di Socio.»

È fuor di dubbio che Carlo Pisacane non ebbe incoraggiamento di sorta da' patriotti dell’interno alla sua disperata impresa. Avvenne con lui nel 1857 quello che era accaduto nel 1844 coi fratelli Bandiera, cioè quello ch’è fatale avvenga quando ad una congiura partecipano temperamenti capaci di esaltarsi e di perdere quindi la visione esatta della realtà. Entrato in relazione con uomini che si adoperavano a preparare il paese alla rivolta, a un dato punto divenne insofferente d’indugi e volle passare all’azione. Tuttavia deve ricordarsi che se credette probabile che un pugno di emigrati, sbarcando in 'un luogo qualsiasi del Regno, sollevasse il paese, esaminò altresì la possibilità di un insuccesso. La prima ipotesi riempiva il suo cuore di gioia, la seconda gli faceva apparire utile e dolce il sacrificio, poiché il suo sangue avrebbe chiesto vendetta e gli stranieri avrebbero modificato i loro insultanti giudizii sulla rassegnazione alla schiavitù degli Italiani.

Delle lettere che seguono alcune del Comitato napoletano, scritte dal Fanelli, furono pubblicate dal De Monte, ma o inesatte o incomplete; noi le trascriviamo fedelmente dagli originali, con la traduzione delle cifre.

Le lettere di Rosalino Pilo e di Carlo Pisacane sono quasi tutte inedite. Quelle del Pilo accennano spesso alla cospirazione siciliana e alla parte che ad essa prendevano altri emigrati. La fede e l’opera instancabile del Pilo hanno in questi documenti nuova e perspicua testimonianza. Egli doveva, com’è noto, partecipare alla spedizione, comandata dal Pisacane; due volte, e invano, tentò di raggiungerla in mare: il suo sangue era destinato ad un altro sacrificio!

T. PALAMENGHI-CRISPI.

C. PLSACANE A...

Con questa mia vi spedisco la lettera al noto amico, in cui discorro molto a lungo riguardo alla sue proposte; in essa propongo il mio piano che credo inutile ripetere, restringendomi fra quei limiti fuori de' quali si vaga in dell’ipotesi che mai si verificano. Richiamo la vostra attenzione su di una cosa rilevantissima in tale congiuntura. Chi ha il comando deve ad ogni modo, uniformandosi alle circostanze, evitare i dubbi combattimenti, ma è d’uopo guardarsi bene che una simile idea diventi concetto universale, ciò sarebbe una ruina, giacché bisogna persuadersi che solo i combattimentimenano al fine desiderato, quindi se rimarrà alla prudenza di chi ha il comando la decisione di evitarlo o accettarlo, bisogna che il resto degli attori siano convinti che insorgere vuol dire combattere e non altro; essi debbono avere il convincimento contrario di chi ha il comando, debbono chiederlo anelarlo. Un combattimento richiesto dall’universale, è risultamento assicurato anche in cattive condizioni, e viceversa in ottime condizioni è affare fallito se tutti credono che potrebbe evitarsi.

Dopo le notizie che trovo in quest’ultima vostra possiamo determinare l’accordo finale.

1° Se la cosa avrà luogo da Londra o Genova (2) mi dirigerò prima su Ponza, e Ventotene per raccogliere gli uomini, per poi sbarcarli, o a tre o quattro miglia più sopra di Salerno per quindi prima di giorno assalire il battaglione nella caserma; o pure sbarcherò nelle vicinanze di Palinuro per poi rimontare pel Vallo ad Auletta. Nel primo caso come nel secondo, tutte le forze di questa provincia e quelle di Basilicata debbono correre su di Auletta, ove si dirigeranno a riceversi insieme a loro i sbarcati, sia dopo compiuto il colpo di Salerno, sia portandovisi da Palinuro. Sarebbe certamente utilissimo, che mentre questo avviene, come diversione, le forze delle altre provincie si ponessero in moto, quelle delle due provincie orientali verso Gravina, quella del Molise verso Orfano, non già perché esse potranno unirsi a noi, ma formeranno un’importante diversione e particolarmente quelle del Molise. Quale proprio dei due punti stabilire ne lascio a voi la scelta, se sorveglianza è certa, e si possono avere ai primi istanti un paio di guide per condurci nella città, preferisco il primo, giacché il colpo è sicuro se non si va a tentoni: se in caso contrario preferisco il secondo punto. Se poi per circostanze che ora non posso prevedere, la partenza avrà luogo da Costantinopoli, allora il punto di sbarco sarà Catanzaro, le guide sono sempre indispensabili, specialmente in questo caso che non saranno gente del paese, come nel primo. In questo caso le forze del Molise, Bari, Lecce, si governeranno come nel primo caso; quelle poi della provincia di Salerno e Basilicata faranno massa a Potenza e se incalzate dai Regi retrocederanno sempre sul versante del Golfo di Taranto propriamente nella valle del fiume Agri, e verso la stessa parte ci dirigeremo noi dalle Calabrie. La congiunzione sarebbe più pronta dalla parte occidentale verso Lagonegro, ma bisogna esser certi che verso questa parte, per terra e per mare, si riunirà il grosso delle regie forze... dall’altra parte e se io con tutto ciò che raccolgo dalle Calabrie, giungo a Castrovillari prima dei Regi, l’evoluzione è assicurata. Operata la congiunzione ci troveremo in felicissime condizioni, e credo inutile dilungarmi essendo molto penoso doverlo fare in cifre.

Cosa difficoltosa sarà il fare che in questi diversi punti si abbia subito l’avviso dello sbarco, acciò immediatamente muovano. Io vi dirò il giorno della partenza e quello... dell’arrivo appena sarà tutto stabilito con 175 [Mazzini] di cui aspetto il riscontro alla vostra.

Se poi questo progetto non ha luogo, allora essendo la Basilicata disposta all’iniziativa, ci resta di menare ad esecuzione il piano sia con lo invio delle armi pronte sempre o senza, volendo affrettare la cosa. E secondo me se gli spiriti sono disposti, è meglio operare; il morale vale più dei fucili e cartucce che potranno aversi.

(Senza firma).

CARLO PISACANE A... (3).

Voi sul luogo, voi solo giudice competente delle opportunità dei modi, dei mezzi necessarii; noi cooperatori o raccogliendo mezzi come si può e in altro modo, ma cooperatori sempre da voi dipendenti; chi deve dirigere verso uno scopo le forze di cui possiede il partito, chi deve sceglier questo scopo, e determinare le condizioni di luogo e di tempo siete voi. Ecco la mia professione di fede e credo che siamo d’accordo. Da essa potete arguire non è dipeso da me il porvi nell’alternativa. Io so che 175 [Mazzini] raccoglie mezzi, so che vuole impiegarli per un 104 [vapore] ed eseguire un 138 [ sbarco] in 165 [Livorno], poi far seguire un tal fatto dal monopolio sul mercato ove sono, e coi molti raccolti da questo secondo fatto operare al 95 [Sud]. Il primo avvenimento è un pretesto morale pel secondo, ch’egli crede indispensabile. Il piano vasto nella pratica non va. 1° 175 [Mazziniani] si dicono pronti, prontissimi e certi di vittoria, ed io credo che lo dicano in buona fede, ma la rivoluzione non vi è, e quindi io son sicuro che non faranno nulla, e poi tutto riuscendo, dopo i primi fatti, le difficoltà di operare su 95 [Sud.] direttamente divengono quasi insormontabili, quindi nella migliore ipotesi possibile ci ridurremo ad una operazione ristretta nel 130. Quindi per mettere in via e in misura la faccenda da resistere e spiegare vaste proporzioni ci vorrebbe moltissimo; ma più di tutto io giocherei la testa che la cosa avviene come le altre volte, niente e così si sciuperanno le ultime forze di cui egli può disporre. Con questo convincimento, io ho insistito con lui col massimo calore, ho dovutopoi proporvi l’alternativa per fornirmi di armi più valide anzi decisive dopo le sue parole che ieri ha scritto...

Vi prometto di sottoporre la quistione a Kilburn... la cosa deve decidersi fra giorni, la somma l’ha già, ed io dopo la vostra alla quale spero egli risponderà subito gli ho proposto due modi. Prendere col danaro 104 [vapore] a 166 il quale fa il suo giro con un pretesto commerciale per poi nel corso del cammino, al momento opportuno, staccarsi, correre al punto del deposito ed andare al punto che c’indicherete. Io vi sarei, forse anche Seconz [Cosenz], ma siccome non sa ancor nulla non posso assicurarvelo. O pure 104 [vapore] qui e qui non si può avere che con la forza. Dunque ci porremo sul 104. [vapore] (una... di amici i quali ce ne renderemmo padroni) che va al solito in qualche punto ed il migliore sarebbe quel... su 205. 1. 198. 19. 142. 34. 61. 1. [Sardegna] perché sulla via, perché senza comunicazione pronta, perché non si potrebbe sapere il cambiamento di direzione o il non arrivo del 104 [vapore] se non dopo compita la faccenda. Lavoro già all’uopo, non con esuli, ma con quei di qui, e senza accennare... con gente tutt’affatto manesca ed adatta all’uopo. Finalmente 175 [Mazzini] tiene, almeno lo dice, a [Costantinopoli] circa 200 3. 81. 51. 3. 216 [fucili?] per tale fatto; quindi se mai rigettasse il vostro progetto che io preferisco ad ogni altro e persistesse a questa idea, allora io. andrei su quel punto e di là il punto più opportuno ove dirigersi sarebbe 12. 3. 216. 3. 61. 113. 3. 8. 65. [Catanzaro]: giungere ancora notte, per poi trovarsi a questo punto un poco prima dell’alba (vi sono, credo, 304 ore). Ivi correre direttamente alla 128. 3. 208. 142. 81. 54. 7. [caserma] ed assalirla, raccogliere tutto quello che si può in quel punto e dintorni, spingersi subito a 13. 66. 208. 142. 63. 113. 3. [Cosenza]; il resto poi è d’uopo che sia subordinato alle circostanze ed ai fatti. Riassumo: i° Fornitemi delle indicazioni indispensabili al primo progetto che io ho in mira direttamente. 2° Ditemi se al luogo del deposito vi sono 116. [armi] e quante presso a poco, imperocché portare o non portare le 116. [armi] significa accrescere o diminuire le difficoltà in immenso. 3° prendere per parte vostra quelle opportune disposizioni che vi suggeriscono le condizioni attuali delle cose; 4(0)far la supposizione dell’altro progetto, dirmi cosa ne pensate, prendere le disposizioni opportune per esso.

Al primo istante non bisogna che due, tre...

GIUSEPPE FANELLI A CARLO PISACANE.

Napoli 10 febbraio 1857.

Amico carissimo,

Del dubbio della pervenienza delle due mie più volte cennatevi vi ripeto il 75. 43. 3. 62. 65. [piano] che in una di esse trovavasi, scritto dall’amico 73. 6. 99. 27. 85. 3. 93. [Pateras] omettendo per brevità la lettera che lo precedeva. Non tutte le 71 [provincie] del 85. 27. 35. 61. 66 [regno] sono 65. 83. 36. 4. 63. 41. 113. 114. 6. 99. 142 [organizzate] e preparate; ma abbiamo varii punti i quali risponderebbero all’7 [appello], e sono ansiosi di venire alla prova; sino ad ora nissuno voleva 158 [iniziare], ma finalmente la 71.. [provincia] di 123. [Basilicata] ha ceduto e promette 85 [rivoluzione] ed 116. [armati] un duemila 105. 65. 53. 43. 62. 45. [uomini] all’incirca: 124 [Bari], 51. [Lecce] 214. [Salerno] e il 225 [Vallo] promettono 8. [bande armate]. La 71 [provincia] di [Molise] e particolarmente 50. 3. 82. 45. 63. 67. [Larino] darebbe altre 31. 182. 83. 113. 142. [forze]: a 55. 65. 63. 101. 26. [Monteforte] vi è un altro piccolo 23. 81. 2. 68. 75. 26. [drappello]; e finalmente nelle ultime 12 [Calabrie] vi sono elementi 85. [rivoluzionari] i quali ci seconderebbero senz’altro per il loro spirito e per apparecchi di lavori che quantunque disgraziatissimi hanno per la loro pertinacia prodotto il loro effetto.

Con questi dati ho dovuto tracciare un 75 43 3. 63. 65. [piano]. Non si può riunire tutta questa 35. 26. 61. 102. 142. [gente] in una [massa] compatta ed attendere a pie fermo i 81. [regi] in qualche buona posizione perché la gente difficilmente potrebbe ad un tempo riunirsi da varie parti in un punto solo; perché sono male 116. [armate] e munite e perché una sola disfatta perderebbe tutto come avvenne al 48. È mio avviso che vedo le cose da presso di adottare il sistema delle 34. 105. 27. 81. 86. 41. 37. 49. 45. 142 [guerrille]; vale a dire una 159. [insurrezione] difensiva; evitare sempre il 128. 65. 54. [combattimento], attendere sempre F158. 178. 41. 56. 162. 12. 67. [inimico] a piè fermo come per accettare accettare 10.7.98.103.736.166.159.116. [battaglia] e quando questa sembra inevitabile dividersi in vari 15. 66. 85. 75. 158. [corpi] e portarsi sopra diversi punti con un sistema stabilito onde non perdere mai le 12. 65. 57. 105. 178. 41. 18. 1. 114. 158. 182. 63. 47. [comunicazioni]. Per tal modo l'43. 61. 160. 57. 162. 14. 183. [inimico] resterà incerto nelle sue 57. 3. 86. 17.142. [marce] non sapendo ove diriggersi con sicurezza. Durante questa sua incertezza si concentrerebbero nuovamente gl’42. [insorti] in un altro 71. 104. 63. 100. 67. [punto], distante, e quivi attendere i 81. [regi] per 94. 8. 3. 61. 23. 116. 86. 96. 45. [sbandarsi] nuovamente, e spargere ed estendere sempre l'159 [insurrezione] da per 101. 105. 99. 97. 67. [tutto]. Con questo metodo si perderà poca 38. 27. 61. 100. 142. [gente], si addestrerà la gioventù a perdurare nei travagli del 129. 5. 57. 72. 182. [campo]; si solleverà il morale di essa con piccole 104. 41. 99. 101. 66.86.158.142. [vittorie] di dettagli sopra partite 62. [nemiche] di poco conto ove la 105. [vittoria] è sicura. A tale oggetto è mio consiglio radunare queste 8. [bande] nel seguente modo. Farei 90. 67. 48. 51. 26.105.3.84.28. [sollevare] la 123. [Basilicata] ove mi porterei antecedentemente; riunire quelle 146. 65. 87. 115. 28. [forze] e condurle ad 1.104.50.27.97.99.116. [Auletta] ove i 55 [monti] cominciano ad intrecciarsi favorevolmente; quivi chiamerei tutte le 38. 142. 63. 98. 41 [genti] che possono trarsi da 214 [Salerno] e 53. 66. 61. 99. 26. 29. 65. 82. 99. 26. [Monteforte] e nello stesso tempo minaccerei il 10. 116. 97.99.3.35.50.41.182.63.27. [battaglione] 9. 66. 83. 8. 182. 61. 158. 12. 65. (borbonico), e quindi ritirarmi immediatamente sopra 185. 182.100.142.61.113.6. [Potenza]. Durante questa operazione le 8 [bande] che si avranno somministrate da 124. [Bari] e 51. [Lecce] le farei 54. 1. 87. 12. 41. 116. 81. 27. [marciare] rapidamente sopra la 109 [strada] di 116. 48. 101. 6. 56. 105. 82. 3. [Altamura] e 34. 83. 7. 108. 158. 62. 1 [Gravina] sopra 53. 26. 51. 30. 159. [Melfi]; e le 8 [bande] di 49. 2. 86. 41. 178. 66. [Larino] per 15. 7. 56. 76. 182. 9. 1. 88. 95. 67. [Campobasso] 55. 65. 61. 97. 142. 48. 3. 62. 22. 66. 50. 31. 67. [Montelandolfo] ad 116. 198. 160. 6. 180. 65. [Ariano]; cosi avrò riunito in 99. 82. 27. 77. 104. 63. 97. 41. [tre punti] 76.66.99.27.63.114.6. [Potenza] 53. 26. 51. 30. 159. [Melfi] ed 6. 82. 158. 3. 61. 182. [Ariano] tutte le 32. 67. 83. 233. 142. [forze]. I due 12. 65 81. 73. 159 [corpi] di 55. 28. 169. 149. 42. [Melfi] ed 1. 86. 162. 6. 181. 182. [Ariano] con contromarce simuleranno di venirsi ad 104. 61. 41. 85. 27. (unire] al mio 78. 105. 3. 81. 99. 41. 142. 86. [quartier] generale in 78. 67.97.28.62.113.116. [Potenza]; intanto un mio manifesto farà conoscere al 77 5 26. 96. 142. [paese] esser noi 159 [insorti] per andare in soccorso dei nostri 31. 84. 116. 100. 142. 48. 165. 41. [fratelli] di 89 [Sicilia] e ciò che maggiormente darà a crederlo sarà il 57 [movimento] che sarà avvenuto nelle 12 [Calabrie], verso le quali io simulerò di 173. 116. 87. 12. 41. 3.199.27. [marciare]. A questi fatti certamente il 36. [governo] farà marciare un 12. 65. 81. 75. 182. [corpo] verso la 123. [Basilicata], ed è quello che io desidero; perocché allorquando i 81 [regi] sono ad 116. 10550. 27. 97. 99. 3. [Auletta], già da me abbandonata radunerò tutte le mie 148. 65. 83. 115. 142. [forze] verso 3. 200. 41. 116. 63. 182. [Ariano], Allora certamente altre 10181. [armate regie] marceranno per 3.104.26.49.166.159.63.182. [Avellino] verso di noi. Questo è il momento che 61. [Napoli] farà sentirsi; e se le circostanze lo richiedono 159. [insorgeranno] 116. [armata mano] contro la 101. [armata]. A quest’ora tu dovresti trovarti co’ tuoi 5. 54. 41. 12. 158. [amici] in 53. 27. 113. 115. 65. [mezzo] a 63. 66. 41. [noi] per prendere il 17. [comando] degl’159. [insorti], ed io tornerò 89. 182. 49. 23. 116. 99. 65. [soldato] per seguirti anche all’inferno. Ma se mai ciò non potesse avverarsi e dovessi ancora io far decidere le sorti della nostra 76. 3. 99. 86. 158. 116. [patria], ecco quello che stimo fare, sempre che non sorgessero circostanze tali da farmi cambiare avviso sul 99. 27. 81. 85. 142. 63. 182. [terreno]. Con i 57. [movimenti] suddetti tutta l’attenzione del 36 [governo] sarebbe concentrata verso il mezzogiorno del 83. 28. 36. 61. 67. [regno] e probabilmente molte forze verrebbero aumentate sulle coste della 12. (Calabria) destinate ad operare a contra di 63. 66. 158. [noi] e sopra la 89 [Sicilia]; tanto più che il mio 53. 4. 63. 41. 32. 27. 96. 99. 182. [manifesto], le simulate 172. 116. 85. 12. 142 [marce], la 85. 89. (rivoluzione italiana) darebbero chiaramente ad intendere che il nucleo principale della 85. [rivoluzione] è presso quella parte. Intanto gli I. [Abruzzi] e tutte le 71 [provincie] del 178. [nord] ove non si teme 57. [movimento] alcuno resterebbero quasi abbandonate. Trovandomi verso 116. 85. 41. 3. 63. 66. Ariano] mi terrei costantemente sul versante 65.85.158.27.61.99.3.50.142. [orientale] degli 2 [Appennini] evitando sempre il 62. [nemico] con continue e rapide 171. 5. 86. 12. 26. [marcie]. Per tal modo spargerei anche da questa parte l'159. [insurrezione] ingrossando sempre le mie 32. 42. 49. 5. [fila] e tentando qualche 12. 66. 48. 75. 67. [colpo] di 56. 117. 61. 182. [mano] sopra le 30 [fortezze] dell’118. 20. 85. 158. 117. 99. 159. 12. 182 [Adriatico]. Quivi mi troverei con la 207. [sinistra] appoggiata al 173. [mare], con la destra ai 55. [monti], e le spalle all’118. 95. 14. 65. 50. 116. 63. 182. [Ascolano]; le mie forze sarebbero di molto ingrossate e potrei cominciare a prendere l'182. 30. 32. 142. 61. 92. 41. 104. 116. [offensiva] contro i 8. 67. 86. 9. 182. 180. 159 [borbonici] i quali non potrebbero esser molti avendo 35. 28. 181. 101. 142 [gente] a 152. 118. 26. 97. 3. [Gaeta], 61. [Napoli],nelle 12. [Calabrie] ed in 89. [Sicilia]. Qui cominceremo a 74. 105. 38. 61. 6. 85. 27. [pugnare], la 105. [vittoria] è nelle mani di 23. 159. 182. [Dio].

Addio di cuore.

[manca la firma]

 G. FANELLI AC. PISACANE

25 febbraio 18 57

Amico carissimo

0 ricevuto la pregiata in data del sedici corrente con due pacchi campioni n. 2 e 3 ed oggi ricevo quella in data del dieci pel mezzo della casa al numero 41 [inglese]. Qui ci assicurano che i due plichi partirono per la vostra direzione; seguitate a farne ricerca.

Ammetto che sul luogo soltanto si è giudici competenti del da farsi e della opportunità di tempo; ma però non credo che io solo possa esser questo giudice, né conosco fuori delle 191. [prigioni] e dell’28. 91. 41. 50. 159. 66. [esilio] alcun amico nostro che potesse adempiere questa missione proporzionalmente alla sua gravità; pensate seriamente a questo vuoto. In quanto alle viste di 175. [Mazzini] su 165. [Livorno] sono del vostro avviso, tanto più che se pur l’affare riuscisse, il resto della 99. [Toscana] lungi dal seguire s’opporrebbe energicamente per odio manifesto ai 165. [Livornesi] e dite assai bene «faremo fiasco». La faccenda poi di 154. [Genova] urterebbe completamente di fronte i 132. [costituzionali] che nel 95. [sud] sotto l’impulso di decise indegnazioni spiegherebbero tutta la loro attività ed influenza per conturbare le nostre fatiche; e ciò in momenti che dovrebbero impiegarsi allo scopo per cui erano fatte.

Per il nuovo caso di cui esprimete la probabilità io non posso coadiuvarvi in nessun modo in 12. [Calabria] perché i nostri negoziati di 12. [Calabria] sono ristretti solo in 12. 66. 93. 27. 62. 114. 118. [Cosenza], ed ora a grande stento si ritenta colà stesso l’assesto mentre una tremenda avaria à sbalzato l’albero maestro in 117. [arresto] e dissipato ogni accessorio; però se un 138 [sbarco] si potesse tentare in 123. [Basilicata] noi abbiamo colà maggiori elementi e prenderemmo precise informazioni sul proposito per potervi dare schiarimenti il più possibilmente opportuni. Riguardo al mio progetto per F117. [arresto] di molti, e specialmente di quello che trattava direttamente l’affare nel momento non posso darvi altri schiarimenti oltre quelli che inviai a 59 [Malta] i quali vi ripeto, perché come vi ò detto, mi è impossibile vedere la persona che li dettò. Noi dovremmo metterci in accordo con qualche amico colà col quale stabiliremo che fossero in 5. 99. 101. 27. 61. 113. 41. 65. 63. 142. [attenzione] di qualche 104 [vapore] che andasse a ricoverarsi 14. 66. 51. 116. [colà] cosa che delle volte suole accadere nei cattivi tempi; e che ad un 95. 28. 13. 63. 3. 48. 27. [segnale] convenuto, o ad una 85. 158. 12. 65. 62. 182. 95. 128. 142. 178. 114. 5. [riconoscenza] che meglio converrebbe, essi si unissero con tutti gli altri 75 [politici] e ioi. [militari] in castigo per 100. 116. 36. 49. 41. 5. 8337 [tagliare] il 99. 142. 51. 27. 38. 81. 4. 32. 66. [telegrafo], 22. 45. 93. 95. 3. 82. 55. 1. 85. 26 [disarmare] la piccolissima 36. 104. 2. 85. 62. 41. 35. 158. 65.61.28. [guarnigione] di 104. 28. 101. 27. 82. 2. 62. 41. [veterani] residente colà ed 159. 171. 71. 116. 19. 83. 182. 63. 158. 84. 95. 41. [impadronirsi] di alcune 172. [munizioni] da 37 [guerra], duecento e più 116. [armi], due piccoli 69. 28. 113. 114. 41. [pezzi] di 5 [artiglieria]. Intanto quelli del 104. [vapore] dovrebbero 158. 54. 70. 3. 22. 83. 66. 63. 41. 86. 95. 160. [impadronirsi] d’una 94. 12. 182. 81. 86. 41. 20. 67. 158. 4. [scorridora] unica che colà esiste e fare tutte quelle altre 65. 68. 27. 85. 5. 114. 41. 182. 63. 160. [operazioni] che crederà opportune e quindi immediatamente 44. 172.11.3.83.12.116.85.27. [imbarcare] con gl’42 [insorti] il più presto possibile per andare nel 95. 161. 99. 66. [sito] che si 96. 101. 116. 9. 41. 51.160.84.3. [stabilirà]. Tutto ciò vi ò detto su le generali per non sapere niente di più preciso. Il 95. 41. 99. 182. [sito] di 138. [sbarco] non potrebbe essere che in 214. [Salerno] e precisamente in 15 [Cilento] dove gli 27. 50. 28. 173. 142. 63. 100. 162. [elementi] sono buoni e 61. 65. 96. 99. 83. 159. [nostri]; ma vi è però grande avaria per l’immensità di 117. [arresti] ed è inimmaginabile la gran fatica che si adopera al ristauro. Ditemi se Seconz sa tutto ciò che passa fra noi, io sarei contentissimo dell’affermativa. Per l’avvertenza da voi fattami tre o quattro ordinari or sono io non ò punto parlato all’amico della casa 59. [Malta] (4) di quanto passa fra noi, avendolo solo avvertito di una lettera da me scritta al n. 175. [Mazzini] e del suo contenuto; ma debbo prevenirvi che l’amico della detta casa 59. [Malta] è l'41. 95. 98. 3. 51. 168. 118. 101. 65. 84. 27. [istallatore] del nostro 166. 117. 104. 182. 201. 66. [lavoro], il sostenitore e la guida perenne, sacrificatissima, instancabile; per ciò se non trovate inconveniente, per le potenti ragioni di dovere, gratitudine, amicizia e stima mia verso l’amico di 59. [Malta] vogliate abilitarmi a farlo partecipe dei nostri 76. 84. 66. 35. 27. 99. 101. 41. (progetti) ai quali potrebbe pur essere di molta coadiuvazione.

Ci riuscirà forse per ricevere le 116. [armi]; vogliate dirmi di nuovo con precisione quante ne potete 36. 69. 28. 21. 41. 83 [spedir] voi e quante l'amico di 59. [Malta] ma con esattezza; se concretiamo questo fatto vi darò gli 117. 12. 129. 182. 84. 19. 159. [accordi] precisi al più presto. Addio.

Vi acchiudo una lettera per Seconz, ed una per lo spedizioniere 1132. [costituzionali] nel giorno ventiquattro andante ànno fatto trovare in diverse 109 [strade] della 129. [capitale] diversi bollettini simili all’acchiusovi; noi non ci abbiamo presa parte.

KILBURN

Questa lettera è stata pubblicata dal De Monte, ma inesattamente.

G. FANELLI AC. PISACANE

Amico Carissimo,

Ho ricevute le pregiate v del 16 e 17 andante con l’acclusa copia della lettera a me diretta da 175 [Mazzini] della quale vi accludo la risposta pregandovi di trascrivere le cifre,che forse non saranno nella sua fattura ed inviargliela subito. Ho ricevuto pure il cenno sulle condizioni d’27. 104. 83. 65. 71. 6. [Europa] e ve ne ringrazio. Per le balle 116 [armi] io vi trasmisi la polizza di carico contenente gli accordi; però non ne fate spedizione se prima non ve ne facciamo ultima richiesta per l’immediata riscossione con la quale potrà venire qualche modifica agli accordi. Riguardo all’arnese in v possesso se potete inviarcelo senza pericolo di avaria fatelo, altrimenti tenetelo in deposito; ci sarebbe difficile ritirarlo da 59 [Malta], Le 54. 26. 19. 5. 36. 51. 41. 28; [medaglie] tanto desiderate e tanto attese non ci sono ancora arrivate; ci preme assai assai averle. Per la persona che si è diretta a voi essendo in 117 [arresto], gli amici più cari suoi non vogliono soddisfarlo nel suo desiderio di lettura perché la sua malattia d’occhi potrebbe aggravargli la vista.

Pel viglietto di 82. 66. 62. 12. 65 [Ronco] me ne varrò appena posso. La mia posizione di 50. 3. 99. 158. 101. 6. 63. 100. 28 [latitante] non mi permette tutto quello che vorrei. Non so se potrò giungere sino a v fratello; ma cercherò. Conosco un giovane dello stesso nome dell’amico di 95. 3. 61. 99. 5. [Santa] 54. 5. 82. 41. 117. [Maria] ed è figlio di un uffiziale; ma non so se è lui. Tutti gli amici di 8. 8. si sono dileguati per gli ultimi fatti; ed io che sono 51. 2. 100. 41. 99. 1. 62. 101. 27. [latitante] (ciò fatene un segreto) non ho a chi dimandare per la persona che a lui interessa e che io stimo per questa ragione; salutatemi caramente questo carissimo amico, e ditegli che farò di tutto per informarmene, ma che finora mi è riuscito impossibile sapere alcuna cosa. Vi rimetto un articolo scritto dai 132. [costituzionali] e nelle loro viste; i fatti son veri; voi valetevi di questi, nel modo che vi conviene e datene pubblicità. Le cose che stampate sul conto di 61 sono quasi tutte false; ciò è malissimo perché discreditano le altre.

L’amico che rispose a S. S. [Mignogna] è timidissimo e mi raccomandò molto la sua lettera sotto questo riguardo; io ora non posso dirgli che si è dispersa senz’allarmarlo e non ottener mai più lettere sue: lo spedizioniere dovrebbe riscriverlo senza darsi carico della dispersione, parlare generalmente del ritardo d’una sua risposta per un incidente; questo è il meglio che si può fare. Perché S. S. non mi ha scritto? dategli un caro bacio da mia parte e del socio e premuratelo perché mi rispondesse.

Non ho per la mia condizione, portata ancora la credenziale di Seconz [Cosenz], a cui saluto. Lascio perché tardi.

Addio di cuore, un abbraccio del socio e mio

Kilboum [sic].

26.3.57

D. S. del commesso non sappiamo altro che sta bene, è ancora fatto 12.39.41.104.27. e non può parlare con nessuno.

G. FANELLI AC. PISACANE

19 marzo 1857.

Carissimo Amico,

Ricevei l’ultima pregiata vostra senza data la quale m’invita a darvi schiarimenti ed a stabilire accordi i quali non essendo nel luogo, né facili non potrò darveli che quando saranno pronti.

Il 72. 41. 116. 62. 182. [piano] vostro presente pare che basi su d’un 138. [sbarco] in 15. [Cilento] dove vi scrissi aver noi molti elementi, ma disperse le 32. 158. 52. 7. [fila] ed i 15. 6. 73. 161. [capi] per innumerevoli 117 [arresti] accaduti, e che eravamo in attivo, ma penoso assesto; per ciò l’affare mi sembra che debba pigliare un po’ per le lunghe. Se il 138 [disbarco] fosse stato in 123 [Basilicata] colà gli elementi (oltre una presente piccola avaria) sono intatti, ed avrei potuto sbrigarla un po’ più; ma in ogni modo nelle condizioni presenti (adoprando noi la massima energia) è bene che non calcoliate mai né su i momenti né sul rigor di posta, ma fondate sempre nel tempo proporzionale alla delicatezza e gravità del fatto, ed alla scarsezza dei nostri mezzi. Un caro saluto allo spedizioniere per me e pel socio e vi lascio in fretta perché il socio essendo ammalato ancora, ed in fine di forte malattia non può scrivere a lungo.

Desidererei sapere se potreste farmi il seguente favore, che tornerebbe a comune utile. Cardenio Magnaini primo cameriere di prima classe desidera passare col medesimo grado dall'Hellespont(in cui è piazzato) sull’Aventino. Questi due legni appartengono alla Messaggeria Imperiale. Girardo è il capo dell’Amministrazione stanzionato in Marsiglia.

Addio di cuore

Kilburn

Questa lettera è pubblicata dal De Monte, ma soltanto in parte.

G. FANELLI AC. PISACANE

2 aprile1 857

Amico carissimo,

Rispondo in fretta all’ultima v dei 24 p. p. per manifestarvi la immensa sorpresa che mi arreca, mentre lo spirito patriottico che la detta, mi. rivela ciò che foste, ciò che siete, e ciò che sarete, e mi è robusto argomento di speme per la Patria oppressa. Io vi ho sempre detto essere indispensabile un serio e robusto apparecchio 41. 61. 99. 27. 83. 63. 66. [interno] per poter 159 [insorgere]; essendo ciascuno determinato a non muovere senza questa condizione; e nella lettera del due febbraro diretta a 175 [Mazzini] (che in altra della stessa data a voi diretta acchiusi e vi avvertii di leggere) gli scrissi, «delusioni perenni àn qui radicata la massima che devesi fare o qualche cosa di grandiosissimo o niente» ed i 132 (costituzionali) appoggiano questo pensiero di già radicato e convertito in succo e sangue. In altra del cinque marzo diretta a voi dicevo «quando tutto il 71. 65. 92. 95. 41. 9. 158. 51. 28. [possibile] sarà in 66. 82. 19. 160. 61. 26. [ordine] 15. 65. 63. 104. 142. 82.84.28.54.182. [converremo] esattamente sul 20. 28. 31. 41. 62. 158. 99. 182. [definito], senza di che ogni operazione di fatto certamente non verrebbe 95. 26. 36. 104. 41. 100. 6. [seguita] dalle indispensabili coadiuvazioni da noi dipendenti». Ciò mi pare che in altri termini dica che senza 93. 65. 50. 160. 23. 41. [soliti] 72. 83. 27. 71. 5. 82. 6. 99. 158. 104. 161. (preparativi) 50. 67. 12. 3. 50. 41. [locali] il 77. [partito] che era a noi ligato non avrebbe preso 71. 1. 83. 99. 26. [parte] a 32. 4. 99. 101. 158. (fatti) 41. 95. 67. 51. 6. 100. 160 [isolati] per essere convinto in contrario; e voi non vi siete punto opposto perché forse avete giudicato ch’era tempo di servirsi degli elementi esistenti e non di quelli a formarsi; e per ciò nella citata lettera da me scritta a 15 [Mazzini] leggete «Abbiamo in 104. 41. 95. 99. 6 [vista] alcuni 32. 3. 100. 101. 159. [fatti] che possono servir di 93. 72. 160. 63. 99. 3 [spinta] e forse determinare un 116. 113. 41. 66. 61.28. (azione). Abbiamo... ecc. ecc. Manchiamo di 23 (direzione) 42.177.100.142.83.63.1. [interna] proporzionale all’opera da 41. 61. 158. 114. 160. 2. 83. 93. 42. [iniziarsi]; manchiamo di 116 [armi] e 19 [denaro]; voi potete coadiuvarci in ciò che a noi 54. 5. 63. 13. 3. [manca]?». Queste tre richieste non potevano certo essere per la 85 [rivoluzione] 31. 1. 99. 100.1. [fatta] ma per fare preparativi 99. 65. 51. 41. 19. 158 [solidi] ed 41. 54. 71. 67. 61. 26. 63. 100. 160. [imponenti], indispensabili per le ridette ragioni; altrimenti avrei parlato d’un 36. [governo] 72. 82. 65. 104.105.41.94.67.83.160.182 [provvisorio] non d’una 23 [direzione] e non avrei parlato di 19 [danaro] perché a noi sono 50. 159. 36. 3. 99. 41. [legati] molti e 84. 160. 12. 115. 155. 158. [ricchi] 71. 83. 66. 72. 85. 161. 26. 99. 1.84.41. [proprietari] che quando sono convinti della 63. 67. 95. 99. 83. 3. [nostra] 71. 66. 100. 26. 61. 113. 6. [potenza] e 93. 28. 85. 41. 27. 99. 5 (serietà] che lor garentisce la 83. 159. 28. 92. 1241. 100. 4. [riescita] caccian forse essi stessi 19. [danari]; ed in fatti nella citata lettera a 175 [Mazzini] stesso dicevo «non sperate che si 95. 26. 35. 104. 2. [segua] una qualche minima 13. 66. 93. 6. [cosa] che 94. 105. 12. 14. 28. 19. 142. 92. 95.26. [succedesse] altrove, né altra dello stesso conto che accadesse 155. 104. 160 [qui] stesso». Basta, io sto perdendo troppo tempo a riscontrare mentre non posso più restare nel sito dove 95. 65. 63. 182. [sono], ma son certo che voi dovete essere convinto che il 72. 82. 66. 35. 27.99.100.182 [progetto] di 71. 67. 63. 113. 117. [Ponza] avrebbe dovuto essere coadiuvativo è d’appoggio all’6. 71. 72. 3. 83. 26. 12,14. 155. 41. 65. [apparecchio] 160. 61. 99. 28. 82. 63. 67. [interno]. Ora questo 6. 71. 72. 3.83.26.12.14.155.41.65. [apparecchio] ha tutti gli 26. 51. 28. 54. 142. 63. 99.41. [elementi] di 9. 6. 95. 26. [base] e manca solo di queirultima 8.182.100.101.3. [botta] consistente in 23 [direzione] interna, 19 [danaro] e 116 [armi] e questo come 1. 12. 13. 82. 26. 20. 41. 99. 66. [accredito] alla gravità e 71. 67. 100. 28. 63. 113. 1. [potenza] dell’2. 82. 35. 66. 54. 28. 62.99.182 [argomento]; sventura avvenuta dall'essere il n 77 [partito] nuovo sul 51. 104. 66. 56. 65. [luogo] e mensogneri quelli che lo àn preceduto. Intanto il fatto coadiuvativo spingente su 71. 65. 63. 113. 6. [Ponza] potrebbe forse far decidere 72. 3. 83. 99. 27 [parte] ancorché le 19. 104. 142. [due] condizioni di 116 [armi] e 19 [danaro] non fossero così late come le 12. 155. 41. 26. 19. 28. 104. 65. [chiedeva]; ma di ciò non son sicuro. Ad ogni modo, siccome io era convinto che l'affare di 69. 182.61.115.1. [Ponza] fosse stato coadiuvativo e spingente della 71.83.26.69.6.84.5.99.4. [preparata] 85. [insurrezione] nelle 71 [provincie] e 61 [Napoli] la quale aveva d’uopo delle chieste cooperazioni per rendersi in tale stato, così io non ò proposto ancora questo 61. 104. 65.105.67. [nuovo] 31. 2. 99. 101. 182 [fatto] e se voi mi consiglierete di proporlo lo farò, ma badate; che va a nascere l'altra difficoltà cioè quella di doversi 95. 104. 26. 51. 6. 83. 28. [svelare] a moltissimi 41. 51. 93.142.35.84.28.99.65. il [segreto] senza essere preventivamente sicuro dell’6. 13. 14. 26. 100. 99. 3. 113. 41. 66. 63. 26. [accettazione]? In ogni modo perché non si prendano equivoci vi manifesto lo stato attuale della nostra fabbrica, perché voi possiate calcolare il tempo necessario a mettere in 71. 83. 65. 63. 99. 182 [pronti] il 100. 142. 82. 85. 26. 61. 66. [terreno]; nell’uno o nell'altro caso dei due propostivi, se voi ne accetterete qualcuno, v'anderò poi informando successivamente di ciò che si fa e di ciò che si ottiene.

Non senza ragione vi spedii copia d'una circolare da me inviata nelle 71. [provincie], perché come conseguenza di quella vi avrei inviati i dati statistici che ci venivano rimessi i quali, (quantunque l’esperienza à in molte occasioni dimostrato riescire poi inesatti) pure avrebbero potuto servire sì a 175 [Mazzini] che a voi come importante punto di partenza per calcolare quali sacrifici meritava il lavoro, quali probabilità di riuscita vi erano, quali coadiuvazioni accessorie sarebbero state più conducenti, ecc. ecc. ed in fine qual piano preciso sarebbe stato più opportuno relativamente alle forze ed alle località in cui si trovano, per mandarci consigli od ordini in conseguenza di ciò che i dettagli del piano generale vi dettavano; ed è qui acconcio far osservare che senza questi ordini da darsi a ciascuno, e che io non saprei dare, né avrei il tempo di poter dare, metterebbe quella gente in preda ad una tal ventura che àn protestato di non volerne azzardare l’impresa.

Per ottenere maggiori i risultati della circolare con maggior sollecitudine ò inviato persona pel giro delle 71 [provincie]; ma questa per antecedenze è ora tanto cercata dalla 76 [polizia] che si è fatta quasi uno dei suoi scopi principali; per modo che ha dovuto prendere nel corso del suo viaggio cautele sì forti da fermarlo per alcun tempo in un posto, e sventura à voluto che colà è rimasto malato. Se volessi scrivervi il come qui bisogna agire ora di fronte alla 76 [polizia], e tanto peggio di fronte ai 132 [costituzionali] ed ai stessi nostri elementi misti che barcollano, non la finirei più mai. Ora poi una circolare dovrebbe far riunire molti delle 71 [provincie] per intendersi in 36. 83. 6. 104. 41. 63. 3. [gravità] nella occasione della 31. 158. 26. 85. 1. (fiera); ma dalle 71 [provincie] non abbiamo ancora ricevuto i dati statistici eccetto quelli d’una porzione della 71. [provincia] di 123. Basilicata] dove limita con 15. [Cilento] che c’indica gli 3. 31. 33. 41. 51.160.2.99.41. [affiliati] di ciascun 71. 5. 27. 95. 104. 12. 65. 50. 67. [paesucolo] e la condizione in cui trovasi (a seconda delle dimande fatte, nella circolare) e giungono al numero di circa 54. 41. 51. 50. 26. [mille].

Eccettuato dunque il corso regolare dei lavori, di preparativo non vi è più che tanto; mentre 15. [Cilento] è in molto dissesto per gl’innumerevoli 117. [arresti] e 12. [Calabria] peggio ancora.

Io vi rammento il fatto 9. 27. 61. 99. 41. 105. 28. 36. 117. 3. [Bentivegna] che quando erasi ottenuto il lavoro migliore e ci voleva l’ultima 8. 66. 99. 100. 6. [botta] per generoso ma mal calcolato 41. 54. 72. 104.51.95.65. [impulso] si perdette il 99. 105. 100. 101. 67. [tutto]. Concludo dunque; io guardando a ciò che tengono fermo in animo i 71. 1. 100. 83. (i)5965. 99. ioi. i6o. [patriotti] sul luogo credo che il fatto di 72. 66. 63. 113 6. [Ponza] isolato non produrrà l’effetto dei n desideri; mentre credo che preparato il 99. 27. 83. 85. 26. 61. 66. [terreno] dell’6. 115. 159.182.63.28. [azione] l'affare potrà riuscire come si spera; per ciò con necessari aiuti di consigli, indizii di 104. 65. 54. 41. 61. 160. [uomini], e tutto ciò che possa valere a far credere serietà e robustezza della cosa a dare probabilità e garanzia della riescita. Ma quando si finalizzerà tutto? Noi dal nulla e col nulla abbiamo ottenuto non poco; con ciò che occorre pare che dovremmo finalizzar presto, ma io non son Padreterno! né la differenza d’un mese può sgominare di fronte alla relativa certezza della riescita a voi ed al socio che lavorate da anni ed anni, e forse senza mai ottenere le belle condizioni che tutto il sudore offre. Ma se 175. [Mazzini] e voi giudicate che dallo spirito pubblico manifestatovi in altre mie e dagli apparecchi come stanno (che io giudico inatti a seguire una sorpresa) si possa col fatto di 71. 66. 63. 115. 116 [Ponza] avere il risultato dovuto, io allora essendo fuori dei miei calcoli di probabilità, e ridotto in atto a coadiuvare coi lavori fatti sarò non ostante l’individuo di cui potrete disporre come v’aggrada, e soldato (che non manca al suo posto) come altre volte fu.

In questo momento mi si offre una eccellente occasione per sapere notizie precise di tutte le 41. 95. 65. 51. 26. [isole] e ne approfitto per potervele inviare in ventura; ma ciò che so ora è che nell’26. 83. 35. 1. 95. 99.66.51.182. [ergastolo] di 95. 3. 61. [San] 95. 99. 142. 31. 2. 63. 66. [Stefano] vi sono circa quattrocento 26. 84. 36. 5. 93. 99. 66. 50. 7. 177. 41. [ergastolani] quasi tutti di 15. [Cilento], non completamente 75 [politici] ma tutti interessati per la cosa nostra, i quali ànno influenza immensa in 15. [Cilento] e di più vi è una sessantina di 36. 41. 65. 104. 1. 63. 158. [giovani] eccellenti che li 83. 26. 35. 67. 51. 6. [regola] e 95. 28. 101. 99. 26. [sette] od 65. 100. 99. 67. [otto] 12. 41. 54. 28. [cime], Vi sono di più circa dugento 116. [fucili] e molte 172 [munizioni] e 94. 27. 99. 101. 142. [sette] 71. 28. 113. 115. 41. [pezzi] d’5 [artiglieria]; più vi è 104. 27. 63. 99. 66.101.28.61.142. [Ventotena] vicina e che à anche buonissimi elementi. Questi sarebbero ardentissimi per un 138. [sbarco]; ma vorrebbero preparato il 99. 26. 82. 85. 28. 61. 65. [terreno] dove debbono eseguirlo [che sarebbe in questo caso 15. [Cilento] ed appoggio da altre 71. [provincie]. La forza del 36 [governo] 12. 65. 51. 6. [colà] non arriva a 100.83.27.62.99.4. [trenta] 104. 65. 54. 41. 63. 158. [uomini].

Attenetevi all’ultima lettera scritta a 175 [Mazzini]. Addio di cuore, ed un saluto del socio.

[manca la firma].

Questa lettera è incompletamente riferita dal De Monte.

G. FANELLI AC. PISACANE.

9 aprile 1857.

Amico carissimo

Ebbi l'ultima vostra del 31 p. p.. V’avevo scritto lo stato singolo di tutte le 71 [Provincie] ed avevo apparecchiato un lavoro descrittivo di tutte le 44 [Isole]; ma la 76 [Polizia] 72. 41. 12. 15. 195. 158. 65. [picchiò] dov’era e volle fare ima 71. 26. 83. 78. 104. 160. 95. 44. 113. 159. 182. 63. 28.[perquisizione] ed appena ebbi tempo a 19. 41. 92. 99. 85. 105. 36. 35. 26. 83 [distruggere] tutto; e non so come mi sia 95. 3. 51. 104. 66. [salvo]. Ora non ò tempo di scrivervi altro; attenetevi però alla precedente mia, come espressione dello stato vero, e del sentimento dei patriotti; però io credo che bisogna preparare ancora un altro poco all’uopo per ottenere quel solido concreto che è desiderato, e spero grandi cose. Pensate che nella buona intenzione di valerci sempre dei momenti, mentre non si era nulla apparecchiato per padroneggiarli, si son perduti molti anni ed elementi bastevoli a riscattare l'Europa intera.

Un bacio a SS. [Mignogna] e che mi scriva; ma egli, il decano della fabbrica, perché tace?!!! Ma è possibile che nissuno (degli uomini che io stimo per i più concreti) abbia compresa la posizione del paese e del nostro 77. [partito] per afferrarla pel ciuffo e trascinarla colà dove desta l’inestinguibile incendio!!!

Un bacio in fretta in fretta

Addio

Kilburn.

D. S. In questo momento mi si offre occasione per poter riannodare le fila del 15 [Cilento] che per causa di 117 [arresti] si erano rotte, ed in ventura spero darvi notizie consolanti su questa 71 [provincia] per ciò che ne avremo ottenuto.

Il De Monte pubblica questa lettera insesattamente.

G. FANELLI AC. PISACANE

16 aprile 1857.

Amico carissimo,

ò ricevuto la v/ de' sette corrente alla quale rispondo verso la fine di questa lettera. Vi dissi nell’ultima mia il perché dovetti distruggere la lunga lettera che v’aveva scritta, e per ciò ora vi riscrivo le condizioni presenti del n lavoro: voi, per intenderne l’importanza bisognerà che addimandiate al decano SS. [Mignogna] della influenza delle persone che vi segno. In 15. [Cilento] i fratelli 54. 116. 36. 63. 66. 178.26. [Magnone] e compagni assicuravano essere finalizzato il 51.6.104.182.85.67. [lavoro] ed avevano radunato più di duemila 19. [ducati], chi sa come dispersi ora, che volevano invertire in 116. [armi] delle quali manca il 22. [distretto] e proseguivano le esazioni; ora costoro sono in 117 [arresto] con gli altri principali operatori. 54.118.99.41.63.3. [Marina] è pure in 117 [arresto]!!! Ciò significa sdrucitura di molti elementi. In altro 22. [distretto] della stessa 71. [provincia] vi è ora il 74. 85. 27. 100. 142. [prete] 71. 6. 21. 105. 51. 3. [Padula] attivissimo, il quale ci manda i specchietti di due delle quattro 89.26.113.41.67.61.158. [sezioni] in cui è diviso il suo 22. [distretto] (che vi accludo per v intelligenza) e ci promette rilegarci a persona delegata dal su numerato 5. 37. 28. 62. 99. 143. [agente] principale di 15. [Cilento], e risponderà subito alle n inchieste d’indizi dei principali 48. 4. 106. 66. 83. 42. [lavori] fattisi su i 95. 159. 101. 161. (siti) più importanti della 92. [spiaggia], dei principali a cui poterci diriggere in 13.3.93.67. [caso] di una 54. 158. 116. [mia] 104. 160. 95. 43. 99. 5. [visita] 12. 182. 52. 2. [colà], ed indicarci i principali 74. 105. 178. 101. 159. [punti] per condizioni di 50. 6714. 1. 52. 41. 99. 6. [località] e di concretatale, atti a 138. [sbarco] di 116. [armi] ed altro; costui è ligato ai 49.3.104.66.84.43. [lavori] di 123. [Basilicata], e conosce quelli di 124. [Bari] e 51. [Lecce]. Nella stessa 71. [provincia] abbiamo altro amico 65. 71. 26. 82. 182. 95. 66. [operoso] ma fatalmente ci si è 83. 65. 99.100.3. [rotta] la comunicazione; e pel mezzo dello stesso indicato 71.85.26.99.28. [prete] speriamo subito riprenderla.

In 123. [Basilicata] 3. 50. 9. 41. 61. 159. [Albini] à operato moltissimo e ci manda per ora i specchietti che pure v’invio; colà abbiamo altro amico, 54. 6. 101. 142. 85. 3. [latitante] 104. 65. 56. 66. [uomo] d’6114.42.67.63.26. (azione) che ci assicura avere 19. 104. 36. 27. 61. 99. 67. [duecento] 105. 182. 57. 43. 63. 44. 0111] 116. 83. 58. 1. 100. 159. [armati] e pronti; abbiamo altri non in diretta n 83. 26. 49. 1. 113. 158. 66. 51. 28. [relazione], ma pure operosi, e tutti questi coi due primi in 83. 26. 42 6. 115. 41. 182. 63. 27. [relazione].

In 124. [Bari] e 51. [Lecce] sono 66. 84. 19. 43. 178. 5. 100. 159. [ordinati] in modo quasi 12. 1. 82. 8. 65. 62. 5. 85. 44. 15. 67. [carbonari]; uno dei loro 55. 67. 101. 99. 42. [motti] di 83. 41. 13. 65. 36. 63. 160. 113. 159. 183. 61. 26. [ricognizione] è 175. [Mazzini] ed il 9. 26. 83. 85. 28. 100. 101. 66. [berretto] 8482. 93. 95. 67. [rosso]; dicono esserci da 92. 26. 43. 56. 42. 51. 6. [seimila] 5. 31. 33. 158. 52. 43. 1. 99. 162. [affiliati] dei quali 20.104.26.56.42.50.5. [duemila] 74. 83. 66. 61. 99. 41. [pronti] ad 158. (iniziare); ma i loro 135. 71. 42. [capi] (che sono in relazione con 63. 341182.159. [noi]) son dottrinari, e solo la inutile o meglio dannosissima polemica, è il loro forte, 49. 43. 9. 26. 83. 99. 44. 63. 65. [Libertini] operosissimo, intelligente, influentissimo sui buoni e su i 85. 42. 12. 15. 155. 59[ricchi] delle quattro 71 [provincie] di 124. [Bari] 51. [Lecce] 123. [Basilicata] e 31. 66. 35. 37. 41. 118. [Foggia] e 82. 43. 13. 14. 67. [ricco] anch’esso, è ora uscito dall’44. [isola] dalla 83. 26. 51. 28. 36. 6. 113. 158. 66.61.142. [relegazione] e partito per 51. [Lecce] da cinque giorni; è anti 174 [muratista] ed accetta completamente la n 43. 21. 26. 6. [idea]; ma è indirettamente ligato a 50. 3. 32. 6. 83. 41. 63. 116. [Lafarina] che assicura essere delle n 43. 19. 28. 142 [idee] stesse. Costui può mettere in un 54. 27. 93. 26. [mese] i lavori già fatti in 124 [Bari] e 51 [Lecce] nello stato di 95. 28. 37. 105. 158. 85. 26. [seguire]; e può riunire molto 19 [danaro]; se lo avessimo 63. 142. 55. 41. 12. 65. [nemico] potrebbe scomporci gran parte dei 49. 6. 104. 66. 84. 160. [lavori].

Nell’44 [isola] di 72. 67. 61. 113. 5. [Ponza] non abbiamo relazioni; ché nel 73. 83. 66. 36. 27. 100. 99. 67. [progetto] inviatovi ci fu dato da 56.116.99.101.43.63.1. [Mattina] il quale come vi ò detto è in 117 [arresto]; e mentre ci sarebbe facilissimo avere molte relazioni per 13. 65.51.3. (colà), pure la sventura in cui siamo, ché gli uomini balzano da frazione in frazione ad ogni momento, non ci à fatto per ora trovare l'104. 182. 57. 67. [uomo] che chiediamo. Intanto mi è riuscito scrivere a 56. 2. 101. 41. 63. 116. [Marina], nonostante che fosse sotto 12. 155. 159 6. 104. 26. [chiave], ma mentre ne aspettava ardentemente la risposta la persona intermedia si è allontanata da 61 [Napoli] per qualche 36. 160.66.83.61.67. [giorno]. In 95. 6. 62. [San] 93. 99. 26. 32. 3. 63. 66. [Stefano] colui che potrebbe essere 177. 182. 95. 102. 85. 67. [nostro] è 116. 37.83.26.94.99.159. [Agresta]; ma in questo momento la sua moglie è per qualche giorno fuori 61 [Napoli] e per delicatezza (nelle condizioni frazionali del 77 [partito]) abbiamo trovato inopportuno ogni altro mezzo presentatoci finora per istabilire con 26. 92. 95. 66. [esso] 51. 104. 158. [lui] qualche cosa sull’44 [isola]; voi intanto ditemi se le condizioni di questa 44 [isola] vi sembrassero più favorevoli di quelle di 75.182.63.114.1. [Ponza].

In 105. 26. 61. 99. 66. 101. 28. 63. 142. [Ventotene] sono influentissimi e gli unici coi quali potremmo metterci in 85. 26. 49. 2. 113. 43. 67. 61. 28. [relazione] i 31. 83. 3. 99. 27. 50. 49. 42. [fratelli] 75. 158. 95. 118. 178. 161. [Pisani]; ma essi sono parenti di 48. 5. 32. 3. 82. 41. 61. 6. [Lafarina] e credono che egli professa 50. 26. [le] 63. 65. 93. 99. 84. 28. [nostre] 159. 23.26.142. [idee].

In 73 83. 65. 13. 159. 19. 2. [Procida] potremmo] 20. 41. 83. 160. 36. 26. 85. 14. 158. [dirigerci] a 49. 104. 43. 37. 42. [Luigi] 74. 85. 116. 161. 178. 66. [Praino] presso cui sono stato 3. 12. 14. 84. 26. 19. 43. 99. 1. 101. 67. [accreditato], e cosi pure in altre 44. [isole].

In 61. [Napoli] le diverse mie relazioni che man mano le combinazioni vi àn fatto sapere, e parecchie altre e fra queste quelle di 9. 6. 95.43.49.26. [Basile] potranno con l’aiuto del carissimo amico SS. [Mignogna] (che non ho potuto sapere perché non mi scrive] potranno darvi idea della mia posizione 49. 67. 13. 2. 51. 28. [locale]. Si ci promette un 63. 104. 14. 50. 26. 65. [nucleo] di 37. 142. 61. 99. 28. [gente] in 55. 66. 63. 100.26.32.183.83.99.142. [Monteforte] ed altre bazzecole che non trascrivo per non allungare la vostra noia. Questa è la vera posizione principale del 52. 3. 105. 183. 85. 67. [lavoro].

Riguardo poi alla posizione generale, ogni cosa che faremmo in giorno per riguardo agl’inciampi in cui può cadersi per la frazionalità del 77. [partito] (ci vuole alcune volte un 56. 26. 94. 28. [mese]); di più la mancanza di 2343 [direzione interna], la misuratezza dei mezzi 19. [danaro] l’opposizione energica dei 132. [costituzionali], l’essere, rivistate le lettere alla posta e scrutinate per indagarvi se vi è mezzo 13.155.41.54.159.12.65. [chimico]; la vigilanza che si tiene su quelli che vanno a rilevarle e bene spesso la dimanda che gli si fa «di chi è l’individuo, da dove aspetta lettere, e perché le rileva a varie direzioni ecc. ecc.» L’essere perquisiti i corrieri; arrestati per istrada i patrioti che alcune fiate vengono a 13. 65. 61. 31. 26. 83. 43. 85. 28. [conferire] con 63. 65. 43. [noi]; e sovra ogni altro la mancanza di quella 32.42.19.104.14.41.6. [fiducia] cieca necessaria che naturalmente deve aversi in un nucleo che mentre per sé è un 74. 85. 43. 63. 12. 158. 75. 42. 65. [principio] che ne addita chiaro il disinteresse à operosità imparagonabile agli altri qualsiansi 63. 104. 13. 51. 26. 43. [nuclei], à propaganda più assidua, pure non à 23. [direzione] grave proporzionale all’66. 75. 28. 85. 3. [opera] da imprendersi, né 19 [danaro] tanto da mostrare il credito che riscuote da altri, né 116. [armi] bastevoli a rassicurare agli 104. 67.56.42.61.158. [uomini] d’3. 113. 43. 65. 178. 26. [azione] il 75. 66. 99. 28.85.142. [potere] col mezzo unico, operare anche senza il 12. 65. 63. 13.66.85.95.182. [concorso] dei dottrinari. Ma a che io dico tutte queste cose, se voi non le avreste comprese da principio, io non potrei essere in relazione sì fiduciosa con voi come sono; per ciò non mi dilungo e son certo che voi vedete gli altri ostacoli che sono sul 99. 26. 83. 85. 28. 63.67. [terreno].

Voi mi dite che io avrei dovuto scrivervi «a 75. 65. 63. 113. 6. [Ponza] ò stabilito ogni 12. 66. 95. 3. [cosa], a 56. 142. [me] mi 99. 83. 65. 104. 26. 85. 27. 100. 143. [troverete] sul 51. 105. 66. 26. 182. [luogo] in ordine;104.28.61.43.99.142. [venite]». Voi mi augurate la più alta delle mie 31.26.50.42.13.43.100.3. [felicità], e vorrei che questo augurio fosse una realtà per la 75. 116. 99. 85. 44. 3. [patria] n/; ma posso io dirvelo? Io non posso dirvi che ciò che vi scrivo in questa mia, ed aggiungere che se anco nell’44. [isole] avessi tutto prontiss.°pure per mandare una 51.27.101.99.28.85.3. [lettera] di 6. 104. 106. 41. 95. 65. [avviso] colà, fa d’uopo attendere le rarissime io. [barche] che ne 104. 28. 61. 37. 66. 178. 76. [vengono], e poi trovar l'105. 65. 57. 182. [uomo] fra 197. 104. 27.95.101.43. [questi] che sia 12. 66. 61. 106. 26. 63. 105. 99. 182. [convenuto] del 14. 51. 3. 62. 19. 142. 93. 100. 43. 63. 182. [clandestino] 99. 85. 1. 95. 74.66.82.106.67. [trasporto] e quindi attendere una 52. 143. 99. 101. 26. 83. 5. [lettera] significativa delle difficoltà naturali che possono 159 [insorgere] e quindi rinviarne altra che le disciolga ed assesta; e ciò non è possibile (se tutto va 75. 83. 65. 73. 41. 113. 44. 66. [propizio]) che si faccia in meno d’un 56. 26. 93. 143. [mese] e 54. 28. 115. 113. 66. [mezzo].

Quello che posso fare 43. 67. [io] ed il mio 95. 65. 12. 43. 182. [socio] è di sospendere ogni n interesse presente, e di mandare al diavolo l’avvenire, di sfidare ogni compromissione, e di fare sempre pertinacemente ed attivamente tutto quello che il bollore del sentimento, la verità del principio, il limitato criterio che la Provvidenza, ci à concesso e la scuola della pratica ci danno e ciò lo abbiamo fatto e lo facciamo. Se vi dicessi tutt’altro sarei colpevole di falsità e quel che è peggio, anzi orribile, è che la 75. 39984. 43. 5 ]patria] per la quale dedichiamo tutto per ragione e per sentimento, riceverebbe essa il danno di questa menzogna.

Son convintissi.°che un lungo 50. 1. 104. 65. 83. 67. (lavoro) si perde fra le sue incidentalità, ma son convinto pure che senza un 105.3.95.99.66. [vasto] 6. 71. 75. 1. 84. 26. 12. 15. 155. 158. 67. [apparecchio] non vi è alcuno che prenda parte ad un 32. 2. 100. 99. 6. 83. 26. 49. 51. 66 [fattarello] ed un 105. 66. 54. 182. [uomo] 75 [politico] deve approfittare degli elementi come 95. 183. 61. 66. [sono], non utopizzare su un ideale di 26. 50. 28. 55. 142. 61. 99. 43. [elementi] che dovrebbero esservi; io per ciò trovo che il 52. 5. 104. 65. 83. 66. [lavoro] fatto era indispensabile; ma son pur convinto che un 158. [insurrezione], non debba né può comprender 99. 104. 101. 100. 182. [tutto] il 50. 6. 105. 66. 85. 183. [lavoro]; per ciò mi pare ragionevole che si sia preparato un 48. 118. 104. 65.82.67. [lavoro] alquanto 51. 3. 99. 65. [lato]; ma mi pare utile, anzi necessario che l’ 158. [insurrezione] si faccia solo in una o due 71. [provincie] che nel caso presente di rottura di 31. 43. 52. 3. [fila] in 12. [Calabria] mi parrebbero 214. [Salerno] o meglio ciò che vi ò descritto in cotesta 71 [provincia] ed in quella di 123. [Basilicata]; ma io non sono vetraio né questo 49. 1. 105. 65. 85. 66. [lavoro] è caraffa che si fà col soffio, né posso dirvi che arrivando 105. 182. 159. [voi] senza il 99.26.85.85.28.63.182. [terreno] preparato, tutti 159. [insorgano] perché ragion di tatto e sentimento da tutti espresso mi fan credere che possa invece farsi 31. 43. 3. 95. 12. 65. [fiasco], mentre son convinto che preparato il 99. 27. 83. 85. 26. 63. 65. [terreno] si potrà 158 [insorgere] tutto ciò che l’Europa intiera non à saputo o non à potuto, non ostante i sacrifizii, gli sforzi, e i tentativi.

Io con ciò non tolgo né la libertà del vostro giudizio, né la libertà della v/ 3. 113. 158. 65. 61. 28. [azione] che di quella di 175. [Mazzini] che rispetto per principio generale come cosa sacrissima; ed anzi aggiungo che avendo fede nel criterio sì di 175. [Mazzini] che 104. 66. 95.101.82.182. [vostro] e nello studio pratico da voi fatto, se voi mi direte «105. 6. [va] a tale 75. 104. 63. 99. 66. [punto] ed 3. 94. 74. 26. 102. 99.6.13.159. [aspettaci]» io senza pur far motto 105. 26. 85. 83. 65. [verrò], qualunque ne sia il 71. 28. 82. 42. 13. 66. 52. 65. [pericolo]; ma verrò peregrinando, e a null'altro buono che come individuo che abbraccio, [sic] e che vuole adoperare per la salvezza della sua patria.

Vi rimetto la poliza di carico da voi richiesta, però fatene quell’uso che m’indicaste; ma vi ripeto che essa à bisogno di essere modificata in caso di effettuazione, per incidentalità avvenuta.

Potete inviare alla direzione Mourienne come dite; ma vi sia di avviso che essi non ànno mai rifiutato; anzi ànno richiesto ai noti individui, i quali ànno risposto «sì sì verremo a portarvi le paccottiglie» e poi non sono andati. Ritenete l’istrumento presso di voi fino a mio avviso. Dite scoraggiante la lettera inviata a 175. [Mazzini] mi parrebbe indecoroso per lui e per me prendere l’impresa d’incoraggiarlo, io voglio dirgli ciò che è e credo dovere suo (che ò stimato e stimo come maestro e conduttore) di dovermi diriggere ed appoggiare; ma nel caso avrei io bisogno d’incoraggiamento, non lui; in me la posizione è tale da meritarlo, in lui sarebbe capriccio indegno, iniscusabile, e mi permetterete che io non lo creda menomamente capriccioso.

Le difficoltà d’introduzione 116. [armi] non sono insormontabili; è la scarsezza 19 [danaro] e di alcune incidentalità momentanee nate da delicatezza di tatto per ragioni di frazionalità nel 77 [partito] che l’à reso solo pel momento difficile. L’amico della credenziale Seconz [Cosenz] è nella 71 [provincia] di 214. [Salerno]; io esco solo di sera, e con moltissima cautela di giorno e non posso andare colà. Credete utile che ci mandi altri? Gente istruita molto non potrei perché questi son tutti 132. [costituzionali].

Avrei d’uopo associarmi ad un giornale che mentre fosse notiziario esatto non urtasse di fronte i 132 [costituzionali], ma dolcemente li richiamasse al principio 63. 3. 113. 41. 65. 61. 6. 51. 26. [razionale]: indicatemi quale. Come pure ò bisogno mi spediate al più presto possibile i giornali della 51. 43. 9. 27. 85. 6. [Libera]75. 1. 83. 66. 49. 5. [Parola] in una sol copia per ciascuno cominciando dal primo di gennaio 1857 fin oggi, che devo darle ad un carissimo nostro amico che ce ne à fatta immensa premura; non lo dimenticate. Vi raccomando la Libera75.3.85.66.51.6. [Parola] che non sia esclusiva né scoraggiante, e che contenga molte notizie perché ciò invita a leggersi da alcuni che ne àn bisogno. 175. [Mazzini] à dimandato all’amico di 59. [Malta] «se era possibile una dilazione sulle nostre 99. 85. 3. 101. 100. 6. 102. 43. 104. 27. [trattative] in 12. 65. 85. 95. 67. [corso]»; niente di meglio, siamo d’accordo completo. Io gli dò e desidero una dilazione per quanto basta a 73. 83. 26. 75. 5. 84. 1. 85. 28. [preparare] il 99. 27. 85. 82. 142. 178. 182. [terreno] per modo da impedire, almeno, la quasi certezza d’un 32. 42. 116. 93. 15. 55. [fiasco]. Dimandate ad SS. [Mignogna] se 74. 1. 51. 56. 43.27.85.158. [Palmieri] che è stato in causa con lui è tal 104. 182. 57. 65. [uomo] da poterci noi 31. 44. 19. 3. 83. 28. [fidare]; e fino a qual punto perché egli vorrebbe mettersi negli 6. 31. 33. 3. 85. 43. [affari[.

L’individuo che vi raccomandai pel passaggio di 104. [vapore] è ora interessato a restare dov’è.

20.27.100.99.3.36.51.43.65. [Dettaglio] delle 44 [Isole], In 104. 26.61.99.66.101.142.63.28. [Ventotena] il 71. 83. 27. 95. 41. 19. 159. 182. [presidio] si calcola così, un 12. 65. 56. 3. 63. 22. 1. 61. 99. 27. [comandante] di 75. 158. 6. 113. 114. 2. [piazza]: un 116. 43. 104. 99. 3. 63. 100. 27. [aiutante] di 71. 41. 3. 114. 115. 2. [piazza] un 95. 28. 83. 36.26.61.99.142. [sergente] e quattro 105. 26. 102. 28. 85. 7. 63. 160. [veterani] addetti alla 76 [polizia]: 99. 85. 142. 62. 100. 5. 95. 28. 158. [trentasei] 101 [uomini], della 84. 44. 94. 28. 85. 105. 4. [riserva] 13. 65.54.2.63.19.1.99.43. [comandati] da un 118. 51. 31. 41. 27. 84. 143. [alfiere], ma che 101 [uomini]! guerci, 103,65. 71. 75. 43. [zoppi] ecc. ecc. 65.101.99.66. [otto] 73. 67. 61. 100. 183. 178. 158. 143. 82. 42. [pontonieri] ed un 95. 28. 85. 26. 27. 63. 101. 143. [sergente]. Vi saranno ancora una cinquantina di 5 [artiglieri] 51. 41. 99. 101. 66. 83. 5. 52. 158. [littorali] che al bisogno potrebbero 75. 85. 28. 93. 99. 1. 85. 27 [prestare] 116. 105. 95.43.49.41.65. [ausilio] alla 73. 44. 6. 115. 113. 3. [piazza]; ma‘12. 66. 95. 99.182.84.67. [costoro] son tutti 71. 26. 92. 13. 1. 100. 183. 83. 160. [pescatori] né 51. 118 [la] piazza potrebbe 1. 104. 27. 84. 49. 158. [tenerli] sempre 20.44.95.72.67.61.159.9.41.50.161. [disponibili]. Vi 142 [sarà] una 75. 182.49.105.27.85.43.28.82.3. [polveriera] con poche 14. 4. 63. 99. 5. 41. 66. [cantaia] di 74. 183. 51. 105. 26. 83. 143. [polvere] dieci o dodici 12. 4. 61. 63.65.178.159. [cannoni] da 15. 67. 95. 100. 6. [costa] 83. 67. 93. 41. [rosi] dalla 84. 104. 36. 43. 63. 27 [ruggine]. Si potranno avere in 101. 105. 99. 100 65. [tutto] una sessantina di 9. 104. 182. 62. 41. [buone] 116. [armi], una 99.84.26.178.100.44.61.3. [trentina] di 19. 5. 36. 155. 28. [daghe]: 65. 71. 28.85.1.62.20.183. [operando] per un 21. 41. 93. 5. 82. 54. 183. [disarmo] nell’44 [Isola] si potrebbero 116. 13. 15. 3. 74. 5. 85. 27. [accapare] un 13. 28.61.99.158.178.1.158.66. [centinaio] di 116. [armi] da 12. 3. 13. 15. 160.117. [caccia]. La 75. 65. 71. 182. 51. 1. 113. 43. 7. 661 28. [popolazione] dell’44 [isola] è pigra, 104. 42. 51. 28. [vile], miserabile; i 85. 27. 49.28.36.1.100.158. [relegati] 3. 95. 13. 143. 63. 19. 65. 61. 67. [ascendono] a 13. 41. 83. 15. 3. [circa] 177. 182. 105. 116. 63. 99. 3. [novanta]. — 95. 3. 63. [San] 94. 99. 26. 31. 6. 63. 65. [Stefano] è guardato da un 19. 41. 93. 100. 5.12.15.5.54.27.61.99.66. [distaccamento] di 101. [uomini] di 56. 116. 83. 43. 178. 1. [marina]; aggiungi a questo un altro 20. 43. 94. 99. 2. 15. 13. 6. 56. 27; 61. 101. 183. [distaccamento] di 101 [uomini] della 85. 158. 92. 28. 83. 54. 1. 8. [riserva] e ci à un 75. 84. 142. 93. 159. 19. 143. 67. [presidio] di 12. 41. 82. 15. 3. [circa] quaranta 105. 66. 54. 43. 63. 42. [uomini]. Non vi sono 15. 116. 61. 63. 65. 178. 44. [cannoni]; l'44 [isola] potrebbe 41.63.104.26.95.99.160.83.93.43. [investirsi] da molte 75. 3. 83. 100. 159 [parti] e cosi pure 104. 142. 61. 101. 66. 99. 27. 178. 143. [Ventotena] e specialmente da 99. 85. 5. 55. 67. 61. 100. 3. 61. 7. [tramontana]. Gli 27. 85. 36. 1. 94. 102. 182. 51. 2. 61. 42. [ergastolani] comuni 95. 66. 62. 67. [sono] 183.101.99.65.12.28.177.102.67. [ottocento], i 75 [politici] 105. 27. 61. 101. 159. 92. 28. 41. [ventisei]. L’attuale 13. 67. 55. 5. 63. 19. 6. 62. 99. 142. [comandante] di 94. 1. 63. 95. 101. 28. 32. 118. 178. 182. [San Stefano] è 8. 85. 116.92.12.161. [Rasci] venalissimo che si venderia l'3. 61. 42. 54. 5. [anima] per qualche 13. 27. 61. 99. 44. 63. 1. 158. 66. [centinaio]. Nel piccolo 75.65.85.101.183. [porto] di 105. 27. 62. 99. 183. 102. 28. 177. 143. [Ventotene] sta sempre 19. 43. [di] 36. 104. 117. 83. 23. 43. 4. [guardia] una 93. 13. 66.83.85.43.19.61.44.117. [corridoia] 5.84. 56. 2. 101. 6. [armata] a 35. 105. 26. 85. 83. 4. [guerra].

I 95. 101. 3. 99. 41. 63. 159. (statini) che qui vi trascrivo non sono del tutto completi per causa della premura che abbiamo fatta per averli; ma ci verranno più specificatamente ragguagliati. Questo primo è ripartito a 93. 27. 113. 41. 65. 61. 28. [sezione] a tenore del u/ 85.28.39.67.51.3.55.142.178.101.66. [regolamento]; gli altri due sono indicati per 75. 6. 26. 94. 159. [paese], 51. 116. 36. 67. 63. 26. 36. 82. 67. [Lagonegro] prima 95. 28. 114. 159. 67. 61. 26. [sezione] 104. 65. 54. 43. 62. 160. [Uomini] 116. [armati] pronti a 26. 3. 83. 13. 44. 1. 85. 27. [marciare] 99.82.143.63.101.2.14.41.61.78.105.142. [trentacinque]; seconda 96. 26. 114. [sezione] 90. 28. 19. 44. 15. 42. [sedici]; terza 91. 142. 233. [sezione] [104. 27. 61. 99. 161. [venti]; quarta 65. 101. 99. 182. [otto]; quinta 105. 28. 179. 103. 41. [venti]; sesta 110. 143. 62. 97. 158. 63. 66. 104. 143. [ventinove]; settima 21. 67. 19. 44. 13. 160. [dodici]; ottava 15. 41. 62.79.101.28. [cinque]; nona 107. 26. 178. 79. 43. [venti]. — 19. 41. 95. 108.83.27.101.90.66. [Distretto] di 75. 65. 99. 28. 63. 113. 3. [Potenza] prima 94. 28. 115. [sez.] 12. 28. 61. 99. 182. 108. 26. 61. 101. 41. 79. 109. 3. 98.97.85.183. [centoventiquattro]; seconda 89. 27. 88. 91. 1. 63. 99. 3. [settanta]; terza 13. 43. 63. 80. 107. 2. 63. 101. 182. 99. 102. 65. [cinquantotto]; quarta 91. 27. 103. 97. 3. 63. 102. 6. 93. 142. 99. 98. 143. [settantasette]; quinta 105. 28. 63. 102. 43. [venti]; sesta 100. 83. 142. 19. 41. 13. 158. [tredici]; settima 12. 159. 63. 78. 105. 2. 61. 99. 182. 103. 98. 183. [cinquantotto]. —22. 44. 93. 100. 83. 27. 98. 97. 66. [Distretto] di 72. 5. 21. 106. 52. 4. [Padula]; prima 94. 28. 114. [sez. ] 14. 43. 61. 79. 110. 3. 563. 100. 7. [cinquanta]; seconda 80. 106. 159. 179. 19. 41. 15. 161. [quindici]; terza 98. 85. 143. 63. 101. 118. [trenta]; quarta 110. 142. 178. 99. 160. [venti [; quinta 23. 42. 28. 13. 44. [dieci]; sesta 109. 142. 62. 103. 41. [venti]; settima 19. 41. 142. 12. 158. [dieci]; ottava 19. 65. 21. 160. 14. 44. [dodici]. A quest’ultima si aggiungano 6. 51. 99. 85. 43. [altri] 405. 5 61. 13. 39. 26. [anche] 19. 43. 95. 71. 66. 63. 42. 9. 159. 50. 161. [disponibili per l’118.113.158.182.178.142. [azione], ma 94. 67. 63. 183. [sono] senza 116. [armi]. Appena avremo altri 19. 27. 101. 99. 5. 36. 52. 41. [dettagli] ve li 19. 6. 83. 28. 55. 67. [daremo].

Un abbraccio di cuore per me e pel socio

[manca la firma]

LAGONEGRO

35. 16. 20. 8. 20. 29. 12. 5. 20.

POTENZA

124. 70. 58. 77. 20. 13.

PADULA

58.50.15.30.20. io. 20. io. 12.

Questa lettera è stata pubblicata dal De Monte solo in parte.

G. FANELLI AC. PISACANE

Amico carissimo,

Eccovi la polizza di carico per le 116 [armi] da voi sapute.

Da 61 [Napoli] uscirà una io [barca] la quale sbordeggerà a dodici 54. 43. 36. 51. 44. 3 [miglia] di 20. 158. 95. 99. 6. 63. 113. 1. [distanza] tra 160. 93. 12. 115. 43. 5. [Ischia] e 14. 3. 75. 85. 42 [Capri] verso il mezzo 36.41.65.83.63.66. [giorno]; appena vedrà il 50 [bastimento] la io [barca] alzerà alla punta dell’asta della 104. 26. 49. 3. [vela] una 95. 27. 12.14.155.43.6. [secchia] di 52. 28. 36. 61. 67 [legno]. A tale 94. 28. 37. 178 1. 48. 26. [segnale] il 50 [legno] deve fare lo stesso; dopo di ciò quelli della io [barca] 36. 85. 43. 19. 26. 82. 1. 61. 63. 65. [grideranno] «a 9. 67. 84. 19.65. [bordo] alla 37. 44. 104. 51. 158. 26. 101. 99. 6. [Giulietta]»; e quelli del 50 [legno] dovranno 85. 41. 95. 75. 65. 61. 20. 142. 83. 28. [rispondere] «85. 182. 56. 27. 182» [Romeo]: data tale 83. 41. 94. 71. 65. 92. 100. 3. [risposta] la io. [barca] si 3. 12. 15. 65. 95. 99. 26. 85. 6. [accosterà] per 84.43.13.28.105.143.85.28. [[ricevere] le 116 [armi].

Addio di cuore.

G. FANELLI.

C. PISACANE AG. FANELLI.

[aprile 1857].

Leggemmo la vostra del 13 di cui vi accusai ricezione con la mia n. 43. Vi scriviamo per dirvi che è stata accordata una dilazione alla cambiale che scadeva il 25. Acquistate le partite segnate qui appresso nuovi campioni 71. 6. 93. 214. 4. 223. 82.. 230. 46. 101. 205. 163. 68. 170. 178 — Mi offro ai vostri comandi.

Non avete ragione di lagnarvi per la mancanza di tempo; nell’ultima vostra dite che in un mese potrebbesi fare abbastanza, ma questo tempo è trascorso da un pezzo. Dall’accettazione sono scorsi tre mesi; di più nella vostra del tredici passato, chiedevate un mese e mezzo per far pervenire le notizie ed aver risposta, dalle 46, [Isole] Accettammo un tale termine, infatti il 25 mancavano pochi giorni; ma rileviamo che non vi era riuscito neppure spedire la lettera d’avviso, condizione indispensabile. Quindi per necessità, abbiamo rimandata la cosa 4. 50. 22. 44. 83.17. 43. 230. 83. 63. 101. 108. 88. 68; fate il possibile di spedire 13 (antiche io) [barche] espressamente per avvisare alle 46 [antiche 44] [Isole] ed evitare equivoci. Speriamo che in questi quindici giorni potrete farci pervenire quello che avete chiesto vi si spedisse da 46. Vi scriveremo a lungo col n. 43 tanto io come 181. Non ci perdiamo in questi pochi giorni in lunghi ragionamenti, scriveteci tutte quelle notizie concrete che possono giovarci; ripetetemi ciò che riguarda il telegrafo 46, giacché la prima pagina della vostra per un incidente non potemmo leggerla bene. Salute

CARLO PISACANE.

Gentilissimo amico,

Perdonate se abuso della vostra gentilezza pregandovi di far pervenire la qui acclusa, senza il benché minimo indugio al mio corrispondente di Bas. e vi sarei gratissimo se per mezzo del porgitore mi accuserete ricevuta della presente

Ai vostri comandi

CARLO PISACANE.

G. FANELLI AC. PISACANE

14 maggio 1857.

Carissimo amico,

Vi ho spediti colla balla marca C. 95. 42. 36. 6. 85. 161. un collo contenente cinque pezze tela Olanda coi numeri 51. 27. 102. 99. 28. 84. 143. e pregovi accusarmene ricezione.

Pronto ai v comandi mi segno

aff. mo amico e sere.

S.

Forza Marittima

Nel porto militare in Napoli vi sono. Legni al disarmo Vascelli 2. Fregata a vela i. Brick a vela 3. Fregate a vapore 2. Corvette a vapore 3. Brick a vapore 4. Legni in armamento. Fregate a vela 3. Corvetta a vela 1. Fregate a vapore 2 Allo sverno Fregate a vapore 4. In Castellammare Allo sverno Fregate a vapore 2. Brick a vela 1. In Ischia In armamento-Fregate a vapore 2 Brick a vapore 1. Alla vela per Marsiglia Fregata a vapore 1.

N. B. Oltre i segnati legni vi sono numero dieci scorridoie in diverse destinazioni, due delle quali nel porto militare di Napoli, due divisioni di Cannoniere inutili. Addio. É da osservare che il Viscardo è passato da Palermo a Messina e che il Brick a vapore che è a Messina bordeggia nel Faro e per le Calabrie.

Nell’originale, dal quale trascriviamo, la letterina commerciale era scritta con inchiostro nero ordinario., mentre le notizie di carattere militare scritte con inchiostro simpatico erano divenute leggibili a chi ricevette il foglio dopo la spalmatura su di esso di un reagente chimico. Altrettanto avvertasi per le due lettere seguenti.

G. FANELLI A CARLO PISACANE

Carissimo Amico,

Ho ricevuto la v/ ultima de' 21 andante consegnatami dal custode della balla n. 41 e pel mezzo suo stesso v’invio la presente. Badate che la balla coi pacchi n. 71. 83. 105. 95. 93. 43. 116. 99. 67. è 155. 104. 158. Cercate farne vendita.

27 maggio 1857.

ò ricevuto or ora la pregiata v. del 21 andante e vi rispondo in massima fretta. Credo che questa mattina sia partita la lettera per le 46 [Isole] essendomi stato impossibile farla partire prima; le io [barche] fattura vecchia non possono mandarsi a posta colà; perché vi vogliono que’ dati uomini e quelle date circostanze acciò la lettera giunga senza disastri. In 15 [Cilento] abbiamo avvertito il delegato del nostro corrispondente che penserà farvi trovare al punto di 138 [disbarco] fatt. vece. 95. 6. 71. 85. 42. [Sapri] un tal 54. 6. 99. 101. 27. 66. 36. 41. 65. 83. 19. 3. 63. 182. [Matteo Giordano] sarto, con altri che saranno ai vostri ordini; questi si presenterà a voi col motto seguente che poi vi consegnerà in iscritto con inchiostro di questo medesimo carattere del socio, ben suggellato e con la giunta di «questa è la persona che desiderate» il motto poi è «Italia per gl’italiani e gl’italiani per essa». Diteci con precisione e subito se il giorno dieci è giorno di partenza da costà o di arrivo. La stessa persona che si presenterà a voi penserà di fare avvisare il delegato del nostro corrispondente che farà il poco che potrà per coadiuvarvi (mentre ci avvisa che tutti i capi partito sono in 117. [arresto] fattura vecchia e manderà in 123. [Basilicata] (fat. vec.) ad avvisare i nostri amici colà ed a noi in 61. [Napoli].

Se m’avreste dato da principio tre mesi di tempo avrei stabilito il decuplo di ciò che ho; ma da otto in otto giorni, da quindici a quindici non ò potuto fare quello che occorreva di due mesi. Non dimenticate di darci un piano generale; diteci se si deve il più contemporaneamente possibile agire in 71 [provincia] e 61 [Napoli]; se dobbiamo avvertire gli amici nostri in Napoli il giorno del 138 [disbarco] o dopo le notizia di esso 138 che ci assicura della certa riuscita; se 71. 6. 99. 27. 83. 3. 95, [Pateras] deve restare in 61 [Napoli] dove abbiamo un abbozzo di piano che vi scriverò col pross. ordinario o se deve recarsi in 123 [Basilicata] e coadiuvarvi. Veggo che il 19 [danaro] in nostro possesso è troppo poco; e che qualche cosa di urgenza dovrà trascurarsi per la sua mancanza. Ah! se in ventura potessi darvi notizia di concretamento sulle 46. [isole]!!! Lo spero.

Per finalizzare l’affare ricezione 116 [armi] abbiamo bisogno di un mese e più di tempo a contare dal giorno del vostro avviso; il darci dieci o quindici giorni la volta non ci danno nessun suffragio perché non possiamo stabilire quello che è di necessità indispensabile per questo affare. Addio. Un abbraccio. A 95. 6. 72. 85. 43. [Sapri] vi è il barone 36. 3. 49. 51. 66. 100. 99. 41. [Gallotti] uomo buono e influente; fatene ricerca al vostro 138. [sbarco] colà. Addio.

Questa lettera è incompleta nel volume del De Monte. V. Nota alla lettera del 14 maggio 1857. «Fattura vecchia significa «cifrario antico».

G. FANELLI AC. PISACANE

28 maggio 1857.

Amico carissimo,

Mi consolo sentirvi bene in salute, e vi assicuro lo stesso di me e della mia famiglia che cordialmente vi ossequia.

Vi rimetto per mezzo del comune amico qui dimorante la balletta coi colli n. 78. 87. 11. 97. 217. 46. 121. 104. 67. e vi prego passarla subito a mio fratello.

Vi acchiudo un’altra per voi, e pronto a servirvi mi dichiaro.

v. aff. mo amico e servo

Socio.

Alla lettera che vi ho inviata in data del 27 pel mezzo straordinario, di risposta alla vostra del 21, per brevità di tempo non ò potuto aggiungere ciò che ora vi scrivo, che è seguito di quella. Mi fate dei rimproveri! non mi scuso per essi; gli uomini del mio genere non possono non errare; ma io vi avea dimandata una direzione e guida del lavoro ed altre condizioni, e voi invece, senza soddisfare ad alcuna di esse, mi dite doversi far tal cosa sul n terreno da salvare o compromettere le sorti d’160. [Italia], (fat. vec. ) e non incaricate altri che me che mi son dichiarato insoddisfacente; non mi date norma di sorta; non un consiglio. E non so per quale prova maggiore, mi lasciate con l’ultima v/ nel dubbio di se venivate o no; condizione che senza rendermi colpevole avrebbe potuto rovinare il paese!!1 Se io non vi amassi e stimassi assai, avrei invece bene a dolermi d’aver voi trattato l’unico sostenitore dei n principii, ed organizzatore (sprovvisto d’ogni mezzo, ed avente contro tutti gli elementi) come si può trattare un uomo che è passivo alle sorti d’160 [Italia] e che non merita sapere nemmeno quello che è indispensabile ad adempiere la sua parte, ed a far adempiere la sua parte dico quella degli amici suoi diffusi in punti diversi e che ànno piena fiducia di esso; questa è condizione che chi à un animo vulcano e sente il proprio dovere e si trova nella mia posizione sul Sud la può comprendere. Stolto! pensava che aveste più apprezzata la mia pazienza! ma mi avveggo rassegnato, che io non poteva pretendere più di tanto! del resto mi riferisco alla mia penultima, e più particolarmente vi scriverò in ventura. Qui si dice che sopra un giornale Piemontese, si denunzia un tale che è andato per missioni 174[muratiste] in 12 [Calabria]. Ciò sarebbe orribile, ne risulterebbe 117 [arresti], discrediterebbe la morale del 77 [partito] che l’à scritto e metterebbe questo 77 nell’arbitrio della moralità dei 174. [muratisti]. Vi fo un elenco dei paesi del 15 [Cilento] da cui potrete rilevare lo stato di quella 71 [provincia]. Sul mercato del 15 vi è il tenente Maddalena in colonna mobile con trenta gendarmi. In Ogliastro vi è brigata di otto gend. coi rispettivi urbani di guardia giornaliera. In Prignano, S. Antonio, e Torchiara forza come il precedente. In Rotino picchetto di gend. comandato dal tenente Fossa. In S. Manco Sessa, Omignano vi è brigata come sopra. Porcile migliore dei paesi, bene organizzato e pronti all’azione. S. Lucia contiguo come il detto. Acquavella, Casalicchio, Pollica, Celso, Pisciotta, brigata come sopra. Vallo un capitano di gendarmeria con circa quaranta gendarmi. In Ceraso, Terradura, Catona, Novi e villaggi vi sono squadriglie di Variani, ma stanno mediocremente bene. In Castellabate ed Agropoli luoghi di marina vi sono elementi contrarii. Monte è ottimo. Cicerale, vi sono elementi contrarii. Monteforte e Magliano sono ottimi. S. Giacomo sta bene. Rocca, Sustra e Valle sono sotto la stessa pressura del Circondario di Torchiara. Giungano è ottimo. Gioi, Muvio e Pellaie, sarebbero buoni, ma sotto la pressione del Vallo.

(senza firma)

R. PILO AN. FABRIZJ

Li 18 settembre '55

Caro amico,

Due righe di fretta. Non si è ricevuta tua lettera fino all’ora che ti scrivo che si è quella delle 3 pom., quindi sia io che gli amici stiamo in ansietà. In questo punto La Farina scrive ad un suo corrispondente residente in questa, mio intimo amico, un breve foglio contenente queste poche parole: Murat sarà presto re di Napoli. Io m’agito per cercare di far qualche cosa che attraversasse ciò, ma non ho trovato chi m’assecondi. Non ti ho trascritto letteralmente la lettera di La Farina perché non l’ho sott’occhio, ma dal modo come sta vergata sembra che da fonte diplomatica s’abbia avuta la più che triste nuova. Se tu hai tuttavia la mercanzia (5) che ti si mandò, spediscila ai nostri corrispondenti al più presto possibile onde smerciandola presto prevalga sul genere inglese che potrebbe tentarsi di smaltire in casa nostra. Nell’ultima lettera Pippo, press’a poco ci dava la notizia di La Farina e ci premurava a controminare. In questa non ci stancheremo di far quanto sarà in noi, per allontanare la vergognosa e tremenda sciagura dello stabilimento di Murat in Napoli Oh! sì, sarebbe un gran delitto se si facesse dai Napoletani una rivoluzione murattiana. Io ritengo che si procurerà da un partito (a guisa dei decembristi napoleonici), di spingere in Napoli un movimento murattiano, ma vo’ lusingarmi che non sia vittorioso; però fa mestieri che le tre balle fossero tosto spedite e con buone raccomandazioni affinché presto lo smaltimento della nostra mercanzia abbia luogo. Addio, per oggi non ti scrivo altro C. ti farà altra lettera.

Tuo aff. mo

ROSALINO.

P. S. In questo punto ho ricevuto una tua lettera per posta, alla quale risponderà C. (6). La notizia della domanda fattati da Parigi non mi dà sospetto, perché pure a D. L. fu fatta l’ugual domanda, e ciò perché se ne bucinò molto e te ne feci prevenzione in passato; in verità alcuni sedicenti emigrati che furono da D. Liborio Spaventa (7) messi a parte del suo pensiero, hanno cercato di propagar l’affare, ed oggi dietro il fatto han cercato pure di venire ad ogni costo alla piena cognizione della faccenda, ed un certo Andrea Kirchiner si è mostrato inteso minutamente del fatto ed ha detto d'averlo saputo dal signor Liborio, ma io credo che dalla moglie di D. Liborio fu detto al Kirchiner perché la famiglia di D. Liborio oggi coabita con la sorella di Kirchiner. Basta, speriamo che la faccenda possa andare. Pel tintore lombardo sì io che l’amico Calvino, che fu sul bordo, siamo rimasti stupefatti e desideriamo migliori schiarimenti. Noi procureremo di conoscerne il nome ed il pesoe misura,ma sospettiamo che, essendo la scatola stata raccomandata sul bordo, forse il Tintore si sarà avveduto, oppure sarà stato messo a parte sul bordo dal cameriere o altri, della scatola che gli si affidò. Basta, bisogna che fosse con molta precauzione rispedita altrove; solamente occorre far presto, ma presto. In Palermo molti arresti sonosi fatti, notizie a voce portate dal vapore Il Siciliano. Sono dolentissimo della tua malattia; per Dio! contrarietà sempre!

Ti ho scritto non so come, ma è molto tardi ed ho voluto farti due righe prima di portarmi in campagna. Addio, salutami gli amici, dirai a D. Liborio che la sua famiglia sta bene e si ha avuto tutto.

Tuo aff. mo ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova2 ottobre 1855.

Carissimo Nicola,

Abbiamo ricevuto la tua ultima del 26 al nuovo indirizzo. Essa venne per posta e quindi si ricevette ad ora una e mezza quando ildistributore la recò nel locale. Sarebbe bene quindi dirigere le lettere con tale indirizzo quando ti hai qualche comodo sicuro che le porti a quel luogo, e se la comodità manca, trattandosi di semplice lettera mandarla per posta al Sig. Cesare Cortina, Genova, così l’avremmo di buon’ora.

La persona che sostituisce Ferrari ci è stata officialmente comunicata ed è Richelmigenovese. Il nome di cui Calvino Cavea dato la prima sillaba, e di cui il resto è Drionon può comparire in piazza, ma lavora da sedentaneo (8).

Il tintore lombardo andato in Napoli chiamasi Clemente Biazzi di Cremona; andò col passaporto d’un altro tintore, certo Antonio Pellegrini; dalle informazioni prese pare che sia andato per affari di mestiere, avendoci detto un suo conoscente che andò a rilevare ima tintoria. Ci s’assicura essere giovane leggiero, curioso di conoscere gli affari politici, ma incapace di far la spia. Andò con passaporto non suo, perché fuggito dal proprio paese senza passaporto. Sappiamo pure da persona degna di fede, che trova vasi complicato negli ultimi tentativi dei Ducati. Spieghiamo la faccenda credendo che egli abbia veduto le operazioni fatte sul bordo da Ugo e compagnia, e chi sa non abbia inteso qualche parola che riguardava la partenza della scatola.

Qui ieri sera ci è stata una riunione provocata da Pippo, (9) composta di nostri comuni amici delle diverse provincie d’Italia fra i quali Carlo, M... P.., Raff.. P.., nella quale d’accordo si convenne sull’opportunità di mostrarsi vivi e di tentare tutto ciò che è ragionevoletentare. Per concretare quindi si stabilì di fondare una cassa per sopperire alle spese eventuali, e già ci è chi offerisce delle somme; si è eletto un cassiere tale il cui nome è abbastanza garanzia agli offerenti. Si è eletta una commissione di tre che devono giudicare dell’opportunità della spesa e fare l’ordinativa al Cassiere. Le persone che fornirono 800 franchi per la nostra faccenda, cioè D. L. to. e compagni (800 franchi che furono 500 spediti e 300 spesi qui per posti, ecc.) ora ne posseggono altri 800 in cambiali e realizzabili scontandoli fra poco. Essi han destinato questo fondo in parte per altre operazioni loro, sui paes loro, e qualche cosa ne hanno destinato per farla venire a te per sgravarti alquanto dalle spese ulteriori della nostra faccenda. Ora costituendosi la nuova Cassa, che non sarà, ci auguriamo, tanto misera, si vorrebbe fare offerta alla Cassa degli 800 franchi in cambiali ed anche di qualche altra moneta che si potrebbe raccogliere, onde la nuova Cassa, sopperisse alle spese della nostra faccenda e degli altri affari del sud in proporzioni più larghe. Ad ogni modo sta tranquillo che noi ci interessiamo della tua posizione, come se noi stessi ci trovassimo in essa. Tutto quanto di sopra t’abbiamo partecipato, non te ne mostrare informato con i tre di sopra notati sinché essi stessi non te ne scrivono.

Dirai al sig. Spavento che alla sua famiglia si è scrupolosamente corrisposto sin’ora franchi 60 per un mese. Se i tre soci perdurano nel pensiero di portarsi sul luogo, crediamo che la partenza debba farsi nel più presto possibile, potendo il ritardo portare danno positivo.

Nella Gazzetta del Popolodi Torino fu stampato un Proclama in data del 20 settembre pubblicato a Palermo dai Siciliani per spingere ad un movimento. La Gazzetta del Popolo,di colore piemontese unitario, ne trae considerazioni per provare la necessità dell’aggregamento della Sicilia al Piemonte! I Noi giusta la data e lo stile argomentiamo che sia stato fabbricato a Torino. Puoi leggerlo sull’Italia e Popoloche lo riportò tre o quattro giorni fa. Nell’Italia e Popololeggerai anche riportata dal Dirittomia Manifestazione d’alcuni siciliani e napolitani tra i quali noi, contro Bomba e Murat.

Sai che Ribotti è organizzatore della Legione anglo-italiana? te ne ha scritto? cosa ne pensi? Siamo stupiti che non ne abbia fatto motto né prima né dopo con alcuno di noi.

L’Italia e Popolod’oggi contiene una lettera del Murat diretta al Timesche è un vero capo d'opera anche per le staffilate al governo piemontese. Havvi pure una dichiarazione d’alcuni emigrati siciliani di Torino promossa e formulata dal Barone Giuseppe Natoli, ex ministro La Farina e Giuseppe La Masa. Ci fan seguito una diecina di firme. Siccome la crediamo inopportuna e non ammettiamo governi provvisori a simiglianza del 48 non apposimo le nostre firme.

Addio, salutaci gli amici e credici

tuoi aff. mi amici

ROSALINO

S. C. [Salvatore Calvino]

Vi accludo la ricevuta del trimestre del Dirittoper Oddo. Ditemi se lo riceve e se Pancali riceve l’Italia. Attendiamo con somma premura il passaporto' di M.

Tutte le lettere sin’ora avute per la Favale e per altri sono state consegnate.

Pisacane non ebbe tempo di rispondere alla vostra che gli consegnai questa mattina.

Tutto vostro

S. C.

R. PILOA N. FABRIZJ

Genova,9 ottobre 1855.

Mio caro amico,

Incaricandoci sì io che gli amici della tua difficile posizione, ci siamo data tutta la premura per mandarti al più presto del denaro, ed oggi per mezzo d’una polizza che ti compiego ti si rimettono franchi 600; dal canto nostro non potremo spedirti altri quattrini essendo tutti al verde, quindi procura tu di supplire costà al resto, però noi non desisteremo dal ricercar mezzi pecuniari per le future eventualità.

Nel momento che ti scrivo solo mi ho avuto sottocchio la tua letterina che desti ad Angherà aperta ed altra di D. per Spavento; questi mi ha scritto che per circostanze inopinate la mercanzia trovasi presa d’umido e tuttavia in magazzino; sì io, che gli amici, dietro l’ultima tua la credevamo già spedita. Spavento ed il giovane lodano la tua attività, bravura e sagacia, speriamo che le tue fatiche non andranno perdute. Da Palermo ci abbiamo avute delle notizie a voce di qualche importanza. Se fossero vere, più provincie sarebbero infestate da bandedi demagoghi,quali col pretesto della comparsa del colera e quindi col pregiudizio del veleno, sonosi dati a movimenti rivoluzionari con la bandiera puraitaliana. Da Catania si dice che fu spedita truppa e che si ritirò battuta; gl’insorti presero le vie d’Adernò e mostrano di far centro in Castrogiovanni; presso Corleone, città distante da Palermo 36 miglia, vi sono pure bande d’insorti. Alcuni; la totalità dei demagoghiin armi la spingono ad ottomila, altri han detto essere ottocento a cavallo. Si dice che si sono impossessati d’un procacciocontenente denaro del Governo, che vari sindaci ed arcipreti sono stati trucidati, che la città di Catania erasi svegliata; da Palermo si è pur detto che furono spedite truppe, ossia tre reggimenti, che il popolo si concitava, che la polizia avea sparsa la voce che non eran le bande se non composte di ladri di campagna, ma la popolazione non vi prestava fede. Queste notizie furono portate prima da un bastimento a vela mancante da Palermo dal 1° ottobre, la riconferma, con più dettagli, dal vapore Il Corriere siciliano,però nessuna lettera li contesta, anzi io sono possessore d’una lettera di uno dei nostri di Palermo il quale in data del 29 settembre mi scrive che nulla di positivo eravi ir Palermo, che non era tempo d’andar colà per respirarvi un poco di buon’aria, che quando il tempo si sarebbe mostrato propizio me l’avrebbero scritto, per potermi decidere ad andarvi. Nonostante ciò potrebbe darsi che allo scoppio del colera nei paesi dell’interno si sia corso alle armi; posto ciò, se li tre soci sono sempre nel pensiero d’agire, si io, che gli amici crediamo che dovrebbero spedire la mercanzia, speriamo col venturo ordinario saper la scatola già inviata. In punto viene Calvino, porta la tua di Rossi, così siamo alla conoscenza della posizione; speriamo che tutto presto sia finalizzato. Angarà ha detto che a Messina intese che movimenti vi erano nella provincia di Catania; si dice siano arrivate lettere che diano notizie di bande in Marsala. Ti ho scritto tutte le voci che corrono per tua norma e dei tre soci.

La Masa si è dichiarato partigiano del Piemonte. Addio, termino sendo già tardi. Ti acchiudo lettera di Carlo P. [Pisacane]. Le tue lettere sono già andate al destino. Salutami gli amici e credimi.

Tuo aff. mo amico:

ROSALINO.

P. S. — Le tue lettere per Ugo mandale, quando sono leggiere, per la posta, senza acchiuderle a Rossi.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova,16 ottobre 1855.

Caro Amico,

La tua lettera al solito mi pervenne alle 3 pom.: dietro che Carlo, a causa della malattia di Calvino, portassi quattro volte presso Rossi; così ti scrivo brevemente e di comune accordo con Enrico, Carlo, Carb., (10) quali hanno conosciuto il contenuto del tuo foglio che ci ha posto alla vera conoscenza dei fatti successi. Amico carissimo, come avrai veduto col vapore scorso ti si mandarono franchi 600 per sopperire in parte alle spese fatte e che eri nella posizione di fare, e la rimessa che ti si fece, fu il più grande sforzo che si è potuto praticare fra pochi che qui siamo. Non mancai di avvertirti che dal canto nostro non potevasi altra somma spedirti; la pubblicità per parte dei tre soci fattaci ed il distacco di Vincenzo da costà, per oprar a tuo intendimento meglio, han fatto entrare l’affare in una sfera molto imbrogliata.

Vincenzo in Messina non potè sbarcare giusto perché la polizia di Messina, trovando nella nota dei passeggeri Angarà, portassi sul bordo e disbarcò quando il vapore partì; Vincenzo così bisognò proseguire fin qui il viaggio, sbarcò furtivamente, da me si presentò il mercoledì, vai quanto dire dopo 24 ore e più alle io ore di sera.

Figurati la tuia sorpresa e degli amici vedendolo in questa, nel mentre io ritenevamo partito con i suoi compagni per la destinazione. Ora è qui e desso m'aveva detto che la sua risoluzione era stata presa con tuo consentimento; mi è spiaciuto trovarlo mendace in ciò, solo mi disse che quando tu sapesti che sul bordo vi era pure Angari, tu gli dicesti che non era prudente che fosse partito, ma che lui certo di riuscire volle eseguire il suo piano; io l'ho disapprovato, perché compresi bene che quel suo passo fallito dovea sconcertar tutto; mi domandai anche a nome dei due, ossia Spaventoed il basso di statura il da fare. Caro Nicola, ti ripeto ciò che sempre ti ho scritto, io trovai il fatto combinato e sventato,pure siccome i tre soci insistevano per la partenza a causa di esser certi di riuscire per gli accordi preso cogli amici loro dell'interno dell’isola, così procurai unitamente a Calv. Pis., Garb. Enrico, di aiutare i tre soci nel loro progetto, e si fece di tutto per ammannire quanti più mezzi si poterono; i tre soci conoscono la penuria di mezzi perché quando mi posero a parte dell'affare, non v'erano che 500 franchi e pure ora la somma si è, mercé molti stenti piùche duplicata, dapoiché 300 franchi si spesero per posti, passaporti e stampe, 500 franchi si mandarono la prima volta a te, altri 600 franchi ti si mandarono col vapore ultimo, altri 120 si sono passati, ossia destinati alla famiglia di Spavento, che lasciò in questa. Or riunendo tutta la somma vedi che dà la somma di franchi 1520: ecco ciò che dal canto mio e degli amici si è potuto fare per assistere i tre soci nel loro disegno.

Ora cosa possiamo noi consigliare? Dietro le sviste di tutt'e tre nel confidare il loro progetto a chi non lo dovevano, e dietro il passo fallito di Vincenzo? Io, Calv. e gli amici crediamo che Spavento e l'amico suo di costà devono da per loro prender la risoluzione sul da fare, se loro sono certi di riuscire, e se sono in pieno accordo con quelli dell'interno dell'isola, che li chiamarono, allora andassero, ma vi sarà l’ostacolo dei mezzi pecuniari, e chi potrà sborsare altri 1000 franchi? Se si trattasse di un centinaio di franchi allora l’affare si potrebbe rimediare, ma per 1000 franchi è impossibile, ed allora bisogna ritenere l’affare per fallito. Posto quanto di sopra ti ho vergato a nome mio e degli amici non possiamo che chiamarci contenti per tutto quanto hai tu praticato, e rassegnarci alla dura fatalità che non fece riuscire quello che desideravamo sortisse felice risultato. Io e gli amici credemmo nostro dovere di aiutare le idee dei tre soci con tutti quelli mezzi pecuniari che potemmo raccogliere, ma in quanto alla responsabilità del fatto, è cosa che non possiamo addossarci, perché il pensiero fu sempre parto dei tre, con quelli dell'interno; ripeto quindi ai duedi costà resta a decidersi sul da fare. Tu non avendo che quei pochi mezzi che ti sono mandati, e non avendone possibilità di raccoglierne costà, sei esonerato dall’impegno che ti sei addossato, e che con tanta solerzia ed abilità hai disimpegnato. Se poi si decidono i due di costà a far ritorno in questa, per la spesa dei due posti di 4 classe e per li 20 franchi di vitto di cinque giorni di viaggio puoi sborsarli, che ti verranno pagati a tuo avviso, perché come ti scrissi un centinaio di franchi li potremo raccogliere fra pochissimi amici.

Ora già è tardi e mi è forza lasciarti per mandare ad impostare la presente onde t’arrivi sicuramente. Ti facilito a leggerla ai due, per loro decidersi, dapoiché, ripeto, loro soli possono in un affare tanto delicato, prendere una risoluzione.

Noi non possiamo che rimaner dolenti della non prospera riuscita del loro disegno.

Addio, ti lascio, in ventura ti scriverò; per oggi non mi fido più e sono in pericolo di non giungere in tempo per la posta.

Gli amici ti salutano, conservami la tua benevolenza e credimi tuo

aff.mo amico

ROSALINO.

P. S. Assicura Spavento che la famiglia sua sta bene.

R. PILO AN. FABRIZI

Genova, li 23 ottobre '55.

Carissimo Nicola,

Ti scrivo bievissimamente, mi trovo con la febbre e quindi non mi fido dilungarmi, ma è cosa non allarmante l’incomodo mio, ormai è più tempo che ho questo stato febbrile. Tue lettere non ne abbiamo ricevute questa mattina, sono le tre e mezza; Carlo è stato alla posta, e da Rossi, né nell’una, né nell’altra trovò tuoi fogli; non sappiamo a che attribuire questa mancanza di tuoi caratteri, oggi ci aspettavamo accusata da te la recezione della mia che contenea il biglietto di franchi 600 che ti si mandarono pei le spese fattesi da te per il malauguroso negozio.

Il giovine V. doveva martedì rimettersi in viaggio pei portare acompimento il suo disegno, il lunedì sera con me era rimasto d’accordo, era pronto un nuovo passaporto e franchi 100 per le spese; all’una p. m. del martedì doveva ritornar da me e non venne, col pretesto che fu chiamato alla questura, ma la verità si è che non volle partire; sospetto che in questa sia stato sconsigliato da un suo amico. Alle tre ore del martedì scorso s’ebbe la tua che ci metteva a conoscenza minuta dell’agire del giovane, così gh amici, Carlo, Enrico, Carb. risolverono che non era più giusto far partire il giovane anche che si fosse presentato, ma lui non venne; dopo due giorni mi mandò un biglietto senza data, che ti compiego d’unita ad una risposta che volevo mandargli, ma che non gh rimisi perché gli amici mi consigliarono di non rispondere, né riceverlo; dopo che avrai letto le acchiuse me le restituirai.

Addio, Calvino un po’ meglio, ha lasciato ieri il letto. Li due residenti costà avrebbero potuto far l’operazione che dovea far Vincenzo in Messina e con 100altri franchi, ciò potevano eseguire, poiché Tesser finita la faccenda senza risultato di sbarcamento ha fatto cattiva impressione. Spavento dovrebbe non mandando ad esecuzione il concepito piano ritornarsene per prender cura della sua famiglia; digli ciò da parte mia. Addio scrivimi e credimi

tuo aff. mo amico

ROSALINO.

P. S. Scrivono a Cianciolo l’esistenza di gente in campagna e che i nostri di Messina han cercato di metterglisi in comunicazione, ma fino al dì 19 non gli era riuscito; però speravano di mettervisi onde ricavarne vantaggio.

R. PILOA N. FABRIZJ

Nervi, 30 ottobre '55.

Caro amico,

Sin dal 15 mi trovo in questo Paesetto per procurare di rinfrancar totalmente la mia salute alquanto malandata; conto di passarvi l’inverno, se non saremo chiamati all’azione in qualche punto dell’Italia nostra. Per Dio! una certa speranza già l’avevo riposta sulla Sicilia, ma or comincio a dubitare che questa volta la rivoluzione s’abbia principio in quell’isola; pare che le bandeche dicevansi esistere non abbiano punto esistito. L’amico A miscrisse in termini tali da non farmi sperare nel momento pensiero a prossimo movimento in Palermo; io gli ho scritto per saper qualche cosa di preciso sulle corse dicerie; come mi farà tenere suo riscontro non mancherò di renderti conscio di ciò che sarà per vergarmi; non mancai di dirgli che il tempo è più propizio per rompere le catene, ma quei dell’interno se ne persuaderanno? Dubito che no; dal tenore della lettera di Aho dovuto desumere che la chiamata di Spavento non era a conoscenza dell’X. forse Spaventoe compagni avranno troppo fondato sopra risolata loro apparizione, in tal caso giocarono una partita che fu meglio che rimase sospesa ed in verità a me ed agli amici di questa non persuadeva la remora allo scoppio della bomba, per la non presenza dei tresul luogo: basta, l'amico Ami dice che quando si decideranno a far cosa, me ne renderà consapevole.

Con la tua ultima mi consigliavi a dirigermi in Alessandria per aver fondi per la Cassa,io colà non vi conosco nessuno, a Parigi prima che tu me n’avessi fatto cenno avevo scritto indicando anche al mio corrispondente le persone alle quali doveva in nome mio domandar qualcosa, ma fin oggi nessuna risposta ed il mio corrispondente è zelante ed amico di Pippo. Basta, mi si è detto che fra giorni il surriferito mio corrispondente sarà in Genova; se porterà danaro te ne darò notizia. In questa e più in Torino il partito La Farina, opportunista costituzionale,s'agitò, scrisse proclami, che ho ragioni di credere, siano stati spediti in Messina, ma ora non so in che termini d azione ritrovansi; dirò a Calvino di star sulle vedette e di scrivertene. I napoletani residenti a Torino la maggior parte, si [scrive da Torrearsa Marchese, sono Murattisti, uno dei caporioni mi si dice che è Massari.

Per noi fu dannoso lo sciupo inutile dei fr. i 500 che Spavento ed i due Vincenzi senza alcun esito fecero spendere ed il maggior danno che si è risentito e si risentirà si è, che non si potrà più ottenere quattrini da coloro che ne diedero per la fallita speculazione.

Sento che Spavento ed il compagno dai Calviniani (11) sono stati avvicinati, vedrai che procureranno d'ottenere mezzi dai suddetti per portar a fine il loro piano; procura di star informato del loro operato, intanto quello che mi rincresce si è che Spavento lasciò in questa o per meglio dire in Genova la sua famiglia per la quale mensilmente ci bisognano fr. 60; per i due mesi che spirano al 5 novembre si è provveduto; dal 5 in poi dietro il non soddisfacente esito, non si vorrà forse continuare la somministrazione del danaro bisognevole e ciò m’inquieta; se io mi trovassi nel momento con fondi miei particolari sopperirei alla bisogna, ma sgraziatamente dopo più di dieci mesi di malanni di tutta specie mi trovo proprio al verde; basta, vedrò di rimediare alla meglio, però dirai a Spavento che si risolva: li suoi parenti da Palermo non hanno mandato alcun obolo, almeno sino al 25 che fui in Genova.

Calvino oggi sono certo ti scriverà, manda a lui le tue lettere per far che gli affari non soffrino ritardo, io ne sarò messo a parte dal suddetto che non mi priverà di sue visite, sendo la mia dimora ad un’ora e mezza lontano da Genova.

Addio, mio buon amico, vogliami bene e credimi

Tuo aff. mo amico

ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

Nervi, li 6 novembre '55.

Mio caro amico,

Mi fo premura d’accusarti ricevuta della tua del 25 ottobre passato. Amico mio, tu non so come ritieni che in Genova esista un Comitato siciliano; ma no, mio buon amico; nessun centroe, per servirmi del tuo stesso termine, nessun Comitato in questa vi ha; non esistono che pochi individui di buon volere, quali secondo le loro forze lavorano per il più pronto trionfo del nostro principio, ma ripeto è lavoro di pochissima individualità, quelli fra gli emigrati siciliani e napolitani residenti in Genova che più siamo uniti e d’accordo nel lavoro; tu non l’ignori e tutti non giungeremo che a dodici; Comitato non esiste e nessuno di noi pensa menomamente di assumere tal rappresentanza, per lo che quali disposizioni vuoi che ti si mandino d’un Comitato che non esiste, né mai ha avuto vita? Ci scrivi che è giusto per il decoro ed importanza del nostro partito che li tre sodivadino, e ci dici che si è nostro debito di contentar li tre nelle Toro viste, e che costà farete tutto il possibile per spedirli. Lo voglia il Cielo, ma dei trequello che ritrovasi in Genova dal suo comportamento, sembrami chiaramente che non vuole punto più portare ad effetto il suo disegno, perché non si è fatto più vedere, né io, né gli amici comuni ci siam curati di ricercarlo dopo quanto oprò costà, ed in questa. Posto ciò, vedi bene che dei trerimangon soli duevolenterosi; ma possono questi riuscire nel loro piano dopo il cancanche pensarono di fare e dopo tutto quanto costà è successo e dietro gli avvisi che cotesto Console Napoletano ha dovuto senza meno mandare al suo governo? Io e gli amici residenti in questa crediamo non esservi più probabilità di riuscita nel disegno dei tre,ed a di più dove rivolgerci per li mezzi pecuniari che ti bisognano per far partire li due? Noi non t’abbiamo taciuto che in questa è impossibile raccogliere somma di sorta; fu grande sforzo l’averti potuto spedire franchi 1100, oltre le spese fattesi in Genova, e quando ti si fece la sopraccennata rimessa non si mancò di avvertirti che le nostre risorse s’erano esaurite; per la qual cosa ti prego di riandar le mie lettere, poi se oggi potessimo raccogliere denaro lo raccoglieremmo per restituire gli ultimi franchi 600 che ci furono dati con la condizione che li tre dovevano partire per compire la missione che si erano prefissi (spontaneamente e senza impulso di alcuno del nostro partito)di mandare ad effetto. Dal canto nostro non si prese altro impegno che di agevolare li tre con quei ristretti mezzi che potevamo ammannire, e non si è mancato, anzi si è fatto di più di quanto si sperava e fu promesso: tu dici che bisogna rimettere li due (nel caso di non successo di spedizione) nelle condizioni nelle quali trovavansi quando concepirono il loro disegno. Se li trefossero stati da noi incaricatistarebbe bene il tuo scrupolo, ed io per il primo dividerei la tua opinione, ma noi quando loro lasciarono Genova, non assunsimo responsabilità nel loro disegno, perché non da noi suggerito, e più, non si supponeva che per loro imprudenza, l’affare fosse noto costà, e se ciò avessimo saputo non li avriamo forniti dei mezzi per venire in Malta: ma pur non di meno non volendo lasciar costà li due,ricordati che t’abbiamo facilitato a prendere due posti di 4 classe sul vapore onde si restituissero in Genova, dove si trovavano, perloché ci abbiamo in deposito franchi 100. A Spavento per due mesi e giorni ci si è mantenuta la famiglia alla ragione di franchi 60 al mese, mentre lui partendo mi diede l’incarico di non darci che per soli 15 giorni fr. 1 e quindi si è fatto più del promesso. Ora però non possiamo neppure sopperire a questa spesa e ricordo d’avertelo scritto; pensi quindi Spavento a far ritorno, oppure a richiamarsi la famiglia, se ne ha li mezzi; li suoi parenti di Palermo non mi hanno mandato obolo di sorta ed io trovomi nella dura posizione di non poter approntare danaro di sorta, perché non me ne trovo.

Finalmente, se poi tu hai possibilità di spedire li dueper mezzo di aiuti di Pippo, fallo pure, il nostro desiderio si è che riuscissero nello scopo, così ci troveressimo, pare, in una posizione meno brutta, in faccia alle persone che approntarono i denari rimessiti.

Per tutt’altro, ti scriverà Calv. Vogliami bene, salutami gli amici e credimi

Tuo aff. Mo:

ROSALINO.

P. S. Da Parigi nessuna risposta; quindi, cassa vuota.

R. PILO,C. PISACANE ES. CALVINOA N. FABRIZJ

Genova 11 novembre 56

Caro Nicola.

Abbiamo presso di noi la lettera del 25 arrivata per mezzo di Frixione, e l’altra del 30 con l’amico Ferrari, il bigliettino del 30 e le camicie per mezzo Russo. Più tardi speriamo ricevere tua lettera col vapore d’oggi. T’abbiamo scritto col Dr. Visetti indata del 28; egli è partito con ritardo d’un vapore è quindi ti portò anche le nostre lettere del 21 ottobre; il 4 corrente Calvino ti scrisse lettera data ad un passeggiere per metterla alla buca postale di costà; e più consegnò un pacco di stampati per te al sig. Frixione. Le sei camicie furono spedite a Ribotti per mezzo di Mordini che si tratterrà pochissimi giorni in Torino per indi prender soggiorno in Nizza.

Marano ha assicurato avere scritto ai suoi amici e ieri giunse bastimento a vela per mezzo del quale s’aspettava riscontro. Per l’individuo comparso in Messina Cianciòlo ha già scritto a seconda li sensi da te manifestati. In quanto al desiderio di Kilb. d’avere stampati puoi ben capire che non è minore il nostro desiderio ed impegno di mandargliene. Perché non manda questo sig. re persona a bordo come fanno li nostri amici di Messina per profittare dei mezzi che abbiamo sui vapori francesi? Sai bene che dietro tuo avviso e dietro comunicazione fatta a Calvino dal nostro amico Cameriere del Vaticanoche cioè esso Cameriere, tu e Kilb. eravate d’accordo del modo d’essere ritirati li pacchi dal bordo; dietro queste notizie consegnammo al Cameriere il 30 7brei tre pacchi giornali che invece furono lasciati in Messina, provveduta da noi di stampati con quel vapore stesso per diverso mezzo. Quali mezzi dunque ci restano? un vapore di cui t'avvisò Calvino ed un altro che si trovava all’accomodo e che oggi ha ripreso le sue corse, perciò non possiamo spedire, esclusi li francesi postali, che al più due volte al mese, per Napoli, ciò che è insufficiente anche per la quantità abbondante di stampati che quella città richiede. Quello poi che ci sorprende si è che Kilb. ama ricevere stampati in quantità ed intanto non si prende premura di scrivere con questi due mezzi che sono sicurissimi, né a Ch. né ad M. P; Giusto ieri uno dei summentovati vapori proveniente da Palermo e Napoli non ci portò lettere di Kilb. e ci diede la notizia che Gennarino R. quel tale a cui scriveva Del Bene, trovasi in arresto. Finoggi non abbiamo certezza dell’arresto di Furier che sospettava Mignogna, però col vapore di ieri abbiamo saputo che la Polizia in Napoli ha ripreso attività per perseguitare i liberali, e molti arresti sonosi verificati.

Ti mettiamo a giorno d’un fatto, non sappiamo se più strano o ridicolo; il nucleo dei siciliani indipendentisti e principalmente i loro caporioni Emerico Amari, Marchese Torrearsa, e Francesco Ferrara, quest’ultimo domiciliato in Torino, hanno ideato di presentare un memorandumall’Inghilterra firmalo dai Deputati e Pari del defunto Parlamento di Sicilia col quale memorandumsi chiede l’appoggio inglese per ottenere la Sicilia la sua antica costituzione, non quella del 1812, ma l’anteriore che si componeva di tre bracci, clericale, baronale, municipale. Risum teneatis amici?Moltissimi specialmente di quei residenti a Torino si sono negati a firmare, quindi la cosa è andata in fumo. Essi andavano dicendo che Ruggiero Settimo ed i Deputati e Pari di costà assentivano alle loro idee; noi sventammo il loro operato che con massima segretezza si faceva progredire, e v’abbiamo dato la massima pubblicità mettendoli in ridicolo; fate costà lo stesso.

Andiamo adesso a ciò che più interessa; ieri abbiamo ricevuto la sospirata lettera dei nostri di Palermo i quali ci chiedono della mercanzia e c’indicano il punto preciso, ed i segnali per meglio riconoscerlo, luogo e segnali che saprai a voce dalla persona nostra che verrà costà ad imbarcare la mercanzia. I nostri sono d’accordo con quelli di Messina. Il fatto che avverrà, sarà positivo, apparecchiandosi essi non solo ad una sollevazione, ma ad una guerra poiché l’autorità dell’isola ed i Forti sono preparati a ciò e quindi vi si deve rispondere con energia continuata. Non hanno creduto prudente affidare a lettera il come ed il quando del movimento, appunto perché il segreto ci dicono sarà guarentigia della buona riuscita. Da molti giorni qui si lavora a preparare le 201. e speriamo fra giorni quindici averla pronta. Allora n. 6 partirà per n. 200 e di là sarà mandata al n. 64 e precisamente al luogo di convenzione. Tu intanto senza perdita di tempo riduci in buono stato la mercanzia, mettila in casse ed in modo da poterla facilmente introdurre; e fa tutte le pratiche necessarie, acciò n. 6 dimori costà il meno possibile.

E giusto che tu sappia pei tua norma che non è ‘possibilespedir la mercanzia al mezzogiorno del 191., ma per necessità al suo nord; le ragioni scritteci non ammettono replica; quindi la spedizione, o sia le carte, devono prepararsi da te d’accordo con la persona del 6. per n. 40, o altro simile punto a scelta dell’individuo del 6. Nell’inviare il 6. terremo presenti le tue istruzioni.

I nostri di Palermo conchiudono la lettera con le seguenti parole «Desideriamo da voi, precise notizie sullo stato dei nostri fratelli d’Italia e se possiamo contare sulla certa ed infallibile cooperazione di essi e precisamente su quelli del regno di Napoli. Questa risposta ci è di sommo interesse al nostro piano, e la verità come pure l’esecuzione d’essa noi la mettiamo a vostra assoluta responsabilità.

Noi non abbiamo carteggio diretto con Napoli, né conosciamo la positivezza degh uomini che sono colà a capo del nostro partito. Non possiamo far altro che descrivere lo stato delle cose, che raccoglieremo dalle notizie che ci darete tu e Charles senza assumerne noi la responsabilità, ma lasciandola a carico di Kilb. dal quale al più presto possibile ritirerai lettera diletta ai nostri di Palermo descrivente il vero stato delle cose nella sua capitale e ciò che quelli di Palermo possono sperare di cooperazione celta ed infallibile. Kilb. manderà la lettera a te, anzi molto meglio, perché il tempo stringe, a Charles, e noi subito la spediremo al destino.

In punto riceviamo il tuo pacco 6 novembre corrente con quantità n. 2 della Lib. Par. che spediremo in Napoli.

Vincenzino mi diceva garentirmi la verità ed autenticità della chiamata per lettere dello Spaventa; questa adesso è scoperta falsa, dunque Vincenzino mentì. Vincenzino ci parla di lettere di Palermo che riceve e spontaneamente dice di volerci mostrare, ha preso puntamento per ciò fare ed ha sempre mancato e non ci ha mostrato mai una sola lettera. Fa mille discorsi con più e più individui che poi disdice e che poi ripete di nuovo. Tutto ciò unito ad altre ragioni che è lungo scrivere, ed i fatti passati ce lo hanno fatto giudicare per giovane leggiero e stranissimo; invitato a farsi vedere tutti li giorni in questo momento sta settimane senza farsi menomamente vedere etc. etc. Intanto i nostri di Palermo ci scrivono: In quanto al sapere Fuxa i fatti nostri è un affare per noi stranissimo, dapoiché noi non abbiamo avuto giammai né con lui né con altri di costà o altrove corrispondenza alcuna: coqie vada qust’imbroglio è inconcepibile. Malgrado tutto questo noi abbiamo idea d’utilizzare questo uomo nel momento dell’azione non mettendolo per ora a parte di tutto ciò che deve rimaner segreto; solamente siccome ei dice d’aver nascosti a Palermo 4 cannoni e ci facilitò di scriverlo, e siccome li nostri ci premurano di sapere ove sono, per munirli d’affusti di che mancano, così noi cercheremo d’indurlo di scriver lui stesso ai nostri e per nostro canale le notizie necessarie. Fuxa mi ha intanto assicurato che non è in carteggio con S. C. compagni di pene di Onofrio; mentre costui è uno di quelli più operosi del nucleo che sempre ha scritto e scrive a noi. Ci scrivono anche: siamo intesi dell'affare di Calvi in Malta, e delle persone che lo tengono d’occhio, come pure dell’individuo Giuseppe Marino di qui da cui cercheremo di saper tutto. Per l’affare di Pelli, ne eravamo stati avvisati dai nostri fratelli di Messina e stiamo sull’avviso.

In quanto al denaro per le spese d’incassamento t’avvertiamo che noi al più potremo spedirti franchi 300 che ti manderemo in castagne o altro a seconda li tuoi ordini che dovrai farci giungere a rigore di posta.

Londra,non esiste che a Londra attualmente, ed abbiamo spedito oggi stesso la lettera tua che era nel pacco d’oggi, più una lettera scrittagli dai nostri di Palermo di risposta ad una sua. Durante la sua temporanea assenza non ri riportare alle lettere che scrivi a lui, per tutto ciò che vuoi far sapere a noi. Oggi parte per cotesta un inglese domiciliato a Malta, credo si chiami Olling. Gli daremo un pacco contenente il Dirittoe la lettera di Bracale per Giorgio Tamaio che m’abbraccerai.

Paternostro partì per la Toscana, si fece vedere per un sol momento da,me e perché c’incontrammo; mi disse che se gli si dava congedo dal Bev sarebbe ritornato in Genova per 15 giorni. Giacché è impossibile per ora che i nostri di Napoli vadano a bordo, non possiamo profittare che dei soli due vapori di cui di sopra serissimo, intanto avvisa Kilburn che fi pacchi saranno lasciati nella bottega che tu c’indicasti altra volta, nella quale si spediva per Wilson. Però dopo l’arresto di Gennarino è d’uopo che Kilb. curi lui di ritirai li pacchi che colà saranno depositati.

Ribotti ha scritto a Calvino che non ha potuto capire la scrittura della tua ultima lettera. Ti sia d’intelligenza per scrivergli di nuovo.

Li fucili che tu accenni venuti da Costantinopoli erano stati consegnati ad un Capitano, per come egli dichiarava ad un nostro amico, per portarli in Sicilia; venuto in Genova si pentì dell’accettato incarico, secondo noi argomentiamo, e dodicifucili li offrì ad un nostro amico il quale li ritirò, e fattisi da noi accomodare stanno a nostra disposizione. Altro non sappiamo, quindi scrivi ciò ai nostri di Messina.

Restiamo intesi circa la visita che Calona si ha avuto da persona proveniente da Palermo. Salutami Oddo, da lui potrai sapere qualche cosa su quanto riguarda Palermo, dapoiché tempo fa scrisse a Fuxa ciò che gli si scrivea da colà.

Addio, mio caro, t’acchiudo una lettera proveniente da Nizza. T’abbraccio con gli amici. Salutami li miei cugini. Addio.

Tuo aff. Mo

R. PILO

Amico carissimo,

La lettera di Ros. è stata scritta con me, dunque abbiamo esaurito quello che dovevamo sciivere, ed io vi aggiungo queste due righe per confermartene il contenuto, e per avvisarti che io forse fra giorni mi recherò a Nizza, e non so quanto tempo vi dimorerò. Nella mia assenza potrai dirigere le lettere al solito. Ti abbraccio di cuore.

Tuo aff. mo

S. C. (SALVATORE CALVINO)

Ora abbiamo ricevuta le tue lettere; io termino la mia dietro quella di Rosalino. Per riguardo al danaro non mai la fiducia in Kilbornè quella che manca, io per me l’ho intera, e ne farei fede con chiunque si sia, ma il concieto che diceva quel tale dei io mila fr. era concreto in altro senso; sarebbe lungo spiegarti tutto, vivi sicuro che nulla lasciamo intentato, ma ora non contare che nell’invio degli oggetti che ài tu, degl’ingredienti che manderemo noi, come ancora speriamo inviarti quello che a te sarà necessario per dare esecuzione alla cosa. Ci terremo strettamente alle tue istruzioni.

Mi dispiace che il nome di Pravdes fosse un nome supposto, certo che non ho fatto bella figura di presentare ima lettera ed un libro a tale indirizzo, ti prego prenderne conto, e farmi sapere se è giunta al suo destino. L’ultima lettera la spedii unita al libro. Salute.

CHARLES.

R. PILO AN. FABRIZJ

Nervi,17 novembre '55.

Mio caro Amico,

Eccomi a porgere riscontro alla tua del dì 8 novembre statami portata ieri l’altro in questa da Calv. il quale la comunicò ad Enrico Pis., D. Lto e Carb. Quanto ci scrivesti animò di nuovo gli amici, quali dietro il non felice risultato dell’esperimento Fuxa rimasti erano molto dolenti, ma ora che tu fai sperare che la mercanzia andrà e con speme di smaltimento, ci siamo tutti rianimati. Per la famiglia Spavento si è provveduto e si provvederà fino all’estinzione dei 100 fr. che si tenevano depositati, per pagare li posti del vapore dei due,nel caso dessi avessero voluto restituirsi in questa, però se essi si porteranno sul luogo, allora facendo ciò conoscere ai nostri pochi amici che fin oggi hanno somministrato il danaro, non dubito che qualche altro sforzo di moneta sarà fatto, ma fa mestieri che la mercanzia si sappia già al suo destino ed in commercio; posto ciò non indugiare se ne hai la possibilità a far partire la scattala che costà hai in deposito. Calv. mi disse che col corriere passato ti scrisse e feceti conoscere quanto Fuxa ha rapportato a Carb., secondo le lettere che il giovane suaccennato ha ricevuto nessuno degli amici dei treresidenti in Palermo è stato arrestato, pure non mancheremo con la venuta del Corriere Sicilianodi prendere notizie sull'oggetto ed in piede di questo foglio ne sarai reso conscio. Mi chiedesti un nome da me conosciuto, ma non mi scrivi la ragione della comunicazione del nome; ritrovasi nella sua terra natale l’individuo? perché se non erro, mi si disse che fu costretto a ritornare in esilio. Insomma chiariscimi sul proposito.

Finalmente da Parigi mi si rispose circa alla colletta di danaro, che avevo scritto di fare fra i nostri, mi fu risposto di nulla sperare da quelli che risiedononella capitale della Francia. Amico mio, purtroppo ho dovuto convincermi che i sacrifizi di borsa, quelli che facilmente potrebbero farli non intendono per la causa nostra fame di nessuna misura, trovi più disposto a darti qualche cosa il misero emigrato, anziché l’agiato; basta, ci vuol pazienza ed instancabilità.

Fammi conoscere se sonori pervenute due mie lettere, scritteti da questa mia residenza, te le ho mandate per posta all’indirizzo Carlo Bizzotti;mi rincrescerebbe che fossero andate smarrite.

La lettera in forma d’invito che desideri penso che dovrebbe portare la firma di persone che s’avessero una fiducia ed ascendenza sulle persone che ritrovansi domiciliate nelle città da te nominateci, dapoiché se la lettera porta firme di persone non rote, come p. es. sarebbe la mia, nulla s’otterrà. Carlo mi disse che D. Lto è disposto a dar la sua firma, se ti sembra sufficiente, per ciò che tu vuoi tentare, avvisalo, e continuando l’amico suddetto nel proposito di far l’invito a suo nome glielo faremo stendere nei sensi da te manifestatimi e te l'invieremo col vapore che ci porterà la tua risposta alla presente.

Panni che li 4 punti siano stati riscontrati alla meglio, dapoiché in quanto al secondo punto ti si è scritto che Fuxa assicura non essere stato arrestato alcuno di relazione dei tre;in quanto al primo punto ti si è detto che la notizia che hai speranza di mandare i duesul luogo, ha soddisfatto; in quanto al terzo punto ti si è data l’assicurazione che fino alla concorrenza di 100 fr. la famiglia di Spavento s’avrà il sussidio, cosa che significa per tutto novembre e quasi tutto dicembre; per il quarto punto aspettiamo la tua risposta.

Addio, spero che i tuoi travagli saranno coronati di felice risultato e dandoti una fraterna stretta di mano mi dico tuo, amico:

ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

Mio caro Nicola,

Mi ho avuto ieri la tua ultima che in data del 22 scorso novembre dirigesti a Calv. con dispiacere appresi il nuovo inatteso ostacolo, voglio sperare che Spavento siasi ristabilito, egli va soggetto a quest’attacchi e li ha sempre superati. Approvo la tua risoluzione di lasciare a lui ed al suo compagno la decisione dell’andata sul luogo, in questo negozio sonosi framezzati tanti e tali intoppi che fa mestieri lasciare li due liberi del tutto nel loro determinamento, molto più che io non so persuadermi come li corrispondenti di Spavento sapendolo costà non gli abbiano scritto alcun che; io ho fatto domandare sopra li vapori ed alle persone da lui segnateci se s’avevano lettere, e denari, e non si è avuta che la risposta che il fratello di Spavento, di nome Girolamo, sta bene con tutti li suoi che sono Uberi, che sanno Spavento non essere in Genova e che perciò né denari né lettere hanno consegnato alle persone dei vapori da lui indicati al fratello dell’A. qui residente. Tutto ciò comunicagli per sua intelligenza; glidirai pure che la sua famiglia sta bene, che la sua donna partorì felicemente, che sin dalla sua partenza coabita con la moglie di Paternò, che non gliè mancato finoggi il soccorso pecuniario, che or si ha franchi dieci ogni domenica, che questo soccorso gli durerà per tutto il dicembre; se lui andrà in Patria, allora procurerò con qualche amico fargli prolungare il sussidio per gennaro, ma se desisterà dal progetto, allora pensi a ritornarsene, o pure a richiamarsi la famiglia, perché, capirai bene, Nicola, che non vi è modo come cavar denaro a lungo, per mantenere anche limitatissimamente questa famiglia; fin’oggi si è riparato alla meglio, ed io per gennaro (se Spavento andrà per l’adempimento della commissione) farò di tutto perché li dieci franchi per ogni domenica se l’abbia la sua famiglia; ma non mi obbligo che per tutto gennaro. Se la partenza per l’esecuzione del progetto non avrà luogo capirai che non posso chiedere nuovi sacrifizi a due o tre miei intimi amici, ai quali il 20 franchi è nel momento forte esito.

Il giovine Vincenzo non si è punto fatto vedere ad onta che per vie indirette gli ho fatto sapere che l’avrei voluto vedere; si è certo che desso cambiò di pensiero, re sono sicuro. Ho saputo che in Palermo il progetto dei due socii fu propagato da due artisti di fonderia conosciuti da Spavento e che partirono da Genova prima che li due socii fossero venuti costà: li due artisti si trovano in carcere. Tutte le tue lettere che sono state a me dirette le ho sempre comunicate agli amici comuni, ciò per mio discarico. Col vapore passato un mio amico residente in Toscana da me pregato ti mandò del denaro per sopperire alle urgenze; sappimi dire la somma che ti si rimise, per io ringraziarlo. Scrissi a Londra ad altro mio amico perché ti facesse rimessa di qualche sommarella, ma non so se accoglierà la mia preghiera che gli feci presentar da Crispi.

In questa non vi ha più possibilità di raccoglier obolo di sorta; solamente fra me, Orlando e qualche terzo amico raccoglierò li 40 franchi per gennaro per la famiglia di Spavento, nel caso ripeto li due adempiranno al loro progetto e ciò per non farti rimaner meno, ma non ti sbilanciare al di là di gennaro.

Addio mio Nicola per tutt’altro ti scriverà Calvino.

Giorni sono abbracciai tuo fratello Luigi il quale s’ebbe l'amabilità di venirmi a fare una dolce sorpresa; Gigi pensò di prender servizio nella Legione per ammaestrarsi alla guerra; si persuase così, ora non bisogna amareggiarlo con riprovare il fatto. Addio, salutami Giuliano, Giorgio e gli amici tutti, e dandoti una fraterna stretta di mano passo a segnarmi

Tuo aff. mo

ROSALINO

Nervi li 3 dicembre, 55.

R. PILO AN. FABRIZJ

Nervi, 10 dicembre '55

Carissimo Amico,

Ho ricevuto la tua del 29 novembre alla quale brevemente rispondo. Per ciò che concerne me, resta inteso del perché mi comunicasti il nome dell’amico V. residente costà, ma sembrami che la sua personale influenza sulle persone di mare poco o nulla ci abbia giovato, una volta che devi pagare la somma di 1200 fr.; basta, fa ciò che credi più vantaggioso, dal canto mio credomi nel dovere di significarti che nessun danaro ti potrà venire da questa piazza, perché esaurite tutte le fonti. Da Toscana a quest’ora t’avrai avuto qualche cosa d’un mio amico; da Londra risposemi Crispi che non è possibile sperar soccorsi da quelli Siciliani colà residenti. Leila rispose che lui non altro intende che dividere qualche volta la sua zuppa con qualche emigrato, poi con tutta riserva mi si scrive che lui è indipendentista siculoe quindi tutt’affatto contrario alle nostre viste, intanto t’avverto che Bagnasco scrive che Pippo gli fa tenere lettera dicendogli che presto si veniva all’azione, che perciò lo premurava a raccoglier danaro e mandarlo a lui direttamente, più l’interessava a che Bagnasco avesse scritto a Luigi O(0)residente in questa, perché si cooperasse a raccogliere mezzi e mandarli a Londra. Or come si può raccoglier danaro per due casse? Già, come ti dico, fra li nostri in questa nel momento non c’è più possibilità d’aver quattrini. L. Orlando trovasi pure al verde e nonostante ciò, quel che ha potuto l’ha dato, oltre che giornalmente si ha degli esiti per sovvenire famiglie intiere, che trovatisi nella dura posizione di vivere di elemosine. Scrivi a Pippo e fagli conoscere la posizione delle cose e digli che quei mezzi che raccoglierà, li sovvenisse a te per l'operazionetuttavia non abbandonata. Come ti scrissi se li due sodi,dietro la guarigione dello Spavento, andranno sul luogo, allora farei di tutto per dare per tutto gennaro solamente li 40 fr. alla famiglia, onde non gli venga meno il necessario giornaliero; sono ben dolente della malattia dello Spavento; per Dio, tutte le contrarietà. Ma, dimmi, da Palermo i due hanno avuto più lettere dai loro corrispondenti? perché, che vuoi, io temo che laggiù non pensino a muoversi, perché nessun segno di vita più mi ho avuto.

Calvino ti riscontrerà sopra tutt’altro; io ti lascio e mi riporto per tutt’altro alla mia precedente che ti verrà con questa perché ritardata dalla posta a Calvino. Abbracciami Tamaio Giuliano e i miei cugini, ai quali farai sapere per favore che io sto molto meglio (e)che col venturo ordinario gli scriverò.

Addio, vogliami bene e credimi

Tuo aff. mo amico:

ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ
(Riservatissima per te solo) (1856?)

Abbiamo detto che questa lettera veniva da Nizza acciò tu aprendo la lettera per caso avanti qualcheduno potessi riserbarti questa lettera senza muovere suscettibilità.

Le persone che si carteggiano da Messina con Cianciolo sono giovanotti repubblicani i quali sono in rapporto col Comitato dirigente, il quale crediamo che non comunica loro tutto. Perciò non ci fa stupore se troviamo le loro lettere spesso in disaccordo con quello che ci scrivono da Palermo. Però uno dei componenti il Comitato di Messina che per una svista di Cianciolo è in rapporto con La Farina, fa sapere a Cianciolo per lettera dei giovanotti ed al La Farina per lettera che lo stesso membro del Comitato gli scrisse per mezzo di Cianciolo, che Messina e Catania sono d'accordo per iniziare un movimento tale da trascinare Palermo, e chiedono al La Farina con qual grido e bandiera iniziare! più gli chiedono cosa farebbe il Piemonte, cosa Francia ed Inghilterra. Come spiegare che costoro intendono trascinarePalermo, quando Palermo è pronto ad iniziare? come possono trascinare Palermo coloro che non hanno principii proprii, quando quei di Palermo non ce ne chiedono, perché sono uomini che sanno cosa fare? Come spiegare questo Comitato di Messina che domanda consigli ad un La Farina e fa dipendere riamar# 0 noda una sua risposta?

Quelli di Palermo d'un canto ci scrivono che si posero d'accordo completo con quei di Messina per mezzo d'un rappresentante da Messina spedito a Palermo ed anche posteriormente con lettera a nome di tutti li messinesi, lettera che conservano. Quei di Messina dall'altro canto, dal modo come scrivono sembra che non siano, circa al movimento, con quei di Palermo d'accordo; come va quest'imbroglio? Noi sospettiamo che a Messina vi siano diversi centri, molto più che né a Cianciolo né a La Farina si è fatto cenno della mercanzia spedita da D. L. S°. éd arrivata al destino per come costui ha dichiarato a Charles; e crediamo che quel centro che si è d'accordo con i nostri. di Palermo sia diverso di quello che scrive a La Farina, anzi ci conferma in quest'idea la domanda che fanno a La Farina d'una lettera d'introduzione per quei di Palermo ed in termini d’impegnarli a seguire il movimento di Catania e Messina. Al La Farina scrivono che hanno cannoni di campagna, e chiedono preliminarmente allo scoppio del movimento lo sbarco di varii ufficiali d'artiglieria. Noi per evitare che La Farina spinga la cosa in senso sabaudo, abbiamo ieri sera spedito Cianciolo in Torino per obbligar la Farina a stare nei sensi d’un programma scritto da lui sotto l’influenza di Cianciolo mesi fare precisamente quando Cianciolo in buona fede si prestò ad essere anello di comunicazione fra La Farina e quei di Messina, che era nei sensi la Nazione per la Nazione». Cianciolo doleva far ritorno prima delle 2 ore p. m. ma non è venuto, per oggi quindi non possiamo dirti nulla di risultato.

L’inglese che porta il pacco è il sig. Giorgio Bertlin nipote del sig. Carlo Galant, negoziante in Malta. Addio

Tuo aff. mo

R. PILO.

R. PILO A N. FABRIZJ

Genova li 6 aprile 1856.

Mio caro amico,

Ricevei la tua del 25 e ti rispondo brevemente essendo questa mane molto affaccendato; bisogna consegnare al più presto le lettere alle 12 e così non posso dilungarmi. Non mi hai accusato ricezione del plico che doveva portarti Cammarata; v’era lettera per Caudullo di Pietro Marano; ti prego farmi tosto sapere che ti fu consegnato il detto plico. Riceverai alcune medaglie per mezzo di Frizione, nulla si potè combinare per rinvio del vitello, perché troppo forte la spesa di nolo. Mandai in Torino la lettera per il capitano De S. Martino.

Non vidi il latore della tua lettera del 25 corrente, ma persona nostra fu incaricata di verificare se la commissione presso Kilburnl’aveva portata a termine e la risposta che m’ebbi si fu affermativa.

Le nuove della Sicilia sono della condanna a morte di Spinuzza, fratelli Botta, altro Guarneri e Maggio. Il primo già fucilato; l’altri quattro rimessi alla grazia sovrana, quindi saranno condannati o sia gli verrà commutata la pena a 18 anni di ferri per come gli fu commutata a D. Salvatore Guarneri.

In questo momento ricevo lettera di tuo fratello Luigi e te la compiego. l’avviso che Calvino da tre giorni ritrovasi alla Spezia dove fu nominato Professore di Matematiche presso la scuola d’una società particolare d’incoraggiamento, con l’annuale soldo di fr. 1200 Desso ti saluta tanto.

Addio, per oggi contentati di queste poche linee. In ventura ti scriverò più a lungo. Addio.

Tuo aff. mo amico:

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ
Genova, li 22 luglio 1856 (Riservatissima)

Mio carissimo amico.

Vengo a rompere il silenzio tenutosi fin oggi per non raddoppiare le lettere; una volta che gli amici Calvino, Carlo, ed Enrico e Mordini ti hanno tenuto al corrente d’ogni cosa che poteva interessare la famiglia, io ho creduto di tacere. Ho letto la tua lettera pervenuta collo scorso postale del 16 corrente mese; farò le avvertenze ai nostri di Palermo, li quali so che sonosi posti in lavoro più attivo, non hanno risposto alle lettere che gli ho inviato, ma spero presto aver qualche foglio; a voce mi hanno fatto sentire di non mancare di scrivergli e rimetterci giornali e stampe; però l’ultimo pacco stampe e lettere furono dal portatore bruciate per motivo che la Polizia andò a far visita rigorosa sul bordo del vapore. T’avverto riservatissimamente che Garibaldi e Medici faranno un tentativo, con un vaporetto, di liberare Poerio e compagni dall’isola dove si ritrovano. Ciò sia semplicemente da te conosciuto, né ti mostrare con Medici informato dell’affare, se lui non te ne scriverà. Pippo è stato in Genova; si ha avuto conferenza con Medici, Acerbi; dovea pure vedere Luigi Orlando al quale aveva fatto tenere lettera, ma fino ieri non fu Orlando cercato. Noi, ossia io e Orlando, abbiamo finto di non saper nulla della presenza di Pippo in Genova, una volta che lui non ci ricercò; voglio augurarmi che Medici ed Acerbi siano con Pippa conciliati perché tutti e due con me fecero sfoghi ed in termini che mi causarono dispiacere. Orlando ieri mattina bisognò partire per il Lago Maggiore, ma tornerà spero presto. Avrai parlato Ribotti; desidererei che lo consigliassi a non fondarsi molto sopra La Farina, ma come tuo consiglio e senza accennare che te ne ho io scritto, perché si potrebbe credere che per antipatia verso La Farina io ciò ti scrivessi.

Addio, se crederete, si tu, che li nostri amici, d’operare, io ti dichiaro che sono prontissimo a disbarcare in Sicilia preventivamente alla rivoluzione, se fa d’uopo che ci si vada.

Addio, salutami gli amici tutti, e fa sapere a mio cugino Francesco Paolo Gioeni che da Torino gli scrissi, ma non ricevei suo riscontro gli farai sapere che Vignale è tornato alla sua prima dimora.

Addio, ricevi un abbraccio

dal tuo Affezionatissimo

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li 29 luglio 56

Mio caro Nicola,

Eccoti altre due righe, che t’avrai per mezzo del tuo inviato, che ha manifestato le tue idee etc. agli amici Mordini, Pisacane e Cosenz ai quali per tuo incarico doveva riferire solamente.

Coll’arrivo della presente t’avrai un numero del giornale l’Italia e Popolodal quale rileverai il fallimento del movimento che doveva succedere il 25 la sera in Massa Carrara e Lunigiana; Pippo che tuttavia è qui volle ad ogni costo condiscendere a questo tentativo che dovea aver luogo e che per non essersi quei di Massa Carrara (che con insistenza presso Pippo domandaronodi prender l’iniziativa) fattisi trovare sul luogo convenuto, la faccenda andò fallita senza nemmeno (li circa 100 individui guidati da Ratti e già passati negli Stati Estensi) tirare un colpo di fucile. Il Governo in questa si è dato sommo movimento, molto più che in Genova si trattò di venire ad insurrezione, ma fortunatamente Pippo si persuase a non far dar questo passo, dapoiché non si sarebbe riuscito, ho ben ragion di credere, a nulla. Il Governo ha saputo l'esistenza di Pippo in questa, e lo ha ricercato, ma non è riuscito né riuscirà a saper dove si trova domiciliato ad onta che Pippo il 24 si presentò in una riunione d’una ventina di giovani genovesi appartenenti alla borghesia, ed io ho saputo che da persona che facea parte di questa riunione il sig. Papa direttore del Corriere Mercantilesi seppe l’idea che s’avea dal Pippo ed amici di far fare dimostrazione, ed all’occorrenza rivoluzione dagl’operai di Genova, che sai, sono costituiti in associazione; così il Sig. Papa nel suo giornale venerdì 25 corrente pubblicò, onde mettere il Governo in attenzione, che per la domenica dovevasi fare in Genova una dimostrazione politica; il sabato io feci di tutto per persuadere Savi ad abbandonare l’idea di far movimento in Genova e perché non opportuno, e perché non era possibile riuscire, non essendo la maggioranza del Paese disposta a favorire un movimento repubblicano e per essere già il Governo prevenuto. Savi che partegiava per il movimento di Genova, si scrollò alle varie riflessioni fatteci fare, e si cambiò divisamento; dappoiché la sera verso le io e mezza m’assicurò che non si sarebbe presa l’iniziativa della rivoluzione in Genova, ma si sarebbe fatta dimostrazione per appoggiare il moto di Massa Carrara, tostocché giungevano le notizie del buon incominciamento. Pippo il 25 fece tenere a me per mezzo di Savi un suo bigliettino col quale domandava a Luigi Orlando un’offerta di danaro, e lo interessava a tener pronta

della mitraglia. Orlando giusto era partito da poche ore, ma siccome io avevo mandato d’aprir le lettere che potevano venirci da Pippo, così potei dar sfogo alla faccenda, e mi feci dar del denajo d’uno dei fratelli Orlando e per mezzo di Savi gli mandai per Orlando 250 franchi, e più gli dissi, che la mitraglia che poteva bisognare si sarebbe approntata. Da Vedovi ritirai 100 franchi e per mezzo dello stesso Savi glieli feci tenere, però nel mandarci questi pochi mezzi che s’erano potuti dare dai due sunnominati gli feci sapere che tutti i buoni patriotti bramavano che la cosa si fosse fatta con senno e che non s’insistesse per iniziar pure una rivoluzione in Genova; che se si poteva era più proficuo per il partito repubblicano aspettare di qualche giorno mia iniziativa nella parte del mezzogiorno d’Italia, perché la rivoluzione nei Ducati e nella Toscana, oltre d’essere difficile ad avvenire giusta le notizie che s’aveano, riuscendo il movimento il Piemonte avrebbe fatto ogni possibile per padroneggiarlo. Ma tutte le disposizioni erano state date il 25, quando Pippo a L. Orlando scrisse la rivoluzione dovea essere un fatto, ma sventuratamente si fe’ fiasco; li costituzionali sabaudi dietro la notizia del fiasco fattosi, gridano a tutta gola contro Mazzini. Fortuna che in Genova non si tentò nulla dappoiché si sarebbero sprecati li pochi mezzi che si hanno; tu dovresti cercare d'aver questi mezzi, che credo siano in una piccola partita fucili e munizioni, onde servircene nel caso si riuscisse a qualche cosa in Napoli, per noi emigrati correre tosto armati in Napoli per afforzare il nostro partito.

T’avverto che si rinunzjò al progetto d’andare con un vaporetto Garibaldi e Medici a liberare li prigionieri politici confinati all’isola di Procida; si rinunziò perché non più d’accordo li promotori di questo progetto, che per altro non credo che poteva attuarsi con buon esito. Mostratene ignaro.

Addio per oggi, ti saluto, amami e credimi

Tuo aff.mo

ROSALINO

P. S. Tanto in Palermo che in Napoli si scrisse dando l’annunzio del movimento scoppiato in Massa Carrara, e vi si mandarono li bollettini che dall’Italiae dal giornale Il Movimentosi stamparono; si scrisse animandoli a venire subito a rivoluzione, e ciò perché per tutta la giornata di ieri in questa si diceva che la rivoluzione s’era in piene vele, e più vi si credette perché il governo spedì molte truppe.

R. PILO AN. FABRIZJ

Caro Nicola,

Lunga ed interessantissima lettera t’avevo scritta, la quale d’unita ad altra di Pippo ti si dovean consegnare dall’amico Calvino, il quale doveva costà portarsi per teco conferire su cosa importantissima scrittami e comunicatami da persona per parte dei nostri di Palermo. Ma la mancanza di tue lettere di due ordinarli e precisamente di quelle che ci aspettavamo con l’ultimo viaggio del Vaticano,ci fa diffidare di tutti li mezzi. Calvino sventuratamente per difficoltà di passaporto oggi non puole partire, speriamo che partirà domani. Intanto per oggi non altro posso dirti che di tener pronti gl’ottocento, che eran Mille, e che tu diminuisti per l’urgenza Spavento, spero mi capirai. (12) Addio. Raeli viene con questo vapore, desso è pienamente d’accordo con La Farina e compagni, ed oggi sonosi decisi apertamente a manifestarsi sabaudi, ciò conosco positivamente. Per oggi non ti scrivo altro. Addio

ROSALINO

Genova19 agosto1856.

R. PILO AN. FABRIZJ

(Agosto 1856?)

Mio caro Nicola,

Due parole per dirti che ho ricevuto in data del 26 passato luglio lettera da Palermo ben buona; mi scrive un ottimo popolano che si è quello che prende per il primo la corrispondenza e la passa agli amici che stanno a capo degli affari: ti compiego l’originale letterina per veder che non sono in Palermo così inerti come supponevasi.

Ieri da Napoli m’ebbi lettera di somma importanza; me ne compiegarono una per Ribotti pregandomi di ritirarne pronta risposta. Dalla lettera di Ribotti capirai di che si tratta, dapoiché l’amico mi scrive d’aver scritto al suddetto quanto ci riguarda. La risposta del Ribotti dovresti farmela recapitare col primissimo comodo, perché l’amico di Napoli credendolo in Torino s’augurava col ritorno del vapore che mi portò il plico ricever la risposta del Ribotti. Dal modo come mi si scrive da Napoli, parmi che s’attacchi somma importanza alla lettera che ti compiego e che tu consegnerai personalmente a Ribotti, che ritengo ti comunicherà, perché per come mi si scrive, «tratta di affari nostri di sommo rilievo», parole originali della lettera che m’ebbi. Il nome dell’individuo che scrive da Napoli lo saprai da Ribotti. Ma sia segreto a te solo. Ribotti ne riconoscerà, spero, la scrittura. Addio, per tutt’altro ti scriveranno Pisacane e Calvino. Vogliami bene e credimi

tuo aff. mo amico

ROSALINO

P. S. Ti trascrivo li tre paragrafi importanti della lettera in data del 25 luglio che m’ebbi da Napoli:

«Mi dite di non indugiare di metterci all’opera, se no passeremo per vili; se dipendesse da me e da quei pochi i quali non temono la morte, tutto sarebbe compito, ma per disgrazia abbiamo di bisogno di quella tale gente che non si muove senza il danaro.

«Riguardo ad armi vorrei che vi persuadiate che alle fucilate non si può rispondere con le sole pietre. Perciò fatevi sentire e fate conoscere a chi spetta che ci manca armi e danaro per dar prova che non dormiamo. In diverse parti della Capitale i popolani con le buone o con le triste hanno obbligato o pregato a molti galantuomini a togliersi i cappelli d’antica forma sopranominandoli Parapallee mettersi invece quelli all’italiana.

Si dice che Campagna voglia fare la dimostrazione in senso retrogrado e noi per mancanza d’armi e di mezzi non potremo opporci. Addio.

R. PILO AN. FABRIZJ
(Riservatissima). Genova, 26 agosto 1856

Mio caro amico,

Ti scrivo di fretta due righe per dirti che da Ribotti ho ricevuto il pacco di lettere che mandasti, ho dato corso a tutte le lettere, ho ritenuto quella diretta a Gemelli e la manderò per come tu desideri, ossia fra tre giorni. Ho ricevuto ieri l'altro lettera di Palermo, mi si fa premura di definitiva risposta a quella precedente di che ti mandai copia per mezzo di Calvino, harisposta definitiva la mandai come andava fatta, per ora ho detto che noi non possiamo promettere di positivo che li soli 800 di cui in passato ti scrissi, o sia con Calvino, che per tutt’altro si stava cercando di provvedere e che con altro mezzo glien’avrei fatto cenno; dissi che sì io che altre sette, otto persone, fra le quali due distintissimi ufficiali d’artiglieria saremmo stati sul luogo che ci designeranno per disbarcare il materiale e dar principio all’opera, ma che chiamavamo loro responsabili su questo. Intanto ieri sera altra lettera d’altra via giunse da Palermo nella quale si dà l’annunzio che lo spirito pubblico è dispostissimo a fare, che le truppe sono in buonissime relazioni con il popolo, e che non passerà settembre che si opererà d’accordo con l’altre città dell'isola. Pippo mi diede lettera per i nostri di Palermo; desso li incita a muoversi con la bandiera ed il programma che quei nostri amici di Palermo ci notificarono, che in belli termini si è «la Nazione per la Nazione».

Amico mio, andiamo a noi. Come partì per costà Calvino, la partenza del quale per cotesta è sin oggi rimasta segreta, io mi diedi premura di venir a capo precisamente del come i nostri amici di Palermo s’avevano avute lettere e promesse del partito sabaudo capitanato da Mamiani e compagni, e fra li quali La Farina, e mi è riuscito venire allo scoprimento totale. La Farina, che per sette anni ha pensato a tutt’altro che alla nostra causa, oggi vedendo prossima una soluzione si è voluto mettere avanti per dire «anch’io ho fatto;» ma non un corrispondente nell’isola s’avea. Così ha dovuto cercare di trovarne per mezzo di quelli che sapeva non aver trascurato di mantenersi in relazione con i buoni dell’interno: così per mezzo di Cianciolo mandò delle lettere in Messina, ma Cianciolo ciò ha praticato per mezzo del Centrodi Messina che trovasi con lui in carteggio; per aver Cianciolo il La Farina gli disse in un a Gemelli che loro s’erano repubblicani, e che però nel momento doveasi cercare di far la rivoluzione senza manifestare quest’idea, ma lasciar la decisione alla rappresentanza nazionale, così Cianciolo si prestò ad essere anello loro con Messina, però prendendo tutte le debite precauzioni, ed ora che il La Farina si è manifestato, dietro un congresso dove il Raeli fu presente, apertamente sostenitore e propagandista della Dittatura militare in tutta l’Italia del re di Piemonte, il Cianciolo ha scritto ai nostri di Messina ed al corrispondente del La Farina per come doveasi, onde mettere tutto in chiaro. Per Palermo il La Farina non avea potuto trovar modo di aprir corrispondenza; solamente per mezzo di Terasona avea, mi si è detto, fatto scrivere che bisognava sperar nel Piemonte; però dietro la venuta in questa da Malta di Gemelli, al quale tu dasti lettera per Fuxa, questi, trovando Vincenzino deboluccio, se lo cattivò in modo che giunto il Gemelli in Torino e venuto poscia in Genova con La Farina, lo chiamarono a sé, e per mezzo del suddetto mandarono lettera a quei di Palermo e precisamente al corrispondente di Fuxa, promettendo mari e monti; al Fuxa, (almeno lui ciò mi ha dichiarato) dissero che non doveasi far lavoro per il Piemonte, ma col programma conciliativo, e cosi il Fuxa si prestò a favorirli ed a metterli in relazione con i suoi amici, uno dei quali, ossia il principale, fa parte del Centrodi Palermo. Ecco spiegato il contenuto della lettera dei nostri a me mandata il 13 agosto, della quale ti mandai copia. Quei di Palermo risposero al La Farina per mezzo di Fuxa, il quale mi ha dichiarato che la lettera l’avea spedita in Torino e che s’attendeva la risposta» Per mezzo di Fuxa sono andate le copie del giornaletto: Il piccolo Corriere. Fuxa è stato quello che promise i quattro cannoni, e gli altri mezzi sono stati promessi da La Farina e compagni. Da Palermo furono rimesse onze100 al Fuxa per compra di fucili; questi ne comprò 22; si dovevano spendere altre somme per comprarne 500, ma questo danaro non è stato più spedito a Vircenzino. Tutto ciò mi è stato confidato dal suddetto col massimo segreto, io quindi ti prego di non parteciparlo ad anima viva perché ho promesso che da parte mia non si sarebbe ciò saputo; con te non ho segreti e quindi tutto ho voluto parteciparti. Io ho messo i nostri in guardia per non soggiacere a lusinghe monarchiche da qualunque parte gli pervenghino; Fuxa mi ha promesso di tenersi unito a noi, ma da cinque giorni non si è veduto più neanche da Cianciolo, col quale s’era molto prima di me confidato, Fuxa fece male nel prestarsi come mezzo a La Farina; quest’ultimo è capace di disorganizzare tutto per invidia e per mettersi a capo e darsi importanza, ma la sbaglia perché io saprò sventare tutte le magagne e precludergli ogni via. Per oggi non ti dico altro, è già tardi, sono solo nel momento e devo ultimare molte faccende. Dottor Bertani attende la risposta dei 15 mila franchi da Londra il 29; se verrà favorevole te ne darò avviso; nel caso si darà la somma, si compreranno le m[unizioni]che si richiedono e 5 mila si riterranno per il noleggio del v[apore].

[Manca la firma]

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova, 2 settembre 56.

Mio caro Nicola,

E venuto Calvino: ho letto il tuo foglio. Caro amico io comprendo la tua posizione, ma la mia e quella di Pippo oggi è molto, moltissimo seria. Pippo consegnommi lettera che io mandai, con la quale scrisse che li 700 sono pronti, e che già s’eran date le disposizioni per mettersi in pronto, onde all’avviso che ci sarebbe giunto, l’avessimo spediti; io nel rimettere il foglio scrissi che dal nostro partito l’unica promessa che s’era fatta sin da quattro anni si era mantenuta, e che quei 700 stavano pronti ed a disposizione loro, al patto di venir tosto ai fatti; che perciò non doveano che farci conoscere definitivamente dove doveansi spedire; gli dissi che li due ufficiali d’artiglieria sarebbero stati della Comitiva e che tutto sarebbe giunto al luogo che ci avrebbero disegnato. Pippo li spingeva con la sua lettera al fatto e credo che li nostri avranno preso tutte le misure per venire all'azione. Or dopo ciò come scrivere che li 700 che stavan per loro esclusivamente non lo sono più? Amico mio, tu dovevi prima di prometterli a Wilson (13) dame un semplice avviso o a me o a Pippo onde non trovarci in questa durissima condizione: io conosco i miei compatriotti, e so bene, che una lettera che gli distruggerebbe la promessa fattaci farebbe me, Pippo e tutti ritenere come gente più che leggiera e quelli che personalmente non mi conoscono forse forse si spingerebbero a ritenermi per un traditore, che gli ho ingannati. Io prima di scrivere affermativamente volli conoscere da Pippo personalmente se li 700 erano tuttavia per la Sicilia, ed egli dissemi di sì, e che non li aveva voluti cedere ad altri, cosa che mi constava, perché Pisacane glie l’aveva già chiesti giusto per Wilson. Basta, io non vedo altra soluzione in quest’affare se non quello di far l’acquisto dei 500 che si trovano in questa, ma ci vogliono 11 mila franchi; tu so che ti hai avuta l’abilità somma di aver tanta quantità di danaro, spediscilo e tosto si comprerà quanto di sopra; ciò si praticherà tutte le volte che lunedì prossimo quei di Palermo mi scriveranno essere pronti ad iniziare con li soli fucili e poca munizione che si potrà raccogliere.

Pippo ti ha scritto sul proposito, avuta la lettera di Palermo e quella di Wilson si prenderà definitiva risoluzione, tu ne sarai minutamente avvertito e con chiarezza.

Sono dolentissimo di questo diavolerio successo che mette te, me, Pippo, Wilson e quei di Palermo in una posizione scabrosa, ma ora bisogna cercar di rimediare alla meglio, onde riuscire nel santo nostro scopo. Addio, per oggi termino sendo tardi, salutami Giuliano e Giorgio e credimi

tuo aff.mo

ROSALINO PILO

A S. Il pacco che spedisti via di Marsiglia è ricevuto; non manca che quello del Vaticanopartito da costà il 7 e giunto qui il 12 agosto. La persona a cui lo consegnasti assicurò Calv. d'averlo messo in posta.

Ora Frixione pregò il Direttore della Posta di far ricerche, per caso che l’indirizzo sia stato scritto male, ed avrà risposta domani dei risultati. Sinché non sia trovato scrivete come prima colla soprascritta ad Ugo acchiudendo la lettera ai Sigg. Gr. e Ro. al loro scagno per posta tutte le volte che la lettera contenga cose riservate. Domani o domani l’altro partirà un vapore inglese di trasporto col quale vi scriveremo e vi manderemo i giornali. Addio.

Amico carissimo Due parole Ho eseguito le cose notate nel taccuino con esattezza. A Messina fummo in contumacia. A Napoli non salì nessuno, né l’altro scese. I due pacchi sono qui. Rosalino ha esatto dai Caprile fr. 94. 85 e li pagò per Morici. Io quindi pagherò a detti signori li fr. 50 che mi consegnaste e che essi vi erediteranno. Oggi ricevei due righe di Giggi del 31 scorso da Nizza, che mi dice che sta bene e che doveva partire per sollevarsi l’animo ma non sapeva ancora per dove. Mi facea sperare di venire qui col vapore di oggi. Non venne, perciò gli scrivo all’indirizzo suo e di Abignente per sapere ove spedire la cambiale dei 900 franchi. Abbracciatemi gli amici ed a voi un ab(0)di cuore.

Dev.mo

S. C. (Salvatore Calvino)

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova, li 9 settembre 1856.

Caro Amico,

La lettera di sopra (14) te l’avea preparata or son due ordinari, non te la spedii per mancanza di sicuro mezzo, oggi te la spedisco aggiungendovi queste linee in risposta alla tua del 3 corr. mese.

Non ho ricevuto la tua lettera che mi dava ragguaglio circa alle denuncie e rapporti che settimanalmente vanno alla polizia di Palermo, quindi non ho potuto scrivere nulla sul proposito ai nostri di Palermo. Lunedì prossimo scriverò tutto quanto, mi hai comunicato, spiacemi che non posso dirgli il nome dell’impiegato, ma scriverò che tosto che tu me lo farai conoscere glielo comunicherò. Ieri ebbi una lunga conferenza con Fuxa. La Farina dietro la prima ed unica lettera che s’ebbe da Palermo di risposta a quella per mezzo del suaccennato Vincenzino, non ha spedito più suoi fogli al suddetto per mandarsi in Palermo: ciò significami che quei di Palermo risposero in modo da non prolungarsi la corrispondenza; io per mezzo di Fuxa. tuttavia spero venire in chiaro meglio dell’affare. — Se si avessero denari qui potremmo avere fucili molto più a buon patto di costi, non che munizioni e tubetti, ma fin oggi per quanto si è fatto non si è riuscito ad aver un 15 mila franchi che bisognano per ultimare l'affaie, se da Palermo si scriverà il pross. lunedi che sono pronti ad agire: a questo proposito mi corre l’obbligo di dirti che Ribotti in discorso mi dichiarò che lui puole avere io mila franchi per portare a fine una spedizione sopra Sicilia tutte le volte che vi facesse lui parte. Io gli dissi che prendevo atto di quella sua dichiarazione, ma finora non gli ho parlato di cosa alcuna, perché non so se conviene, attesa l’amicizia che Ribotti si ha con La Farina. Dimmi tu se credi che facessi dell’aperture per aver questi io mila franchi; già se non sorte d'Alessandria, non glie ne parlerei. — Spediremo oggi in Messina e Catania i primi quattro numeri del giornaletto, per difficoltà sorte; il giornaletto sortirà ogni quindici giorni e ciò per mancanza di fondi e per aver dovuto cambiare stamperia. Addio, termino perché tardi; ho mandato la tua a Pippo. Addio.

Aff.mo

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li 16 settembre 56

Carissimo Nicola,

Vengo con la presente ad accusarti recapito della tua del 9 settembre che mi mette alla conoscenza dell’istanza di Spavento per aver mezzi da te onde portarsi con altri due suoi compagni nel punto stato indicato da quei di Palermo per disbarcarvi il materiale. Dall’averti Spavento indovinato il punto che quei di Palermo m’indicarono per luogo sicuro dove potevasi spedire il materiale, tu hai ritenuto che non è improbabile che lo Spavento e gli altri due fossero in relazione con le persone che sono meco in corrispondenza; ciò potrebbe darsi, ma prima di venire al concreto è mestieri a mio intendimento che noi fossimo sicurissimi che Spavento e suoi compagni sono chiamati dai nostri corrispondenti, cosa che io tuttavia stento a credere. Stando così le cose io giusto ieri appena mi ebbi la tua sopraccennata lettera scrissi con mezzo sicurissimo ai nostri 4 Palermo domandando se da loro (s)era scritto a Spavento e Vis. residenti in Tunisi di mettersi in viaggio per il punto che mi avevano indicato per spedire il materiale; li pregai a dirmi se potevano dare mezzi alli suddetti per portarsi al più presto possibile al luogo dove loro dicono d’essere aspettati e questa risposta da Palermo mi perverrà fra 15 o 20 giorni. Intanto trovo che tu dovresti farti spedire le lettere, che Spavento e Vis. dicono d’aver ricevuto ed una volta che te l’avrai, mandamele per io confrontarne il carattere, perché quelli di Palermo mi scrivono di proprio pugno. M’occorre a questo stadio farti rimarcare che gli amici di Palermo m’indicarono due punti e non uno. Dei due più sicuro mi dissero essere quello che resta più prossimo alla Capitale dell'isola, paese che commincia coll’iniziale C. più sicuro tanto per lo disbarco di materiale che di persone. Allo Spavento avrebbero dunque dovuto scriver lo stesso; è mestieri quindi che tu venissi in chiaro di questo e se propriamente si è scritto quanto di sopra ti ho vergato, allora s'avrebbe una quasi certezza che le persone che hanno invitato Spavento e Vis. siano se non l'identiche, almeno in piena relazione con quelle che hanno scritto a me ed a Vincenzino Fuxa, ed a Corrao, che ritrovasi in questa, e che è stato a me ingiunto di spedire, quando sarà l'ora. Poiché per caso accidentale potrebbe verificarsi la coincidenza d’un punto dei nostri, con un punto altrui; ma il coincidere entrambi i punti, sarebbe cosa difficilissima. Posto tutto ciò opino che tu non devi secondare Spavento se non quando da Palermo giungeranno li schiarimenti richiesti o pure quando avremo constatato che le lettere che si ha ricevuto Spavento confrontano nel carattere, e nell'indicazione dei due punti a me comunicati. Mi premuri di scrivere a Spavento; in verità non vorrei, ma pure per contentarti gli scriverò col primo mezzo mi si presenterà, e gli dirò che fa d’uopo prima di mettersi loro in via d’operazione d’attendere delle norme dai nostri di Sicilia, che per tuo mezzo s’avrebbero saputo ciò che converrà d’eseguire.

Da Messina si è scritto a Cianciolo che Pellegrino si è portato colà, e che tuttavia vi si trova occultato, ma che vi è stato ricevuto malissimamente e che stanno cercando di farlo ripartire; certamente supponghiamo noi che vi si sia stato spedito dal partito Calvi. Si scrive pure che la soscrizione per li io mila fucili va benissimo tanto in Messina, che in Catania, Siracusa, ma che li costituzionali dal Piemonte hanno cercato di frastornare la faccenda dicendo che questa soscrizione è stata inaugurata per minare quella dei 100 cannoni; consigliavano di non darvi retta sendo un’operazione mazziniana: vedi come sono infami. Scrivono pure che la persona la quale portossi in Palermo a rappresentare li patriotti di Messina tomossene poco contento; perché in Palermo s’era presa risoluzione non d’iniziare ma di seguire subito un movimento che sarebbe scoppiato in Napoli. Questo non concorda però a quello che si è scritto a voi ed a me, non che a quelli di Tunisi; fra 15 giorni tutto sarà chiarito, per la ragione che m’aspetto risposta definitiva e perentoria dei nostri.

T'acchiudo lettera che m'ebbi da Masaracchio; io gli ho fatto risposta, te la mando aperta per leggerla, e se lo credi fagliela recapitare.

Ho fatto giungere a Pippo le tue due ultime lettere. Il giornaletto la Libera Parolazoppica per mancanza di fondi e per paura del tipografo; viverà ancora, ma fa duopo che ci venghino aiuti anche di costà di moneta, sendo molto sfiancati noi di borsa. Per li undici mila franchi di che ti feci cenno non intendevo parlarti di quelli che spedisti tu, e si spedirono da M. e P. a N. Calvino, mi parlò di quegli undicimila, ed io non ho compreso altrimenti. Gl’undici mila franchi di che ti feci cenno credere che s’erano in tuo potere, derivò dal dettomi da Ribotti che al suo passaggio di qui mi disse che tu avevi ricevuto da io a 11 mila franchi; forse vi sarà stato equivoco fra li primi che spedisti con M. P.; certo si è che bisognano denari per spingere in porto la barca e cavarcela alla meglio.

Addio, mio carissimo amico, La Farina in verità agisce infamemente. Addio, vogliami bene e credimi

tuo aff. mo ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Londra, settembre 1856 (15).

Caro Amico,

Brevemente ti scrivo, perché ho poco tempo, sendomi spicciato tardi con Pippo. Tanto io che gli amici restiamo intesi delle tue osservazioni circa alle difficoltà che tu vedi per lo disbarco dei 20, e convenimmo che in caso, il numero non deve oltrepassare i seigiusto per facilitare l’entrata sul luogo, e non destar allarme nel punto dove li seiverrebbero a mancare. Gl’individui non verrebbero mai in Malta, ma di ciò martedì prossimo te ne riscriverò con maggiore positivezza. Martedì, in quanto ai materiali ti scriveremo quello che occorre, che risulterà da una riunione che avremo con due persone attualmente assenti. Si tratterebbe di un piano per eseguire il quale ci sarebbero ventimila franchi, a condizione che al capo ci sia Gi(di); siccome dall’esecuzione di questo piano e dal suo modo di esecuzione, gli attuali nostri piani verrebbero modificati, così non possiamo che in ventura parlarti concretamente delle cose nostre e precisamente della partita 700.

Contiamo scriverti martedì prossimo concretamente su tutto, perché lunedì venturo immancabilmente, ci attendiamo lettera positiva dai nostri di Palermo.

La coperta di lettera che ci inviasti e che conteneva una lista per i io mila fucili, crediamo ti sia stata rimessa da qualche tuo amico senza lettera, noi non ne riconosciamo il carattere. Per l’impiegato dell’estero, che Calvino mi ha fatto risovvenire essere un tal di Marino,scriverò, ma faresti cosa ottima se potessi farci conoscere più precisamente il nome e cognome.

Mettiti d’accordo con Guglielmoacciò al suo ritorno gli potessimo dare un grossopacco per Kilburn. Se hai ancora del numero 2 del giornaletto nostro mandacene, essendo quasi esaurito. E imminente il n. 5. La soscrizione per li io mila fucili prosiegue bene, ma clandestinamente.

Ora con tutta riservatezza, t’avverto che in settimana un nuovo movimento in Massa-Carrara sarà fatto, movimento che vogliono assolutamente fare quei di dentro; Pippo accondiscese, né ho voluto contrariarlo; si spera che in Toscana si propaghi la rivoluzione; quei di Massa-Carrara contano di portarsi nel territorio toscano. Una volta che non è stato possibile di persuader li promotori, di differire questo nuovo tentativo, speriamo che riuscisse, ma tanto io, che gli amici, non ci speriamo un felice esito; se riuscirà, Pippo intende d’assisterlo a tutto potere.

T’acchiudo sua lettera; vogliami bene e credimi

tuo affezionatissimo amico

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li 30 settembre '56.

Caro Nicola,

Ti acchiudo copie di due lettere che mi ho avuto dai nostri di Palermo; dalla prima vedrai che Mondino e compagni l’anno scorso non erano chiamati, e quella lettera che presentarono e che io conservo fu (oggi ho ragione di ritenere) composta da loro per cercar d’aver mezzi in danaro nelle mani; basta, verrà tempo che la luce si farà su questo negozio passato. Dal capitolo 2°. della letterina del 24 settembre vedrai che Spavento e suoi non sono punto in relazione con i nostri di Palermo, non credo quindi che noi sprecassimo nuovi danari e materiali per secondare Spavento e suoi, quali per altro non ritengo affatto che vorrebbero fare la rivoluzione per far acquistare la libertà all’Italia, ma per tutt’altre mire, e ti rimando alla mia lettera che ti spedii l’anno scorso, che ti dava minute notizie e precise informazioni dei tre individui che doveano fare la spedizione ed oggi per nuove notizie raccolte, dopo quel non riuscito viaggio, ho dovuto persuadermi che li due individui residenti in Tunisi, non per spirito patriottico e di libertà si partirono da Genova; forse sarebbonsi gettati in Sicilia, e credo che vi si getterebbero, ma per l’intento di suscitar la rivoluzione e poi nel trambusto far fatti loro; quindi non sendo vero che son chiamati dai nostri dell’interno non credo che noi dovessimo dar mezzi per far iniziare da questi la rivoluzione; forse l’audacia loro potrebbe accelerarla, ma quest’impulso dato da cotestoro non credo che ispirerebbe molto fiducia, quindi bisogna trovar modo come toglierteli di dosso. Gli ho scritto nel foglio che ti compiego, che da Palermo nel momento mi scrivono che non devesi far spedizione di sorta, ma che ciò deve farsi quando loro lo scriveranno; che se poi loro si hanno altre relazioni facessero ciò che credono, ma da canto mio non voglio assumermi nessuna responsabilità. Il movimento che doveva scoppiare in Massa Carrara non avrà più luogo, per parte dell’interno: meglio cosi. Nulla di concreto possiamo scriverti oggi sul da farsi dei 700. Lunedi prossimo c’ avremo credo la lettera che li nostri promettevano mandarci fra 15 giorni ed allora se scriveranno di volere agire, ed essere tutto pronto, allora io credo che tutti li 700 dovrebbonsi spedire e non 450. Ai napoletani dovrebbe bastare in tal caso che la Sicilia prende una seconda volta dessa l’iniziativa.

Non posso dilungarmi, perché per affari d’urgenza devo portarmi a Londra, solo per oggi ti fo noto che abbiamo ricevuto la tua del 25 e non si ha il tempo né da me né da Calvino di rispondere; lo faremo col prossimo ordinario.

Nel pacco abbiamo trovato gli stampati; la lettera per Londra, fu consegnata. Nell’Hellespontnon vi si trova più Guglielmo che è nel Bosphore si ritira dal servizio dei vapori. A Napoli e Messina e Catania con questo vapore si è provveduto abbondantemente dell’ultimo numero di cui ti mandiamo alquante copie. Calvino ricevé la tua lettera di poche righe per posta; circa al nome dell’impiegato, lunedì ne scriverò in Palermo. Non ho tempo di spedirti la lettera per Spavento, quindi tu puoi fargli conoscere che da Palermo ci si è scritto che senza loro avviso non si deve far spedizion di. sorta per ora. T’abbraccio in un a Calvino e sono

tuo aff. mo amico

ROSALINO


R. PILO AN. FABRIZJ

Genova 7 ottobre '56.

Caro Nicola,

Due righe per accusarti la recezione della tua del 2 corrente. Calv. ti risponderà su tutto quanto tu scrivesti nel foglio di data 25 sett.bre io rispondo a ciò che mi riguarda in quest’ultima pervenutaci oggi. Spiacenti la perdita che si è fatta del Baresi e comprendo che la morte di questi ha fatto danno alla causa. I miei cugini per la perdita di questo loro amico saranno dolenti; ti prego di fargli sapere che anch'io divido il loro dispiacere e mi farai grazie di domandare a Ciccio se ricevé una mia lettera tempo fa che gli spedii, ossia che doveva da Vincenzo Natoli essergli consegnata. A proposito della perdita dell’uomo atto all’invio dei materiali che trovansi costà, posso dirti che noi abbiamo tutte le buone speranze d’avere una Golettaa vela a nostra disponibilità con un capitano del nostro partito e chiurma di marinai ottimi e fidi, non spendendo che 600 franchi. Questo legno te lo spediremo venuta la risposta definitiva di Palermo che ci perverrà il 20 corr. onde tu lo caricassi col materiale ed il sopraccarico; però con altra mia sarai meglio informato della combinazione finale. Intanto devo con tutta riservatezza avvertirti che in Messina sono state spedite n. 5 casse uguali ai 700 con un mezzo mercantile e già se ne ha la ricevuta, ora si è scritto in Palermo, se contenterebbonsi d’avere spedito li 450 da te nello stesso modo per come andarono le 5 casse Se li nostri di Palermo diranno di far uso dello stesso mezzo, allora te ne daremo notizia per tu portare a compimento la faccenda, istruito ben inteso del modo d’oprare. In quanto a Pellegrino te ne ha scritto oggi stesso Calvino. Noi qui ci stiamo cooperando per trovare modo come fare acquisto di 100 mila C... da servire per li 450 non che per 200 mila Fulm. per li stessi 450 e per il noleggio della Goletta ed occorente ai 5. 6. che dovranno andare in modo da nulla compromettere. Però finora con tutta la buona volontà non s’è potuto ammannire il danaro necessario ad onta che 5. 6. individui firmerebbero delle cambiali nel nome proprio, ma speriamo di riuscire.

Sono teco d’accordo che dovrebbesi fruire di questo mese e dell’entrante per tutto finalizzare, ma dipende dall’interno. Io giusto ieri ho scritto sul proposito richiedendo risposta definitiva, o inclusiva o negativa, cosi spero presto si finalizzerà ogni cosa.

Da me ignora vasi che tu avevi spedito lista a Cipriani in Costantinopoli; ad Orsini la spedii perché sapevo ch’è attivo e con molti italiani residenti colà sapevo pure che con Pellegrino non è punto d’accordo ed anzi andò a vuoto l’affare colà per dissenso fra loro.

Ci raccomandi di non far conoscere le nostre faccende ai Moderati, ma noi non siamo in relazione di sorta con i suddetti e quindi non per il nostro canale questi possono venire alla conoscenza dei nostri lavori, ma per altre vie ciò può succedere.

Sento del prossimo arrivo di Paternostro ed io che lo conosco moltoti dico che desso è uomo ambizioso, pernicioso in certi momenti e lo credo uomo da voler stare con noi e La Farina, ma più con questi se si persuaderà che La Farina ha potere nel partito Sabaudo, ossia che il partito Sabaudo ha probabilità di riuscire nel suo progetto; però con La Farina ci è pure un po' di ruggine personale. Poi il Paternostro in questa sarà dai Torrearsa, Amari, Ondes inasprito, contro La Farina con il quale li sunnominati sono in piena rotta per l’ultimo opuscoletto «Murat e l’Unità d’Italia», lavoro farinacio. Io avvicinerò Paternostro e lo sonderò; ci conosciamo molto e nel 48 fummo sin dai primi giorni insieme e fummo anche negli ultimi momenti insieme, e Paternostro fu fatale in quei momenti. Basta, userò del tatto che bisogna per venire a capo del suo operato. Da Palermo ci si richiesero caratteri per stampare clandestinamente; scrivono a Vincenzino che oggi mi porterà la lettera perché gli parlano di me e dei materiali, gli scrivono che dessi per venire ai fatti sono prontissimi. Lo vedremo fra poco, ossia con la risposta che mi attendo il 20 corrente. Ho mandato a Londra la tua con Carlo or ora. Addio, Ti lascio per oggi dandoti un abbraccio. Addio.

Tuo aff. Mo

ROSALINO

R. PILO A N. FABRIZJ

Genova, li 21 ottobre '56.

Caro Amico,

Eccomi a riscontrare la tua del 9 corrente; se più tardi m’avrò tuoi caratteri col vapore d’oggi, allora per p. s. te ne accuserò la recezione. Amico mio, ieri s’aspettava da Palermo una definitiva risposta, la quale doveva farci conoscere se finalmente s’intende da loro prendere 1 iniziativa della rivoluzione italiana e nel caso affermativo dovevano farci conoscere dove ed il come far giungere noi con legno a vela li 45o e le munizioni corrispondenti che stiamo facendo di tutto per potere ammannire mercé una contribuzione che dodici di noi faremo; tutto sta, se troveremo domani persona che sborsi il danaro con cambiale che noi ci obbligheremo di soddisfare a 6 mesi. Dato il denaro, noi speriamo di riuscire; il legno è pronto alla partenza, non si aspetta che l’avviso dei nostri di Palermo per spedirlo costà onde lo caricassi della mercanzia ed a questo proposito è necessario che tu mettessi in ordine e ben incassati i 450 e combinare il modo di spedizione in regola ed in modo da eludere ogni sospetto. L’avviso di Palermo ieri non giunse a causa che l’unico vapore che ci serve per portare le corrispondenze d’importanza non potè venire perché bisognò entrare in bacino per accomodarsi; però fra 15 giorni sarà in questa; il legno a vela costerà fr. 600 e ciò perché i proprietari non prendono nulla, solamente lo spesato, il capitano è di loro fiducia piena, è conoscitore del mestiere di contrabbando; ciò sia di tua norma. La spedizione dei materiali si farà nel modo come tu hai suggerito, la gita dei 4050 più, non si è ancora finalizzato come si eseguirà, dipendendo dalle circostanze e dai mezzi che s’avranno, e dall’istruzione e notizie del modo come gli amici dell’interno pensano d’operare.

Intanto è curioso che alcuni di Messina, scrivono essere stati già avvertiti da Palermo di prepararsi per venire ai fatti e scrivono che hanno ricevuto istruzioni e che presto gli avrebbero mandato un programma stampato e ciò è stato scritto a D. L. (to)e da questi per incarico di quei di Messina comunicato a Cianciolo, mentre poi gli altri di Messina hanno pure contemporaneamente scritto al Cianciolo che persona loro, reduce da Palermo, riferiva che in Palermo s’era presa la determinazione di seguire una rivoluzione di Napoli. Questi fatti mi dimostrano che più centri vi sono nell’interno dell’isola, i quali agiscono con varie aspirazioni, e così mi spiego il tentennamento di venire all’azione. Vieppiù poi mi son confermato in questo pensamento dietro il colloquio che ieri sera m’ebbi con Paolo Paternostro, che trovai, per come in passata teldescrissi, uomo senza ferma fede politica, ma più propenso anziché no, all’indipendentismo della Sicilia.

Paternostro appena giunto ieri mattina dalla Toscana ricercò degli Amari fratelli e s’abboccò per il primo col prete Fiorenza, uomo egoista e di quelli che non si sanno cosa si vogliono, ma che sieguono chi ha il potere e chi può dar impieghi, ecc. Paternostro domandato da Marano di che pensiero si fosse al presente in politica, domanda che il Marano gli fece dietro che l’ugual domanda il Paternostro prima gli aveva diretta (ed alla quale Marano rispose essere sempre repubblicano, ma non riteneva nel momento possibile una rivoluzione repubblicana e perciò crede di non dover far nulla, ma che poi qualunque siasi moto che tende a far riacquistare maggior libertà di quella che non si goda in Sicilia al presente l’appoggerà nel fatto) — il Paternostro rispose dunque al Marano che lui è siciliano, amante della libertà, non è punto piemontese, che vuole, desidera l’unità d’Italia, ma se questa non si può conseguire, vuole la Sicilia libera, indipendente da Napoli, che se gli si fa la proposizione di metter Sicilia sotto il Piemonte, allora crede che sia meglio che resti sotto Napoli. Rimasto solo col Paternostro verso sera, questi mi disse che trovava tutta l’emigrazione divisa, e che lui era per inclinazione unitario, ma che non gli sembrava possibile conseguirsi quest’unità, che era stato mandato dai suoi amici di Alessandria per sondare le varie opinioni e vedere cosa si pensava di fare; — mi disse che quelli di Toscana erano sempre per l’indipendenza siciliana, che intanto quelli dell’interno che s’erano in carteggio con lui, domandavano cosa dovean fare e che lui ha risposto, e risponderà che facessero la rivoluzione, per acquistare la libertà, che scacciassero i Napolitani, che formassero un Comitato ed un presidente di Governo e che si governassero provvisoriamente con unComitato, stando a vedere l'esito generale in Italia. Discussimo lungamente, io feci di tutto per convincerlo che seguendo il suo programma senza accennare all’idea unitaria, si tornerebbe alle lotte del '48, che trovavo giusto lasciare alla Nazione la scelta della forma, ma che bisognava per non ripetersi le scene del '48 sventolare il vessillo unitario avanti tutto, onde non far sacrifizi di sangue e di mezzi inutilmente. Rimase convinto, ma non persuaso che si possa superare dal nostro partito la lotta; e per giaculatoria, di tanto in tanto mi ripeteva che non sendovi la certezza di ottenere l’unità, è meglio sostenere l’indipendenza della Sicilia. Questa mattina è partito per Torino per vedere gli emigranti residenti colà, indi tornerà in Toscana dove dissemi che aspetta persona di Sicilia; io lo rivedrò al suo ritorno da Torino. Gli domandai se ricevette mia lettera con una lista per la sottoscrizione dei 10,000 fucili — mi disse di no. — Io la lettera la mandai a te, la spedisti forse dopo che lui passò da Malta? Te ne domando, perché devo dar conto della lista alla Commissione. A questo proposito consegnasti la lettera a Masaracchio? Non mi rispose. Addio, ho ricevuto in questo punto la tua lettera del 15 alla quale porgerò riscontro in ventura. Addio.

Tuo affino amico

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova, li 24 novembre [1856].

Carissimo Amico,

Per primo voglio toglierti di sollecitudine annunziandoti che il plico che ci mandasti per posta, sotto il nome di Alberico Castrucci ci pervenne in perfetta regola, solamente con qualche giorno di ritardo Perché Calvino, nel partire, tutti l'indirizzi m’aveva lasciati meno quello di Alberico, a causa che tu mai te n'eri servito; però per la posta, quando sono plichi pesanti per volume non ne mandare, perché fanno pagare una tassa postale molto forte e di questi tempi noi tutti siamo proprio al verde. La lettera per Ribotti tuttavia è in nostro potere, io e Carlo opiniamo di non darci corso se prima tu non ti sapessi che Ribotti e La Farina non hanno segreti; più, è giusto pure che tu sapessi che La Farina persiste nel propugnare la Causa Sabauda ed interpellato da Messina qual grido, prendendo l'iniziativa d'una rivoluzione con Catania, devono metter fuori, suggerì in bei termini, quello di viva Vanità italiana con Vittorio Emanuele,Alla domanda che quei di Messina gli fecero d'ufficiali per governar sin dal primo momento la rivoluzione, scrisse che prima del movimento non era possibile far giungere colà ufficiali, però poteva accertarli che scoppiata la rivoluzione, Ribotti e Garibaldi sarebbero corsi in Messina. Noi abbiamo creduto di tener la lettera in nostro potere sin quando tu conoscerai quanto di sopra ti si è manifestato, al Ribotti si farà consegnare se tu ci riscriverai di darci corso. La mancanza che sperimentasti di nostre lettere fu causata per contrarietà soppravvenute alla partenza dei vapori, ma a quest'ora t’avrai avute tutte le nostre lettere, ed avrai veduto che bisogna provvedere quasi contemporaneamente Palermo e Kilb. [orn].

La 6 [goletta] deve portarsi con l'occorrente al più presto anche in Palermo; già prima di ricever la tua ad Alberico, s'era dato avviso a chi di ragione che la 6 si sarebbe verso la metà di dicembre recata costà, per ultimare la sua provigione, ed indi ultimare ogni cosa; non si può quindi cambiare itinerario senza nuocere tanto a Palermo che a Kil.; per altro il sopracaricoa voce s'intenderà meglio teco, che 6 lasci 186 [Genova] prima della metà di 96 [dicembre] non è facile, perché in tutto ci vuole il tempo materiale. Kil. perché per più e più ordinarli sicurissimi diretti dal suo luogo al 186 [Genova] non ha scritto a Charles? Se l'avesse fatto forse si avrebbe potuto prendere misure diverse con quei di 209 [Palermo]; ora bisogna stare al disposto, se non si vuole ogni cosa rovinare; per altro pare che si potrà conciliar tuttoe a seconda li desideri e di Kil. e di quei di 209. Charles ti scriverà sul rimanente in riguardo a Kil.; dai nostri di 209 avremo notizie precise il 2 del 96 e non si potrà più alterare l’accordo, onde la 6 fosse ben ricevuta. I giornali hanno annunziato una baruffa nel 170 [Cilento] tra cittadini e gendarmi, e truppa di linea accorsa per soffocar la baruffa; è un principio di vita — meno male.

Ci scrivi che da 89 [Catania] ti si è comunicato che nel 209 si pensa e si lavora per fare un in [insurrezione] indipendentista; or noi possiamo assicurarti che quelli che formano presentemente il 172 [Centro] d'azione ci scrivono in senso tutt’affatto diverso, essi sono per 222 [repubblica] e ciò l’afferma la risposta che fecero non è ancora un mese a due lettere che 202 [Mazzini] per nostro mezzo gli fece tenere; risposta, che s’avrò tempo ti compiegherò in copia. In punto che sono le 12 p. m. ricevo il tuo plico diretto a M. Grandeville Rossi e C., non so come hai potuto sospettare che non si volevano spedire li 250 a Kil questo pensiero non l’abbiamo avuto mai, anzi per provare a quei di 209 che in casa Kil: si è pure pronti, gli si scrisse che contemporaneamente s’avrebbe con la 6 [goletta] portata la mercanzia e s’intende fornita proporzionalmente di quello che da no’ s’è preparato, e si sta ultimando e ciò facendo sarà di incoraggiamento ed ai nostri di 209 ed a Kil.

Mi richiedi con istanza una lettera per Poi: onde passarla a Mond:. Se questa mane sarò in condizione di scriverla te l’avrai. Io sono solo per la parte Sicula, e non ho tempo sufficiente per far tutto. Dirai a Giuliano che avevo pensato a Corr: e che questo tale trovasi in Genova, mi fu richiesto dai nostri di 209, quindi mi farà compagnia, se venuto il momento non si rifiuterà, ma io credo che verrà. Vincenzino lavora per lo disbrigo del necessario ai 700, dei quali 250 devono consegnarsi a Kil; Vincenzino ha promesso che questa volta sarà della partita, e non farà più sciocchezze.

A Charles ho consegnato la tua lettera ed egli ti risponderà completamente, io sono con lui in pieno accordo. Continua a scrivere all'indirizzo di Grandeville Rossi e C. dapoiché è il migliore degli indirizzi; conosciuto il Rossi da me personalmente, ed in mia probabile assenza, Charles prenderà le lettere da lui e vi dara completo corso; non mancare mai di mettervi — Place sotto banchi via De. Marini N. 6 — T’accludo una cambiale che Luigi tuo fratello per mezzo di Calvino in una lettera di questi fecemi tenere questa mattina.

Martedì venturo risponderò alla tua d’oggi con più positivezza, dapoiché avrò ricevuto il lunedì precedente lettere degli amici 209.

Per oggi ti lascio rimettendomi pel resto che riguarda il tuo plico d’oggi a quanto Charles ti scriverà. Addio, salutami Giuliano, Giorgio (e)digli che oggi stesso Bracale s’avrà la sua lettera. Addio.

Aff.mo amico

ROSALINO

PS. In punto Posi mi consegna una lettera per te un po’ lacerata, ma lui se l’ebbe in tal guisa, però la busta non è dissuggellata.

R. PILO AN. FABRIZJ

[Amsterdam, 13 dicembre 1856] (16).

Caro Nicola,

Di fretta due righe. Nulla di positivo in quanto al movimento delle campagne di Palermo; Catania in fermento e sono stati arrestati tre dei capi dei giovani che tenevano vivo lo spirito pubblico. Domani riceverete lettere dei nostri di Messina dettagliate; io non ho tempo e prosieguo la rotta per Genova giusta li consigli degli amici. Ho visto Pancaldi e con lui ho parlato.

In punto arriva il vapore da Palermo; le notizie che portò le saprete domani. Bentivegna arrestato, ma il moto nelle campagne non si è del tutto soffocato; meglio ve ne scriveranno gli amici, risponderanno pure ai puntamenti che mi daste.

Da Genova vi scriverò quello che si determinerà di fare, intanto preparatevi. Addio.

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova 30 dicembre 1856.

Caro Nicola,

Il Vaticanonon è arrivato, rispondiamo quindi alla tua del 18 che ci fu consegnata con il nuovo mezzo e con ritardo di due giorni a causa dello scioglimento della Ditta Grandeville e Rossi per cui è necessario darti il nuovo indirizzo che si è «Vincenzo Vedovi, via Carlo Felice n. 16 piano primo; potrai aggiungere «Negoziante Commissionario».

Col passato ordinario abbiamo scritto per posta all'indirizzo C. P. ed anche un altro piccolo pacco per mezzo Molinari Antonio.

Ci dici che Kilburn darà nuove istruzioni per l'invio: tanto noi e particolarmente Charles per la posizione delicata «in faccia ai terzi avremmo bisogno degli schiarimenti; ci parli d'invio a piccole spedizioni; noi benché approviamo il modo benché di difficile esecuzione trattandosi di materie delicate, pure calcoliamo il tempo per esaurire la rimessa essere troppo lungo, un anno all’incirca. Néti deve parere esagerazione questo tempo trattandosi di doversi spedire piccolissima quantità ogni volta, e non essendo utilizzabili tutti li vapori. Ora come spiegare la sospensione di Kilborn non parrebbe piuttosto un aggiornamento a lungo termine?

Abbiamo scritto a Palermo e fra 15 giorni avremo risposta sulle novità e sul da fare.

Nel caso dovrà farsi la spedizione in uno dei punti di Sicilia ove è necessaria la persona di mare, speriamo di trovarla qui.

I tuoi progetti per l’acquisto di barca 0 vapore, ottimi sarebbero quando ci fosse denaro, ma la commissione dei contribuenti siciliani pensa di restituire le somme raccolte, quindi bisogna limitarsi agli antichi nostri miseri mezzi, dei quali costà Rosalino ne lasciò franchi 1000 in deposito a Sceberras da servire esclusivamente all’invio quando ci sarà la richiesta.

I 1000 franchi di cui sopra è parola e che erano stati depositati in nome della Commissione dei 10000 fucili a Sceberras, ora restano depositati in nome nostro ed a nostra disposizione, essendone ora noi responsabili verso tutti li contribuenti dei 5 mila franchi che s’erano raccolti dal nostro partito per le munizioni ed invio e che finora non sono sufficienti per ultimare il progetto; bisogna perciò darsi moto per procurar danaro.

In quanto ai sacrifizi di cotesti amici né Rosalino, né alcuno di qui avrebbe mai sognato accennare a te, a Tamaio, a Giuliano, ai fratelli Gioeni e ad altri simili che sappiamo esausti e martoriati, solo intendiamo di coloro che possano far sacrifici e non vogliono.

Approviamo il giudizio che hai dato sui nostri dei diversi punti dell’isola sugli ultimi fatti, stando ai dati che abbiamo finora, Bisogna però attendere per giudicarne con maturità che ci venghino ulteriori notizie con più minuti particolari; poiché abbiamo già sospetto che il moto intempestivo non abbia avuto il colore desiderato alla maggioranza.

Nulla possiamo per oggi scriverti di notizie perché il vapore che ieri doveva portarci lettere di Palermo non giunse; di Messina siamo pure privi di lettere da due ordinarli; non si mancherà appena avremo nuove di comunicartele.

Gradisci gli abbracci di Calvino, Cianciolo, Marano, Orlando, e Hcambia li nostri saluti con Giuliano, Tamajo, Napoletani e Gioeni.

Addio.

tuo aff.mo

ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

31 dicembre '56.

Carissimo Nicola,

Due parole per accusarti in fretta la tua del 24 corrente. Da Palermo nissuna lettera per mancanza d arrivo di vapori; domani se ne aspetta uno e speriamo ricevere notizie precise che non mancheremo di comunicarti. T’acchiudo lettera per Giuliano ed altra per S. Giuseppe che farai consegnare a d’Onofrio dietro che n’avrete letto il contenuto. Da Messina da tre ordinarli manchiamo di lettere, cosa che ci stranizza, dapoiché non possiamo supporre che gli amici non c’avessero scritto precisamente dopo l’accordo preso. Stiamo anche noi in apprensione e pensiero per il silenzio di Kilburn. Mignogna trovasi in Genova; desso desidera portarsi presso Kilburn, ma come combinar ciò? La presente ti sarà portata forse d’Angherà che so d’essere in questa e che parte per costà oggi. Addio.

Tuo aff. mo

ROSALINO.

P. S. Accetta mille felicitazioni per il novello anno, nel quale speriamo che li nostri voti sortiscano pieno effetto e felice.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova,20 gennaio 57.

Caro Nicola,

Abbiamo ricevute le tue degli ultimi due ordinarli, l’una in data del 3 e l’altra del dì 8 corr. Il «Vaticano» arriverà domani, siamo quindi senza tue lettere, né degli amici di Messina.

Fu impossibile costituire la Commissione da noi ideata stante il rifiuto di quelli che invitammo, eccetto il Marano, quindi dei diecimila franchi raccoltisi sotto l’impulso del momento dalla Commissione antica non abbiamo potuto ricavare un centesimo. Dunque dobbiamo calcolare per ciò sui 5 000 franchi contribuiti d’alquanti di noi con sforzo inaudito, e dei quali 1000 sono in tuo potere, e 2500 spesi per le cartuccie esistenti in questa. Però ai 5000 suddetti ora possiamo aggiungere 100 franchi spediti da tuo fratello Paolo, 200 spediti da un mio amico residente in Sardegna e 500 che Pisacane conta d’ottenere, ma a certe condizioni.

In riguardo a tutto quanto hai scritto nella lunga lettera a Carlo, confermiamo tutto quanto egli ti risponde nell’acclusa lettera fatta d’accordo con noi. Carlo ti ha scritto alquante righe sull’affare dei 300 fucili che Giorgio Palla vicino aveva messo a disposizione dell’ora sciolta Commissione di Torino, ma nell’epoca in cui esisteva il movimento Bentivegna in Sicilia. Cessato questo la commissione ottenne, prima di sciogliersi, che quei 300 fucili restassero a disposizione della Sicilia e particolarmente di La Farina e La Masa rappresentanti la Commissione, a condizione di non poter l’uno dei due fare spedizione alcuna senza il consenso e la partecipazione all’altro di modo, tempo, luogo e persone di destino cui diretti. La Farina, intimo di Pallavicino, su cui esercita molta influenza, cercava, come è naturale, di fare la spedizione egli stesso e forse più in Messina, che in Palermo, onde acquistare influenza.

Gli amici di Torino sollecitavano e particolarmente La Masa e Mordini che s’intavolassero trattative perché li fucili si spedissero da noi, ma nulla seppero proporre di serio; figurati che avevano ridotto il La Farina a spedire i fucili egli stesso quando noi gli avremmo comunicato il come, il quando e il luogo e le persone a cui dirette, e ciò immediatamente. Cosa da ridere!

In questo stato di cose fu mestieri fare un piano di battaglia, andammo a Torino con diversi progetti, pelò il migliore e il più attuabile e che perciò presentammo il primo alla Commissione per mezzo degli amici La Masa, Mordini, Interdonato, si fu di mettere a disposizione del Cosenz i fucili per spedirli direttamente da Genova a Napoli.

Gli altri progetti offrivano degli ostacoli quasi insormontabili attesoché il La Farina e perciò il Palla vicino, indettato da lui, ritengono che affidarli a noi o mandarli a Malta è lo stesso che metterli in mano al Mazzini che essi abborrono quanto l’austriaco. Ostacolo grandissimo era il crederci tutti servi ligii del Mazzini, eccettuato il solo Cosenz. Quel progetto dunque escludeva in primo luogo le persone a loro malvise: proponeva invece il Cosenz che ha le simpatie complete del Pallavicino e quindi subito dal La Farina; evitava le manifestazioni dell'invio, specificate come si richiedevano a noi.

La proposizione messa avanti all’improvviso dal La Masa e sostenuta dagli altri e calorosamente da Interdonato, non ebbe che poche osservazioni dal La Farina e Gemelli e quindi fu approvata e subita dal primo con poco gusto, solo i buoni Cosenz e Mordini che ancora, cosa da stupire, non conoscono il La Farina, profondamente credono che abbia acconsentito volentieri. È da notare che il La Farina dichiarò d’aver già spedito 50 carabine a Palermo manifestando, come convenuto, al solo La Masa il modo e la persona, quindi a disposizione del Cosenz non restano che 200 fucili e 50 carabine. Noi procureremo, se ci riuscirà, di verificare se le 50 carabine siano veramente partite, e se per Palermo. Intanto il La Farina, sentito che Cosenz domandò non meno di 15 giorni per ottener da Napoli risposta e designazione del luogo di ricevimento, da volpe vecchia dichiarò che egli anche aspettava una risposta per unica spedizione. Noi non mancheremo di sollecitare che s’ottenga dal Cosenz prestamente quella risposta onde fuggire i cavilli che potrebbe fare il La Farina. Tu pure scrivine direttamente a Kilburn. Se Kilburn non può dare per ora il nuovo locale, noi crediamo indispensabile ricorrere al secondo progetto da noi fatto proporre alla Commissione per mezzo degli amici, cioè di spedire a Giuliano i fucili per farli tenere tosto in Messina. La Farina forse persuaso che Giuliano e te siete la stessa cosa, e veramente questa fu la ragione che ci spinse a quest’altro progetto, disse aver lettera di Giuliano nella quale gli dichiara di non esserci a Malta alcuna possibilità di spedire né un fucile, né una pistola in Messina. Se dunque l’affare di Napoli non può portarsi subito a compimento bisogna che Giuliano scriva al La Farina, in modo che sembri spontaneo, di aver trovato mezzo di spedizione, cosa che combinerete d’accordo, tenendocene avvisati. Per oggi finiamo, abbracciandoti.

Tuoi aff.mi amici

ROSALINO (Pilo)

SALVATORE (Calvino).

P. S. Consegna l’acclusa ad Onofrio.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova 3 marzo '57.

Mio caro Nicola,

Ho ricevuto la tua del 19; ho consegnato a Carlo la lettera che per lui mi compiegasti. Tanto io che Calvino n’abbiamo preso conoscenza. Non ho avuto lettera di sorta d’Orsini. Amerei leggere questo scritto del suddetto contro Calvi; non credo alla lettera che tu accenni di strano omaggio a Calvi.

Tutto quanto della situazione dei nostri di Palermo fin oggi sappiamo, è stato da noi pubblicato negli ultimi due numeri della Libera Parolache col Vaticanot’inviammo.

La lettera che comparve Italia e Popoloin tre riprese di risposta a La Farina fu scritta non da Campanella, ma dal vecchio Maurizio; l’avremmo voluta ristampare in gran copia d’esemplari o inserirla nella Libera Parola,ma siamo tuttaffatto privi di danaro, di modo che la Libera Parolanon sortirà più o morirà col n. 5. Sarebbe bene che tu la ripubblicassi per far propaganda avendo il La Farina spedito gran numero di copie della sua lettera a Livorno ai Sig. Rizzali e Gallina e costà al Sig. Cammarata per mezzo del fratello residente in Torino, come ancora è stato spedito al Cammarata da un certo Sig. Ciaccio, residente a Genova, un manifesto degli indipendentisti per diramarlo in Sicilia, del quale dovresti procurartene alcune copie e mandarne qualcheduna qui.

E’ curioso che il [sic] Sig. Cammarata di Torino e di Malta si prestino a far di veicolo a cose diametralmente opposte. Non abbiamo ricevuto la lettera col vapore sardo, via di Sardegna, abbiamo però ricevuto tutte le tue lettere per ogni postale. Gli ultimi tre postali ci portaron lettere per mezzo del D(r). Giovanetti del Sig. Bologni e la terza non sappiamo da chi ma per mano del surriferito Bologni. Il Vaticanoè avvisato che forse arriverà domani. Le notizie ultime della tua famiglia non c’era nulla di nuovo.

Addio, conservami la tua benevolenza e credimi tuo

aff.mo

ROSALINO.

P. S. Sai che l’Italia e Popoloè morta per guerra col tipografo Maretti il quale faceva la censura preventiva del giornale; è morta ed ora è risorta sotto il titolo d’Italia del Popolomercé una società che si sta organizzando e che è quasi completata; mancano in totalità sole io azioni da 100 franchi caduna per stabilire una tipografia propria al giornale; fa di tutto di trovar dell’azioni; il Savi te ne prega anco per nostro mezzo; sarebbe bene che il Pancali mettesse un’azione in questa tipografia, avrebbe il giornale gratis, finché esiste; a lui che è associato converrebbe. Il Maretti proprietario dell’Italia e Popolo ha già annunziato che giovedì prossimo farà compilare il giornale sotto l’aspirazioni di Manin e compagni. Il Mediterraneoavrà il cambio: che spedisca quindi il giornale all’Italia e Popolo,tipografia Lavagnino. Addio

[ROSALINO PILO].

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova 10 marzo 1857.

Mio caro Nicola,

Due parole di fretta per acchiuderti due lettere una a te diretta statami mandata da tuo fratello Luigi, il quale mi ha avvisato che mi ha spedito un bastone, però non mi ha indicato a chi lo ha consegnato. Sono stato sul vapore proveniente da Nizza, perché questo solamente mi scrisse, cioè di portarmi sul vapore che giungeva oggi; fui difatti sul bordo, ma nulla vi trovai; mi dissero solamente che al sig. Rubatino era stato mandato un oggetto; alle 5 ore devo andar all’ufficio del surriferito per trovarlo, nel caso mi si consegnerà l’oggetto in discorso lo terrò a disposizione di Kilburn. Luigi mi scrive che tua madre va meglio, spero che ritornerà nello stato di non dar nulla a temere per la sua vita. Immagino bene qual deve essere lo stato tuo e non trovo parole bene adatte per confortarti, però, ripeto, speriamo che nessuna disgrazia ti piombi o per meglio dire speriamo che la vita della buona tua Genitrice s’abbia ancora lunga durata. In tutti i casi combina in modo da poter fare una corsa ed appagare così il giusto desiderio della suddetta.

Mi domandi in Messina con chi siamo in relazione; con gli antichi corrispondenti di Cianciolo e con Giacomo, conosciuti da Giuliano, però nel momento vi ha un po’ d’arresto d'attività.

Calvino ti saluta, non che gli amici di Pisacane e l’ultimo arrivato da costà (17).

Recasi costà Cammarata il quale è stato otto giorni in Toscana; verrà costà per conferire, egli oggi è Piemontese; so che al suo ritorno forse si stabilirà un gran giornale ministeriale dove Cordova ed altri vi prenderanno parte; questo è un segreto che mi fu communicato da persona amica del Cammarata, te lo scrivo per tu trovartene informato, intanto procura di saper qualche altra cosa intorno al suo viaggio, desso si è offerto per portarti lettere ed io ne profitto.

Addio, termino essendo tardi, accetta un fraterno abbraccio

dal tuo aff. mo amico

ROSALINO.

R. PILOA N. FABRIZJ

Genova li14 aprile 1857.

Carissimo Nicola,

Eccomi a farti due righe, non ho nulla a dirti di riscontro alla tua ultima, questa mane non è giunto il vapore, come tale siamo tuttora senza tuoi caratteri.

Ti mando un pacco della Libera Parola;si è fatto questo numero ad elemosina di pochi amici. Consegnai a Savi la tua lettera, Calvino alla Spezia, mi scrive di rapportarti i suoi saluti, è stato nominato professore di Matematiche presso una società d’incoraggiamento; per questo primo anno s’avrà il soldo di franchi cento al mese.

La mia gita in Londra per ora non si effettuirà, non mancherò di tenertene avvisato se si verificherà.

Nella Libera Parolatroverai una corrispondenza di Palermo; si detegge che lo Spinuzza negli ultimi tempi era cambiato d’opinione, cioè s’era costituzionale, nel primo processo che subì con gli altri passò per repubblicano mazziniano; Civello qui residente m’assicura che lo Spinuzza ogni volta che giungeva la Libera Parolas’entusiastava e declamava le poesie di Vittore Ugo le più scaldate, mi dice pure che il dottore Salvatore Guarneri fu l’iniziatore del moto di Cefalù, Grattieri, e che sendo repubblicano ultra, il Guarneri fu lui che diè il colore repubblicano al movimento e non mai lo Spinuzza, il quale scarcerato dai rivoluzionarii s’unì a loro, e seguì la rivolta che si mantenne sotto il colore, così detto neutro; il motto d’ordine s’era s viva l’Italia e la libertà, sendo li capi convenuti di non dar colore definitivo alla rivoluzione se non quando l’altre parti d’Italia si sarebbero pronunziate.

Autografo di Carlo Pisacane relativo ai preparativi della Spedizione di Sapri

Autografo di Carlo Pisacane relativo ai preparativi della Spedizione di Sapri.

La corrispondenza non abbiamo creduto d’alterarla, onde dimostrare a quelli dell’interno che da noi si da pubblicità ai loro carteggi, per come ce li mandano. Consegnai ad Arduino la tua lettera, al De S. Martino fu pure consegnata la lettera che per lui mi mandasti.

Addio, mio caro Nicola, vogliami bene, salutami gli amici Onofrio Giuliano, Giorgio, Napoletano, ed i miei cugini e gradisci una fraterna stretta di mano

dal tuo affino

ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li21 aprile 57

Mio carissimo Nicola.

Sono possessore della tua del 9 in riguardo ai ritratti di Milano; (18) la richiesta ti si era fatta e se ne spedivi un 100 sarebbero stati smaltiti. Ora in questa si fece l’incisione, Carlo sul proposito ti ha scritto. A Pancali non è stato spedito da noi il ritratto di che mi hai fatto cenno. Mi scrivi d’un quarto volume di Calvi. Questo nuovo libello non è a nostra conoscenza, quindi non possiamo fame far parola per come si merita né nell’Italia del Popolo,né in altro giornale. Nulla di nuovoper oggi. In questo punto che sono le 12 e 3 quarti ricevo 80 copie del ritratto. Si farà di tutto per venderli e spedirti il denaro. Civelli è stato fortemente rimproverato dal Capitano del Vapore, perché s’accorse che gli furono consegnate le tue lettere ed il pacco stampe, fu minacciato di disbarco, ed avvertito che la polizia lo sorveglia. Civelli ti prega a non mandare più gente sul bordo, verrà lui da te. Addio. Darò corso alle lettere che m’acchiudesti. Salutami Antinori e salutalo da parte di Civello. Addio

Tuo aff.mo ROSALINO

Nella mia lettera in luogo di Pienori leggi Pienovi.

Carlo (19).

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li28 aprile 57

Eccomi a porgere risposta alla tua lettera del 23 corr. A momenti consegnerò a Carlo il foglio che mi hai compiegato. Ho parlato a Savi il quale provvisoriamente spedirà una ricevuta al Barone Pancali per l’azione che ha presa, a firma del cassiere Sig. Antonio Mosto; in prosieguo poi il Pancali s’avrà la cartella secondo tutte le regole come azionista; non gli si può spedire oggi, perché se ne farà la dispensa agli azionisti dietro l’incasso totale delle somme che per facilitazione si è fatto fare il deposito di 100 franchi in due quote e quindi momentaneamente si rilasciano semplici ricevute. In quanto all’invio che dal Moretti si prosiegue a fare al Pancali dell’Italia e Popoloè cosa strana, perché Savi gli fece sapere che Pancali non intende punto proseguire nell'associazione; il Moretti non ha voluto restituire il danaro ritenendo che dal canto suo s’adempie presso gli associati il suo obbligo; ora è d’uopo che Pancali rimandi indietro tutti quelli numeri che gli si sono spediti e continuano a spedirglisi scrivendo sulla striscia, si rifiutano per non volere essere associato all’Italia e Popolo.

Gli 80 ritratti che hai mandati saranno tutti venduti e martedì col Vaticanoti si farà la rimessa del denaro.

Si scriverà ai nostri di Messina come devono regolarsi per potersi mettere in relazione con quelli di Palermo; io credo indispensabile che uno di Messina vada in Palermo, per lettera non si potranno punto legare. Nel caso quelli di Messina si decideranno a portarsi in Palermo, allora gli farò sapere li nomi di due individui con li qualipotranno parlare e combinarsi, ma se vogliono attaccar relazioni senza ch’uno vada in Palermo, non è nel momento possibile. L’affare che mi comunichi di Spavento, è tal cosa che mi fa sommo dispiacere, ma lui fu balordo perché coi suoi compagni camorristi per più mesi parlo e riparlò de' suoi piani; se spie esistono sono tra i camorristi; io credo che qualche spia il Console di Napoli ce l’abbia, per altre circostanze comunicatemi da persona che vede il Console, al giungere in questo porto, ho cercato di venire allo scoprimento di qualcheduna di queste spie, ma finora non s’è potuto riuscire; però nonostante resistenza di qualche spia il Console non sa mai nulla di positivo. I piani dello Spavento erano di quasi ragion pubblica, perché tanto lui che i suoi amici camorristi per le bettole e piazze ne parlavano sempre.

Per le pistole che m’hai fatto cenno Sproverio (20) desidera sapere se siano del sistema Celt oppure Adams.

Addio, ti lascio perché tardi, duolmi che sei stato ammalato, spero che la presente ti troverà del tutto sano.

Addio, salutami gli amici Giuliano, Giorgio, Napolitano e i miei Cugini.

Addio amami e credimi tuo

ROSALINO

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li5 maggio1857

Mio caro Nicola,

Due sole righe perché da due giorni tormentato da dolor di testa nervoso, che mi ha molto molestato. Oggi però sto meglio e sono sortito, ma non mi fido scriver lungamente. Le 80 copie del ritratto di Milano si smaltiranno totalmente; se maggior quantità n’avresti mandata non si sarebbero smaltite perché tutte le sacche sono smunte. Forse da principio e nel primo momento dell'entusiasmo se ne poteva far forte smercio, ma ora l’affare è raffreddato; il danaro te lo manderemo tutto martedì prossimo.

Duolmi della tua posizione, anch’io trovomi molto dissestato ed ho avuto angustie positive, ma ci vuol pazienza. Sproverio non ti scrive oggi, né scrive a Giovanni Titta, avendo gli occhi ammalati,ma ti prega di dire al Titta che se vuole mandar lettera per la sua madre fra 15 giorni sarà consegnata a proprie mani. La lettera per Ribotti l’ho spedita per la posta, non che quella per Torino; quella per Parigi la manderò, ma bisogna l’indirizzo del domicilio, perché senza questo non potrà darsi alle proprie mani, quindi per mandarla aspetto tuo riscontro sul proposito. Tutti gli altri fogli che mi acchiudesti li ho consegnati. Oggi si è scritto in Messina da Cianciolo per l’affare dell’indirizzo che richiedono.

È giunto questa mane il Console Sardo di Messina Sig. Leila, parte per Torino. La Farina agogna ed ha domandato la Cattedra che s’aveva nell’università di Torino il fu Paravia, però vi sono molti attendenti, quindi dubito che vi riescisse, non ostante la propaganda Piemontesista che ha fatto e continua a fare; che miserabile fine! Addio, per oggi contentati di queste poche linee, amami e credimi

Tuo aff. mo amico

ROSALINO.

P. S. Salutami gli amici tutti. Civello ti saluta. Ha scritto ad Antinori e gli ha compiegato tutti li numeri della Libera Parolaper convertirlo.

X AC. PISACANE.

(1857)

Mio caro,

Dovendo alla tua lettera dare un riscontro di natura un po’ gelosa, mi sono avvalso del mezzo, mercé cui ti ricapiterà la presente; e sempre che trattasi di cose gelose, fa' di affidarle all’amico che ti consegnerà questa mia. Per tutto il resto poi, come sarebbe spedizione di giornali, di stampe e di notizie siegui ad avvalerti del marinaro.

Eccoti intanto brevemente esposta la nostra condizione. In Ventotene la guarnigione è composta così: 40 soldati della riserva, ciechi la maggior parte e storpi ed inetti a qual si fosse rincontro, 5 veterani che fanno la polizia, o lo spionaggio del comandante, 15 artiglieri comandati da un sergente. Un capitano comandante la piazza che è un vero Sancio Pancia; un aiutante, un 1(0)tenente che comanda la riserva, ed una guardia d’artiglieria.

Vi sono poi 7 in 8 pezzi d’artiglieria, rosi da ruggine e sopra affusti inservibili.

In S. Stefano comanda un certo Del Giudice, uomo bestiale, guercio, e che minaccia un finimondo al primo indizio d’allarme. Comanda un distaccamento di marina di 24 uomini, ed ha pure un distaccamento della riserva di altri 24.

La scorridore di marina intanto è qui sempre di guardia nel piccolo porto, e parecchi legni napoletani incrociano da una ventina di giorni a questa parte sempre intorno delle due isole.

Se vuoi sapere altro, scrivimelo; e laddove lo credi dammi maggiori ragguagli su quanto s’andrà a fare.

Ti abbraccio

(manca la firma)

In calce, appunti autografi di Carlo Pisacane.

Ventotena, vi sono due spiaggie, una detta della Gallinora l’altra del Camposanto,e non si può scendere altrimenti che coi palischermi; la spiaggia ove approdano i paranzelli è una gola di lupo pericolosa nelle tempeste.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li12 maggio1857.

Mio carissimo Nicola,

Rispondo alla tua del 6 corrente, consegnerò la lettera a Luigi Orlando e te ne farò tenere la risposta col venturo ordinario, se m’avessi avuto il tuo plico di buon mattino t’avrei oggi stesso fatto tenere il riscontro che desideri. Luigi (21) nel momento trovasi in Genova, ma gl’affari lo tengono sommamente occupato e soventemente sta assente per più giorni, come lo è stato da già un quindici giorni, e ritornò sabato, quindi il suo silenzio non lo devi attribuire a ragioni dispiacevoli.

Oggi stesso Carlo ti spedisce quella parte di denaro, che si è ricavato dalla vendita dei ritratti, smaltiti da me e dal suddetto; al ritorno di Sprovieri da Torino ti si farà la rimessa del denaro che si ricaverà da quelle copie che portò lui in Torino per venderle.

In Messina si scrisse che col Vaticanose loro c’avviseranno d’essersi decisi a spedire persona in Palermo, ci comunicheremo li nomi di due persone che sò d’essere libere e conoscitori del passato lavoro, ed organizzazione; però fa d’uopo che persona seria da Messina s’invii a Palermo perché bisogna che ispiri fiducia. Io manco di lettere dei nostri di Palermo da Novembre, ho ricevuto solamente le lettere descrittive le condanne di Bentivegna, poi di Salvatore Guarneri ed indi

dei fratelli Spinuzza e compagni, ma non un rigo circa al da farsi. Il primo filo che s’era C. è sempre fuggiasco, l’architetto è in arresto, La Porta fuggiasco, perciò gl’altri sonosi, credo, determinati a non tener corrispondenza con noi, non gli frutta che persecuzioni. Io vedendo che non mi si è più scritto non ho voluto più insistere ad aver loro lettere, e per questo che credo necessario che da Messina si mandi persona, da poiché per lettera nulla si combinerà e poi è tempo d’agire con la massima precauzione, onde non si facessero cadere in persecuzioni questi due individui che potrei indicare, ripeto, se da Messina si spedirà un uomo adatto a concretar l’affare.

Per li revolver te ne ha già scritto Carlo, quindi col ritorno del Vaticanopotrai far la spedizione tenendo presenti le condizioni scritteti in passato da Carlo.

Ho consegnato le lettere che mi compiegasti. Addio mio buon amico, salutami caramente Giuliano, Tamajo, Napoletano e miei Cugini ed accetta una fraterna stretta di mano dal tuo aff. mo amico

ROSALINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova li19 maggio 57

Mio caro amico,

Eccomi ad accusarti recapito delle tue due ultime lettere una ricevuta per mezzo di Frix; con data del 15 corrente, e l’altra per mezzo Cia. contenente varii fogli ai quali ho dato corso. Ho ricevuto pure li due involti di ritratti, spero di trovar modo a fartene esito. Degli ultimi 80, Sprovieri ne portò 20 in Torino ma tuttavia non ne ha ricevuto il denaro di ricavo, locché significa che nella Capitale non è facile a fame esito; come si sarà incassato il denaro dei 20, e di questi ultimi te ne faremo rimessa. Spero farti tenere con questo corso di posta la lettera di risposta di Luigi, desso mercoledì scorso sollecitò alla mia presenza la narrazione dei dettagli che tu gli hai richiesto, ma lui è talmente in quest’epoca acciaccato d’affari e di somme noie per la fonderia ed escavazione dei Porti dello Stato sardo che non ha un momento di riposo, però quest’oggi o pure col ritorno del Vaticanot’avrai la sua lettera senza meno.

Questa sera parlerò Savi per l’articoletto che tu desideri si scrivesse in sull'Italia del Popolo. In quanto alle mie relazioni con gli amici di Palermo te ne scrissi in passato, ora ieri ho mandato a voce qualche ambasciata ad altri tre che tuttavia mi sò che sono in libertà, gli ho fatto sapere che persona di Messina si presenterà per concretar qualche cosa gli ho fatto sapere che è tempo di prepararsi per seguire un qualche movimento che potrebbe succedere, spero che daranno segno di vita e che si stringeranno legami più efficaci con quei di Messina.

Costà è venuto un certo Cardile, non gran cosa di buono; fuggì da Genova lasciando un’immensità d’imbrogli, andò in Milano, Venezia, Trieste ed in quest’ultima città niente meno che scroccò il viaggio da due messinesi dicendogli che avea dovuto lasciar Genova per un duello sostenuto, e pei avere lasciato morto sul terreno il suo avversario. Ti ho dato quest’informazioni per sapert regolare se per caso Ravvicinerà. Ti do pure l’avviso che un certo Sig. Citati con baffi a mosca piuttosto bianchi si è trasferito in Alessandria d’Egitto; or questi in Genova era sempre al contatto col Console di Napoli; per delle notizie avute Citati si è trasferito in Alessandria con missione; danne avviso ai nostri amici con riserba e raccomandazione; noi siam in questa sulla via di scoprire li cagnotti del Console. Il protagonista è un giovane dai 22 ai 25 anni di nome Salvatore, il quale va dal Console anche la notte e sortono insieme; l’individuo suddetto è napoletano e dicesi venuto da poco tempo, il Citati era in contatto con questo giovane elegante e gran parlatore. Il Console sembra che lo rispetti e ne faccia gran conto.

(ROSALINO PILO).

R. PILO AN. FABRIZJ

[Maggio1857].

Caro Nicola,

Brevissimamente ti scrivo perché molto accalcato d’affari questa mattina. Ho ricevuto il tuo plico contenente lettere per Charles, per Civello, e per tuo fratello Luigi ed ho subito datovi corso. Ancora da Torino Sproverio non ha ricevuto il danaro del resto dei ritratti a compimento dei primi 80 che mi spedisti; ho fatto deposito presso un negozio di litografie di 30 ritratti degl’ultimi e precisamente di quelli che avevi destinato per Marsiglia, e ciò perché la persona non potè portarli a Bagnasco. L’altro pacco lo spedirò a tuo fratello in Nizza col primo mezzo che mi si presenterà. Oggi stesso per la via di posta t’avrai la lettera di Luigi Orlando. Con l’ordinario passato Cianciolo ti spedì lettera per posta con acclusa poliza di carico per ritirarti f.chi 210 da cotesta amministrazione dei postali francesi; ciò serva per tua notizia. Parimenti acclusa v’era lettera mia. Ti spediamo numero cinque medaglie che dimandasti, e due libri uno per te ed uno per la Sig. Baronessa Pisani. Ti accludo lettera per il famoso Cardile; si desidera dalla persona che me la ha consegnato che gli pervenghi sicuramente, onde non potesse allegare di non averla ricevuta.

Parlerò Savi perché al più presto regolarizzi l’affare di Pancali, ma non è lui solo che tuttavia non ha la cautela che desidera, ma tutti quelli che presero le azioni. Non dar peso di sorta al 4. volume della storia del libellista Calvi, non avendo questi opinione d’onesto uomo in nissun punto d’Italia.

Addio, bisogna che ti lasci, ma prima di chiuder il foglio t’avverto che io ho speranza di partire per li primi giorni dell’entrante giugno, quindi le lettere soccartale al Sig. Vincenzo Cianciolo nostro intimo amico.

Addio, vogliami bene e credimi

Tuo aff. mo

ROSOLINO.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova 2 giugno 57

Mio carissimo Nicola,

Ho ricevuto il tuo plico contenente lettera per Carlo, ed un bigliettino per Cianciolo; questi te ne accuserà ricezione con questo stesso ordinario. Come ti scrissi per l’avvenire durante la mia lontananza Cianciolo riceverà e riscontrerà le tue lettere che potrai continuare a spedire con l’istesso indirizzo.

Ho mandato a Bagnasco numero 20 stampe tra colorate e scure, quindi richiedine da lui il rimborso. Sproviero non ha tuttora incassato denaro per le 21 stampe della partita 80 che ci facesti tempo fa tenere, tosto che da Torino gli sarà dato l’importo te lo spedirà. La partita stampa che m’avevi spedito per Nizza la consegnai a Carlo per richiesta fatta da Londra, Carlo te ne darà conto. Numero dieci stampe, le ho depositate in un magazzeno per vendersi e già ne hanno esitato n. 4 quando tutte saranno vendute Cianciolo te ne manderà il denaro.

A quei di Messina mandammo la credenziale che desideravamo; speriamo che faccia buon esito.

Addio, vogliami bene e credimi.

Tuo aff.mo

ROSALINO.

P. S. Ho parlato Savi per l’affare di Pancali. Savi gli scriverà oggi stesso accusandogli ricevuta dei 100 franchi per l'azione del giornale e l’avvertirà che tosto saranno stampate le cedole per gl’azionisti glie ne farà rimessa. Addio.

(Continua).

Brano di un proclama che Carlo Pisacane doveva pubblicare sbarcando nel Napoletano,  con correzioni di mano di Mazzini

Brano di un proclama che Carlo Pisacane doveva pubblicare 

sbarcando nel Napoletano,  con correzioni di mano di Mazzini.

RISORGIMENTO ITALIANO

RIVISTA STORICA DIRETTA DA T. PALAMENGHI CRISPI

ANNO VII FASC. IV*** LUGLIO-AGOSTO1914

AMMINISTRAZIONE FRATELLI BOCCA, Editori TORINO

____________________________________

ROSALINO PILO E CARLO PISACANE

ALLA VIGILIA DELLA SPEDIZIONE DI SAPRI.

(V. fascicolo precedente)

La barca si diriggerà a Ponentedelle formiche di Montecristo. La sua rotta sarà tra il capo corsoe la capria. Farà il possibile durante la rotta di mantenersi sempre a cinque o sei miglia a ponente della Capraia e di Pianosa. Giovedì 11si farà trovare uno o due miglia a ponente delle formiche, il vapore vi arriverà verso mezzogiorno. Se il tempo è cattivo, bordeggerà fra le formiche e Montecristo, con bordate di quattro a cinque miglia.

Durante la rotta, qualunque sia il tempo, cercherà sempre di bordeggiare a Ponente di Capraia e Pianosa. Il vapore arriverà fra Capraia e Capo Corso, verso le 6 della mattina del giorno 11.

La notte del 10all’11se la barca non fosse ancora giunta alla Capraia metterà il fanale — se ha passata la Capraia non metterà segnale alcuno la notte. La mattina dell’11— appena comincia il giorno ed ovunque si troverà, porrà subito il segnale all’albero di trinchetto.

Se per tutto il giorno 12 il vapore non si vede, alla sera del dodici si diriggerà verso la riviera di ponente. La mattina del 14 a vista della terra alzerà il segnale (22).

Venticinque colli fucili, ogni uno di dieci — di cui134 carabine 114 fucili.

14 casse di munizioni ogni cassa sono100 pacchi.

Munizione di fucile otto casse, carabine6 —

Una cassa con sacco a polvere di40 chilogr. con salsiccione di dieci metri.

Dieci sacchi a terra.

Due pali ferro — due zappe — un piccone — un’ascia.

Un piccozzo — un martello — più dieci chiodi.

Cesta con quaranta centuri oni, con daga e giberna. Quelle delle Carabine segnate.

Un mio sacco e la sciabola (23).

R. PILO AN. FABRIZJ

(Riservatissima).

Genova, li 16 giugno 57

Carissimo Nicola,

Eccomi di nuovo in questa, il diavolo ci perseguita. Siamo troppo sfortunati, amico mio. H 6 corrente meravigliosamente s’era portato a compimento ogni cosa senza il benché menomo trapelamento del fatto. Però dopo tre giorni a 60 miglia una forte tempesta costrinse li marinari a tornar indietro non potendosi più tener il mare, e per il vento contrario, e perché il barco si ruppe, e già s’era con tre palmi d'acqua; per maggior disgrazia la pompa non operava. Così scoraggiatisi li marinari vollero liberarsi della mercanzia e fu sagrificata per salvarsi la vita e perché non vollero correre il rischio d’un processo; si giunse in Genova il martedì prima della partenza del vapore per Napoli, ed in tempo di poter dare subito avviso a Kilburn della perdita sofferta, ed anco in tempo a sospendere l’ulteriori passi da darsi la domane io da Charles.

Potrai comprendere il nostro sommo dclore per non aver potuto portare a compimento quanto erasi ottimamente portato quasi a concreto. Charles allora prese la risoluzione di portarsi da Kilburn e vi si recò col passaporto che s’era preparato per Enrico C. [osenz]il quale erasi determinato d’andare, ma che poi nell’atto di partenza si pentì per come meglio ti si scriverà in appresso. Sappi che si pentì prima della catastrofe successa; Enrico si è comportato poco bene in questa faccenda: forse se Charles non partiva si sarebbe rimediato a tutto, perché dopo che lui era già andato, s’era trovato il modo sicuro di rimbarcar altra piccola partita di mercanzia, ma con l’assenza di Charles non si potè più concretar l’affare. Charles andò con il proponimento di persuader Kilburn e suoi ad operare anche senza il piccolo materiale perduto, però dalla lettera che questa mane ci ha fatto tenere si vede che vi ha poco da sperare: ti mando copia della lettera che ha scritto. Venerdì o sabato il suddetto sarà in questa, spero salvo, ed allora si penserà al da farsi, molto più che l’amico di Londra vuole ad ogni costo operare. Ora sono in pensiero per l’operazioni che costà, dietro la notizia certa della partenza da qui della barca, avrete fatto; pure conto che Kilburn direttamente t’avrà fatto conoscere la disgrazia che ci abbiamo avuto. Per Dio! questa volta proprio l’affare era tanto bene andato, che la riuscita sembrava certissima, eppure venne la tempesta a tutto rovinarci. T’avverto che tuttavia il veronon si sa che da pochissimissimi.

Mi corre l’obbligo di scriverti che Sproverio in questi momenti si è comportato poco bene; desso ignora il vero,però lui sospetta che gli si fa segreto di qualche cosa e cerca di venir a capo di ciò che ritiene che gli si è tenuto celato; a Sproverio non si è messo a parte del vero, perché, caro amico, con dispiacere bisogna dirti che l’abbiamo esperimentato ciarlone, ed imprudentissimo, molto più in questo momento; basta, te ne scriveremo con Charles al suo ritorno. Addio, mio caro amico, non ho la testa al tutto tranquilla, e perciò non mi dilungo; ti ho fatto una concisissima relazione del successo, martedì con Charles ti scriveremo quello che si pensa di fare. Scriverò ai miei cugini in ventura, per ora abbracciameli. Per me se si potesse operare in Sicilia portando colà materiali ed un nucleo di gioventù sarebbe il meglio da fare. Basta, dietro la venuta di Charles sul proposito ti scriveremo. Addio.

Tuo aff. mo amico

ROSALINO.

(Allegato. Lettera di Charles)

13 giugno 57.

Lunedì avrai già ricevuto la mia lettera per posta. Ora non posso scrivere che due righe giacché bisogna subito consegnare la lettera. Dirai all’amico che non vi è nulla di concreto pel momento, vi sono elementi disgregati, né possono concretarsi in pochi giorni; contavano tutto sul nostro fatto. Io non ho del tutto perduto le speranze ma le speranze sono debolissime nella giornata di domani e dopo m’assicurerò meglio del tutto e non potendo sperar nulla, come credo, verrò col primo vapore che parte. Dunque all’arrivo del primo vapore fa in modo che P. venisse egli medesimo a bordo. Addio.

R. PILO AN. FABRIZJ

Genova, il 20 giugno 57.

Mio carissimo Nicola,

Fo seguito alla mia del di 16. T’acchiudo la letterina per li miei Cugini, gli do notizia della mia partenza, gli ho scritto che da te conosceranno la causa del mio viaggio, li ho pregati a mettersi teco d’accoido ed oprare teco di consenso onde il negozio che va ad intraprendersi sia appoggiato e rinforzato moralmente e materialmente.

Carlo ti scriverà più concretamente. Il 25 senza meno ci metteremo in rotta: il 28 o 29 si sarà sul luogo (24).

Questa volta m’auguro che si sarà più fortunati. Per Dio! non credo che si debba una seconda volta scatenarsi un diavolerio tale da farci mancar all’impresa. Mi duole che s’andrà con soli cento uguali ai 700, che stanno presso di te, ma non se ne possono togliere maggior quantità da questo punto. Basta, vedremo se questa spinta sarà suffettura a far rispondere Kilburn e suoi. Il non rispondere sarebbe cosa da non perdonarsi; allora si, che riterrei tutti degni del governo del Bomba. Addio, mio caro Nicola. Vogliami bene e credimi

tuo aff. mo ROSALINO.

N. FABRIZJ AG. FANELLI

18 luglio 57.

Carissimo amico,

Non ho la scattala avvisatami. La vostra lettera e le nuove d’altronde, ci colmarono di dolore e disperazione. Se 142 è necessario destino vostro lasciate serio, formulato e documentale rimprovero alla parte, ed agli uomini cagione diretta di tanti disastri. Ricordatevi che bisogna tutto premunire di fronte ai più serii reclami, mentre sacrificii, fatiche, tempo e vita d’uomini impareggiabili finirono in una tomba, troppo monumentale e tradizionale ormai a conseguenza sull’avvenire.

Io lotto tra amici stessi a escludere una brutta parola, e la più brutta che da labbra italiane possa gettarsi alla delusione da lato di altri italiani; e la tenacità del mio resistere mi costò sforzo tale che mi portò al pianta. So tutto, mio caro amico, poiché mi trovai direttamente in casi simili, veggendo all’atto sparir uomini e caratteri che si credevano pieni di slancio e vigoria. Ma pure, debbo dirlo, un atto puranco disperato di pochi, protesta d’onore e di dovere, rimprovero ed imputazione all’intrigo dei codardi, non avrebbe dovuto da qualche lato mancare, e forse chi sa che quell’atto non salvasse il tutto, ma certo avrebbe salvato l’onore, se non di un popolo di sette milioni, almeno della sua attitudine allo avvenire. La mancanza d’ogni fatto, l’abbandono al martirio, in mezzo al silenzio, dei più valorosi figli dell’Italia, per Dio è uno spettacolo terribile e disperante. Non è già il tentativo d’improntitudine dei F. lli Bandiera e dei venti loro seguaci che si dirige su di un paese represso, inavvertito e di sorpresa inesplicato ad ogni simpatia. E’ un atto d’iniziativa in epoca di provocazione generale alla riscossa napoletana, combinato e lasciato isolato, affogarsi nel sangue di chi la intraprese.

Persona che da tre giorni manca da quelle vicinanze dice cose orribili. La polizia era cogli urbani appostata lungo tutta la costa da tempo, allarmata dal sospetto di uno sbarco. Le truppe fecero pochissimo, e tutto fecero gli urbani che proseguono a battere la campagna perseguitando ed uccidendo fuggiaschi. Essi appostati — i nostri immobili!

Da Genova danno a credere di sapere Carlo salvo. Noi credo. Ad ogni caso pensate se vi sia modo onde farlo facilitare. Che perdita!!

Voi avete fatto il possibile. Quei che vi hanno contradetto e tradito sono ben responsabili e delinquenti. La lettera di 123 (Basilicata) conservo in originale, spedisco in copia a 175 (Mazzini)onde possa essere a vostra disposizione. Una sola osservazione che non offende lo zelo vostro, ma di modo di sentire pratico, è quella, che nel dubbio di quali notizie potessero sopraggiungere dalle provincie, e che il tempo potesse essere profittato in senso negativo da 132174 ancorché di poche ore, valeva meglio irrompere subito alla prima agitazione imperfettamente di quello che dilazionare per accordi più perfetti.

La due combinazioni 208 e 30 erano totalmente abbandonate e niuna di loro realizzabile? Carlo vi fondava anco pel caso di titubanza del resto. Lo sviluppo di una poteva decidere il resto.

Con 19 (denaro)ed uomini che l’intendessero sarebbe a ricominciar la stessa impresa, ma ora manca l’uno e l’altro, collo sperperamento della fede, per non dire sentimento di ripulsione. Si proclama da ogni partito esistenza di profonda causa nel paese, con grido funestissimo e disgregante negli affetti nazionali da luogo a luogo.

In Sicilia le nuove si seppero quali erano prima di Napoli e sempre più vi si conferma l’esclusione ad ogni loro iniziativa, la dipendenza da fatti continentali che oggi dicono dover essere inoltrati prosperamente per ricomporre fiducia. Che dissoluzione. 61. 61. 61.!! (Napoli, Napoli, Napoli).

Eppure 61 solo, potrebbe ancora tutto riabilitare, tutto salvare e certamente l’onore di popolo italiano e la fede nazionale che lo abbandona, così importante all’avvenire. Ma non è ormai a potersi sperare!

L’agente 41 (inglesein 154 bis (Genova)nega i suoi servigi agli amici e forse per insinuazione 186.

A Genova, il Calabrese,vapore napoletano, fu perseguitato e privato della corrispondenza dal Questore di Genova in compagnia e partecipante il Console Napolitano.

La moglie di Pisacane ebbe ordine di partenza, che per pietosi impegni fu dilazionata di otto giorni.

Tenete fermo che io sono nelle mie spiegazioni attivissimo a difesa dell’onore 61 (napoletano)contro la corrente d’ogni colore non escluso 132(0)(moderata),la quale parte condanna solo l’avervi fidato, non iscusa ma impreca alla delusione.

Potete ben dichiararlo, il sagrificio non fu di partito, ma di Patria e di amore nazionale. E' un grido italiano e straniero spasmodico per chi sa che condanna 7 milioni d’italiani.

Noi non eravamo che una quindicina di ogni colore, ma decisi al primo avviso, che ci si prometteva da 89 (Sicilia)a notizia di fatti sussistenti nel Continente.

Amatemi sempre. Addio.

Aff. mo

NICOLA FABRIZJ

Dunque tutto è finito??

M. S. KILBORN,

TRIESTE

N. FABRIZJ AG. MAZZINI

Comunicazione di documenti

Caro Pippo,

Eccoti una copia di varie lettere di Carlo Pisacane e di brani costitutivi il modo d’intendere indipendente intomo all’impresa che egli proponeva, ed eseguiva poi il 25 giugno 1857.

Tuo. NICOLA.

E brano seguente fa parte di una lettera ove discute contro la sospensione di taluni atti preparatori procedenti da alcune complicanze in Napoli, e l’avviso che contemporaneamente si dirigeva a lui a Genova, ed a me a Malta, da cui risulta come egli temeva che tu potessi esitare a soccorrere le viste di un’impresa nel Sud, anziché trasandare in provocarla,e si raccomanda di nascondersi le alterazioni nate nel corso dei combinamenti.

N. B. — Le parole comprese tra parentesi, negli originali stanno scritte in cifra.

Genova, 30 dicembre 1856.

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Intanto, dalle notizie che si hanno da tutti i punti e dai giornali stessi, risulta che lo spirito pubblico è benissimo disposto nelle Due Sicilie, particolarmente nell'esercito; quindi questi momenti sono preziosissimi per un colpo decisivo; se questi momenti sfuggono, se esce in campo (il che non tarderà) qualche nuova commedia diplomatica noi non faremo mai nulla. Ora, secondo me, e secondo... è d’uopo tentare anche a costo di essere schiacciati; questa è la nostra opinione. Tu non puoi credere gli avvenimenti di Sicilia quale maggior effetto produssero qui; una sola nuova di un urto in Napoli qualunque, avrebbe acceso l’incendio in Liguria ed in Toscana. Scrivendo all’amico di Londra

(25) non pailargli della sospensione, altrimenti sarà impossibile ottenere da lui qualche soccorso;egli è il solo che forse potrà, ed allorché partì pensala come ora pensiamo noi, poi si è modificata la sua opinione, e mi ha scritto molto interessato per quel punto; è buono che non si dissuada!

Il postale non è giunto. Ti saluto e sono

Tuo CARLO.

P. S. Non mancare di accusarmi ricevuta della presente.

11 marzo1857.

Amico carissimo,

(Mazzini) ha risposto alla lettera di Kilburn; l’ho trascritta in cifre e l’ho subito spedita; ti rimetto a te l’originale essendo sicurissimo il porgitore. Ora, non v’è dubbio, siamo riusciti, se avrà mezzi, ed io spero di sì, rivolgerà le sue mire al Sud. Kilburn ti avrà informato, o t’informerà, di questo contratto. Se tu hai delle informazioni a fare, fa che mi pervengano direttamente da Kilburn e scrivine a (Mazzini); ma non parlarne nelle lettere fra me e te. Sola ragione di questa misura è che un segreto è sempre meglio custodito da uno che da tre, ed è tra noi convenuto di non comunicarci cose delicate, senza la precisa necessità; inoltre, siccome qualche lettera potrebbe andar perduta, è prudenza di non parlare di un tale fatto senza un’assoluta necessità.

Tu comprendi benissimo che il segreto è conseguenza della sollecitudine di operare; quindi, raccolti i mezzi e gli oggetti necessari, è d’uopo non postergare per qualche accordo secondario; l’orditura prima esiste, ed è quanto basta; tutto ciò che si farà oltre, sarà cosa preziosa, ma non preziosa tanto da ritardare l'attuazione. Io, per la cooperazione di quelli di là, fondo poco sugli accordi, tutto nella predisposizione morale del paese; se questa è quale sembra, e dovrebbe assolutamente essere, la cooperazione sarà sicura; se invece questa predisposizione morale non esiste, gli accordi riusciranno vani. Questo non significa trascurarli, ma considerarli come un prezioso accessorio, non come una condizione indispensabile.

Spero che Kilburn vedrà la cosa nel modo stesso e badasse bene che se scrive a (Mazzini) di aspettare qualche giorno, le forze saranno ben presto rivolte altrove; non è solamente... che è un poco peritoso allorché trattasi di quel punto, ma molti che gli sono vicini, anche amici nostri, che sarebbero fortunatissimi di afferrare l’occasione e distorlo.

Kilborn desidera che quel proclama murattiano fosse confutato in tutte le sue parti. Noi non potremmo che ripetere quelle medesime ragioni svolte nei numeri 3 e 4 della Libera parola; quindi non si tratta che di far lavorare le forbici. Ti spedisco un centinaio fra i due, e ti segno in uno di essi il modo come li ho tagliati e spediti, ma in pochissimo numero, in una lettera. Cercheremo di stampare un proclama murattista, facendo la caricatura di quello che ci han spedito. Questo tuo consiglio è il migliore.

I numeri di cui ti ho parlato della Libera parolanon possono tagliarsi, come io credeva, ma trovo in essi quanto si può contro Murat. Ti saluto.

Tuo CARLO.

Era acclusa entro la lettera che precede la seguente, autografa e inedita, di Mazzini a Fanelli:

Fratello,

Voi per la prima volta mi proponete una operazione definita, concreta, pratica; come è debito, ed impulso del cuore, l’accetto; me ne occupo subito, e sarà fatta; sia nota a pochi, a nessuno se è possibile, ogni cosa dipendendo dal segreto. Non avete bisogno per preparare che d’annunciare qualche cosa che darà l’impulso. Date all’amico (26) al quale trametteste la vostra a me, ogni ragguaglio su (Ponza). E’ essenziale. Ciò che noi faremo è nulla; trattandosi di vasta arena è una scintilla; il forte incendio dipende dal vostro agire sul punto ove siete; non lo dimenticate. Non ho bisogno di dirvi, che l’azione sul vostro punto, riuscendo sulle prime, è il sangue di una Nazione. Della risposta su altri punti, mi sono io mallevadore, se la bandiera innalzata sarà di Nazione. Per la forma penserà il Paese, ma quella condizione è essenziale. Ricordatevi, che il vostro punto raccoglie l'eredità trasmessa in nome di Dio e del Popolo, e non d’altri padroni, da Roma a Venezia.

Addio, amate chi vi ama.

5. 3. '57

GIUSEPPE.

Genova, 22 aprile 1857.

Amico carissimo,

Ho ricevuto la tua diretta a K. Ti manifesto francamente la mia opinione su di essa.

Dire, che l’esterno debba dipendere dall’interno non è giusto; se intendi per disposizioni d’animo sì; ma per tutt’altro no. Tu ragioni come se noi avessimo una completa libertà di azione; questa ipotesi è falsa; noi dobbiamo operare non all’aperto, quindi le opportunità non sono a nostra disposizione; te ne darò un esempio.

Le difficoltà per la barca furono grandissime, finalmente taluni amici nostri ci misero a nostra disposizione una magnifica Goletta, la quale costa 14 mila franchi con questo patto, di pagare solo mille hre per le spese, ma depositare 5 mila lire e se essa andava perduta perdevamo 5 mila lire (meno della metà) il resto loro; noi subito facemmo il piccolo equipaggio; sono circa tre mesi che lo paghiamo, e non si è fatto nulla; ora parlavasi di vendita della Goletta, e se questo avvenisse, ecco una opportunità sfuggita. Collocare le armi, sarebbe ora cosa... ma credi tu che hai tanta esperienza, con la vigilanza in cui sono i Governi, che non segnaleranno per sola precauzione, il muovere di tali oggetti? Ma dirai: allora sarebbesi fatto? Sì perché non si poteva far di meglio; ma far dipendere una operazione importantissima da un accessorio sommamente rischioso, secondo me è un errore fatale; ammetti che riesca, darà l’allarme certissimamente; se non si sa prima, si saprà dopo, questo è indubitato; se vi è un piccolo sospetto la cosa non va più.

Le (armi) di qui, verranno collocate nel vapore, quelle di (Malta) pronte per lo invio dopo il fatto principale. Tu parli di direzione interna; ma caro amico conosci tu un nome, il quale potesse avere dell’ascendente in Napoli? io no. Credo che tu, che io, che Cosenz potendo condurre là, ad operare apertamentee personalmente faremmo qualche cosa, ma se obbligati a star chiusi nulla; il solo nome che avrebbe importanza è Mazzini, ma neppure molta in Napoli. Chi in un Paese cospira da capo è d’uopo che si diffonda, che conosca tutti personalmente, altrimenti un paio che mancane è bella che finita, ed a quanto pare, ciò ora è avvenuto a K.

La ragione principale dei nostri dispareri è che (Mazzini) ed io vediamo la faccenda sotto un aspetto diverso da quello, che la vedi tu, e K. [ilbom). Voi dite (e K. esageratamente): bisogna preparare il terreno acciocché la riuscita sia quasi certa; noi invece diciamo: la rivoluzione non dipende dagli uomini in particolare, né tu, né io, né alcuno al mondo è nella possibilità di promuoverla, neanco Nap. I con un esercito il quale poteva sì conquistare un paese, ma non già rivoluzionarlo; in questo mi trovo precisamente di accordo con Mazzini, l’ha egli stesso scritto a K. nell’ultima che gli ho inviato col passato vapore. Gl’individui possono menare a termine una congiura, la quale sia la cagione che facci divampare il fuoco latente quando v’è.

Or dunque noi crediamo, che tutte la condizioni morali, e materiali presenti, accennano all’esistenza di questo fuoco latente, ne siamo certi, come (p. e.) un geologo può indovinare la esistenza di una miniera, eccoci dunque all’opera per menare ad effetti una congiurala quale ha per scopo prendere la mercanzia da (Ponza) e portarla in (Cilento). Se facciamo ciò, se in (Cilento) esordiremo con energia, il nostro dovere di cittadini, secondo la nostra coscienza è compiuto, segua ciò che puote. Ora per far ciò, anima di tutto è il segreto, il rischio maggiore è quello di essere (presi) in cammino. Noi per avvisi dall’(Estero) non temiamo, abbiamo preso tutte le possibili ed immaginabili precauzioni; se arriviamo a (partire) non temiamo più che la cosa si sappia, i rischi dell’estero sono tutti prima. Invece se i preparativi si allargano (all’interno), se si parla di cospirazioni (esterne), allora credilo a me, la frittata è fatta grossa. Accordo nell’(Isola) è indispensabile sì, ma nell'(Isola) sono disposti a insurrezione, o non lo sono? Se lo sono, basta un solo, che lo sappia, e che ne avvisi un piccolo nucleo, pronto a secondarci; se poi non lo sono, allora bisogna nnunziarci affatto; credi tu, che i preparativi di K... faccino cambiare la opinione di quella gente? Se credono ad una lettera, ad un invito, crederanno sinceramente alla eloquenza del fatto.

Io per controcambiarti ti trascrivo ciò che ho scritto a K.

1(0)Da qui manderemo una specie di circolare da spanderla pochi giorni prima del fatto.

2(0)(Richiesta delle armi) altrimenti non posso ritirarle dalle mani in cui si trovano a Torino e le persone, che le hanno debbono sempre credere al loro collocamento, e neppur sospettare un fatto simile, altrimenti ne chiederebbero permesso a Cavour; questa richiesta anche simulata non ho potuto ottenerla, prego da un mese; mi serviva per avere la merce in mano nostra.

3° Notizie particolareggiate di località riguardanti (Ponza) e punto di sbarco che si sanno interrogando con arte persone indifferenti.

4° Avvertire un amico nell’(Isola) uomo che sappia tenere il segreto, e rimettere alla sua prudenza il modo di secondarci.

5° Al (disbarco) ci basta un nucleo di venti che ricevino i nuovi ospiti.

6° Un nome di negoziante vero al quale dirigere un convenzionale dispaccio per avviso.

Questo ho chiesto, e sono fermamente convinto, che tutto quello che uscirà da tali condizioni, sarà ruinoso, e faremo una frittata. Io poi protesto, che se a forza di voler preparare, si darà la sveglia al (Governo) e si comincerà a parlare della faccenda, siccome sono responsabile non di me stesso, ma di molti, che vengono per fiducia in me, avrò il coraggio di rifiutarmi. Io pongo, condizione principalissima il segreto, la sorpresa: solo con questa condizione son pronao; se questa manca, e vi sono tutte le altre possibili ed immaginabili, rifiuto.

Ti avevo scritto d’inviargli le 1000lire per far presto; Mazzini mi annunzia che m’invierà subito denaro, ma non lo ho ancora ricevuto. Certo il tuo punto non sarebbe rimasto sguarnito; ma siccome a te non serve ora, e a Fanelli si, ecco perché ti proponeva l’inversione.

Debbo dirti che un poco di delusione in queste faccende vi è stata. La lettera prima di Fanelli a Mazzini certamente vi erano dei punti dai quali poteva interpretarsi, che vi era necessario del tempo; ma per fare altro e non questo; dippiù tu moltissime volte ci hai accennato fatti concreti, imminenti;hai detto «urge che i Capi si trovino là». In un’altra vi era che una Provincia era presta alla iniziativa, quindi io non supponeva, te ne assicuro, che nel momento che erasi ottenuta la desiderata accettazione, che si offrivano mezzi, che mai vi sono stati, e braccia pronte, si sarebbe risposto col rimandar tutto alle calende greche. Caro amico, cominciare per domandare direzione all’interno per preparare, significa che non vi è nulla, solamente la scelta di direzione; le lettere e le risposte per mettersi di accordo e per l’andata richiede mesi, poi comincierà il lavoro, poi un arresto sbaraglia tutto, e si comincia da capo, ed eccoti nella condizione di Sisifo. Or mio caro son persuaso che l’opportunità è mezza sfuggita, e finirà per sfuggire intieramente.

Ti prego intanto di scrivere in Tunisi a qualche tuo amico, pregarlo di far venire in Genova per posta diretta al Capitano marittimo Raffaele Pienovi per ricapito del sig. Angelo Mangini droghiere, nella quale lettera s’invita il suddetto Pienovi di recarsi in Tunisi con una ventina di Marinari per condurre un grosso legno ad una destinazione che saprà; lo invito che sia di persona non sospetta, esso non porta alcuna compromissione. Ti prego se puoi di farlo senza indugio. Mal s’è intrapresa una viva discussione tra qui, Napoli, Malta, Londra, di questo maleaugurato fatto, discussione che finirà di ruinare la cosa; è buono perciò a non parlarne più; ognuno resti colla propria opinione, ed operi secondo il proprio convincimento. Il resto alla fortuna.

Tuo: CARLO.

Dal bordo dell’Aventino:

Civitavecchia, 10 giugno 1857.

Amico carissimo,

Martedì scorso alle ore cinque di sera avemmo la triste nuova, che il legno su cui erano imbarcate le partite di mercanzia con ingredienti, a causa di un temporale aveva gettato tutto in mare; puoi figurarti la nostra costernazione che vedevamo alla vigilia andare a vuoto un contratto, di cui tutte le difficoltà erano appianate. La mattina avevo veduto il commesso viaggiatore da te spedito, eravamo rimasti in perfetto accordo, doveva rivederlo alle sette di sera per farlo parlare con l’amministratore di Londra, ed infatti questa mia ti giunge con un altra del sopraddetto in cui tutto si conferma.

Nel ricever la triste nuova, io presi la risoluzione di partire immediatamente e di persona portarmi dai corrispondenti, che oramai erano ansiosi quanto noi acciocché il contratto si finalizzasse; se le cose le trovo colà come eglino scrivono, credo che tutto sia rimediabile, ed eseguiremo subito il pagamento stabilito.

Addio, caro Amico, se vi sarà fallimento non voglio rimproverarmi né debolezza né mancanza di energia; ma soccombere con la coscienza degna di me e de' miei Amici.

E inutile dirti che il tuo commesso non lo vidi più, rimase altri incaricato di rilevarlo; la sua compagnia m’era tanto omogenea. Addio.

Tuo

CARLO.

Trascritta in simpaticoin una lettera da Napoli in data 18 giugno. Carlo era partito da Napoli il 16.

Ecco la lettera di Carlo:

Amico carissimo,

Ho abbracciato i nostri amici. Io mi recai qui temendo la disgrazia avvenuta avesse prodotto una catastrofe, della quale io non doveva e non voleva essere immune, ma fortunatamente, la disgrazia avvenuta non ha prodotti altri danni se non quello della cosa stessa mancata. Ho visti tutti, e parlato con le cime, con coloro dai quali dipende Fazione, ho trovato una grande quantità di ottimi elementi, e più di quello che assicurava il coscienziosissimo Kilburn; manca, come egli dice, un centro interno a cui questi elementi potessero indissolubilmente rannodarsi, ma non vi è mezzo per crearlo, ed a questo male che dipende da esuberante individualità, non vi è che un sol rimedio, che il nostro operosissimo amico si tenga strettamente unito con costoro, e ci accrediti presso di loro coi mezzi di cui noi dobbiamo fare ogni sforzo per fornirlo. Egli lo può, avveduto e modesto com’è; speriamo di riuscire. Ci abbiamo segnato una linea di condotta, abbiamo calcolato più o meno quello che potrà bisognare, il tempo necessario, il modo di iniziare, ed ora è necessario che io e lui prefiggendoci come scopo lo stabilito, pieghiamo come si dovrà alle circostanze. Io sperava senza verun impulso ottenere una immediata iniziativa; ma è stato impossibile.

Riguardo a (armi) abbiamo stabilito così. Egli farà partire una (barca) inviandola nelle acque di Pantelleria con stabiliti segnali. Tu, avuti questi segnali, farai partire immediatamente le armi, e le dirigerai nel punto medesimo ove avverrà il trasbordo. Se questo non potesse avvenire, se tu non trovi il mezzo come inviarle, allora previo consenso di... io credo che la miglior cosa sarebbe di vender tutto e spedire a Kilburn i (denari) perché gli saranno assai più utili che le (armi) depositate in (Malta) giacché con (denari) si faranno cose molto utili, anzi decisive, e si avranno anche (armi). Io domani partoper (Genova) e non so cosa sia avvenuto dopo la mia subitanea partenza. È inutile dirti con quanta ansietà sono su tale riguardo.

Ti prego dire a Olona che ho tutto ricevuto, che lo ringrazio; ma che non ho avuto il tempo di farlo. Addio.

Istruzioni intese con Mazzini e lasciate da Pisacane agli amici di Napoli:

«Coi moderati evitare ogni discussione, procedendo sempre ad assimilarsi gli elementi di azione, ed evitando ogni discussione di principii esponendosi occultamentecon ogni mezzo alle dimostrazioni.

Cedere alle loro pretese di ammettere il grido di Costituzione, perché l’avvenire è nostro nel solo caso, che da questo dipendesse il fareod il non fareimmediato. Contare sempre, non come condizione indispensabile, ma come spinta necessaria o il progetto del... o uno sbarco di una cinquantina di armati.

Un proclama ai cittadini per la (truppa). Una specie di dichiarazione di principi da affiggersi sulle mura nel momento dell’azione».

Testamento di Carlo Pisacane

(pubblicato dal Journal des Débatsnel num. del 25 luglio 1857)

«Au moment de me risquer dans une entreprise téméraire, je veux manifester au pays mon opinion, afin de combattre la critique du vulgaire toujours dispose à applaudir les vainqueurs et à maudire les vaincus.

Mes principes politiques sont suffisamment connus; je crois au socialisme, mais au socialisme différent des systèmes français, tous plus ou moins fondés sur l’idéemonarchique et despotique qui prévaut dans la nation, est l’avenir inévitable et prochain de l’Italie et peut-être de l’Europe entière. Le socialisme dont je parie peut se résumer par ces deux mots libertéet association. Cette opinion, je l’ai développé dans les deux volumes que j’ai composés, fruit d’à peu près six ans d’études, et auxquels, faute de temps, je n’ai pas pu donner les derniers soins de style et de diction. Si quelqu’un parmi mes amis voulait me remplacer et publier ces deux volumes, je lui en serais très reconnaissant.

Je suis convaincu que les chemin de fer, les télégraphes électriques, les machines, les améliorations de l’industrie, enfin tout ce qui développe et facilite le commerce, est destine, par une loi fatale, à appauvrir les masses jusqu’à ce que la répartition des bénéfices soit faite par la concurrence. Tous ces moyens augmentent les produits, mais ils les accumulent dans un petit nombre de mains, ce qui fait que ce progrès tant vanté n’est en définitive que de la décadence: si l’on considère ces prétendues améliorations comme un progrès, ce sera dans ce sens qu’en augmentant la misère du peuple, elles le pousseront infailliblement à une terrible révolution, laquelle, en changeant l’ordre social, mettra au profit de tous ce qui maintenant tourne au profit de quelques uns.

Je suis convaincu que l’Italie sera grande par la liberté ou bien esclave; je suis convaincu que les remèdes tempérés comme le régime constitutionnel du Piémont et les améliorations progressives accordées à la Lombardie, bien loin d’avancer la résurrection de l’Italie, ne peuvent que la retarder. Pour moi, je ne ferais pas le plus petit sacrifice pour changer un ministère ou pour obtenir une Constitution, pas mème pour chasser les Autrichiens de la Lombardie et réunir cette province au royaume de Sardaigne; à mon avis la domination de la maison de Savoie et la domination d’Autriche sont précisément la mème chose. Je crois aussi que le régime constitutionnel du Piémont est plus nuisible à l’Italie que la tyrannie de Ferdinand II. Je crois fermement que si le Piémont avait été gouverné de la même manière que les autres États italiens, la révolution de l’Italie serait faite à l’heure qu’il est.

Cette opinion très arrêtée découle chez moi de la conviction profonde où je suis que la propagation de l’idée est une chimère, que l’instruction du peuple est une absurdité. Les idées découlent des faits, et non ceux-ci de celles-là; et le peuple ne sera pas libre parce qu’ils sera instruit, mais il sera bientôt instruit quand il sera libre. La seule chose que peut faire un citoyen pour être utile à son pays est d’attendre patiemment le jour où il pourra coopérer à une révolution matérielle; les conspirations, les complots, les tentatives d’insurrection sont, d’après moi, la sèrie des faits à travers lesquels l'Italie marche vers son but (l’unité!). L’intervention des baïonnettes de Milan a produit une propagande bien plus efficace que mille volumes écrits par les doctrinaires qui sont la véritable peste de notre pays et du monde entier.

Il v a des personnes qui disent: La révolution doit être faite par le pays. Cela est incontestable. Mais le pays est composé d’individus et si tous attendaient paisiblement le jour de la révolution sans la préparer par la conspiration, la révolution n’éclaterait jamais. Si au contraire tout le monde disait: La révolution doit se faire par le pays et comme je suis une partie infinitésimale du pays, j’ai, moi aussi, ma partie infinitésimale de devoir à remplir, et je la remplis, la révolution serait immédiatement accomplie et invincible, car elle serait immense. On peut ne pas être d’accord sur la forme d’une conspiration, sur le lieu et le moment où une conspiration doit s’accomplir; mais n’être pas d’accord sur le principe, c’est une absurdité, une hypocrisie et une manière de cacher le plus bas égoisme.

J’estime celui qui approuve la conspiration et qui ne conspire pas lui-même, mais je n’éprouve que du mépris pour ceux qui non seulement ne veulent rien faire, mais qui se plaisent à blâmer et à maudire ceux qui agissent. Avec mes principes, j’aurais cru manquer à un devoir sacré si voyant la possibilité de tenter un coup de main sur un point bien choisi et dans des circonstances favorables, je n’eusse employé toute mon énergie à l’exécuter et à le mener à bonne fin.

Je n’ai pas la prétention, comme plusieurs oisifs m’en accusent pour se justifier, d’être le sauveur de la patrie. Non; mais je suis convaincu que dans le midi de l’Italie la révolution morale existe: qu'une impulsion énergique peut pousser les populations à tenter un mouvement décisif, et c’est pour cela que mes efforts se sont employés à l’accomplissement d’une conspiration qui doit donner cette impulsion. Si j’arrive sur le lieu du débarquement qui sera Sapri, dans la principauté citérieure, je croirai avoir obtenu un grand succès personnel, dusse-je ensuite mourir, sur l’échafaud. Simple individu, quoique je sois soutenu par un assez grand nombre d’hommes généreux, je ne puis faire que cela, et je le fais. Le reste dépend du pays et non pas de moi. Je n’ai que ma vie à sacrifier pour un telbut, et je n'hésite pas à le faire.

Je suis persuade que si l’entreprise réussit j’obtiendrai les applaudissemens universels; si je succombe, le public me blâmera. On m'appellera fou, ambitieux, turbulent, et ceux qui ne faisant jamais rien passent leur vie à critiquer les autres examineront minutieusement l’entreprise, mettront à découvert mes erreurs, et m'accuseront de n’avoir pas réussi faute d’esprit, de cœur et d’énergie...

Que tous ces détracteurs le sachent bien je les considère non seulement comme incapables de faire ce que j’ai tenté, mais encore comme incapables d’en concevoir la pensée. A ceux qui diront que l’entreprise était impossible, je réponds que si avant de former de semblables entreprises on voulait obtenir l’approbation du monde, il v faudrait renoncer: le monde n’approuve d’avance que les desseins vulgaires; on a appelé un fou celui qui fit en Amérique l’essai du premier bateau à vapeur, et on a démontré plus tard impossibilité de traverser l’Atlantique avec ces bateaux. C’était un fou notre Colomb avant d’avoir découvert l’Amérique, et le vulgaire aurait traité de fous et d’imbéciles Annibalet Napoleon s’ils avaient succombé l’un à la Trebbia et l’autre à Marengo. Je ne prétends pas comparer mon entreprise à celle de ces grands hommes; elle leur ressemble cependant par un cote, car elle sera l’objet d’une désapprobation universelle si j’échoue et de l’admiration du monde si je réussis. Si Napoléon, avant de quitter l’ile d’Elbe pour débarquer à Fréjus avec cinquante grenadiers, avait demandé des conseils, son projet aurait été blâmé à l'unanimité. Napoléon avait ce que je n’ai pas, le prestige de son nom; mais moi je rallie à mon drapeau toutes les affections et toutes les espérances de la révolution italienne. Toutes les douleurs et toutes les misères de l’Italie combattront avec moi.

Je ne dis plus qu’un mot: si je ne réussis pas, je méprise profondément le vulgaire ignoble qui me condamnera; si je réussis, j'apprécierai fort peu ses applaudissemens. Toute ma récompense je la trouverai dans le fond de ma conscience et dans l’âme de ces cher set généreux amis qui m’ont prêt à leur concours et qui ont partagé mes battements de cœur et mes espérances. Que si notre sacrifice ne produit aucun bien à l’Italie, ce sera du moins une gloire pour elle d’avoir produit des enfants qui ont bien voulu s’immoler à son avenir.

Génes, ce24 juin1857

CHARLES PISACANE.

(Circolare)PARTITO D’AZIONE

Gli ultimi tentativi non hanno diminuito, hanno numericamente aumentato il nostro Partito; e segnatamente nella provincia piemontese e in Sardegna. L’Italia tocca già quel periodo in cui il mal esito di tentativi generosi non nuoce, irrita e rinfiamma. Gli Italiani che vedono le altre frazioni del Partito promettere sempre e non tentar pure di attendere, vanno desumendo dalla nostra insistenza una prova della potente vitalità che è nel Partito d’azione, e desiderosi come sono di fare, s’accostano a noi.

Il sagrificio eroico d’uno dei migliori nostri, Carlo Pisacane, ha suscitato simpatie universali; a noi fratelli suoi nell’Associazione, impone un nuovo dovere di costanza e d’attività. Noi non siamo uomini se non ci adoperiamo a compirlo.

L’Italia si divide in oggi tra le frazioni monarchiche, piccole, senza spirito di sagrificio, e diseredate d’iniziativa; il nostro Partito al quale s’accentrano i popolani di tutte le città Italiane e i giovani della classe media e una moltitudine borghese imbevuta dell’idea Nazionale, di tendenze repubblicane, ma tiepida quanto al preparare l’azione e pronta a seguire una forza dovunque si mostri, se regia o nostra non monta.

Spetta a noi presentar quella forza.

Vive in noi, per maturo esame delle condizioni e degli elementi d’Italia, una convinzione profonda: che l’Azione è oggi la sola, la vera propaganda efficace in Italia: — che l’Azione è possibile e che gli elementi abbondano per iniziarla: — che una vittoria decisiva e durevole tanto che sia nota da un punto all’altro del paese, in una località o provincia importante, sarebbe segnale all’insurrezione generale: — che le cagioni per le quali i tentativi falliscono non sono fatali, inevitabili, permanenti ma incidentali, occasionali e tali da potersi riprodurre o no, a seconda dell’esperienza che s’acquista e delle forze maggiori o minori che si pongono in moto.

Con siffatta convinzione non v’è che una via chiaramente segnata; agire ripetutamente continuamente; non avvilirsi nelle sciagure; adoperarsi pertinacemente e risorgere; provare la propria vitalità; infonderla in altri, stancare il nemico, stancare la fortuna avversa, conquistar la vittoria.

È questo il Dovere, ed i'o farò di compirlo.

Quanti dividono la stessa convinzione, mi siano compagni instancabili nell’impresa. Un partito che s’intitola d’azione e caccia risolutamente un guanto di disfida in nome del popolo oppresso agli oppressori, non può stancarsi senza colpa, non può ritrarsi senza vergogna.

Il Partito nostro aumenta numericamente; non però aumentano in proporzione le forze vive, la potenza del Partito; e questa è colpa alla quale conviene imporre rimedio.

Il Partito non manca di spirito di sagrificio; manca di continuità nel sagrificio e manca di senso pratico nell’applicarlo.

Gl’individui del Partito si tengono pronti ad avventurare, occorrendo, la vita, quando un tentativo d’iniziativa ha luogo; si rimangono inerti e disgregati fra un tentativo e l’altro; non aiutano a procacciarne la possibilità; ne lasciano la cura ad un uomo o a pochi uomini.

Il Partito sa che la questione del fare e far bene, è questione di mezzi; e nondimeno il Partito nons’adopera a raccoglierli; e condanna chi dirige, a mendicare ripetutamente dallo straniero il danaro per la liberazione del nostro paese, o a chiamare a sagrificii gravi e nondimeno insufficienti pochissimi individui comparativamente facoltosi o più devoti degli altri.

Chiedere allo straniero il prezzo della nostra libertà, è vergogna: aggravare unicamente pochi individui del Partito è ingiustizia. Inoltre, gli individui, esauriti, ricusano e gli stranieri cominciano a dedurre dall’assenza di mezzi, la debolezza e l’egoismo del Partito e rispondono: non siete maturi per la libertà.

Il Partito deve risolvere questo problema dei mezzi o perire. A me corre debito di ripetere a ogni tratto queste parole profondamente vere; a tutte le Sezioni del Partito di trovare il rimedio.

E questo rimedio sta nell’organizzazione compatta e nel senso di dovere che deve costringere ogni individuo appartenente al Partito, a contribuire perennemente alla formazione della Cassa del Partito stesso.

Gli uomini più facoltosi e devoti aiuteranno di sagrifici gravi l’azione quando imminente; ma la continuità della propaganda e la formazione regolare, normale del Fondo Nazionale dev’essere opera di tuttoil Partito.

Ogni uomo deve rappresentare periodicamente la sua adesione ai principali, ed alla propria bandiera, moralmentee materialmente.

Moralmente, colla diffusione della fede Nazionale, col conquistarle uomini nuovi, col consiglio, coll'esempio, colla disciplina, coll’associazione.

Materialmente, pagando la tassa Nazionale.

Il Partito ha ora tre grandi bisogni.

Organizzare, moltiplicare i mezzi segreti di contatto fra le parti diverse alle quali si stende;

Render più attiva ed universale la propaganda dei principii che soli possono, quando che sia liberare la nazione o distruggere cogli scritti le menzogne e i fantasmi che sviano o steriliscono il senno Italiano.

Formare per offerte importanti dei pochi e per contribuzioni mensili di tuttiil fondo Nazionale.

La piccola contribuzione mensile non riesce grave ad alcuno, e nondimeno, se organizzata vastamente, produce risultati importanti, prova a tutti la ferma decisione del Partito; ricorda a chi la versa i proprii fratelli, lo scopo e gli altri doveri; ristringe i vincoli d'associazione; avvezza gli animi a quel senso di disciplina e d’attività pratica, indispensabile a ogni grande impresa.

H fondo Nazionale così raccolto sarebbe consecrato in parte ai preparativi d’Azione, in parte alla Stampa e alla diffusione; in qualche caso eccezionale a sussidio di qualche individuo o di qualche famiglia di martire.

Ogni Sezione del Partito d’Azione deve consecrarsi con attività raddoppiata allo scopo accennato; ogni individuo, dopo aver contribuito egli stesso, deve farsi centro di lavoro verso lo scopo.

Noi possiamo,se vogliamo;siamo dunque colpevoli se non raggiungiamo l'intento..

GIUSEPPE MAZZINI.

Ottobre1857.

NOTE

(1)Inesatto questo per quanto si riferisce al Fabrizj, il quale in Corsica dove aveva parenti ebbe sempre ospitalità, e vi rimase dopo il 1849 non rinunziando a ritornare a Malta, dove era stato dal 1837 al 1848.

(2)Trascriviamo questa lettera da una minuta autografa di Pisacane. Essa è probabilmente del 1856, di un’epoca cioè nella quale si dibattevano progetti diversi: la partenza della spedizione da Londra o da Costantinopoli presentava questo vantaggio, che sfuggiva alla sorveglianza dei Consoli borbonici e delle autorità sarde. La partenza da Genova e il colpo di mano sul piroscafo Cagliarifu l’ultimo e vennero prescelti perché meno dispendiosi.

(3)

Trascriviamo da un frammento di minuta autografa.

(4)Nicola Fabrizj.

(5)Qui e altrove in queste lettere si allude a un deposito di fucili fatto in Malta, all’ordine di N. Fabrizj, con denaro raccolto da Mazzini. La maggior parte di quelle armi, circa 700,non potuta introdurre néin Sicilia, nénelle provincie napoletane, fu dal Fabrizj sbarcata a Pozzallo in giugno 1860.

(6)Salvatore Calvino, emigrato siciliano, intimo amico e collaboratore del Pilo.

(7)Di questo D. Littorio Spaventa o Spavento, il quale insieme a due amici si era impegnato d’introdurre in Sicilia una scatola,cioè delle armi, si parla ripetutamente in queste lettere del Pilo.

(8)Quadrio Maurizio, sembra, il ben noto amico di Mazzini.

(9)Non occorrerebbe ricordare, tanto è notorio, che Pippoè il diminuitivo di Giuseppe col quale gli amici chiamavano Mazzini.

(10)Enrico Pisano, Carlo Pisacane, Carbonelli.

(11)Cioè dai seguaci di Pasquale Calvi, emigrato siciliano dimorante in Malta.

(12)Era chiaro che alludeva ai fucili depositati in Malta siccome abbiamo accennato in altra nota.

(13)Giuseppe Fanelli, presidente, come si è ricordato, del Comitato di Napoli.

(14)Questa lettera era scritta sotto l’altra del 26 agosto.

(15)Questa lettera, senza data nell’originale, dev'essere stata scritta da Londra e in settembre, perché in calce ad essa il Calvino aggiunse alcune righe, datandole 22 settembre1856, e scrisse: «Rosalino non è ritornato da Londra». Sembra verosimile che il Pilo inviasse la lettera sua al Calvino, affinché la facesse pervenire al Fabrizj col mezzo sicuro di cui disponeva.

(16)È superfluo l’avvertire che pubblichiamo tutte le lettere esattamente, con le date loro sebbene talvolta queste sembrino contrastare col testo. In questa la data manca, ma può desumersi dal bollo postale di partenza, che èappunto Amsterdam,13 dee. 56, cui corrisponde il bollo d’arrivo Malta dee. 15. 1856. Ci sembra però strano che una lettera nel 1856 impiegasse due giorni soltanto dall'Olanda a Malta!

(17)G. B. Falcone, che segui il Pisacane a Sapri.

(18)Agesilao Milano. In memoria del suo attentato fu stampato un ritratto, del quale si parla qui. Fu anche coniata una medaglia rappresentante da una parte l’esecuzione del Milano, e dall’altra il Bentivegna.

(19)Questa riga è di calligrafia di Carlo Pisacane.

(20)Vincenzo Sprovieri.

(21)Luigi Orlando, il fondatore dell’ora rinomato cantiere navale di Livorno.

(22)Da autografo di Pisacane. — Sono queste le istruzioni date a Rosalino Pilo per l’incontro in mare con la nave che conduceva la Spedizione. Del mancato incontro il Pilo scrive nella lettera a Fabrizj che segue.

(23)Da autografo di Pisacane. — Questa è la nota del materiale che Rosalino Pilo doveva consegnare a Pisacane, in alto mare.

(24)Accenna alla determinazione di ritentare con Pisacane l’impresa fallita nei primi di quel mese di giugno. Com’è noto anche la seconda volta la barca condotta dal Pilo non potè incontrare in alto mare il Cagliari,il piroscafo sul quale a Genova avevano preso imbarco come viaggiatori Pisacane e i suol compagni.

(25)Mazzini.

(26)Pisacane.




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Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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