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Carlo Pisacane, il «romito» di Albaro (Zenone di Elea - Giugno 2024)

PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI (1857) - ELENCO DEI TESTI PUBBLICATI SUL NOSTRO SITO

ATTO DI ACCUSA PROPOSTA DAL PROCURATORE GENERALE DEL RE

PRESSO LA GRAN CORTE CRIMINALE DI PRINCIPATO CITERIORE

CONTRO GIOVANNI NICOTERA ED ALTRI MOLTI DETENUTI

Imputati degli avvenimenti politici verificatisi in Ponza,

Sapri, ed altri paesi del Distretto di Sala

E DECISIONE EMESSA DALLA G. C. SU DI ESSA

1857-ATTO-DI-ACCUSA-proposta-procuratore-generale-gran-corte-criminale-2023


SALERNO

Stabilimento Tipografico-librario di Raffaello Migliaccio

1857

(se vuoi, scarica il testo in formato ODT o PDF)

Il Procuratore Generate del Re presso la Gran Corte Criminale del Principato Citeriore,

nella qualità di pubblico accusatore, espone quanto segue:

Le spedizioni dallo straniero di gente armala, nello scopo di promuovere la ribellione, non sono nuove nel nostro Reame: ne fu sempre infelice il successo, e pur ciò non fu bastevole ad impedire che altre ne venissero eseguite, ma per la stranezza dell'impresa la storia non saria stata creduta nel trasmettere olio generazioni che verranno le particolarità degli avvenimenti che ci occupano, senza l'appoggio di un processo criminale che ne ha assicurato i documenti ineluttabili.

La Provvidenza di Dio però li permetteva, perchè noto il volere dell'universale in modo non equivoco, una volta i partiti vi si fossero inchinali, e perché la calunnia vinta dall'eloquenza de'  fatti deponesse le sue armi.

Il Demone personificalo del disordine, per togliere forza al colosso che deve combattere, ha cercato e cerca trar profitto dalle passioni e dalle tendenze che A tutte ammesse, comunque non ne fosse unico lo scopo, trae da tutto profitto, e purché venga meno la base dell'ordine col crollare del Governo legittimo, ritiene indifferente il modo per lo quale venisse ciò conseguilo; tutti i partiti ricevon da lui la spinta, tutti speran da lui, e se ne novcrauo quatlro conlro l'jmmensa maggioranza che vo

Icndo l'ordinc, non può volere che il palcroo governo del ReS.) cd al prcsente gli sforzi son diretli ad ottcnerne la fusionc.

Settatori facean concepire speranze, promellevano dementi di sicura riuscita per i loro maneggi, e gl'illusi non potean non muoversi. Dovette per tai modo sorgere il pensiero di uno sbarco di armati. Rite nuto più adatto all'azione un partito rimarcato per istolta arditezza, perché composto da uomini, che sehiavi del bisogno possono dirigersi a piacimento, e che potean del pari dare sviluppo alla commozione in luoghi diversi; mentre degli altri, due son limitati a localitv, ed il terzo non può mostrarsi che quando si riuscisse nella generate sommossa; fu il partito così detto nazionale, che riconosciuto capace veniva invitato, incoraggiato, soccorso.

Stavan nell'Estero tre sudditi Napoletani Carlo Pisacane, Giovanni Nicotera e Giambattista Falcone.

Il primo già Ufiziale del Genio avea disertato le Reali Bandiere sin dall'anno 1847, perché non pago dell'adulterio, volte esclusivo il possesso della donna adultera, e si allontanò. Prestò servizio nell'Africa a' Francesi, nel tempo delle rivolture del 1848, a sostegno della ribellione, e cessò da servire da sedicente colonnello capo dello stato maggiore della gente armata di Garibaldi nel giugno 1849.

Egli, ch'era irrequieto, qual è chi si trova sotto lo stimolo del rimorso, e sotto la pressione del bisogno, per quel che ne mostra la privata sua corrispondenza, che aveva superato l'ostacolo della propria coscienza, perché provetto nelle vie dell'ingiustizia e del tradimento, fu ritenuto adatto per la stolta impresa, fu invitato

ed ebbe somma di molle migliaia di ducali, comunque non se ne possa fissare l'ammontare preciso.

Era egli che, accettato l'incarico, metteva a parte del progetto il Nicotera e Falcone, quello nacque in S. Biase di Nicastro, in eta molto giovanile aveva figurato negli avvenimenti delle Calabrie, e per quel che egli stesso ne b detto, fuggito con quel Comitato rivoluzionario, fu arruolato alle bande ne fatti di Roma; egli fin da quell'epoca da emigrato viveva in Torino con mezzi non estesi, che gli venivan dalla sua famiglia.

Il Pisacane si portò da lui accompagnato da Miss White, e nel comunicargli il progetto, gli fece mostra de'  documenti che assicuravano la riuscita.

Del Falcone poi si 6 conosciuto ch era nativo di Acri nella Calabria Citeriore, giovine già avviato per lo Sacerdozio e studente in Napoli; abbandonato da' genitori per discolezze, e ricercato dalla Polizia, non si saper qual modo si era porta to in Torino, dove si faceva chiamare Giuseppe Capalti.

I documenti mettono a chiaro che le premure per aver seguaci si eran rivolte su luoghi di pene, nella poca speranza di averne altrove, e risulta da corrispondenza che le proposte di riscontro riguardavano le isole di Ponza, Ventotene e S. Stefano.

Le due seguenti lettere mettono ciò è chiaro.

«Amico carissimo - 29 maggio 1857.

  S i g a r s    
«Il Commesso 95 43 36 8 86 161 à avuto  
Polizia   Vapore    
una visita 78 sul 108 ed à bruciato quanto aveva,  
  S p a z z o l a  
gli è restata solo la 113 72 6 117 240 188 172 8  

col contenuto, ma non l'abbiamo ancora ricevuta. Sono inquietatissimo

  A g r e s t i    
 di questa faccenda 9 36 86 29 97 103 45 mi à risposto  

alla mia lettera di principii, che gli pervenne prima, ed alla vostra che accompagnai con ultra mia. Vi trascrivo il brano più interessante della prima, e vi rimetto originalmente la seconda.

O' avuto finalmente il mezzo di scrivere a

M a t i n a   arresto  
56 5 102 14 64 8 che è sempre in 121  

mi promette di darmi tutte le istruzioni necessarie

  P o n z a    
a riprendere l'affare 73 86 64 118 8 che  

vi ò altre volte detto, fu da lui proposto, se avrò a tempo queste istruzioni ve le rimetterò.

  p i a n o    
L'amico del 75 46 9 65 69 vi rimette una letterina che vi  
  Napoli    
accludo, io veggo per 63 meno di ciò che egli vede, ma spero forse  

  p a e s e    
 più di lui paese de'  bisogni del 76 7 30 97 29 e dal  

momento che mi pare sì grave che se non si coglie, dispero per molti anni. Non debbo negarvi però che son convinto che se mi si fosso concesso da principio qualche mese seguito di tempo, ed avrebbe potuto prestarmisi qualche aiuto maggiore da poter intraprendere varie cose,

 

  armi  
che avevano d'uopo di tal tempo, come per esempio quella delle 20  

e di qualche fatto determinante ecc. ecc., ora avrei potuto dirvi assai più di quello che vi scrive l'amico, e ci avreste potuto contare come cosa più concretata che concertata. Ecco la trascrizione del brano della lettera succennatavi che vi trascrivo

  p r u s s i a t o  
colla 75 85 105 95 93 44 9 102 63  
  d o r s o  
in 120 69 85 95 188  
  Isola    
«L' 46 è distante da Ventotene trenta miglia, senz'alcun porto  

 intermedio, per cui non vi è telegrafo; quest'ultima è distante

  Isole  
da Ischia anche trenta miglia, di modo che le tre dette 646  

formano un triangolo equilatere. Da Ventotene a S. Stefano vi è un canale di mare di un miglio. In Ponza vi sono pochissimi relegati politici, e più centinaia di relegati comuni, soldati di voluta cattiva condotta; in Ventotene vi sono circa una cinquantina di relegati politici; son colà per accedervi una scorridoia della Dogana, ed una della marina armata a guerra di un pezzo. In S. Stefano siamo tra condannati a' ferri ed all'ergastolo trenta, e circa 800 condannati comuni per omicidio. In Ventotene vi è una mezza compagnia della così detta riserva, comandati da un ajutante, ed altrettanti uomini del Reggimento Marina comandati da un ergente, tutti sono sotto gli ordini del Comandante dell'ergastolo. Lo sghizzo che mi chiedete non posso mandarvelo, perché mancante di mezzi per farlo, e perché noi non vediamo che cielo, e Patrio del bagno; siamo come in una gabbia, solo da un piccolo spiraglio vediamo il mare in lontananza = Qui finisce. L'altra ve l'ò acchiusa originalmente per mancanza del tempo.

  arresti   truppe    
«Qui vi sono moltissimi 121 e 105 Si assicura  

da tutti la partenza de'  Principi Spagnuoli, e de'  Principi Reali, e due vapori sono a ciò pronti.

  Cilento   p r o n t i  
Gli amici di 127 si dicono 76 88 68 65 104 46  

e premurano perché dicono danneggiare col tempo.

  Cilento   Napoli    
In 18 vi è fermento grande, ed in 63 si  
  banda armata truppa    
esagerano scontri 11 105. Dopo  

il penultimo tempo da voi fissato noi abbiamo

  Provincia    
scritto in 73 lettere che certo àn prodotto  
  proclama    
un certo allarme, e quel vostro 76 non à  

dovuto contribuire meno. Non posso, né devo celarvi che sono in un grave dubbio, ed è se dopo

  A g r e s t i  
la lettera di 8 37 86 129 99 103 45  
  l u o g o  
voi siete fermi per l'epoca, e per il 52 112 68 36 129  

o se per intraprendere preparativi su di altro luogo trasportate

l' e p o c a  
51 29 79 69 19 10!!!  

Ciò è indispensabile me lo diciate nella risposta che darete a questa. Nella mia posizione, e precisa del momento questo dubbio deve promuovere un brivido nervoso. Pel resto attenetevi alle ultime precedenti mie. Addio di cuore.

Ciò è indispensabile me lo diciate nella risposta che darete à questa. Nella mia posizione e precise nel momento questo dubbio deve produrre un brivido nervoso. Pel resto attenetevi alle ultime precedenti mie. - Addio di cuore. -»

«Gentilissimo Amico - Sento quanta mi dite per l'aggiornamento al 12 corrente. Da noi vi replico non si puo' fare nulla per la ragione che già vi è scritto l'operazione credo bene che si dovrebbe eseguire di notte contemporaneamente sulle due isole in Ventotene, impadronirsi delle scorridoje, e delle batterie di 4 o 5 pezzi che guarda S. Stefano ed il canale, nel tempo stesso un vapore dovrebbe piazzarsi nel canale, ed impedire partenza, o passaggio di barca; indi eseguire l'operazione su di S. Stefano, oppure contemporaneamente, sbarcando dalla parte opposta a Ventotene si giunge alle spalle delle Sentinelle esterne, vi è un posto di guardia fuori L'Ergastolo per le Sentinelle esterne, più la caserma pel resto del distaccamento, più vi d'un'altro posto di guardia interno, e propriamente sulla loggia che guarda l'interno, ed a tre Sentinelle; nell'interno vi è la caserma de'  custodi che sono al numero di 24, ma non sono armati, facendo il servizio di carcerieri, vi e anche un cannoniere, il quale è incaricato delle granate a mano che ve n'è una cassa presso il Comandante. Ecco tutti gli ostacoli che dovrebbero superarsi, calcolate bene tutto, e vedete se è possibile; per i condannati comuni, come vi è scritto, non vi è nulla a fidarsi, sono quasi tutti nostri inimici, e se sortissero in libertà subito ritornerebbero all'antico mestiere di ladri di strada pubblica. Tutti noi tra politici e semipolitici cilentani potremo sommare a meno di 50, bisogna toglierne una decina di vecchi inutili ad ogni fazione, non resterebbero che una quarantina disponibile. Calcolate tutto ciò e decidete. Potete credere, mio ottimo amico, se amerei di vedermi libero, ma io amo la patria prima di tutto, e non vorrei che per individui si trascurassero i veri interessi della infelice patria. Voi siete fuori, siete in corrispondenza, pesate tutto senza passione e decidete. Per me finché respiro sarà per l'Italia mia, ed a qualunque appello, onorato, della stessa, non mancherò mai.

«Vi ringrazio de'  ducali 30 che avete passato a mia moglie. Noterò tutto ciò che spendo onde possa sempre rendervene conto».

E puranco il proclama è in potere della giustizia, che trovasi cosi espresso.

«Cittadini! Quando si è bastonati per la sola ragione di non andare a garbo ad un birro; quando i migliori fra noi vengono torturati e moschettati con manifesta violazione di ogni Legge........ la condizione del paese è più che trista è umiliante.

«Noi svelando le infamie del Governo, assordiamo l'Europa co' nostri lamenti; ma ora alla pietà è successo lo stupore universale; non siamo considerati come un popolo mal governato, ma come nove milioni a di uomini tormentali impunemente da un pugno di agozzini ministri degli odi e del terrore di un esoso tiranno. Agli stranieri sembra impossibile che un tale state duri, e già mormorano una terribile sentenza: o le infamie narrate con false, o un popolo che curvasi annichilito sotto tale tirannide, è un popolo degradalo che non può apprezzare la libertà, né meritarla. L'Europa intera alla quale ci siamo appellati, è pronunciato la sua sentenza, governi e popoli du detto unanimamente: ribellatevi, noi non possiamo che rispettare i fatti compiuti.

«Ma noi sino ad ora che cosa facemmo? Ai patiboli, alle torture, all'ergastolo, abbiamo risposto collo spandere pochi nastri tricolori, ed affiggere simulati decreti, ripieghi che sebbene innocui sono puniti dal nostro oppressore col rigore medesimo col quale reprime l'aperta ribellione.

«Siamo deboli forse? No, un popolo non e mai debole incontro alla a tirannide domestica: la picciola Svizzera vinse l'Austria che l'opprimeva; i Batavi, appena il Duca d'Alba ebbe colma la misura, si ribellarono e vinsero la potente Spagna; quando l'Inghilterra si mostrò troppo avida verso le sue colonie, esse ribellandosi-, si francarono dal suo giogo; i Greci ricorsero alle armi, e vinsero il Turco, noi stessi fiaccammo l'orgoglio del prepotente Spagnuolo, animati dalla voce di un generoso popolano; noi stessi arrestammo alle porte della Capitale le armi vittoriose di Championnet, ed i nostri montanari fecero impallidire que' generali già vincitori in tante battaglie, ed il Governo che ci opprime e disonora non l'abbiamo noi vinto due volte, il 20, ed il 48, ed obbligato a prostrarsi a' nostri piedi? Ricademmo non già per la sua forza, ma perché abbiamo creduto a' suoi giuramenti.

«Possono farci ostacolo 10 o 12 mila mercenarii? L'esercito, odiato acerbamente dal tiranno, è con noi, non abbiamo ragione alcuna r per dubitarne; I Europa era sul punto di dichiararci un popolo degradato, quando dalle fila di questo esercito mostrandosi Agesilao Milano fece sospendere il giudizio che pendea su di noi, non potendo dirsi degradato quel popolo dal cui seno usciva un tanto Eroe.

«Sono Torse le discordie de'  partiti che c'indeboliscono? ma non abbiamo tutti un nemico comune, non dobbiamo tutti conquistarci In libertà di pensare e di discutere? Sperate concessioni, senza ricorrere alle armi, ma ove fondate molte vostre speranze? Avete tentato tutte le vie pacifiche, il tiranno altro non fa che rotare con ferocia crescente il flagello. Le costituzioni del 20 e del 48 non furono Torse il frutto di una Sollevazione? Non è mai avvemito, né avverrà mai che un popolo si liberi dalla tirannide domestica, senza ricorrere alle armi. Per noi la sollevazione non è guerra civile, ma legittima difesa contro i satelliti di un tiranno, contro nemici pubblici, che bisogna combattere, sbranare, distruggere per propria salvezza. Contro gli assassini non avvi altra difesa che la ragion dell'armi.

«Sarà forse la difficoltà d'intenderci, di accordarci che ci ritiene? a Ma la tirannide non ci 4 messi tutti di accordo? Giuri ognuno in suo cuore di non rimanere inerte se in un punto si combatte; giuri ognuno o di accorrere se il luogo della pugna 4 vicino, o di adoperarsi a ribellare il proprio comune, e manomettere i regii satelliti, ed in tal guisa l'accordo sarà universale, la congiura vasta quanto lo stato, la terribile mina apparecchiata, basterà trovare i pochi che vogliono appiccarvi fuoco, e questi non mancheranno.

Ma se ognuno tentenna cd aspetta, se ognuno si propone di scendere in campo quando vi saranno raccolte già le migliaia, non vi scenderanno mai. Chi volete che siano queste migliaia se non noi stessi? Una scintilla da tutti alimentata divampa in vasto incendio, abbandonata, muore. Se un tentativo fallisce, n chi la colpa quando avvi la opportunità di tempo e di luogo, a' pochi generosi che appiccano la battaglia, o alle migliaia che gli guardano impassibili, e li lasciano morire? II dire non eravi accordo, e vergognoso, è vano pretesto per iscusare la propria codardia. Quale avviso più solenne del combattimento cominciato? Noi dicemmo nel 1818 quell'avviso solenne all'Italia, e l'Italia v'intese.

«Noi ci siamo resi simili a que' mendichi, che per eccitare la pubblica compassione, pongono in mostra le luride piaghe da cui e roso il loro corpo, e che cosa raccogliemmo da tanta umiliazione? Lo sprezzo: al solo pensarci dovrebbe il rossore montarci alla fronte - Cessiamo una volta dagl'inutili lamenti, e se ci crediamo degni di liberità, balziamo in piedi, rendiamo percossa per percossa, e spezziamo con le gagliarde nostro mani, il bastone, il carnefice ed il tiranno. Cosi soltanto si riacquista la libertà, e l'onore Napoli 1857».

Occorreva altra genie per l'iniziativa, e venne accozzata da uomini di diversi paesi, e se n'ebbero non nitre a ventitré, comprendendovi ii Capitano Sardo Giuseppe Daneri.

Luigi Barbieri assoldava per l'oggetto de'  marinari della Spezia, che era gente non nuova ad insorgere per quel che l& era avvenuto, e di questo Barbieri si è verificato che reduce da Inghilterra in Genova, fece da mezzano a Carlo Pisacane ne' primi giorni di giugno per arruolare delle persone ed imbarcarle. E vi riuscita perché vi si univano, oltre il Daneri, altri marinari della Spezia, de'  quali son superstiti Felice e Gaetano Poggi, Domenico Porro, Cesare Faridone e Francesco Meluscè. Degli altri assoldati che appartenevano nella maggior parte alla gente Lombarda, o della Romagna son presenti nel giudizio.

Cesare Carì Giuseppe Faelli o Feli  
Domenico Mazzoni Giuseppe Santandrea  
Amilcare Bonomo Amilcare Bonomo  
Carlo Rolla Carlo Rolla  
Giovanni Gagliani Giovanni Gagliani  

Essi convennero presso il Pisacane pria che inuovcssero da Genova.

Li mostra nella scienza del da farsi la circostanza che molli avevano mentiti i nomi. In effetti Giovanni Gagliani e Carlo Rotta lasciando i loro nomi assume van gli altri di Filippo Solari e Michele Galli. Del pari Giuseppe Santandrea e Giuseppe Felli cambiarono i loro nomi, non si sa, con quali altri, ed avevan fatto lo stesso Federiga Forchini, Giovanni Sala e Filippo Fajelli.

Non lascia poi dubitarne il seguente documento, in cui si ànno le firme autografe, e che quelli che v'intervennero in fatto a gara per riconoscerle e delle di cui efficacia occorreva altra volta parlarne.

«Noi qui sottoscritti dichiariamo altamente che avendo tutti congiurato, sprezzando le calunnie del volgo, forti della giustizia della causa, e della gagliardia del nostro animo, ci dichiariamo gl'iniziatori della rivoluzione italiana. Se il paese non risponderà al nostro appello, non senza maledirlo, sapremo morire da forti, seguendo la nobile falancia de'  martirii Italiani. Trovi altra nazione del mondo uomini che come noi s'immolano alla sua libertà, ed allora solo potrà paragonarsi alI' Italia, benché sino ad oggi ancora schiava - Sul Vapore - Sul Cagliari alle ore nove e mezzo di sera de'  25 Giugno 1857; 1.° Carlo Pisacane; 2.° Giovanni Nicotera; 3.° Giovan Battista Falcone; 4.° Barbieri Luigi di Lerici; 5.° Gaetano Poggi di Lerici; 6.° Achille Perucci; 7.° Cesare Faridone; 8.° Poggi Felice di Lerici; 9.° Gagliani Giovanni di Lerici; 10.° Rotta-Domenico; 11.° Cesare Carl di Angona; 12.° Fuschini Federico; 13.° Lodovico Necromonti di Onieto; 14.° Mett lusec Francesco di Lerici marinaio; 15.° Sala Giovanni; 16.° Lorenzo Giannone; 17.° Filippo Fajello; 18.° Giovanni Camillucci; 19.° Domenico Massone d'Angona; 20.° Rusconi Pietro».

E certo che i documenti tutti che Carlo Pisacane portava con lui fornirono la base della risoluzione dell'insensata intrapresa.

Un foglio in istampa ritagliato nella parte laterale ed estrema ricavato da quello di cui si fa uso nello spedale militare della Trinità per lo movimento degl'individui di diversi corpi con notizie manoscritte presentava la nozione delle diverse guarnigioni.

Ed un foglio manoscritto intitolato Condizioni generali, interpetrato nelle cifre numeriche, rileva quali ostacoli si proponean dover superare, quali aiuti si aspettavano, e da chi.

Il documento è il seguente a Condizioni generali. Le Provincie di Bari, Lecce, Basilicata, e Foggia sono sotto l'ascendente di

L i b e r t i n o    
49. 43.. 9. 26. 83. 99 44 63 65 costui può molto su  

buoni ed i ricchi, ed è ricco anch'esso; da poco è ritornato dalle

prigioni   Lecce    
44 e trovasi a 51, è antimurattiano, amico di Lafarina,  

ma lo crede delle idee nostre in un mese può mobilizzare il lavoro di Bari e Lecce.

«I distretti in ogni Provincia sono suddivisi in sezioni.

«Distretto di Lagonegro. 1a  Sezione 36, 2.a  16, 3.a 20, 4.a 8, 5.a  20, 6.a  29, 7.a  12, 8.a  5, 9.a  20. Totale del Distretto 166.

«Idem Potenza. 1.a  124, 2.a  70, 3.a  58, 4.a 77, 5.a 20, 6.a  13, 7.a 58. Totale del Distretto 420.

«Distretto di Padula. 1.a 50, 2.a  15, 3.a 30, 4.a 20, 5.a 10, 6.a  20, 7.a 10, 8.a  12. Totale del Distretto 167. Totale de'  Stati attuali 753.

«Ma completando i stati di questa Provincia, si raggiunge la cifra di 2000 pronti ad iniziare, ed armati, vi sono poi 405 senz'armi.

«In Bari, Lecce e Foggia vi è una specie di organizzazione carbonaresca, molti ànno per motto Mazzini ed il berretto rosso, ascendono quasi a 6000.

«Nel Molise vi è il Distretto di Larino.

«Nella Provincia di Salerno e limitrofi sono i

M a g n o n e   M a t i n a  
54, 116 36, 63 66 178 26. e 54 118 99 41 63 3.  
  P r e t e P a d u l a  
il 74. 85 27 110 142 71 6. 21 105 51. 3,  

i primi sono in arresto.

«Le forze di Bari, Lecce Foggia subiscono molto l'ascendente dei Dottrinari.

  Cilento  
«Quindi se contiamo negli affiliati abbiamo alle coste di 18  
  P a d u l a    
il 71. 6. 21 105 51. 3 operosissimo, e da contare  

su due o trecento affiliati, segue poi la Provincia di Basilicata jn cui ve ne sono 2000. Quindi il primo concentramento potrebbe ascendere a circa 3000 uomini armali, e questo se contiamo su' soli affiliati.

«Nelle province più distanti vi sarebbero forze imponenti. Lecce, Bari, Foggia e Molise avranno circa 6000 affiliati.

«Nel Cilento il Tenente Maddalena in colonna mobile con 30 Gendarmi 30  
In Ogliastro guardia giornaliera di Urbani e Gendarmi 08  
In Rotino Picchetto di Gendarmi comandati da Rocca 17  
In Prignano, S. Antonio e Torchiara 8  
In S. Mango, Sessa ed Omignano vi fe brigata come sopra 8  
Acquavella, Casalicchio, Pollica, Celso e Pisciotta. 8  
Vallo un capitano con Gendarmi 40  
In uno compagnia di gendarmi 94  

«Porcile ben organizzato, e pronto all'azione. S. Lucia egualmente.

«Ceraso, Terradura, Catona, Novi e Villaggi vi sono squadriglie di uomini, ma mediocri.

«Castellabate ed Agropoli cattivo.

«Monte è ottimo. Cicerale cattivo.

«Monteforte e Miagliano ottimi. S. Giacomo buono. Rocca, Lustra e Valle sono sotto la stessa pressura del Circondario di Torchiara.

«Giungano è ottimo. Gioi, Cardile, Muoio e Pellare sarebbero buoni, ma sono sotto la pressura del Vallo.

«A Sapri

 Matteo Giordano Sarto con altri (scritto nel biglietto di carattere del Socio: questa è la persona che desiderate) Italia per gli Italiani, e. gl Italiani per essa. Cercare a Sapri del Barone Gallotti. Ponza, Ischia e Ventotene distanti 30 miglia l'una dell'altra.

«Isole

  M a t t i n  
Il progetto di Ponza fu dato 56. 116 99 101 43 63  

In tale Isola vi sono molti politici, e militari, relegati, i quali avvisati, e ad un segnale convenuto potrebbero tagliare il telegrafo, mentre il 104 s'impadronirebbe della scorridora, che trovasi nel porto. Potrebbero avere i 200 fucili, munizioni, e due piccioli pezzi. La guarnigione è composta di pochi veterani. Il detto Matina è sotto chiave vi si è scritto.

«Ventotene

  P i s a n i    
I 75. 158. 95 118 178 161. Presidio. Un Comandante  

 di piazza, un Ajutante di piazza, un Sergente e quattro Veterani addetti alla polizia. Un Alfiere con 36 uomini della riserva, tutti quasi inabili per infermità. Otto Artiglieri ed un Sergente. Vi sono poi da prestar servizio in caso di urgenza una cinquantina di Artiglieri littorali, i quali sono gente del paese, tutti pescatori, e dispersi pe dintorni. Vi è una polveriera con qualche cantaio di polvere, vi sono dieci o dodici cannoni rosi dalla ruggine, ma di questi una batteria poco elevata sull'acqua guarda l'approdo di S. Stefano. Si potrebbero prendere circa un sessanta buoni fucili con trenta daghe, e disarmando gli Isolani, del che non si avrà il tempo, un cento fucili da caccia. I relegati sono 90 circa. Approdo verso Tramontana.

«Ergastolo

A g r e s t i    
116. 37 83 26 94 99 159. Tra riserva e marina vi sono  

circa quaranta uomini. L'approdo verso Tramontana. I comuni sono circa ottocento, i politici 26. Il Comandante 6 Rascio uomo venalissimo. Gli Ergastolani quasi tutti del Cilento subiscono l'ascendente di un 60 giovani influenti ne' loro paesi, e poi sette ed otto cime. La prima versione dice che vi siano 200 fucili.

«Tutto se va bene, potrebbero raccogliersi un 300 uomini con 400 fucili, munizioni, ed un paio di pezzi d'artiglieria.

«Flotta.

Vascelli 2  
Fregate a vela 4  
Fregate a vapore 14  
Brik 6  
Corvette a vapore 4  

«Armate.

«A Napoli

«Fregate a vela 3. Corvette a vela 1. Fregate a vapore 2.

«Ischia.

Fregate a vapore 2  
Viscardo a Messina  
Vascelli  2  
Fregate a vapore 18  
Fregate a vela 7  
Corvette a vapore 4  
Corvette a vela 7  
  38  

E pur queste speranze bastavano a far la spedizione a fronte di questi ostacoli!

Per quel che i documenti stessi rilevano, la partenza da Genova dovea aver luogo nel giorno dieci alla direzione di S. Stefano e Ventotene, e si dovean trovare nel viaggio uomini ed armi.

Ed il piano era come appresso va indicato.

«Partenza di Genova 10 Giugno 6 p. m. alle ore 10 ed a circa 40 miglia dal porto, si esegue la sorpresa del Vapore. Il Cagliari percorre circa nove miglia l'ora. Il giorno 11 alle 10 del mattino si troverà nelle acque di Montecristo, vi si eseguirà il trasbordo degli uomini, e delle armi. La barca partirà tre giorni pri ma del Vapore. Due ore pel trasbordo. Alle 12 si ripone in camino. Arrivo a Ventotene e S. Stefano alle 5 del mattino, e formando un poco la macchina potrebbesi giungere anche alle 4 a. m.

«Avviso colla terra ferma non ve n'è alcuno, quindi il caso più sfavorevole sarebbe quello che alle 5 del mattino per caso partisse da Gaeta un Vapore; i Vapor i van no sempre a Ponza, ma ponghiamo caso che si dirige a Ventotene non vi giungerà che verso il mezzogiorno, quince di se vi corre il minimo dubbio, alle 10 bisogna esser partito, vi sono state otto ore di tempo per eseguire la liberazione e l'imbarco de'  prigionieri. Da Ventotene percorrendo comodamente otto miglia l'ora si staria a Sapri verso le 10 o 11 della sera. Come può sapersi la nuova? Se la scorridora è a Ventotene, certo non partirà. Supponghiamo che vi giunge da Ponza appena noi siamo partiti alle 10, ritorna immediatamente a portare la nuova, vi vogliono almeno Ire ore, giunge a Ponza ad 1. p. m. il telegrafo segnala a Gaeta, da Gaeta a Napoli, da Napoli alle 2 si parte una Fregata a vapore, non giungerà sulla nostra rotta che alle 5, noi avremo già percorso da 70 miglia, epperò avremo oltrepassato di 20 miglia le bocche piccole di Capri».

E da altro brano è risultato che pur anco da Londra doveva partire un Vapore.

«II Vapore partirà da Londra con 20 uomini armati, 200 fucili, e un poco di munizione. Nell'acque dell'Isola della Pianosa prima di entrare nel canale di S. Bonifacio, troverà una Goletta con altri 15 uomini armati; 12mila cartucce, e forse qualche altro numero di fucili. D. Giorgio li darà.    

Nel caso più favorevole arriveremo a Ponza in 40 armati, con 300 fucili, ed un 20mila cartucce.

«Nel caso il più sfavorevole vi giungeremo in 23 armati con 200 fucili, e poca munizione.

«t Nel caso che le cose sono come quelli anno scritto, le cose nostre vanno bene, noi sbarcheremo con 500 uomini armati, e muniti forse di due pezzi di artiglieria, ed altro numero di uomini disarmati.

«Se tutto va malissimo, e che i relegati non vogliono venire, noi sbarcheremo con 25 armati, e 200 fucili; 1.° vantaggio ci troveremo nel Regno ove vorremmo andare; 2.° avremo di fatto introdotto i fucili che da tanto tempo non è possibile introdurre; 3. daremo un impulso alla Basilicata, che dicesi pronta ad insorgere; 4.° e se nessuno muove?.... Creperemo».

Si è poi conosciuto che non avveniva la mossa nel giorno designate, perché il battello Genovese con cento fucili venne obbligato da Gera burrasca di rientrare nel porto, e gittare le armi a mare.

Fin dal cominciare, a modo loro, fissarono tutte le operazioni, e, da altra carta, di cui con maggiore opportunità si riporterà il contenuto nella sposizione de'  fatti ulteriori, si h che avean preceduto quel che da Genova dovea farsi fin ad arrivare ad Auletta, ed anche oltre.

Gl'interrogatori poi, di che dovrà tenersi proposito dopo aver compiuta la narrazione de'  fatti, non lasciano a desiderare altro.

Eran queste le speranze ed i disegni che determinavano la pazza spedizione.

Non v'è causa in cui, come in questa, l'accusatore pubblico non senta il bisogno di aggiunger parole alle pruove scritturali che è a dimostrazione del reato per lo quale accusa, ed in cui gli stessi incolpati gli fanno agevole la via per lo compimento del suo incarico.

Non v'è causa in cui la cospirazione possa ottenere più evidente dimostrazione.

Che si potrebbe dir di più per comprovare che surse in mente a scioperati l'idea di movimento sovversivo, che la proposta ne venne discussa, ed ottenne l'approvazione, ne fu fatto il piano, ne fu regolata l'esecuzione, si devenne ad atti?

Né si vuole altro perché si abbiano le circostanze costitutive della cospirazione.

Trovandosi tutto preparato nel modo che si è detto si doveva cominciare l'esecuzione.

Sorgono dagli atti compilati gravi argomenti per ritenere che la Società de'  Vapori Sardi sotto la ditta R. Rubattini e compagni fosse stato da più tempo in concerto co' macchinatori Settari per far trasportare nei Reali Domini armi ed armati, e fin da dicembre 1856 sospettavasi che avrebbe assentito di dare a nolo uno de'  Piroscafi a' congiurati, onde in qualche momento opportuno fossero stati alla portata di sbarcare sul lido di Sicilia più favorevole al passaggio a Palermo.

Certo si è che da qualche mese prima del 25 giugno il piroscafo Cagliari servi di mezzo di trasporto di varie casse di armi da Genova con la direzione per Tunisi, e si aveva a temere che, lungo la rotta, le armi fossero state trasbordate, e depositate in qualche scalo convenuto, per essere quivi levate pe' Domini di S. M. il ReS.) specialmente lorché il Vapore Francese Provence, provveniente da Marsiglia nel 21 maggio trasbordo nel porto di Genova sul Cagliari 12 casse marcate C E contenente 300 fucili di munizione e 100 pistole.

I sospetti crescevano quando osservavasi che la spedizione delle armi facevasi con polizze all'online, val dire senza indicazione degl'immittenti, ne de'  destinatari, per non rivelarsi, in tempo appunto che i rivoluzionari Carlo Pisacane, Rosolino Pilo e qualche altro vedevansi in moto. Non per tanto per una di dette spedizioni si poté conoscere quali erano gl'immittenti (caricatori) di Genova, e di 37 cassc di armi, una racchiudente lame di sciable spedivasi direttamente da Rubattino.

Nel 25 giugno, e dopo che il primo progetto era andato a vuoto, s'imbarcavano in Genova sul cennato piroscafo il Cagliari, che si diceva doversi portare in Tunisi, Carlo Pisacane, che era un nolo rivoluzionario fra altri 33, con la divisa di passaggieri, ed un equipaggio di 32 persone, di cui soltanto 30 venivano rivelate. Oltre gl'individui che montavano a bordo del Cagliari sotto nomi mentiti, e si sono di sopra indicati, i seguenti altri dell'equipaggio, ora giudicabili, erano mancanti di regolari ricapiti.

Prospero Brugiacase Lorenzo Acquarone  
Agostino Ghio Enrico Wuott  
Carlo Park  

Si è eziandio conosciuto che Miss White nel portarsi a Torino aveva provveduto i cospiratori di un viglietto in lingua Inglese scritto di suo pugno, e diretto al macchinista del Vapore Park, onde non si fosse replicato alla proposta.

Questo scritto esecrabile, che veniva conservalo dal Park, e si sorprendeva presso di lui, addimostra che non era egli estraneo al concerto criminoso, e non ignorava to scopo cui si tendeva nel concerto medesimo.

Le parole di esso suonano nel linguaggio italiano come appresso.

«Noi desideriamo di evitare spargimento di sangue: nostra sola mira è di liberare i nostri fratelli dalle orribili prigioni di Bomba Re di Napoli cosi giustamente abborrito dagl'Inglesi. Coll'assistenza a' nostri sforzi voi vorrete esser consapevoli di fare una buona azione, un'azione quale sarà approvata dalle due nazioni, l'italiana cioè e l'inglese. Voi avete ancora il merito di preservare questo bastimento pe' vostri padroni. Ogni resistenza è inutile. Noi siamo risoluti di compiere la nostra impresa o di morire».

Sul medesimo vapore, come un altro de'  33 passaggieri, s'imbarcava Giuseppe Daneri, appartenente ad una famiglia fanaticamente devota al Mazzini, cui faceva da segretario un germano del Daneri a nome Francesco, repubblicano per sentimenti esso Giuseppe era nell'accordo con gli altri, e si mostrava portatore di una procure di un tai Musto di Genova negoziante di salumi con l'incarico d'invigilare agl'interessi che costui aveva in una tonnara; ma era questa una simulazione per coonestare il suo viaggio, mentre il Musto era intrinseco del Francesco Daneri, e ne dividea le opinioni.

La rotta del legno avrebbe dovuto essere sino alla Città di Cagliari, ove sarebbe giunto la sera del 27, val dire dopo circa 48 ore di viaggio (essendo partilo alle ore sei e mezzo p. m) ed avea a bordo circa 35 tonnellate di carboni (secondo un esposto del Rubattino) quanto era necessario o poco più per giungere a Cagliari, ove provvedendosi di altra quantità di combustibile, avrebbe dovuto riprendere la rotta per Tunisi. Sta però in fatto che viaggiò sino al mattino de'  29.

Dal porto di Genova il Cagliari muoveva per Ponza nella di cui rada giungeva a circa le ore 20 del 27 giugno. I cospiratori spiegarono all'albero di trinchetto la bandiera di chiamata: un pilota dell'Isola si avvicinò con un battello, ed uno de'  faziosi gli domandò se conoscesse D. Giovanni Halina, soggiungendogli che lo stesso trovavasi nel Castello S. Elmo: quel fazioso era Pisacane. Un altro de'  congiurali con cicatrice al labbro superiore chiamò a nome il pilota, il che indicava che precedentemente lo conosceva. Il pilota fu sequestrate, in alto i deputali di salute avvicinavansi al bastimento, scorgevano in una lancia dello steso cinque o sei, taluni de'  quali vestiti da marinari, ed un altro che figurava da capo (era costui Giuseppe Daneri) al quale domando il nome e cognome, e quegli spiegando una carta faceva credere essere la patente. Uno de'  deputati gliela chiese, e colui tirando a se la carta, diceva un momento un momento e volse attorno sospettoso lo sguardo. Allora altri congiurati da altra lancia impugnarono contro i deputati di salute le armi: anche il Daneri cacciò di sacca due pistole, e le impugnò contro i deputati medesimi, dicendo tutti-non vi muovete-I cospiratori pertanto dalle lance sbarcarono sull'Isola per una spiaggia recondita ed inosservata, ed immediatamente aggredirono il posto della Gran Guardia, guardato da due o tre soldati, che non poterono opporre veruna resistenza, e furono ben tosto disarmati. Il Tenente D. Cesare Balsamo colla sciabla sguainata mostrò un contegno di fermezza in faccia a due di que' faziosi, ma bentosto un colpo di arme da fuoco tratto da Cesare Card, uno degli esteri, lo fo cadere semivivo, e dopo mezz'ora mori.

De' congiurati sbarcati in Ponza facevano parte i seguenti dell'equipaggio, oltre il suddetto Vincenzo

Agostino Ghio Giovanni Frumento
Pietro Cidale Girolamo Bartiroti
Lorenzo Acquarone Domenico Strulese
Girolamo Frumento Prospero Brugiacase
Agostino Rapallo Claudio Barbieri
Lorenzo Frumento Pasquale Casella
Giovanni Rebua Ignazio Frumento
Domenico Costa  

Enrico Wuott e Carlo Park non discesero, perche come macchinisti dovevano rimanere assolutamente sul Cagliari. La dimostrazione della reità di entrambi si ft, oltre del mancar de ricapiti e di ciò che si e detto di esso Park, dal grave elemento che essendo Wuott macchinista in primo luogo, avrebbe data direzione al bastimento per Tunisi, e non per Ponza, qualora non fosse stato in pieno accordo con Park, e con tutti gli altri cospiratori; né vi i pruova della violenza di cui si fanno scudo.

Per Lorenzo Acquarone, uno de'  camerieri, è tanto certo che calò in Ponza, che ivi fu ferito al braccio destro da un colpo di facile, siccome dice egli stesso,

I faziosi adunque, guadagnata la Gran Guardia, impresero ad eccitare gli abitanti dell'Isola, e soprattutto i condannati alla relegazione, e gli ex-militi in punizione ad armarsi, ed unirsi loro, percorrendo a tai flue le varie piazze con tricolore bandiere che si portava da uno dell'equipaggio e fra le grida di viva la libertà, viva la repubblica.

I tentativi non fallirono; Imperocché molti relegati, ed ex-militi che si trattenevano in sulle piazze oziando, al primo scompiglio fuggirono, ma quando si accorsero che era state guadagnata e disarmata la Gran Guardia, e sentivan que' facinorosi gridare «Viva la libertà, viva la repubblica» e loro dicevano che tutta I Italia era divenuta repubblica, si unirono ben tosto ad essi, e fecero causa comune. Allora il disordine crebbe oltremodo. Le Autorità militari, cioè Comandante D. Antonio Astorino, Ajutante D. Federico de Francesco, l'Ajutante maggiore D. Antonio Ferruggia, il Capitano del porto D. Montano Magliozzi, i deputati di salute ed altri furono sequestrati e condotti a bordo del Cagliari, ove si fecero sottoscrivere da Astorino due consecutivi ordinativi di consegnarsi immantinenti le armi da' Reali Veterani, e la munizione da guerra al comandante del detto piroscafo, che dicevasi essere Pisacane. In virtù di tali ordini, e merci le consecutive violenze fatte a' custodi delle armi e munizioni, furono queste consegnate a' rivoltosi, i quali pervennero anche ad inutilizzare i cannoni della piazza.

I relegati ed ex-militi, che si unirono a' primi faziosi, furono da costoro muniti delle armi, e munizioni ritratte dalla Gran Guardia, e da altri posti dell'Isola, nonché di quelle che furono da' cospiratori portale sul Cagliari.

L'insurrezione in tai modo divenne imponente, e già per tutte le piazze di Ponza si vedean correre qua e li i primi cospiratori e gli assembrati dell'Isola, portando ovunque l'allarme ed il disordine all'ombra del tricolore vessillo, e tra schiamazzi che vieppiù appalesavano il fine della insurrezione di mutare cioè in repubblica la forma dell'attuale Governo, ed eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro la Reale Autorità, non senza eruttarsi da qualcuno di essi che «Ferdinando Secondo (D, G.) doveva fare con essi».

Un Davide di Bernardo conosciuto Domenico Golenzano
tolto il cognome Volpe Giuseppe Gigli
Giuseppe Colacicco Angelo il Vastaso
Giovanni Scarponito Giuseppe Bartiromo
Nicola Valletta Luigi Colatursi
Antonio Pailadino, agnominato Raffaele Miele
naso di cane Francesco Cristiano
Giuseppe Curione Giuseppe Guglielmo
Francesco Fauzzi Vincenzo Froscione
Luciano Marino Pasquale Fazio
Francesco de Martino Gio: Battista Majorino
Felice Romano Giuseppe Maria Reale
Federico Priorelli Giovanni Apostolico
Francesco Monastero Cesare Sangiovanni
Luigi La Sala Un tal di cognome Francese
Gaspare Fiorenza Pasquale d'Angelo
Ferdinando Vinci Antonio Romano 2.®
Pasquale Campagnuolo Francesco Paolo Costanzo
Domenico Coja Fortunato Acunzo
Errico Cerino Luigi Somma
Nicola Alaggio Emmanude Genzano
Benedetto d'Alessandro Raffaele Parola
Antonio Villano Francesco Nocera
Michelangelo Marte Catiello Piro
Giovanni Bruno Francesco Romano
Federico Squadrino Pasquale Scorziello
Giancarlo di Giammaria Domenico Catapane
Giuseppe Giardino Francesco Santochirico
Giuseppe La Ferola Giovanni Maliardo
Luigi Cerillo Panfilo Mariano
Pietrantonio Rotondo Giuseppe Mazzucchelli
Vito Mosco Luigi Esposito - Cacciavino
Vito Giovanniello Giuseppe Borrelli
Mauro Grimaldi Luigi Impimbo

Sabatino lavarone Benedetto Pagano
Nunzio Parisi Alfonso Lettieri
Giovanni Cuomo Nicola Musto
Nicola Giordano Vincenzo Tomai
Nicola Valletta Giuseppe Garofalo
Carmine Capraro Luigi Reale Sacerdote
Vitantonio di Bello Francesco Rosella
Ferdinando Parente Vincenzo Rega

furon distinti in prender parte a tutti i disordini, cooperando co' primi cospiratori del Cagliari al disarmo degli agenti di forza pubblica, e de'  privati dell'Isola, e ad accozzare una banda armata, affin di compiere l'orrendo attentato di cambiare la forma governativa ne' Reali Domini.

Intanto dal primo arrivo i pazzi riformatori inaugurarono l'era novella co' più gravi misfatti.

Tra gli eccessi pertanto consumati sull'Isola dagli insorgenti in tutto il corso della giornata del 27 e notte seguente, la istruzione rileva quelli qui appresso notati.

1.° Fu disarmata, e quindi affondata la scorridoja Reale che trovavasi nel porto di Ponza.

2.° Uno de'  vestiti a rosso trasse un colpo di fucile contro l'Ajutante D. Francesco Rango, dal quale fu salvo per miracolo, poiché il projettile, sfiorando sul di lui capo. lo ferì leggermente. Seguiva questo mancato omicidio nel tempo dell'insurrezione, quando il sergente de'  Veterani Giuseppe Comardo, che trovavasi di servizio alla Gran Guardia, abbandonando il posto alla vista degli insorgenti fuggi per una porta segreta e fu visto abbracciarsi e baciarsi con uno de'  ribelli sbarcati dai vapore e poi fattosi sotto l'abitazione di Rango, si distaccava da' vestiti di rosso e costui situavasi sotto un arco prossimo chiamò il Rango invitandolo a consegnare le armi, Rango dimandavagli per ordine di chi, ed in risposta. quel vestito rosso gli trasse la fucilata.

3. Benedetto d'Alessandro andava in traccia del Parroco D. Giuseppe Vitiello per ucciderlo in vendetta di precedenti disgusti. Cercò trarre a D. Raffaele Mazzella una fucilata ma l'arme non prese fuoco.

4. Incendiarono la caserma di Gendarmeria, ed il posto di Polizia sito nel locale del Giudicato Regio, involando dalla caserma vari effetti fra quali un calzone del gendarme Francesco Pelillo - Infransero lo Stemma Reale nel medesimo posto di Polizia, e vi consumarono saccheggio - Irruppero nell'abitazione del Giudice Regio D. Michele Mazzoccolo, e scassinando armadi, s'impossessarono di due. 50 circa, di molta biancheria, e di altri oggetti, dell'approssimativo valore di altri ducati 100, parte de'  quali furono poi sorpresi presso il soldato Antonio Lombardi, ricettatore, il quale s'invoke in contraddizione circa la provvenienza di essi.

Fra gli autori di queste eccedenze furon distinti principalmente

Catiello Piro Luigi Impimbo  

5. Distrussero varie carte, registri e processi nell'archivio del Giudicato Regio, e rubarono vari oggetti di convinzione, danaro, armi ed altro, nel che fare furono tra gli altri rimarcati

Raffaele Parola Domenico Calapane  
Francesco Romano Francesco Santochirico  
Pasquale Scorziello Domenico Coja  
Giuseppe Garofalo  

6. Incendiarono varie carte e registri nella Cancelleria Comunale.

E ne furon primarii agenti

Giovanni Scarponito Michelangelo Marie  

7. Incendiarono del pari diverse carte e registri nell'uffizio della relegazione dopo di averli gittati sulla strada fuori dell'officina.

Furon distinti in tal malefizio

Giovanni Scorporilo Sabatino Tavarone  
Luciano Marino Luigi Cerillo  
Felice Romano D. Nicola Giordano  
Giuseppe Cucione Vincenzo de Rosa  
Antonio Palladino Un tal Gallo ex-milite  

8. Altro incendio commisero di diverse carte nell'uffizio della Capitania del Porto, e saccheggiarono la casa del Capitano.

L'istruzione rileva che mentre taluni rivoltosi dalla casa del Capitania del Porto, e saccheggiarono la casa del Capitano.

L'istruzione rileva che mentre taluni rivoltosi dalla casa del Capitano gittavano in mezzo la piazza varie carte che venivano bruciate: furon distinti in sulla strada pieni di entusiasmo

Antonio Palladino Francesco Nocera  
Rafaele Parola Catiello Piro  
D. Davide Volpe  

9. Recaronsi al carcere Circondariale, chiamarono il custode replicate volte e, poiché non furono corrisposti, impresero a scassinare il cancello: allora il custode Francesco Luciano usci, e verificò che già si era abbattuto il cancello: uno de'  vestiti rossi armato di un due colpi, cd il Sacerdote D. Luigi Reale armato di stile aggredirono il custode. Quest'ultimo, impugnando l'arme alla gola del custode, gl'ingiunse con gli altri ad aprire il carcere, e cosi fu data la libertà a Francesco Romano, condannato correzionale, Domenico Calapane e Pasquale Scorzieilo giudicabili criminali, i quali si unirono agl'insorgenti, e commisero con essi gli eccessi di sopra descritti.

Scassinarono la baracca ad uso di corpo di guardia nella contrada detta Chiaro di Luna, e diverse stanze della caserma di relegazione.

Infransero tre Stemmi Regj, cioè, 1.° quello sul botteghino di generi di privativa alla strada Ranchina, 2.° l'altro sulla officina della posta, ed il 3.° sull'officina della Deputazione di salute.

Per l'infrangimento de'  due primi Stemmi l'istruzione i assodato che autore ne fu Davide di Bernardo Volpe, alla testa di molti altri rivoltosi non conosciuti.

Questo giovane viene indicate per uno de'  più effervescenti cd entusiasmati per la rivoluzione, con beretto rosso, e con sciabla in mano, fra le grida Viva la libertà, viva la repubblica, fecesi rimarcare in tutti gli eccessi ed i disordini dell'Isola.

Le investigazioni che per questa parte continueranno riusciranno a stabilire chiaramente una precedente corrispondenza tra gl'Tsolani ed i congiurati del Cagliari, che già si è dagli atti. Infatti Luigi La Sala fin dal 20 giugno esternava che non sarebbe passato quel mese, e tutt'i relegati se ne sarebbero andati in liberti. Presso la stess'epoca Panfilo Mariani nella bottega di Aniello Tavella faceva esternazioni di speranza per politiche novita.

Nella sera del 27 giugno Giuseppe Colacicco che aveasi da s6 ferito una mano, diceva che andava a partire, e che nel giorno 29 giugno si sarebbe verificato un movimento generale.

Circa un mese prima della rivolta Carmine Capraro parlava cosi «io debbo fare un lungo servizio, ma non lo finirà affatto su quest'Isola, me ne andrò in libertà, perché col tempo si debbono vedere belle cose».

Il Canonico D. Vincenzo Caporale, notato gii di pessimi sentimenti politici, nel momento dell'insurrezione si vide passeggiare per le piazze di Ponza tutto entusiasmato; ed alle ore 23, di unito a Giovanni Scarponito armato di boccaccio, e molti altri armali, si appressò al marinaro Nicola Mattera per obbligarlo a portarli sul vapore il Cagliari nel di lui battello, Mattera dové faticare non poco per persuaderlo che il suo gozzo era guasto. In tai mentre si vide una lancia del Vapore avvicinarsi a terra, e Caporale, e tutti gli altri vi s'imbarcarono portandosi a bordo del Piroscafo.

E pria di ciò esso Caporale avea complimentato vari relegati ed ex-militi di limonee e sigari, ordinando al venditore di mettere tutto a suo conto.

Tutte queste circostanze messe a confronto con la indicazione de'  nomi del pilota fatta da uno de'  faziosi, lorché principiò lo sbarco, la spiaggia recondita nella quale si sbarcò, e la conoscenza del locale della Gran Guardia, fan desumere a sufficienza che una intelligenza ripassava tra' congiurati ed alcuni degl'Isolani, onde consumare, come si consumò l'attentato in quell'Isola, e la formazione di banda. E quelli che al primo arrivo de'  ribaldi sull'Isola accorrevano, che ottenevano grado e funzione nella banda, eran di certo conoscitori del piano cospirativo, e nell'accordo con gli arrivati.

12. Tra' furti poi consumati in occasione della rivolta vi furono

1.° qucllo a danno di D. Giuseppe Ciliberti di vari abiti da Luigi Impimbo.

2.° l'altro a danno di D. Pasquale Mattera contabile della relegazione, di un fucile e poca polvere da parte di Benedetto Pagano, e di vari altri armati non conosciuti.

3.° il terzo a danno di D. Michele Parisi di una quantità di pane da parte di Francesco di Martino, e di molti altri armati non distinti.

Iddi tutti questi eccessi la banda armata fu organizzata. Quasi tutti i sopraddetti vi si arrollarono con molti altri dell'Isola e recaronsi a bordo del Cagliari per continuare la rotta lit, ove avevano preconcetto i congiurati di sbarcare per compiere i loro disegni, cioè in Sapri, per indi passare ne' Comuni posti nel tenimento così detto del Vallo di Diano, e quivi raccogliere tutti gli altri compromessi, siccome risulta da uno de'  documenti pervenuti alla giustizia investigatrice del tenor seguente, e colle parole stesse in cui è espresso:

«Pateras rimanghi a Napoli - Sbarco a Sapri, si rimonta Val Diano, raccogliendo tutti gl insorti. Que' di Lagonegro debbono avere persone alla cima di qualche colle che avvisi lo sbarco - Allora debbono disarmare e manomettere le Autorità e la Polizia, e correre al braccio della strada che viene da Sapri per unirsi a' sbarcati. Tutti quelli dei paesi vicini debbono portarsi sulla consolare che mena ad Auletta per unirsi agl'insorti - Que' di Potenza ad Auletta, il terzo giorno saremo ad Auletta - Nel tempo medesimo que' del Vallo e Monteforte marciar su di Eboli, ivi attendere il nostro arrivo; se truppa viene contro di loro ripiegar sopra Auletta. Da Auletta direttamente a Napoli, o attaccando, o girando il nemico- Dobbiamo entrambi scorgerci soccorso, resistere ad ogni costo, giacché finché la bandiera è alta vi è speranza, e può sempre accadere, che quello che non avviene il primo giorno, avverasi il secondo - Formatevi un quartiere, ove se la città risponde sia il quartiere generate: se non risponde, ed il vostro colpo vigoroso che sia con cimento non riesca, potete ritirarvi, tornarvi, e resistere.»

Questo era il progetto de'  nemici di Dio, e degli uomini! Ma la Divina Provvidenza che veglia al ben'essere de'  popoli, e le cure del magnanimo ed augusto FERDINANDO SECONDOG.) troncarono nel bel principio le Ola della ribellione, e l'ordine fu ben tosto ristabilito, come indi a poco si dirà

Tutti i fuggiti da Ponza, che formavano la mussa degl'insorti furono i seguenti:

1. Vincenzo Alberto di Normanno 28. Pietro Buangiovanni di  
2. Nicola Antico di Civita di Penne Quattr'occhi di Palma  
3. Beniamino Argirò di Badolato 29. Giacomo Buonajuto di Napoli  
in Catanzaro 30. Salvatore Barberio di Celico  
4. Vincenzo Agresto di Reggio 31. Vitantonio Bello di Alessano  
5. Luigi Abravilla di Rionero in 32. Giuseppe Bartiromo di Napoli  
Basilicata 33. Alfonso Barretta di Reggio  
6. Pasquale Amoruso di Napoli 34. Gennaro Botta di Napoli  
7. Filippo Alzarini di Napoli 35. Giovanni Bonito di Messina è  
8. Liborio Antinori di Solmona lo stesso che Giuseppe  
9. Giuseppe d'Ambrosio di Napoli de Sanctis  
10. Marcellino d'Agostino di Pollutri 36. Francesco Cuccorullo di Cava  
11. Pasquale d'Angelo di Napoli 37. Domenico Cirolla di Guardiabruna  
12. Michele Albergo di Barletta 38. Vincenzo Cataldo di S. Chirico  
13. Nicola Alaggio di Napoli 39. Eugenio o Gregorio Chiefari di  
14. Gaetano d'Auria di Napoli Stallini  
15. Fortunato d'Acunzo di Napoli 40. Domenico Coja di Casoria  
1G. Ferdinando d'Aquila di Lecce 41. Domenico Chinam di Maropati  
17. Pasquale Armeni di Ardore 42. Leonardo Cervo di Carinola  
18. Vincenzo d* Auria di Napoli 43. Giuseppe Caputo di Palermo  
19. Carmine Alifani di Lioni 44. Giacomo Confortino  
20. Giuseppe Borrelli di Portici 45. Natale Cardamone di Soveria  
21. Francesco Bozzetti di Chieti di Mannelli  
22. Michele Bruno di Monocalzati 46. Raffaele Cortese di Russano  
23. Bruno Betrò di S. Andrea di Giuseppe Cagnetta di Terlizzi  
Davoli 48. Giuseppe o Donato Colapinto  
24. Vincenzo Bambara di di Gioja  
Salimberti in Reggio 49. Pietro Colica di Longobardi in  
25. Eusebio Bucci di Aquila Monteleone  
26. Emmanuele Bove di Francavilla 50. Antonio Crisafi di Badolato  
di Lecce 51. Giuseppe Cicchetti di S. Marco  
27. Carminantonio Borsello di la Catola  
Castropignano 32. Bruno Contemi di Matta  
  Placanica  

53. Vito Francesco Copertina di 77. Pasquale Costanzo di  
Conversano Frattamaggiore  
54. Pietro Cariti o Carini 78. Ferdinando Darrucci  
di Pellaro in Reggio di Sulmona  
55. Vincenzo Cavagnone di Aversa 79. Carmine di Domenico di  
56. Vincenzo Camita di Riace Formicola  
57. Antonio Cianciala o Ciancio 80. Giuseppe D'Anna di Avella  
  di Cassano 81. Alfonso Esposito di Napoli  
58. Giovanni Cozzolino di Procida 82. Giuseppe Esposito di Cava  
59. Lorenzo di Cicco di Napoli 83. Paolo Esposito di Avellino  
60. Gaetano Carbone di Napoli 84. Antonio Esposito di Napoli  
61. Carmine Capraro di Presine 85. Pasquale Esposito di Pollica  
62. Giovanni Crespi di Napoli 86. Angelo Santo Esposito di  
63. Luigi Colatarci di Corigliano Cassano  
64. Rocco La Cava di Palma 87. Anselmo Esposito di Lucera  
65. Francesco di Costanzo 88. Nicola Famiglia di Napoli  
  di  Biccari 89. Giuseppe de Francesco di  
66. Ferdinando Cocchillo di Catanzaro  
Amoruso 91. Girolamo de Felice di  
67. Domenico Cozzolino di   S. Stefano  
Casandrino 91. Girolamo de Felice di Molfetta  
68. Francesco Cantatore di 92. Gaspare Fiorenza di Napoli  
Ravo in Bari 93. Filippo Conte alias Ferraiuolo  
69. Alessandro Cardane di di Arce  
Casanova 94. Benedetto Fanelli di Casalvieri  
70. Alessandro Paolillo di a S. Maria  
Macchiagodena 95. Giovanni Fiumara di  
71. Giuseppe Colacùco di Napoli Catanzaro  
72. Luigi Cofano di Fasano 96. Domenico Fuccinito di S. Vito  
73. Errico Cerino di Napoli in Catanzaro  
74. Pasquale Campagnuolo di 97. Fortunato Flora di Napoli  
Bisceglie 98. Nicola Falanga di Napoli  
74. Domenico Catapano di Napoli 99. Sabato Fusco di Avella  
76. Giuseppe Allizzone di Ragliano 100. Giuseppe La Ferola di Napoli  

101. Pasquale Fiacca di Cardilo 127. Francesco Gallavo o Gallo di  
102. Orazio Ferri di Sora Pizzoni  
103. Pietro Fusco di Agnone 128. Angelo Giovinazzo di Ariano  
104. Giuseppe Fabozzi di Lasciano 129. Antonio Grasso di Monteforte  
105. Carlo La Fata di Paternò 130. Domenico Jannelli di Marcane  
106. Felice Frate di Pomigliano 131. Giovan Battista Jaccheo di  
d'Arco Mercogliano  
107. Giuseppe Friuzzi di 132. Francesco Jannessa di Carapelle  
S. Apollinare 133. Vito Jannuzziello di  
108. Raffaele Foglia di Napoli Castelnuovo di Conza  
109. Francesco Ferracci di Petina 134. Francesco Lauro di Meta  
110. Francesco Fauzzi di Bisceglie 135. Paolo Liguori di Napoli  
111. Vincenzo Farina di S. Severo 136. Pietro Lombardi di  
112. Giuseppe Garofalo di Guardia Capistrano in Catanzaro  
Sanfromonti 137. Giuseppe Langellotti di Palermo  
113. Tommaso Galardo di Rocca 138. Domenico Leonelli di Sinopi  
d'Aspide 139. Luigi Lettieri  
114. Vincenzo di Gennaro di 140. Giuseppe Lazazzera di Turi  
Napoli 141. Antonio Limardi di  
115. Francesco di Gennaro di Francavilla in Catanzaro  
Napoli 142. Giuseppe Limardi di Francavilla  
116. Achille Godano di Rombiolo 143. Vitantonio de Luca di Pianella  
117. Nicola Giordano di Reggio 144. Luigi Lazzaro di Policastro  
118. Giuseppe Giglioni di Cicala 143. Antonio Longo di Bulino  
119. Michele Gaita di Solo fra 146. Giuseppe Ler di Foggia  
120. Pietro Cambino di Mangone 147. Giuseppe Leggieri di Caserta  
121. Rosario Giuffrè di Seminara 148. Eugenio Lombardi di Napoli  
122. Francesco Gigliotti di Ragliano 149. Francesco di Mauro di Vielri  
123. Gennaro Gargiulo di 150. Giuseppe di Muzio di  
Pozzuoli Pignataro di Capua  
124. Angelo Grillo di Bomba 151. Pasquale di Mauro di Somma  
125. Giuseppe Guglielmo di Andria 152. Alfonso della Monica di Cava  
126. Emmanuele Genzano di 153. Luigi Maliardi di Napoli  
Foggia 154. Achille Mira di Minervino  

153. Giuseppe Montesano di Reggio 181. Giuseppe Mariano di S. Filo  
156. Giovanni Miraglio di in Chieti  
S, Pietro a Maida 182. Francesco Mastranza di Napoli  
157. Pasquale Marmile di Aversa 183. Vincenzo Maria Moscia di  
158. Nazzareno Molinè di Messina S. Maro La Calala  
159. Orazio Morelli di Lecce 184. Pasquale Mezzacapo di Napoli  
160. Gennaro Mainieri di 185. Nicola Mezza di Napoli  
Mormanno 186. Giovanni Maccarone di S. Marina  
161. Francesco Mazzulli di 187. Francesco Monastero di Alessano  
S. Stefano in Cosenza 188. Tommaso Lonero di Maida  
162. Nicola Musto di Aversa 189. Bartolomeo Naddeo di Bella  
163. Felice Mancino di Pielracupa 190. Saverio Nocera di Siano  
164. Giuseppe Magno di Monreale 191. Michele Nodello di Napoli  
165. Giovanni Mascarò di 192. Nicola Nicoletti di Beggio  
Catanzaro 193. Antonio Napoli di Sorato  
166. Pasquale Manzieri o stesso che Giuseppe de Lisa  
Marangelli di -Conversano 194. Carlo Natale di Caserta  
167. Felice Molinè di Messina 195. Consolato Nicolò di Beggio  
168. Michele Milano di Napoli 196« Andrea Napolitano di S. Eramo  
169. Giuseppe Mietili di Teverola 197. Antonio Nanci  
170. Nicola Marocca di Serrastrella 198. Pietro Nastro di Napoli  
171. Antonio Mingione di Corigliano 199. Stefano Napolitano di Airola  
17 2. Vincenzo Martino di Reggio 200. Francesco Nocera di Napoli  
173. Salvatore Minieri di 201. Vincenzo dell'Oglio di Andria  
Ricignano in S. Maria 202. Domenico dell'Oglio di Andria  
174. Luciano Marino di Aversa 203. Bocca Orlando di Curinga  
175. Luigi Melillo di Montecorvino 204. Giuseppe Olivieri di Aviatrice  
176. Michelangelo Marte di 205. Nicola Oliva di Orsomarso  
Manfredonia 206. Battista de Pasquale di Lanciano  
177. Giuseppe Muscetta di Avellino 207. Salvatore de Padova di Avellino  
178. Carmine Muscetta di Chiamano 208. Vincenzo Paparo di Guardavalle  
179. Achille Monaco di Napoli 209. Benedetto Pagano di  
180. Gio: Battista Majorino di Mercato in Salerno  
Costantinopoli 210. Federico Priorelli di Andria  

211. Luigi Palmieri di S. Vito in 235. Francesco Rauti di Chiaravalle  
Calabria 236. Giuseppantonio Riggione o  
212. Nicola Pizzo Mingione di Ccrvinara  
213. Antonio Pirozzi di Vilulano 237. Giuseppe Roga di S. Onofrio  
214. Pietro Pulire in Cosenza 238. Domenico Riviglia di Arena  
215. Pasquale Perrella di 239. Carmine Ricca di Catanzaro  
Macchiagodena 240. Pietrantonio Rotondo di  
216. Domenico Passalacqua di Guardia Regia  
Viggiano 241. Rocco Rosito di Morano  
217. Arcangelo Parigino di 242. Saverio Raspa di Gasparina  
Catanzaro 243. Pietro Paolo Regina di Mormanno  
218. Antonio Palladino o Venturina 244. Michele Regina di Morano  
alias naso di cane 245. Antonio Romano di Napoli  
219. Nunzio Parisi di Napoli 246. Domenico Richiedo di Reggio  
220. Francesco Pedala di S. Antimo 247. Guglielmo o Giustino  
221. Giovanni Polivano di De Respino di S. Angelo Lombardi  
S. Angelo Lombardi 248. Vincenzo Rosa di Mormanno  
222. Gennaro Puglia di Napoli 249. Giuseppe Maria Reale di  
223. Vincenzo Panza di Controne Monteleone  
224. Pasquale Palmieri di Aversa 250. Giuseppe Rivivilo di Serre  
225. Angelo Palermo di Sangineto 251. Felice Romano di Pomigliano  
in Cosenza d'Arco  
226. Giuseppe Pellegrino di 252. Raffaele Reale  
Castrovillari 253. Francesco Romano di Napoli  
227. Ferdinando Parente di Sepino 254. Pasquale Russo di Afragola  
228. Antonio Pianese di Piedimonte 255. Luigi Russo di Aversa  
229. Nicola di Paola di Guardia 256. Francesco Scozzi di Erchie in Lecce  
Lombardi Antonio Santoro di Lioni  
230. Donalo Palermo di Pietrafesa 258. Giulio di Sorbo di Caiazzo  
231. Raffaele Parola di Napoli 259. Bartolomeo di Sapio di Monteforte  
232. Angelo Quaranta di Palo di 260. Luigi de Sio di Napoli  
Contursi 261. Luigi La Sala di Napoli  
233. Giuseppe Roma di Lecce 262. Rosario Spadafora di Cotrone  
234. Antonio Romano di Atena 263. Salvadore Senesi di Massafra  

264. Lorenzo Sabella di Agnone 294. Gin: Antonio o Costantino Tolda  
265. Luigi Silipo di Catanzaro di S.a  Caterina  
266. Vincenzo Sforza di Labriola 295. Luigi Temo di Pagani  
267. Luigi Smimmo di Polla 296. Alessandro Travagliai di Gasoli  
268. Giuseppe Spina di Sacello 297. Michele Tommarelli di  
  Montesano  
269. Giuseppe Scarfaro di Maida 298. Antonio Testa di Castellammare  
270. Pietro Stadio di Vietri 299. Alfonso Tarantino di Corato  
271. Nicola Simonelli di Casalnuovo 300. Tommaso Tallarico di Monte  
Francesco Scarfaro di Maida Coriccia  
Davide Salomò di Brancica 301. Francesco Tuoti di Scalea  
274. Fiorindo Selle di Canosa 302. Carlo Vallato di Cuccaro  
275. Domenico Sipone di Andria 303. Nicola Valletta di Lecce  
276. Rocco Signorelli di Girifalco 304. Luigi Antonio Villani di Aitano  
277. llario Spagnuoli di Portigliola 305. Luigi Verna di Cervinara  
278. Orazio Saccoccia di Lecce 306. Generoso Venezia di Avellino  
279. Luigi Severino di Morano 307. Domenico Vespa di Bagnoli  
Carmine Sorgente di Tazzano in Molise  
Fortunato Sonetto di 308. Rosario Villani o Villari di  
S. Pierro a Maida Reggio  
282. Giovanni Sabatino di 309. Ferdinando Vinci di Napoli  
Corigliano 310. Salvatore Visconti di Coprigli a  
283. Cesare Sangiovanni di Napoli 311. Giuseppe Valenzese di Reggio  
284. Luigi Somma di Somma 312. Nicola Villano di Postiglione  
285. Giuseppe Sorbo di S, Prisco 313. Antonio Valera di Nicastro  
286. Vincenzo Salvatorelli 314. Tommaso Ziparo di Girifalco  
287. Gaetano Schiavo di Napoli 315. Luigi Zito di Taranto  
288. Pier Nicola Salomone di 316. Salvatore Ziparo di Girifalco  
Barisciano 317. Luigi Esposito di Napoli  
Francescantonio Torres di Accadìa 318. Vincenzo Esposito idem  
290. Gennaro Tocci di Rossano 319. Michele Esposito idem  
291. Giuseppe Trinchesi di Limatola 320. Francesco de Martino idem  
292. Luigi Tolimieri di Avellino 321. Carmine Marotta idem  
261. Lorenzo Sabella di Agnone 294. Gin: Antonio o Costantino Tolda  
Luigi Silipo di Catanzaro di S.a  Caterina  
Vincenzo Sforza di Labriola 295. Luigi Temo di Pagani  
267. Luigi Smimmo di Polla 296. Alessandro Travagliai di Gasoli  
268. Giuseppe Spina di Sacello 297. Michele Tommarelli di Montesano  

Montata adunque al bordo del Cagliari tutta la turbo de'  cospiratori e degl'insorti, il caporione Pisacane li divise in tre compagnie, ciascuna di esse suddivise in dieci squadre, ad ognuna delle quali assegnò un duce detto perciò caposquadra, coll'ordine seguente

1.a  COMPAGNIA

Capitano Nicola Giordano Tenente Errico Cerino

2.° Tenente Rosario Spadafora

CAPISQUADRA  
1. Vito Jannuzziello 6. Rocco La Cava  
2. Salvatore Lipari 7. Giuseppe Bartiromo  
3. Pasquale Mezzacapo 8. Giuseppe Leggieri  
4. Giuseppe Reale 9. Giov. Battista Iaccheo  
5. Nicola Alaqgio 10. Francesco Ferracci  

2.a  COMPAGNIA

Capitano Nicola Valletta

Tenente Benedetto Pagano

2.° Tenente Francesco de Martino

CAPISQUADRA
1. Giovanni Policano 6. Giuseppe La Ferola
2. Michele Milano 7. Liborio Antinori
3. Vincenzo de Rosa 8. Nazzareno Moline
4. Fortunato Flora 9. Lorenzo Sabelli
5. Antonio Valera 10. Francesco de Gennaro

3.a  COMPAGNIA

Capitano Federico Priorelli

Tenente Giuseppe Colacicco

3.° Tenente Luigi La Sala

CAPISQUADRA
1. Florindo Sette 6. Domenico Coja
2. Raffaele Parola 7. Francesco Torres
3. Michele Tommarelli 8. Luciano Marino
Domenico Catapane 9. Vincenzo D'Auria
5. Achille Godano 10. Giuseppe Caputo

Di tutti Pisacane ritenne il comando come Generate, Nicotera ebbe ii grado di Colonnello, Falcone quello di Maggiore. Questa divisione e suddivisione della massa, e l'elezione de'  capi risulta da documento pervenuto alla giustizia investigatrice e dall'interrogatorio di vari de'  coimputati. Pisacane non avrebbe affidato a' 39 menzionati il comando della massa alla sua dipendenza, se eglino non gli avessero ispirato quella fiducia che è figlia di uniformità di sentimenti fra' cospiratori; e fuori dubbio eran essi cospiratori, perche nella maggior parte attendibili in politico, e perché, come già si fe detto, immediatamente ch'ebbero notizia dello sbarco in Ponza, si unirono agli stranieri.

Gli assembrati, che non ancora eransi armati, furono muniti di boccacci, di fucili e di altre armi, che in sette casse stavano sul piroscafo a disposizione de'  capi della ribellione.

Come poi avrebbero dovuto comportarsi quelli esteri, e gli altri della banda emerge da uno scritto a matita del pari assicurato, e del tenor seguente:

Tutti e diciotto marceranno a quattro avanti, o sian da bersaglieri comandati da Nicotera. Gli altri formeranno un plotone su due righe, e marceranno di fronte, o a quattro, con un certo intervallo, per sembrare più numerosi. Questi staranno armati e nascosti, e non usciranno sopra coverta che ad un avviso. Se il Vapore non può entrare nel porto si getteranno le imbarcazioni in mare, e si assalirà la Scorridoja. Il Vapore bisogna che getti l'ancora. La Scorridoja bisogna distruggerla dopo il fatto b.

Non avrebbe il Sitkzia senza il preventivo concerto con Rubattino continuato a rimanere in Ponza per attendere l'imbarco de'  rivoltosi e de'  relegati mentre potea andar via, conservava il comando, fece uscire fuori porto il vapore e lo fece rientrare.

Da Ponza il Cagliari con tutta la masnada prese la volta di Sapri. Lungo il cammino il Capitano Sitkzia fu visto in pieno accordo con Pisacane, e gli altri cospiratori: rilevò da apposite casse varie armi che distribuì agli insorgenti, e poi della polvere che sotto la sua direzione venne ridotta in cartucce: co' congiurati confabulava, ed animava gli assembrati colle parole allegri figlioli, e dirigendo ogni operazione dal ponte, all'apparire di altri legni, fece abbassare gli ammutinati per non farli vedere.

Arrivò in Sapri il piroscafo, comparve a circa le ore 22 del ventotto giugno in quel golfo, ed immediatamente scomparve, nascondendosi dietro un promontorio che forma una specie d'istmo tra il golfo di Sapri, e la spiaggia delta dell'Oliveto in tenimento di Vibonati, e cola si mantenne fuori lo sguardo degli abitanti di Sapri Quo alle ore due Italiane, lorché nel silenzio perfetto di quella popolazione gf insorti tutti sbarcarono suite spiagge di Sapri, rimanendo a bordo del piroscafo sette passaggieri estranei alla congiura, e parte dell'equipaggio. II legno si allontano, ed imprese a bordeggiare tra il golfo di Policastro, cd il capo Licosa, e si accingeva a ritornare in Ponza dove l'attendevano altri malintenzionati per raggiungere i primi imbarcati. Fra quelle acque pertanto venne catturalo nel seguente mattino del 29 dalla Fregata Napolitana il Tancredi - Intanto i faziosi invadendo l'abitato di Sapri, presero le poste in diversi punti nel corso della notte istessa, e quindi impresero a ricercare il Capo Urbano D. Vincenzo Peluso, il di lui parente D. Leopoldo Peluso, per ucciderli, come minacciosi esternavano la volontà di far man bassa su tutti i loro parenti, ed aderenti, che ritenevano aver Cooperate per la uccisione di Costabile Carducci nel 1848, scassinando le porte delle loro case; ma quelli gli eransi messi in salvo. Sequestrarono e tennero secoloro per più ore l'impiegato telegrafico D. Domenico Montesanto, le guardie Doganali Alfonso Panico e Filippo Fiorentino, e gli urbani Domenico Menta e Salvatore Vitolo, che incontrarono, togliendo loro le armi. E s'immisero nelle case di molti cittadini per rinvenirvi armi, e munizioni da guerra, commettendovi furti anche di danaro, e di altri effetti, di tai che a D. Giovanni Peluso Ricevitore Doganale furono tolti ducati 113. 20 di conto Regio, due fucili, ed una quantità di formaggio, a D. Nicola Timpanelli un fucile, ed un bastone animate, ed a D. Nicola Calderaro un fucile e cinque piastre. Inoltre sequestrarono Nicola Schettino e Giuseppe Pascale, che vennero liberati nel mattino del 30.

Percorrendo le strode tutte di Sapri fra le grida di viva l'Italia, viva la Repubblica, eccitavano que' naturali ad insorgere, e prendere le armi contro l'Au tori ta Sovrana, manifestando senza equivoco alcuno che avevano in mente il cambiamento del Governo, e che dovevano attentare alla Vila del nostro Augusto Sovrano, D. G., si spinsero pure ad infrangere lo Stemma Regio, che stave sul corpo della Guardia Urbana; ma nessuno fece loro buon viso; che ormai quel paese aveva dato ripruove di sincere divozione alla Dinastia felicemente Regnante, tranne la famiglia del Barone D. Giovanni Gallotti marcata in fatti di politica anche nel 1848. Di fatti giunta la massa sotto la di lui casa, guidata da Filippo Fiorentino, uno de'  sequestrati, chiamarono il D. Giovanni, si affacciò il di costui figlio D. Emmanuele, e disse che il padre non era in casa, ed essi incaricandolo di salutarlo in loro nome, progredirono nel cammino. D. Emmanuele domandò a qual fine marciavano, e la risposta fu la seguente - intendiamo cambiare la forma del Governo, $e ci riesce.

Quali fossero state le opere di esso D. Giovanni, nonché de'  figli D. Salvatore, ed altri Gallotti, cooperanti alla insurrezione, verrà meglio a suo luogo sviluppato.

Sconfortati per tanto gl'insorti per la nessuna accoglienza e proselitismo de'  Sapresi, passarono nel mattino istesso nel vicino Comune di Torraca, dopo il breve tragitto di circa tre miglia. Quivi sulla pubblica piazza lessero un proclama sedizioso eccitante alla insurrezione, e si a ragione a ritenere che fosse quello già assicurato alla giustizia del tenor seguente:

Cittadini - E tempo di porre un termine alla sfrenata tirannide di Ferdinando Secondo. A voi basta volerlo. L'odio contro di lui è universalmente inteso. L'esercito fe con noi. La Capitale aspetta dalle Province il segnale della ribellione per troncare in un colpo solo la quistione. Per noi il governo di Ferdinando è cessato di esistere, ancora un passo, ed avremo il tempo, facciamo massa, e corriamo dove i fratelli ci aspettano, su dunque, chiunque è atto a portare le armi, ci siegua. Chi non i abbastanza forte per seguirci, ci consegni l'arma. Noi abbiamo lasciato famiglie ed agi di vita per gittarci in una intrapresa che sarà il segnale della rivoluzione, e voi ci guardate freddamente, come se la causa non fosse la nostra. Vergogna a chi potendo combattere non si unisca a noi; infamia a que' vili che nascondono le armi piuttosto che consegnarle. Su dunque cittadini cercate le armi nel paese, e seguiteci. La vittoria non sarà dubbia. Il vostro esempio sarà seguito da paesi vicini, il nostro numero crescerà ogni giorno, cd in breve tempo saremo un esercito-Viva l'Italia -».

Si portarono alquanti di essi arinali nella casa di Francesco Nicola Cesarino 2.° Eletto funzionante da Sindaco, che unito ad essi fu visto in piazza vestito coil abiti di casa, si fecero dallo stesso condurre per varie case di privati, per impadronirsi di armi. Si appressarono alla porta del Corpo di Guardia Urbana per abbatterla, ma il Cesarino con semplice scossa esterna l'apri, senza alterarne la fermatura a chiave. Ed aperto quel locale, fece da essi medesimi verificare di non esservi armi, e si evito cosi di fare scassinare la porta dell'altro attiguo locale della Cancelleria Comunale, persuadendoli che in questa non era possibile rinvenire arma alcuna.

S'introdussero due di essi nella casa di Paolo Finizzola, e s'impadronirono di un facile, e di altri pochi oggetti; e praticarono altrettanto in diverse altre abitazioni di privati, nonché del Sindaco D. Carmine Gallotti, del Capo Urbano D. Luigi Mercadante, a ciascuno de'  quali furono tolti un fucile, e diversi altri oggetti. Si presero pure sei piastre da Carmine Viggiano, e delle biancherie, ed altro da D. Antonio Flora, qualcuno de'  detti furti fu consumato merce effrazione di armadi. Circa venti di que' naturali, fra quali Francesco Fiorito, alias figlio di Canicola, s'insignirono di nastri tricolori, ed il Fiorito faceva plauso alla lettura del proclama.

Pisacane, e gli altri congiurati avevano in mente di passare in Padula, ove speravano pronti soccorsi di armi ed armati, tanto cib e ero, che nel mentre il Cagliari continuava la rotta da Ponza per Sapri, Pisacane assicurava la massa che avrebbero trovato in Padula 400 armati, come gli veniva manifestato in un plico ricevuto, e dovevasi proclamare la repubblica.

Ed il documento già riportato sorpreso colle altre carte sulla persona di esso Pisacane, di suo carattere, accennante a' suoi corrispondenti, e cospiratori, indica chiaramente il Mattina di Diano, ed il Sacerdote D. Vincenzo Padula di Padula, nonché i signori Gallotti di Sapri, oltre i Magnone di Rotino, tenuti in carcere.

Ecco come si spiega che la massa non in altra spiaggia del Regno dovea approdare, e sbarcare se non in Sapri; per immettersi nello interno del Distretto di Sala.

Nel corso della notte del di 29 alcuni de'  faziosi distaccandosi dalla massa, portaronsi con armata mano nel vicino Comune di Tortorella, aggredirono la casa di D. Francesco Rocco, e con violenza s'impossessarono di danaro contante, e di altri oggetti del valore complessivo di circa ducati 90. Nel mattino del 30 però vennero inseguiti da quella Guardia Urbana, ed uno ne rimase ucciso in atto voleva scaricare il fucile contro l'urbano Giovan Battista Bello: gli altri si salvarono con la fuga.

Da Torraca intanto la banda nel medesimo giorno 29 si conferi nella contrada Fortino, ove bivaccarono, e passarono la notte, dopo di aver abbattuto una trave del telegrafo elettrico, e tagliato il filo corrispondente.

Tenevano ancora sequestrati presso di essi Nicola Schettino e Giuseppe Pasquale, e costoro dalla finestra della cucina di quella taverna, che resta di rincontro al Casino de signori Gallotti, videro entrare in esso circa dieci rivoltosi, armati, e dopo sette o otto minuti, ne sortirono assieme con D. Raffaele e D. Filomeno Gallotti figli del Barone, i quali ebbero conferenza con Pisacane, e contatto con tutti gli altri faziosi, e vi si trattennero fino a che nelle prime ore del giorno 30 l'orda marcid per Casalnuovo.

Vincenzo Cioffi, tavernaro, somministrò loro una quantità di pane. Pervenuti i sediziosi in Casalnuovo, una delle prime loro operazioni fu un cosi detto consiglio di guerra, composto da Nicola Giordano Capitano, Tenente Rosario Spadafora, Giuseppe Colacicco Tenente, nonché da Errico Cerino, Luigi La Sala, ed un tai Martino, e venne condannato a morte uno dell'orda medesima, a nome Euschio Bucci, non si sa per quali mancamenti.

Profferita I iniqua sentenza, sei dell'orda gli trassero delle fucilate, e perche ancor sopravviveva, Domenino Catapane a colpi di stile o bajonetta lo fini.

Recisero in tai punto altra trave del telegrafo elettrico, e tagliarono il filo corrispondente. S'introdussero nelle abitazioni de'  Gendarmi a cavallo, scassinandone le porte, e rubarono vari oggetti di biancheria, e degli utensili di cucina. Praticarono altrettanto nella caserma di Gendarmeria a piedi, s'impadronirono di sedici lenzuola e di alcune coverte, del registro di corrispondenza e di altre carte, che brugiarono nella pubblica piazza.

Infransero lo Stemma Regio, che rimaneva sull'officina postale, e, entrati nella stessa, s'impossessarono delle lettere di ufizio dirette a' funzionari di Tortorella e di Casaletto, e le lacerarono, come del pari lacerarono le Immagini in carta delle Auguste Maesta il Re e la Regina, che trovavansi nel corpo di Guardia Urbana; e ridussero in pezzi a colpi di sciable I altro Stemma Regio, che rimaneva sul medesimo Corpo di Guardia. S'introdussero nella Cancelleria Comunale, ed impossessandosi delle statue delle Iodate LL. MM., similmente le infransero. Alcuni di essi armati si fecero guidare da Mansueto Masullo, e da altri di Casalnuovo per le case di quelle guardie urbane, e di altri, e tolsero loro con violenza fucili, danaro ed altri effetti; di tai che derubati furono Domenico Cantilena, Vincenzo Barra, Gennaro Germino, Paolino Bracco, e molli altri.

Taluni degli insorti furon visti sul balcone del Barone De Stefano con teloscopi, esplorare verso Padula.

Da testimoni specifici si è che il Capo Urbano De Stefano non passo alcun ordine alle Guardie Urbane sue dipendenti di mettersi in movimento verso Sala, ov'era stato chiamato con tutta la Guardia di Casalnuovo.

Si ànno pure elementi che Mansueto Brandi di Torraca spiego una parte attiva nell'insurrezione. Egli fu che allo sbarco dell'orda in Sapri vi ebbe contatto, anzi medico la mano ferita a Giuseppe Colacicco, confabulo col Barone Gallotti al Fortino, ed in Casalnuovo diresse i faziosi in casa del Barone de Stefano.

Consumati tutti gli enunciati eccessi in detto Comune, l'orda mosse nel giorno istesso, 30, per Padula.

Per via, e propriamente nel punto detto Ponte Cadassano, alcuni dell'orda videro gli Urbani Michele Martino ed Angelo Cestari, ed appressatisi volevano toglier loro i fucili, e perché costoro furono fermi sulla negativa, chiamarono all'armi, ed altri accorsero. I due Urbani fuggirono, ed essi inseguendoli, gli scaricarono contro più colpi di fucili, che andarono vuoti di effetto. Di poi si volsero a Rosa Perretti, che in quella contrada lavorava; spaventata fuggiva, cd uno di que' facinorosi con un colpo di facile al capo la stramazzava esanime con ferita al cervello giusta l'ingegnere.

Le cure istruttorie non &nno potuto individuare gli autori, o l'autore di tale omicidio; né si è riuscito a conoscerne la causale, se non che quattro nelle ore pomeridiane del primo luglio venivano scortati al carcere di Montesano Pietro Pulice, Luigi Silipo, Luigi Colatarci, Natale Cardamone, Orazio Morelli, Angelo Santo Esposito e Giuseppe Gigliotti, arrestati nel conflitto di Padula (di che si terrà parola) in passando per la casa di Giosuè Perretti, padre della disavventurata donna, furon visti da lui e voleva inveire con pietre, dicendo mi avete uccisa una figlia e due di essi risposero - non siamo stati noi, siamo stati comandati rinchiusi poi in detto carcere con altri, Saverio Giffono li rimproverava dell'uccisione della Perretti, ed uno di essi assicurava che quattro de'  suoi compagni l'avevano aggredita, ed uno di essi le aveva vibrata una fucilata,

Col sangue adunque, e colla rapina i vantati rigeneratori intendevano raggiungere lo scopo di loro imprese!

Da Casalnuovo l'orda portavasi in Padula, ove giungeva a circa le ore 24 del medesimo di 3. 0 giugno; e poiché era principale loro interesse di accrescersi in numero, sia con eccitamenti diretti a' sudditi del Regno, sia con altri mezzi; così si conferirono presso la prigione Circondariale, e chiassando, ed urtando, scassinarono la porta d'ingresso, costrinsero il custode Michele Mugno, mercé positive violenze e minacce di vita, di aprire il carcere, ed in tai modo resero la libertà a tre detenuti Raffaele Meo, che espiava pena di prigionia inflittagli per giudicato, Irene Sisto, la di cui pena di detenzione andava a terminare nel di seguente 1.° luglio, ed Antonio Farina, che condannato da quel Giudice Regio a cinque anni di prigionia ve la espiava; e mandando libera in propria casa la donna, condussero gli altri due nel cortile della casa di D. Federico Romano, ove rinvennero coricati a terra circa venti, che forse erano i capi dell'orda; certo b che i violatori del carcere rivolti ad uno di essi, che chiamarono Generale, gli manifestarono il loro oprato, e ne riceverono plauso. Indi il sedicente Generale impose a Meo e Farina di anrollarsi alla loro banda e seguirli. Al primo però riusci fuggire nel corso della notte, e si presentò di nuovo spontaneo in carcere: l'altro si uni a' rivoltosi, e nel susseguente mattino primo luglio, in seguito del conflitto, si rinvenne ucciso.

Dal carcere passarono alla soprapposta caserma di Gendarmeria; effransero una porta della stessa, ed amdavano in cerca degl'indhidui dell'arma, e delle loro famiglie, per massacrarle, ma non vi rinvennero alcuno, e delusi andaron via.

Nel corso della notte alcuni de'  componenti la medesima banda, al numero di circa dicci, armati di fucili e di altre armi proprie, insigniti di nastri tricolori, ed alla di cui testa eravi un sedicente Generale, conferironsi nella casa di D. Francesco Santomauro, esattore fondiario, e dopo di aver picchiato violentemente il portone, fu loro aperto, pretendevano da lui il danaro della fondiaria, ma colui l'aveva nascosto, e mostrando loro i borderò de'  precedenti versamenti, gli riusci ingannarli facendo credere di aver versato in quel precedente mattino le somme che aveva in cassa. Andaron via.

Dopo qualche ora altri venti faziosi pure armati di schioppi, diversi da' primi s'introdussero nella medesima casa dell'Esattore, pretendendo il danaro di Conto Regio. Furono ingannati come i primi, ma uno di essi, che gli altri chiamavano Barone, gl'ingiunse dargli del danaro particolare, e Santomauro dové consegnargli ducati 60; e di tanto non contento, vollero dolciumi e rosolio, che come speziale manuale conservava.

Finalmente a circa le ore sette Italiane una terza invasione ebbe a soffrire Santomauro da parte di altri venti insorgenti armati di sciable, e dopo la medesima dimanda, e le stesse scuse, vollero del pari dolciumi e rosolio, ed andaron altrove.

Nel corso della medesima notte altra aggressione armala si soffriva da Michele Vecchio Ricevitore del Registro e Bollo, e pretendevano il danaro esatto per conto dell'Amministrazione, colui conservava in cassa circa ducati 40, ma diede loro ad intendere che nulla aveva per aver pagato nel precedente mattino vari statini di spese di giustizia. I rivoltosi cosi delusi si allontanavano.

Da ultimo un simile tentativo fu fatto al Cassiere Comunale D. Antonio Maina; ma riusci del pari vano, perché costui aveva nascosto in un vicino giardino il danaro, ed i giornali di cassa, sc non che per non allontanarsi con le mani del tuttovuote, s'impadronirono di alquanti pani e di tre coppie di cacicalli.

Nella prim'ora del mattino del primo luglio, qua tiro o cinque rivoltosi, armati di fucili e sciable, fermavansi innanzi al Corpo di Guardia Urbana, ne levavano lo Stemma Regio, ed a colpi di sciable lo riducevano in pezzi.

Le speranze di quattrocento armati, che dovevano trovarsi in Padula, rimasero deluse.

Gl'insorgenti invece eransi accorti della solerzia, ed attività spiegata dalle autorità civili e militari, per concentrare le Guardie Urbane, e le Brigate di Gendarmeria in Sala, e quindi a forze riunite dar loro la sconfitta. L'ottimo Intendente Ajossa operò quel che pria di farsi si sarebbe creduto impossibile. II Maggiore de Liguoro era in Sala sul luogo pria che vi giungessero i ribelli, epperò, raggranellatisi tutti essi faziosi sulle colline tra Padula e Basilicata, vi presero le poste all'alba del primo luglio, mettendo due sentinelle morte alla vedetta. Da Sala pertanto era partito un contingente di Guardie Urbane, comandate da' rispettivi Capi Urbani, nonché una quota di Gendarmi Reali, i di cui condottieri procedevano di pieno accordo co' Capi Urbani.

Questa forza si trovò a fronte del nemico sulla collina detta Morge del Piesco. Le due sentinelle de'  rivoltosi trovaronsi sulla collina di rimpetto detta di S. Canione, ed alla vista della Regia forza. Esplosero due fucilate, e s'intese battere il tamburo a raccolta, ed allora tutto il grosso della masnada si radunò sul colle S. Canione. Si distese un cordone alla cacciatore dal culmine in sotto verso Borea. Gli Urbani ed i Gendarmi praticarono altrettanto nel sito ove trovavansi. Dopo breve tempo i faziosi cambiando posizione, si avvicinarono all'abitato di Padula, situandosi sull'altra collina, che dicesi sopra la facciata della Croce, ove facevano sventolare la bandiera tricolore; e la forza regia passò a piazzarsi sulla collina S. Canione, punto dapprima occupato dagl'insorgenti. Costoro al pari che gli Urbani ed i Gendarmi formarono il cordone, e si piazzarono in piede di guerra, gli uni di rincontro agii altri, alla distanza di 800 palmi lineari, quindi a tiro. Stettero in tale posizione alquanti momenti, quando i rivoltosi al grido di viva l'Italia, viva la libertà, incominciarono la scarica di fucili e di boccacci. I Regi resero loro la pariglia, ed allora il fuoco divenne imponente, e vivo da ambo le parti per lo spazio di circa due ore, quanto all'apparire delle compagnie del 7.° battaglione Cacciatori, che procuravano chiudere in mezzo il nemico, la massa si disordinò, e confusamente si diede alla fuga verso l'abitato, e fuggendo i ribelli continuavano a tirar colpi di fucili anche dalle case di particolari nelle quali s'intromettevano a viva forza, o perchè le trovavano abbandonate. Si combatté allora da corpo a corpo, e la lotta divenne micidiale pe' faziosi, imperciocché rimasero estinti 53 di essi, oltre Antonio Farina di Padula, che come sopra si e detto, liberato dal carcere erasi loro unito. De' Regi caddero estinti il soldato de'  Cacciatori Michele Salatino, I urbano di Sassano Giuseppe di Sisto, e l'altro di Padula Antonio Boniello, oltre qua!che altro ferito, ed il Caporale di Gendarmeria Gioacchino Ragonese resto vivo per miracolo della provvidenza, poiché dalla finestra di una case, uno de ribelli con un due colpi gli trasse consecutivamente due fucilate, i di cui projettili gli passarono a traverso del petto. Si rinvenne pure morto Michelangelo Esposito di Padula, che come soldato congedato aveva fatto ritorno in patria nel 30 giugno. Per questo però e dubbio se fosse rimasto estinto nel conflitto prendendovi parte contro i faziosi, ovvero per iscambio.

Molti della masnada vennero arrestati nel momento del conflitto, ed una frazione, gittandosi nelle montagne di Buonabitacolo e Sauza, fuggi disordinata e confusa. Componevasi essa di Pisacane, Nicotera, e di altri, fra quali quasi tutti gli Esteri, il che vuol dire che i capi della ribellione procuraronsi mettersi in salvo, lorché si videro a mal partito, lasciando i loro proseliti nel pericolo. Cosi la storia e le processure sulle insurrezioni Calabrese e Cilentana del 1848 non lasciano dubitare che i promotori de'  disordini sono i primi a fuggire, abbandonando la massa nel conflitto. Grande lezione pe' malintenzionati, la quale, ci auguriamo, li ritrarrà dal sentiero delle ingannevoli utopie!

Gli sbandati da Padula pervennero nelle campagne di Sanza, e là nel susseguente giorno due apparvero armata mano verso le ore nove Italiane, in luogo prossimo all'abitato. Il sotto Capo-Urbano Sabino Laveglia, ed altri nove o dieci urbani suoi dipendenti che soli trovavansi in perlustrazione per que' luoghi, avvertili da un giovanetto della comparsa de'  faziosi, animosi si fecero loro incontro, gridando viva il Re,sciagurati risposero con la scarica di fucilate, fra le sediziose ripetute esclamazioni di riva I Italia. Alla detonazione de'  colpi accorsero molti naturali del paese armati, chi di fucili, chi di armi anche improprie, e s'impegnarono nella mischia con gli urbani contro i ribelli. Il fuoco durò per qualche ora, e 27 de'  facinorosi caddero al suolo, fra quali il loro duce Carlo Pisacane: ventinove furono arrestati, e gli arresti seguirono col soccorso ancora di una compagnia dell'11° Battaglione Cacciatori, comandata dal Capitano signor Musitano.

Degli arrestati alcuni avevano armi da fuoco e sciable, altri senza armi, perchè vedendosi perditori le avevano gittate, e si erano dati in fuga.

Per tal modo ebbero compimento le famose gesta de'  sedicenti eroi del 1857.

Le popolazioni non vollero lasciar ad altri la gloria di chiudere la scene.

I fatti e non le parole dissero al mondo che qui non si vuole che star tranquilli sotto l'affettuoso paterno governo che ne regge i destini.

Quelli che fecero parte dell'orda debbono rispondere alla giustizia di fatti particolari.

Nelle ore pomeridiane de'  26 maggio ultimo in atto Francesco di Gennaro rimaneva nella strada delta Giancosia in Ponza Domenico Catapane gli si avvicinò, e gli chiese in prestito grana sei. Egli in vece gli offrì un sei carlini, che Catapane rifiutò ed andò via. A circa le ore 23 men tre di Gennaro passava pel Tunnel, fu aggredito da Catapane con rasojo, e gli tirò un colpo, producendogli grave ferita al volto, che deturpandone la fisonomia, 4 dato luogo a sfregio permanente, giusta la pruova generica.

Il conquesto del ferito, la unione di Catapane e di Di Gennaro nel luogo prossimo al reato, e la confessione giudiziale di costui rendono chiara la di lui reità.

A circa un ora italiane del 9 luglio ultimo mentre Vincenzo Nigro di Colliano rimaneva alla custodia del proprio gregge sulla montagne che dicesi Tonieso, in tenimento di detto Comune fu assalito da più malfattori (diceva nel numero di otto o nove) de quali on solo portava arma visibile, cioè un boccaccio, o si faceva dare cinque caraffe di latte e del pane, e si allontanarono, dirigendosi al ricovero dell'altro pastore Pasquale Gizzi, che alquanto lontano rimoneva, anche custodendo tai uni animali in compagnia di Giannandrea Cuozzo ed altri. Quivi giunti, imposero a costoro di mettersi bocconi al suolo. Cuozzo si voltò verso di essi per vederli, e bentosto fu percosso a colpi di bastone: le offese furono lievi. Gli assaliti dovettero ubbidire, e si posero di faccia a terra, ed i malfattori allora s'impadronirono di un pajo di scarpe di proprietà di Cuozzo, di un cappotto di Vincenzo Soleo, e di altro nuovo di Michele Fornataro, amendue questi ultimi pastori; tutto il furto fu di ducati sei. Consumato il reato, i ladri andarono via.

Nel seguente mattino, 10, sulle colline di Laviano apparvere sei uomini, uno de'  quali portava un cappotto ad uso di pastore, e Giuseppe Cariello (dal quale si fecero dare del latte) e Vincenzo Giuliano, si avvidero che erano forestieri vestiti in varie maniere. Pertanto le Guardie Urbane del Circondario si misero in moto per l'arresto de'  malviventi, ed a quella di S. Menna riusci a sorprenderne quattro nella notte de 12 a 13 detto mese in un tugurio sito nel territorio di detto Comune. Erano essi Pietro Rotondo, Domenico Vespa, Pasquale Perrella, ed Alessandro Paolillo, tutti della Provincia di Campobasso, e che avevano fatto parte degli evasi di Ponza. Nel tugurio furono trovati due boccacci carichi. Sulla persona di Perrella si rinvennero ducati 35. 20 in monete di argento, e ducati tre e due cartucce a palla presso Vespa. Fu il tutto legalmente assicurato.

Interrogati dissero che da Ponza eransi imbarcati con molti altri sol Cagliari, e sbarcati in Sapri, avevano seguito la massa per una mezza giornata, e poiché loro non persuadeva quella marcia, avevano disertato prima del conflitto in Padula, prendendo le montagne per presentarsi all'Intendente di Campobasso; che de'  due boccacci erano stati armati essi Rotonda e Vespa da' promotori del disordine nell'atto dello sbarco, ed il danaro era loro, e non avevano commesso alcun furto.

Esposti in atto di affronto a Cariello e Giuliano, furono nettamente riconosciuti. E questa riconoscenza, il cappotto da pastore ravvisato sopra uno di essi, le qualità dell'armi, boccaccio, distinto da Nigro in mano di un degli aggressori, ed altri elementi con la istruzione raccolti, dimostrano che essi quattro erano fra' ladri, che il furto in parola commisero.

Il reperto poi di due boccacci da essi asportati imprime al reato l'aggravante della violenza pubblica.

Trovandosi detenuti in queste prigioni Giovanni Cuzzolino e Gaspare Fiorenza, nelle ore pomeridiane del 3 settembre andante da' cancelli della prigione impresero a cantare a voce alta ne' seguenti accenti «il Monaco con tanto di barbettoni, viva la costituzione, viva la costituzione, viva etc. Fu loro imposto silenzio, e si zittirono.

Più testimoni presenti attestano tal fatto.

Benedetto Fanelli poi nello stato di latitanza, si rese colpevole di asportazione d'armi, e di discorsi allarmanti, di cui si parlerà in appresso.

I giudicabili venivano assicurati alla giustizia nel modo che segue.

Nella cattura del Cagliari, oltre degl'individui dell'equipaggio vi si rinvenivano.

1. Amilcare Bonomo             3. Vito Luigi Cofano

2. Giuseppe Daneri             4. Cesare Carì

Nel giorno 29 giugno erano arrestati nel Bosco detto S. Torano in tenimento di Vibonati, e propriamente verso le ore 22.

5. Michele Milano             6. Battista de Pasquale

7. Giovanni Parrella

Erano essi presi con fucili detti boccacci, ed alla vista della pubblica forza cercavano il mezzo di salvarsi con la fuga.

Nello stesso giorno 29 giugno, verso le ore di vespero si presentava al funzionante da sindaco in Torraca.

8. Michelangelo Marta

Egli portava un fucile che fu raccolto dal sindaco stesso.

Nello stesso giorno 29 o nel 30 erano assicurati alla giustizia anche arrestati.

9. Carlo La Fata             10. Eugenio Lombardi

11. Filippo Conte alias Ferrajuolo

Nel giorno 30 giugno, verso le ore 15 veniva arrestato in vicinanza di Sanza, e propriamente lungo la strada della collina.

12. Giuseppe Rivelli

Era armato di fucile a fulminante, e teneva nella saccoccia del bigiacco quattro cartucci sfusi a palla.

Era arrestato prima del conflitto, ecco probabilità nello stesso giorno 30 in Casalnuovo.

13. Tommaso Lonero

Signore se lo stesso fosse state preso armato.

Ed eziandio.

14. Antonio Ciancio o Cianciola

Si presentava al Maggiore de Liguoro, e prendeva parte co' gendarmi contro i ribelli.

E si dice presentato prima dell'azione in Padula ad un urbano di colà, che lo menò in carcere.

15. Vincenzo Raspa

Ed alla Gendarmeria in Sala.

16. Nicola Antico

Nel giorno primo luglio dopo il conflitto di Padula, ed in quel luogo istesso erano assicurati alla giustizia.

17. Nicola Simonelli 33. Giuseppe Esposito  
18. Antonio Grosso 34. Carmine Marotta  
19. Michele Novelli 35. Antonio Venturino o Paladino  
20. Emmanuele Bone 36. Giovanni Policano  
21. Raffaele Parola 37. Pasquale Armeni  
22. Domenico Catapane 38. Giuseppe Pellegrini  
23. Lorenzo Sabelli 39. Domenico Porro  
24. Giambattista Jaccheo 40. Pasquale Mezzacapo  
25. Ferdinando Cocchillo 41. Michele Gaito  
26. Florindo Selle 42. Antonio Pianese  
27. Bruno Betrò 43. Giulio Sorbo  
28. Giuseppe D' Anna 44. Domenico Mazzoni  
29. Giuseppantonio Riggione 45. Giuseppe Tronchese  
30. Luigi Somma 46. Luigi Severino  
31. Domenico Sipone 47. Felice Poggi  
32. Antonio Valera 48. Antonio Romano di Atena  

49. Girolamo de felice 54. Gennaro Gargiulo
50. Generato Venezia 55. Francesco Nocera
51. Anselmo Esposito 56. Francesco Rauti
52. Cesare Sangiovanni 57. Felice Molinè
53. Rocco La Cava 58. Felice Mancini
59. Achille Monaco

Arrendevasi nel combattimento di Padula.

60. Gaetano Poggi

Si dicono presentati

 61. Achille Mira 65. Filippo Alzarini
62. Guglielmo de Respino 66. Cesare Faridone
63. Francesco Pedala 67. Domenico Cerulli
64. Pietro Fusco 68. Luigi Ambroville

Poco dopo la disfatta venivano paranco arrestati in Casalnuovo, ignorandosi, come per quelli presi a Padula, se fossero stati arrestati armati.

69. Sabato Fusco 74. Giuseppe Limardi
70. Giuseppe Scarfaro 75. Antonio Limardi
71. Pietro Buongiavanni 76. Vincenzo Cataldo
72. Francesco Scarfaro 77. Costantino Tudda
73. Vincenzo Cornilo 78. Vincenzo Ponza
E nello stesso giorno erano arrestati da un gendarme
79. Gennaro Bolla 82. Carlo Natale
80. Angelo Giovinazzo 83. Luigi de Sio
81. Giuseppe Ler 84. Giuseppe Cagnaia
85. Domenico Jannelli
Nel medesimo giorno 1.° luglio si presentava al Giudice di Salerno
86. Saverio Nocera

Nel ripetuto giorno 1.° luglio si presentavano volontariamente al Sindaco di Sassano

87. Davide Salerno89. Tommaso Galardo  
88. Ferdinando Aquila 90. Francesco Monastero
91. Giuseppe Borrelli

E venivano nello stesso luogo arrestati armati

92. Nicola Villani93. Vitantonio de Luca  7  

94, Emmanuele Sentano 95. Giuseppe La Ferola
96. Luciano Marino  

Si presentavano al Capitano Liiciani nel dello giorno

97. Giovanni Fiumara 98. Vincenzo Moscia
99. Carmine Ricca e ciò verso le ore 13, giusta
l'uffizio del Maggiore fol. 82 vol. 2.°  degli arresti.
 Nello stesso giorno l.° luglio, e verso le ore 22 vennero condotti  nel carcere di Montesano, per essersi presentati verso le ore venti all'ur  bano Nicola Greco  100. Pietro Pulire  103. Natale Cardamone  101. Luigi Silipo  104. Orazio Morelli  102. Luigi Colatarci  103. Angelo Santo Esposito  106. Giuseppe Giglioni      Ed erano arrestati nel luogo detto Tempa degli Angeli, tenimento di  Montesano armali di fucili e beccaccio  107. Giovanni Maccarone  108. Giuseppe Garofalo   Si dicono presentati agli urbani di Montesano, ma non è riuscito  liquidarsi  109. Giovanni Mascara  110. Vincenzo Rosa   Erano del pari arrestati nel suddetto giorno 1.° luglio in Buonabitacolo, giusta la dichiarazione di quel Capo Urbano, ma meglio dire verso le ore 20 si videro arrivare in Buonabitacolo seguili da una quantili di contadini armati di zappe, e di legni 13 individui, e poco dopo altri tre se ne assicuravano, che dissero benanco di fuggire per presentarsi, ed altri ne furon trovati poco dopo accovacciali, i quali in vedere gli urbani, s'inginocchiarono, pregandoli per Dio onde non li avessero uccisi, non rilevandosi come gli altri tre fossero capitati in mano della giustizia.   Questi individui che non sono nominati dagli urbani, ma per quanto risulta dagl'interrogatori, sarebbero stati i seguenti:  
111. Bruno Contemi  112. Donato Palermo 116. Pietro Nastro  117. Antonio Pirozzi
113. Giuseppe Montesano 118. Giovanni Medaglia
114. Nazzareno Molini 119. Francesco Cuccurullo
115. Giuseppe de Francesco 120. Luigi Tolimieri

121. Pasquale Costanzo 127. Pasquale di Mauro
122. Domenico Cozzolino 128. Fortunato Acunzo
123. Vincenzo Esposito 129. Antonio Crisafi
124. Ferdinando Vinci 130. Gaspare Fiorenza
125. Pietro Carini 131. Vincenzo di Gennaro
126. Pietro Paolo Regina 132. Luigi Russo
Dicono essersi pure presentali a' Cacciatori in Buonabitacolo
133. Alfonso della Monica 136. Consolalo Nicolò
134. Beniamino Argirò 137. Alessandro Cordone
135. Pasquale Amoroso 138. Pietro Lombardi

   Veniva arrestato a' 2 detto da' soldati Cacciatori

139. Francesco Scozzi

Era anche arrestato a detto di dalla Guardia Urbana di Buonabitacolo

140. Giovan Battista Majorino

V'à ragione di ritenere che

141. Fortunato Sonetto in realtà si fosse disertato dalla banda al tempo del disbarco, perchè si presentava alla Gendarmeria di Paola nel giorno 2 luglio 1857.

Era arrestalo in Sala a' 2 detta

142. Giovanni Camillucci

Venivano benanco arrestati nello stesso giorno due luglio nella contrada La Rossa dalla Guardia Urbana di Gallicchio in tenimento di Montemurro

143. Michele Esposito 145. Nicola Falanga
144. Luigi Esposito 146. Francesco Mastranza

147. Alfonso Tarantini

In Eboli uni nel medesimo giorno   

148. Luigi Teano149. Pietro di Stasio  

Nella contrada Pergola in lenimento di Marsico verso le ore 18 del 2 luglio era arrestato

150. Oronzo Nicola Valletta.

E nello stesso giorno nella campagna di Marsico Vetere lo Squadriglia Luigi di Pierri, e l' Urbano Giambattista Curcio arrestarono

151. Stefano Napolitano 152. Francesco Cantatore
153. Gioi Domenico Sabatiello o Sabatino 154. Luigi Melato

E nello stesso giorno si presentarono volontariamente al Giudice di Brienza

155. Luigi La Sala 156. Giuseppe Magno
Al Capo Urbano di Marsico nuovo
157. Giuseppe Allizzone 159. Antonio Testa
158. Raffaele Foglia 160. Giovanni Cuzzolino
161. Donato Colapinto  In Sassano nel giorno 2 o 3 detto  162. Giuseppe Mercuri   163. Giuseppe Friuzzi  Al Sindaco di Sala  164. Giuseppe Fabozzi  166. Francesco di Martino  165. Achille Godano  167. Nicolo Oliva  Nello stesso giorno si presentavano alla Truppa de'  Cacciatori in Torraca  168. Paolo Liguori  .169. Antonio Esposito  170. Francesco Lauro  Nello stesso giorno 2 luglio erano arrestati nel conflitto di Sanza
171. Carmine Sorgente 186. Giovanni Crispi
172. Paolo Esposito 187. Luigi Lazazzero o Cazzerò
173. Pasquale Marangello 188. Francesco Meluscè
174. Giovanni Gagliani 189. Gaetano Schiavo
175. Carlo Rolla 190. Giuseppe Moscelta
176. Giuseppe Santandrea 191. Giacomo Confortino
177. Giovanni Nicotera 192. Antonio Santoro
178. Nicola Nicolelli 193. Achille Perugi o Perucci
179. Giuseppe de Felice 194. Rosario biliari
180. Giuseppe Roma 195. Luigi Smimmo
181. Antonio Romano di Napoli 196. Vincenzo Martino
182. Giuseppe Olivieri 197. Francesco Romano
183. Fortunato Flora 198. Orazio Ferri
184. Giuseppe Fajelli o Peli 199. Francesco Fauzzi
185. Giuseppe di Muzio 200. Pasquale D'Angelo

201. Oronzo Saccoccia

Si dicono presentati al Capo Urbano di Sanza a 2 detto

202. Bartolomeo Naddeo         203. Rocco Orlando

Venivano arrestali in Diano nello stesso di 2 luglio

204. Salvatore Minieri             205. Vincenzo Dell'Oglio

206. Domenico Dell'Oglio

Ed in Caselle nel Circondario di Sanza alle ore 23

207. Francesco Gallo             209. Salvatore Barberio

208. Vincenzo Papato             210. Arcangelo Parigino

i primi erano armati di fucili a due colpi con canne inglesi a tortiglione e a fili di paglia, ed il Parigino di un boccaccio.

Si presentavano benanco nello stesso giorno 2 luglio in S. Giacomo

211. Luigi Antonio Villani

212. Giuseppe Bartiromo, che si faceva chiamare Luigi Laezza

213. Domenico Coja che si dice pure presentato

214. Giovanni Bonito, che è lo stesso di Luigi o Giuseppe de Sanctis

215. Antonio di Napoli, che aveva assunto il nome di Giuseppe de Lisa

Venivano assicurali nel suddetto giorno e successivi

216. Vincenzo Sforza             217. Giuseppe Valenzese

Nel medesimo giorno 2 luglio arrestati dalla Guardia Urbana di Piaggine

218. Angelo Palermo             221. Giuseppe Mariano

219. Nicola Salomone             222. Vincenzo Alberti

220. Francesco de Costanzo          223. Pietro Rusconi

Arrestati nel 3 luglio armati in Sassano

224. Angelo Quaranta inerme

In Caselle inerme

225. Vincenzo Agresti

In Castelluccio inferiore lo stesso di 3 luglio nella contrada Cortici

226. Francesco Tuoti             227. Giuseppe Lemgellotti

228. Domenico Richiello

Lungo la via da Latronico a Lagonegro

229. Rosario Gioffi             230. Tommaso Ziparo

231. Pietro Gammino

Nel tenimento di Lagonegro, in prossimità del paese vennero fermati dalla forza pubblica a' 3 detto

232. Pasquale Mormile           235. Luigi Verna

233. Carmine di Domenico        236. Giuseppe Caputo

234. Ferdinando Priorelli           237. Vincenzo Bombara

238. Francesco Mazzulli nel luogo detto Monti celle sulla consolare

239. Domenico Riviglio, in tenimento di Rivello 241. Gennaro Tucci in Lauria  
240. Raffaele Reale in Lauria 242. Domenico Fuccinito in Lauria  

Si presentavano

243. Domenico Chiatamo o Chinam 244. Nicola Giordano  

245. Pietro Colica in Casalnuovo

a' 5 luglio si presentava al Capo Urbano di Pollica

246. Pasquale Esposito

Rimanendo in dubbio se si fosse del pari presentato

247. Salvatore di Padova

Si presentavano volontariamente in Monteforte al Tenente di Gendarmeria

248. Bartolomeo di Sapio  249. Michele Bruno di Monocalzati  

Nel giorno 4 si presentava volontariamente al Giudice di Mormanno

250. Michele Regina

Ed al Giudice di Morano

251. Gennaro Mainieri 252. Rocco Rosito  

   

253. Rocco Signorelli poi veniva a presentarsi in Catanzaro

254. Gaetano Tropeano era assicurato alla giustizia nel giorno 5, presentandosi volontariamente al Capo Urbano di S. Pietro.

Nel giorno nove, per quel che dice il Capitano di Gendarmeria con suo ufizio

255. Salvatore Senise di Massafra si presentò al supplente giudiziario di Petina.

Nel 12 luglio erano arrestati dalla Gendarmeria

256. Carmine Alifano          257. Nicola di Paola

Nello stesso giorno 12 erano arrestati in S. Menna

258. Pasquale Perella          260. Pietrantonio Rotondo

259. Alessandro Paolillo          261. Domenico Vespa

Nel giorno 7 settembre si presentava al Procuratore Generale in Casalnuovo

262. Michele Tommarelli di Montesano

Nel giorno 8 luglio si presentava al Giudice Istruttore di Potenza

263. Domenico Passalacqua

Nel di 21 agosto si presentava al Capitano di Gendarmeria Reale di Casalvieri

264. Benedetto Fanelli del medesimo Comune, ed interrogato diceva che ad istigazione di taluni Esteri sbarcati in Ponza crasi con molti altri relegati, ed ex-militi unito ad essi, e montati a bordo di un vapore, erano stati sbarcati alla spiaggia di un paese a lui ignoto; che ingulfatasi la massa in un bosco fuggi, e di nascosto, si recò in Provincia di Terra di Lavoro, ove serbossi latitante sino al di della spontanea presenta. ione.

Pertanto da una istruzione compilala sul di lui conto si desume che durante la latitanza apparve armato di fucile e di pistola per le campagne di Casalvieri, e raccontava a que' naturali che era fuggito da Ponza, e che tra la massa, e la forza Regia eravi stato un conflitto, dal quale erasi salvato colla fuga; insinuato a presentarsi, ripigliava con dire, che non occorreva perché tra altri pochi giorni sarebbesi cambiato il Governo, cd egli sperava la costituzione; ed in altra occasione parlando a taluni contadini anche in campagna, di un tai Giovanni Patto, altro relegato in Ponza, chiudeva il discorso con dire che «stessero allegramente perché quanto prima gl'Inglesi e Francesi sarebbero andati pure a liberare il Pattò, e poco altro tempo sarebbe rimasto in Ponza».

Questi discorsi e l'asportazione d'arma sono contestati da più testimoni.

I giudicabili medesimi subirono l'interrogatorio - Giovanni Nicotera, dopo aver dette parole preliminari delle precedenti rivolture in cui aveva figurato dal 1848 in Calabria, e quindi in Roma, incomincia a narrare che allo scorcio di dicembre 1849 portossi in Torino, di 14 in Genova e Nizza, e di poi di nuovo in Torino, ove fissò domicilio; che in maggio ultimo venne invitato in propria casa da Carlo Pisacane a far parte di una spedizione ne' Reali Domini, e mostrandogli una lettera del Comitato Napoletano, l'assicurava della riuscita; che quando Pisacane si portò a tale oggetto in sua casa in Torino, si accompagnò alla Inglese Miss White; che la rivoluzione doveva accadere il di 13 giugno, e non si effettuò per mancanza di cento fucili che doveva portare un battello Genovese, e fu protratta pel 29 detto mese; e Pisacane accintosi alla impresa, si portò in Genova nel di 20 o 21 detto, ove si provvide di danaro e di armi; che nel 25 si mosse dal porlo di Genova sul vapore Cagliari per Ponza, ove dopo di aver disarmata la guarnigione, ed imbarcati molti relegati, si riprese la rotta per Sapri; colà si sbarcò, e si aveva disegno di conferirsi in Potenza, destinato come punto centrale della ribellione, e quivi riunita la forza di 30,000 uomini marciare sulla Capitate, ed impadronirsi delle castella; che Pisacane era incaricato dal Comitato Napoletano di stabilire nesso di relazione anche nelle Calabrie - Spiegò che il biglietto in idioma inglese (corrispondente in italiano al soprascritto che principia «Noi cerchiamo di evitare spargimento di sangue ec.») sorpreso al macchinista Park fu scritto da Miss White per fargli comprendere di che si trattasse, ed ottenere la sua cooperazione.

Riconobbe in fine vari documenti del Pisacane, e del Comitato di Napoli, e spiegando il senso di alcuni di essi, svela le trame cospiratrici, ed i precedenti progetti per eseguire la ribellione.

Gaetano Poggi dedusse che reduce da un viaggio fatto in Inghilterra con Luigi Barbieri e Domenico Porro, erasi recato in Genova per trovar mezzi da vivere, e coli un tai Pietro Porro gli offri di far parte di un viaggio per commettere un contrabbando, e fino al tempo della partenza gli somministrò danaro - Che venuto il tempo del viaggio, ebbe avviso di recarsi presso il voluto mercadante, e rinvenne in vece Carlo Pisacane, nella di cui casa trovò il detto Luigi Barbieri, Felice Poggi, Domenico Paro, Francesco Metuscè, Lorenzo Giannone, un tai Cesare.... un tai Messone, e tutti gli altri che poi vide a bordo del Cagliari; che i capi della insurrezione erano Pisacane, Nicotera e Falcone; che quanto operarono fu tutto effetto di violenza e minacce. Che in Padula non prese parte nel conflitto.

E Felice Poggi e Domenico Porro fanno eco a Gaetano Poggi.

Francesco Metuscè, Domenico Mazzone e Giuseppe Mercurio sostengono che trovandosi imbarcati sul Cagliari, i primi marinari, l'altro colla qualità di cameriere furono forzati a far parte della banda ribelle, ma che non contribuirono alle eccedenze dalla stessa comm esse.

Giovanni Camillucci, Cesare Faridone, Giuseppe Faelli ed Achille Perugi dicono di essere stati ingannati i primi tre da Luigi Barbieri (mezzano di Pisacane) l'ultimo direttamente da Pisacane, che spingendoli ad imbarcarsi sul Cagliari fecero lor credere che avrebbero fatto un viaggio per contrabbando, e lungo la rotta capirono che trattavasi in vece di una rivolta.

Pietro Ruscone afferma che partiva per Tunisi in buona fede, ma Pisacane l'obbligò con violenza, ed arma la mano a seguirlo con gli altri; ma per nulla cooperò alle inique azioni de'  congiurati.

Giovanni Gagliani e Carlo Botta più franchi deducono che in Genova conobbero Pisacane, il quale assumendo il titolo di Generale di una spedizione, gl'invitò a seguirlo in questo Regno, ov'era chiamato da' suoi compatriotti per una rivoluzione: lo seguirono, ed in Ponza liberarono i relegati, e quindi oprarono in Sapri, cd in altri Comuni del Distretto di Sala, ove, attaccati dalla Regia Forza, furono arrestati.

Infine Giuseppe Santandrea afferma che trovandosi in Genova come emigrato per gli affari del 1848, ebbe occasione di conoscere Pisacane; che costui l'incitò a seguirlo, per promuovere una rivoluzione in Napoli, ed egli vi acconsenti per acquistare la libertà, e con effetto fece parte della spedizione in Ponza, e quindi nel Distretto di Sala, ove furono disfatti dalla pubblica forza.

Rocco La Cava e Giuseppe La Ferola funno cenno delle proposizioni di taluni relegati in Ponza sulla precedente loro scienza di politiche novità.

Dallo insieme degli interrogatori di Domenico Catapane, Giuseppe Allizzone, Donato Colapinto, Giovanni Cozzolino, Giuseppe Bartiromo, Emmanuele Boe, Francesco de Costanzo, del suddetto Rocco La Cava, Ferdinando Coschillo, Antonio Ciancio, Giambattista Jaccheo, Achille Mira, Luciano Marino, Pasquale Mezzacapo, Francesco Nocera, Antonio Pirrozzi, Angelo Palermo, Antonio Piancse, Raffaele Parola, Antonio Romano, Pietro Paolo Regina, Lorenzo Sabella, Luigi Silipo, Domenico Sipone, Luigi Tolimieri, Antonio Ventorino, Antonio Valera e Giuseppe Valenzese, si raccoglie la narrazione di tutti i misfatti consumati dai rivoltosi in Ponza, e poi lungo il cammino da Sapri in Padula, e si desume del pari che in Sapri Pisacane, Nicotera e Falcone andavano in cerca della famiglia Peluso per massacrarla, come quella che aveva fatto uccidere in luglio 1848 Costabile Carducci; che la famiglia del Barone Gallotti ebbe contatto con gl'insorgenti, che in Torraca alcuni di que' naturali s'insignirono di nastri tricolori, e fecero plauso ad un proclama sedizioso letto da uno de capi della banda in quella pubblica piazza; che in Casalnuovo si tenne Consiglio di guerra, ed Euschio Bucci venne dannato a morte, e fucilato; che de'  componenti il Consiglio Giordano si mostrava più accanito per la condanna, e che Domenico Catapane trasse a quello sventurato pure vari colpi di pugnale; che in Padula si tenne riunione in casa de'  signori Romano; che quivi gli esteri capi dell'orda esternavano di volere la Repubblica.

Nicola Giordano dice che comunque gl'insorti avessero gridato viva la repubblica, pure il vero loro scopo era di ottenere l'indipendenza italiana; che il consiglio di guerra eretto per la condanna di Bucci si compose da lui medesimo, come Capitano, da' Tenenti Rosario Spadafora, ed Errico Cerino, e dagli altri graduati Luigi La Sala, Francesco de Martino.

Vari indicano i capisquadra, e gli altri graduati come appunto si raccoglie dal documento di sopra trascritto.

Inoltre i suddetti e quasi tutti gli altri evasi da Ponza si scusano con dire che furono forzati ad imbarcarsi, e taluni aggiungono che seguito lo sbarco in Sapri, riusci loro disertare, e quindi presentarsi.

Ma le asserte violenze non sono sostenute dall'istruzione compilata in Ponza, ed è a dirsi in conchiusione che tutti gl'interrogatori, anzicché presentare posizioni da giustificare almeno in certo modo il mal fatto, rifermano l'accusa ormai basata sopra fatti, su documenti ineluttabili e su moltissimi testimoni.

 Antioco Sitkzia nell'interrogatorio sostiene di essere stato violentato e trattenuto da congiurati colle armi impugnate, e di aver quelli passato il comando e direzione del Cagliari al Capitano Daneri. Anche i cospiratori vorrebbero far credere che a viva forza eransi impossessati del piroscafo. Ma quelle violenze erano una simulazione di già smascherata, appunto perché in caso di esito sfavorevole avessero potuto essere giustificati (a loro modo è intendere) l'Amministrazione Rubattini, esso Sitkzia e gli altri dell'equipaggio, che partecipavano alla sedizione.

Ciò vien fatto chiaro dall'espressioni usate nello scritto attribuito a Miss White in cui si accennava all'idea che sarebbe rimasta al sicuro l'amministrazione.

Il Capitano Sitkzia potea imporre agli ammutinati ed ottenerne la dichiarazione che di già si è riportata e dovea poi sottostare paziente alle violenze!

Tolti i passaggieri che rimasero estranei al concerto non erano i restanti in tai numero da imporre necessità ad un numero maggiore.

Né si potea usar delle armi che furon tolte dopo che l'ammutinamento era avvenuto.

Né gli ammutinati potean sapere ch'esistevan armi sul legno.

Non può avere altra spiega la circostanza deposta di più che il fatto di voluta violenza avvenne dopo essersi percorse più miglia da Genova, se non quella di aver voluto preparar prima la giustificazione ed il tempo corsa prima delle volute violenze fu speso per la dichiarazione.

Le parole di violenze dette da Nicotera e da' correi lo furon per l'effetto del precedente concerto e per esser coerenti alla dichiarazione.

Se ciò dissero i passaggieri!o fecero nel fine di render favore. E si ha puranco in ciò un contrapposto in altre dichiarazioni.

Oltre che Mercuri fu arrestato in conflitto; Acquarone fu ferito, altri e non pochi discesero ed operarono.

Pertanto né l'Amministrazione, né Sitkzia saprebbero conciliare il come avesse potuto il Cagliari fare un lungo viaggio sino al mattino del 29 giugno, in atto aveva una quantità di carboni sufficiente sino alla sera de'  27. Sitkzia, Rocci e gli altri dell'equipaggio dopo lo sbarco di Sapri avrebbero dovuto portarsi immantinenti in Napoli, od in altro luogo del Regno per riferire quel che eragli successo, alle Autorità competenti, e l'avrebbero fatto qualora con effetti avessero agito setto la violenza, ma si rimasero bordeggiando, ed avean presa la direzione di Ponza, come si è cennalo di sopra, tra il golfo di Policastro e Capolicosa. Come poi pui spiegarsi il silenzio serbato da Rubattino e Sitkzia, quando non gli era ignoto alcuni de'  cospiratori mentivono i propri nomi? Non era possibile che non fossero stati da essi conosciuti, nel mentre il medesimo Rubattino nel suo esposto dice che fra essi eravi genie aliena da qualunque macchinazione politica! Che si dirà della mancanza delle carte di passaggio degl'individui del proprio equipaggio? Come spiegarsi in fine che Rubattino nel momento che ignorava il modo dello sbarco, diceva esser per lui evidente che i congiurali si fossero impadroniti con violenza del comando del bastimento, e ne avessero deviata la destinazione? Tutto ciò congiunto alle operazioni del Sitkzia, e degli altri dell'equipaggio dimostrò ei al precedente concerto fra esso Rubattino, Sitkzia, e gli altri dell'equipaggio con Pisacane, e compagni.

De' sopraddetti 284 imputati, i seguenti trovavansi in Ponza per espiarvi la pena di relegazione inflitta loro come appresso.

1. Gennaro Mainieri condannato a sei anni di relegazione per reato di storpio dalla Gran Corte Criminale di Cosenza a' 10 settembre 1836.

2. Felice Mancini condannato a sette anni di relegazione per giuoco d'azzardo, con decisione della Gran Corte Criminale di Molise del 5 febbraio 1837.

3. Pasquale Marangelli condannato ad anni sei di relegazione per giuoco d'azzardo, e per bestemmia, con decisione della Gran Corte Criminale di Trani del 23 agosto 1836.

4. Achille Miri condannato per furto qualificato alla pena di anni sei di relegazione, con decisione della Gran Corte Criminale di Lecce dei 26 marzo 1833.

5. Bartolomeo Naddeo condannato con decisione della Gran Corte Criminale di Potenza del 26 giugno 1833 alla pena di anni sei di relegazione per reato d'incendio volontario.

6. Giuseppe Olivieri condannato con decisione della Gran Corte Speciale di Aquila del di 30 giugno 1836 alla pena di anni nove di relegazione, per attacco e resistenza alla Guardia Urbana in servizio.

7. Domenico dell'Oglio condannato alla pena di anni sei di relegazione per furti qualificati, con decisione della Gran Corte Criminale di Trani de'  21 gennaio 1857.

8. Vincenzo dell'Oglio condannato dalla Gran Corte Criminale di Trani alla pena di anni otto di relegazione per mancato furto qualificato, con decisione del 26 marzo 1856.

9. Domenico Sipone condannato dalla Gran Corte Criminale di Trani alla pena di anni sei di relegazione per reato di stupro violento, con decisione de'  21 maggio 1857.

10. Pasquale Perrella condannato dalla Gran Corte Criminale di Campobasso, con decisione de'  22 novembre 1855 alla pena di anni sei di relegazione.

11. Alessandro Paolillo condannato con decisione della delta Gran Corte Criminale di Campobasso, con decisione del 13 marzo 1856 alla pena di anni sei di relegazione, per percossa volontaria che produsse storpio.

12. Angelo Palermo condannato dalla Gran Corte Criminale di Cosenza, con decisione del 23 agosto 1854 alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato.

13. Domenico Passalacqua condannato dalla Gran Corte Criminale di Potenza, con decisione del 21 aprile 1854 alla pena di anni dieci di relegazione per furto qualificato e sfregio.

14. Michele Regina condannato dalla Gran Corte Criminale di Cosenza, con decisione del 13 gcnnaio 1857 alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato.

15. Rocco Rosito condannato dalla Gran Corte Criminale di Cosenza, con decisione del 18 dicembre 1856, alla pena di anni sei di relegazione per volontaria ferita che produsse storpio.

16. Giuseppe Roma condannato con decisione della Gran Corte Criminale di Lecce del 24 aprile 1855 alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato.

17. Francesco Rauti condannato dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro nel dl 4 maggio 1855 alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia ed altro.

18. Saverio Raspa condannato dalla delta Gran Corte Criminale alla pena di anni sei di relegazione con decisione del 13 febbraio 1856 per bestemmia ed altro.

19. Domenico Furciniti condannato dalla medesima Gran Corte alla pena di anni sei di relegazione, con decisione del 4 novembre 1856 per reato di bestemmia.

20. Domenico Riviglio condannato dalla medesima Gran Corte alla pena di anni sei di relegazione, con decisione del 6 maggio 1856 per flirto qualificato.

21. Pietro Colica condannato dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro alla pena di anni sette di relegazione per bestemmia, con decisione del 22 settembre 1856.

22. Giuseppe de Felice condannato dalla Gran Corte Criminale di Aquila alla pena di anni dieci di relegazione, con decisione del di 11 gennaio 1856.

23. Oronzo Saccoccia condannato dalla Gran Carte Criminale di Lecce alla pena di anni sei di relegazione, con decisione de'  7 febbraio 1832 per furto qualificato.

24. Vincenzo Sforza condannato dalla Gran Corte Criminale di Potenza alla pena di anni sette di relegazione, con decisione del di 5 marzo 1855 per reato di sciente ricettazione di oggetti provvenienti da furto qualificato.

25. Lorenzo Sabelli condannato come soldato dal Consiglio di Guerra di Pescara del di 26 aprile 1853 alla pena di anni sette di relegazione per ferite gravi commesse in quartiere.

26. Pietro Pulice condannato dalla Gran Corte Criminale di Cosenza, con decisione del dì 1.° marzo 1855 alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato.

27. Carmine di Domenico condannato dalla Gran Corte Criminale di Santamaria alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato, con decisione de 24 aprile 1855.

28. Nicola Simoniello condannato dalla Gran Corte Criminale di Santamaria alla pena di anni sei di relegazione per bestemmie, con decisione del 9 luglio 1855.

29. Vincenzo Paparo condannato con decisione della Gran Corte Criminale di Catanzaro alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia.

30. Rosario Villari condannato dalla Gran Corte Criminale di Reggio alla pena di anni sei di relegazione, con decisione de'  16 ottobre 1856 per reato di sciente ricettazione di oggetto provveniente da furto qualificato.

31. Giuseppe Valenzese condannato dalla Gran Corte Criminale di Reggio alla pena di anni dieci di relegaxione nel di 3 ottobre 1855 per ferita produttiva di morte.

32. Domenico Vespa condannato dalla Gran Corte Criminale di Campobasso alla pena di anni sei di relegazione nel di 30 ottobre 1856 per ferita produttiva di morte.

33. Antonio Grosso condannato dalla Gran Corte Criminale di Avellino alla pena di sei anni di relegazione, con decisione de'  27 marzo 1855 per ferita produttiva di morte.

34. Generoso Venezia condannato alla pena di anni sei di relegazione dalla delta Gran Corte nel di 30 gennaio 1855 per ferita che produsse storpio.

35. Giambattista Jaccheo condannato dalla Gran Corte Criminale di Santamaria alla pena di anni dieci di reclusione, con decisione de 12 dicembre 1854, per vari furti qualificati, pena che venne commutata nella relegazione per dieci anni.

36. Antonio Pirozzi condannato da delta Gran Corte alla pena di anni sei di relegazione per ricettazione sciente di oggetti furtivi, con decisione de 28 novembre 1854.

37. Salvatore Barbieri condannato con decisione della Gran Corte Criminale di Cosenza, alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia, e per complicità in ferita grave.

38. Gennaro Tucci condannato con decisione de'  16 agosto 1855 dalla Gran Corte Criminale di Cosenza alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia.

39. Giuseppe Cognetta condannato dalla Gran Corte Criminale di Trani alla pena di anni sei di relegazione per furti qualificati, con decisione de'  7 giugno 1856.

40. Michele Gaita condannato dalla Gran Corte Criminale di Salerno alla pena di anni sei di relegazione, con decisione de'  12 marzo 1855 per reato di sfregio.

41. Vincenzo Alberti condannato con decisione della Gran Corte Criminale di Cosenza de'  23 gennaio 1856 alla pena di anni sei di relegazione per ferita che produsse la morte.

42. Nicola Antico condannato dalla Gran Corte Criminale di Teramo nel di 29 marzo 1856 alla pena di anni sei di relegazione per mancato furto qualificato.

43. Emmanuele Bove Esposito condannato dalla Gran Corte Criminale di Lecce alla pena di anni sei di relegazione nel 27 aprile 1852 per tentato furto qualificato e fuga con frattura violenta dalle prigioni di Lecce.

44. Pietro Buongiovanni condannato nel di 28 febbraio 1857 dalla Gran Corte Criminale di Reggio alla pena di anni sei di relegazione per complicità in furto qualificato.

45. Vincenzo Agresti condannato ne' 26 marzo 1855 dalla Gran Corte Criminale di Reggio alla pena di anni $ei di relegazione per furto qualificato.

46. Domenico Chiutamo o Chinam condannato dalla Gran Corte Criminale di Reggio nel 12 novembre 1855 alla pena di anni sei di relegazione per complicità di secondo grado in volontario incendio.

47. Ferdinando Vinci condannato dalla Gran Corte Criminale di Napoli a sei anni di relegazione, con decisione de'  14 gennaio 1857 per ferita produttiva di sfregio.

48. Vincenzo di Gennaro condannato da delta Gran Corte a sei anni di relegazione, con decisione de'  30 giugno 1855 per furto qualificato.

49. Antonio Romano condannato da della Gran Corte a sei anni di relegazione per ferita produttiva di storpio, con decisione de'  23 giugno 1855.

50. Paolo Liguori condannato dalla delta Gran Corte. con decisione del di 11 aprile 1855 alla pena di anni dieci di relegazione per omicidio scusabile.

51. Giuseppe Borrelli condannato dalla delta Gran Code a dieci anni di relegazione per omicidio scusabile, con decisione del 16 maggio 1854.

52. Pasquale di Mauro condannato dalla Gran Corte Criminale di Napoli a sei anni di relegazione per furto, ed a sei anni di relegazione per fuga dal carcere, con decisione del 21 gennaio 1854.

53. Girolamo de Felice condannato dalla Gran Corte Criminale di Trani a sei anni di relegazione per sfregio e bestemmia, con decisione de'  21 gennaio 1857.

54. Achille Godano condannato dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro nel di 30 gennaio 1855 alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia.

55. Rocco Signorelli condannato dalla medesima Gran Corte alla pena di anni sei di relegazione per ferita produttiva di sfregio, e bestemmia, con decisione del 21 gennaio 1857.

56. Giuseppe Gigliotti condannato dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro nel di 9 ottobre 1855 alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia, ed altri reati.

57. Natale Cardamone condannato dalla medesima Gran Corte a sei anni di relegazione per bestemmia, con decisione de 18 febbraio 1856.

58. Davide Salomé condannato dalla detta Gran Corte a sei anni di relegazione per bestemmia, con decisione de 19 maggio 1856.

59. Giuseppe Scarfaro condannato ad anni sei di relegazione per furto qualificato, con decisione de'  4 giugno 1855 dalla Gran Corte suddetta.

60. Francesco Scarfaro condannato dalla detta Gran Corte di Catanzaro alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato, con decisione de 29 settembre 1855.

61. Tommaso Lonero condannato dalla medesima Gran Corte alla pena di anni sei di relegazione per bestemmia, con decisione de'  18 ottobre 1856.

62. Luigi Silipo condannato dalla medesima Gran Corte a sei anni di relegazione, con decisione del 3 marzo 1855 per reato di bestemmia.

63. Antonio CrisaG condannato dalla medesima Gran Corte nel di 17 febbraio 1857 ad anni sei di relegazione per bestemmia ed altro.

64. Bruno Betrb condannato dalla medesima Gran Corte nel di 24 ottobre 1856 alla pena di anni sei di relegazione per reato di stupro.

65. Giovanni Miraglia condannato dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro alla pena di anni sei di relegazione nel di 6 marzo 1856 per reato di storpio.

66. Antonio Limardi condannato dalla medesima Gran Corte, con decisione de'  18 febbraio 1856 alla pena di anni sei di relegazione per attacco contro la forza pubblica.

67. Giuseppe Limardi condannato dalla medesima Gran Corte, con decisione del 18 febbraio 1856 alle pena di anni sei di relegazione per attacco contro la forza pubblica.

68. Giovanni Mascaro condannato dalla detta Gran Corte Criminale alla pena di anni sei di relegazione, con decisione de'  13 gennaio 1857 per reato di bestemmia.

69. Pietro Lombardo condannato dalla medesima Gran Corte a sei anni di relegazione per incendio volontario a' 21 dicembre 1855, attesa la minor eta.

70. Rocco Orlando condannato dalla detta Gran Corte ad anni sei di relegazione nel di 12 ottobre 1855 per reato di bestemmia.

71. Beniamino Argivo condannato dalla medesima Gran Corte a sei anni di relegazione per bestemmia ed altro, con decisione del 21 aprile 1856.

72. Giovanni Fiumara condannato dalla Gran Corte medesima ad anni sei di relegazione per reato di sfregio, con decisione de'  12 settembre 1856.

73. Carmine Ricca condannato come sopra alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato, con decisione del 21 aprile 1856.

74. Giuseppe Montesano condannato nel di 24 ottobre 1855 dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro alla pena della relegazione per incendio volontario.

75. Giuseppe de Francesco condannato dalla medesima Gran Corte nel 27 febbraio 1855 alla pena di anni sette di relegazione per furto ed altro.

76. Arcangelo Perugino condannato dalla medesima Gran Corte alla pena di anni dieci di relegazione per furto qualificato, con decisionedei 26 novembre 1856.

77. Pietro Gammino condannato dalla Gran Corte Criminale di Cosenza alla pena di anni sei di relegazione per volontarie ferite produttive di storpio, con decisione de'  23 luglio 1855.

78. Domenico Jannelli condannato dalla Gran Corte Criminale di Molise alla pena di anni sei di relegazione per mancato furto. qualificato, con decisione de'  4 luglio 1853.

79. Luigi Tolimieri condannato ad anni dieci di relegazione, con decisione de'  12 maggio 1836 per omicidio scusabile dalla Gran Corte Criminale di Salerno.

80. Giuseppe Esposito condannato nel 17 maggio 1836 dalla Gran Corte medesima alla pena di anni sei di relegazione per isciente ricettazione di oggetti furtivi.

81. Alfonso della Monica condannato dalla suddetta Gran Corte nel 2 maggio 1836 alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato.

82. Saverio Nocera condannato dalla Gran Corte medesima pe dl 20 luglio 1833 alla pena di anni sei di relegazione per reato di sfregio.

83. Pietro de Stasio condannato dalla stessa Gran Corte nel 17 agosto 1855 alla pena di anni sei di relegazione per resistenza alla forza pubblica.

84. Luigi Teano condannato dalla Gran Corte medesima nel di 8 novembre 1856 alla pena di anni sei di relegazione per offese che produssero sfregio.

85. Giacomo Convertini condannato dalla Gran Corte Criminale di Trani, con decisione de 29 agosto 1853 alla pena di anni sei di relegazione per furto qualificato.

Gli altri seguenti espiavano del pari pena di relegazione in Ponza, siccome inno dichiarato ne' rispettivi interrogatori.

86. Michele Esposito 98. Salvatore Senesi
87. Pasquale Perella 99. Giulio di Sorbo
88. Luigi Smimmo 100. Costantino Tudda
89. Antonio Venturino o Palladino 101. Giuseppe Tronchese
90. Donato Colapinto 102. Nazzareno Moline
91. Paolo Esposito 103. Luigi Ambroville
92. Gaspare Fiorenza 104. Michele Bruno
93. Sabato Fusco 105. Luigi Esposito
94. Francescantonio Mazzullo 106. Battista di Pasquale
95. Giuseppe Magno 107. Gioì anni Parrella
96. Giuseppantonio Riggione 108. Benedetto Fanelli
97. Salvatore di Padova 109. Bartolomeo di Sapio

Trovavansi benanche nell'Isola di Ponza come presidiari Raffaele Iarola e Francesco Nocera, cioè Raffaele Parola, perché condannato dalla Grau Corte Criminale di Napoli alla pena di anni dodici di ferri nel presidio, con decisione del 27 febbraio 1850 per resistenza alla forza pubblica.

Francesco Nocera per essere stato condannato dalla medesima Gran Corte nel di 5 settembre 1819 alla pena di anni tredici di ferri nel presidio per omicidio.

Debbono rispondere della recidiva in misfatto oltre di essi.

Francesco Scozzi condannato dalla Gran Corte Criminale di Lecce a sette anni di ferri qual complice in furto qualificato, con decisione del 2 settembre 1840 divenuta esecutiva.

Giuseppe Garofalo condannato dalla Gran Corte Criminale di Santamaria per furto qualificato a sei anni di reclusione, con decisione irrevocabile del di 8 marzo 1851.

Antonio Cianciola condannato dalla Gran Corte Criminale di Trani a sette anni di reclusione per furto qualificato, con decisione del 14 marzo 1833, divenuta esecutiva.

Rocco La Cava condannato dalla Commissione di elassiflea di Reggio a sei anni di reclusione per ferita grave con arma propria, con decisione del di 8 agosto 1850.

Domenico Cirullo condannato dalla Gran Corte Criminale di Chieti in linea sommaria a sei anni di relegazione per furto qualificato, con decisione de'  15 febbraio 1830.     '

Vincenzo Esposito di Raffaele condannato dalla Gran Corte Criminale di Napoli ad anni sei di relegazione per furto qualificato, con decisione del di 15 giugno 1837 che divenne esecutiva.

Rosario Gioffré condannato dalla Gran Corte Criminale di Cosenza a sei anni di reclusione per furto qualificato, con decisione de'  30 agosto 1847 che passo in giudicato.

Costoro ed altri trovavansi in Ponza per vedute di pubblico costume, e art altri vi stavano come soldati in punizione per mancamenti disciplinari

Bruno Betrò             Francescantonio Mazzullo

Achille Mira             Gennaro Botta

 

all'epoca della insurrezione non avevano ancor 'ompiuto l'anno diciottesimo di loro etc,

I giudicabili tutti sono stati dichiarati in legittimo stato di arresto, con decisioni de 24 settembre e 19 corrente.

Io conseguenza esso Procuratore Generate del Re.

   ACCUSA

1. Giovanni Nicotera di Felice, di anni 29 di S. Biase in Catanzaro, avviato per la professione legale.

2. Gaetano Poggi di Errico, di anni 23 di Lerici in Genova, marinaro.

3. Achille Tommaso Peruggi di Giuseppe, di anni 24 di Ancona, marinaro.

4. Cesare Faridone di Matteo, di anni 27 di Lerici, marinaro.

5. 6. Felice Poggi del fu Francesco, di anni 19 di Lerici, marinaro.

6. 6. Giovanni Gagliani di Domenico, di anni 23, studente di Milano.

7. 7 Giovanni Camillucci di Antonio, di anni 23 di Ancona, marinaro.

8. Giuseppe Faelli o Feli di Giovanni, di anni 34 di Parma, domestico.

9. Giuseppe Mercuri del fu Luigi, di anni 38 di Subiaco, dimorante in Genova, cameriere.

10. Domenico Mazzone di Giovanni, di anni 24 di Ancona, marinaro.

11. Francesco Metuscè fu Innocenzio, di anni 31 di Lerici in Genova, marinaro.

12. Domenico Porro del fu Luigi, di anni 30 di Lerici io Genova, marinaro.

13. Carlo Rotta del fu Giuseppe, di anni 27 di Monza in Milano, incisore.

14. Giuseppe Santandrea di Marco, di anni 38 di Castel Bolognese in Roma, cameriere.

15. Pietro Ruscone di Felice, di anni 30 di Triviglio nel Piemonte, nativo di Malgrade, scritturale.

16. Cesare Carl, di anni 25 di Ancona, marinaro mercantile.

17. Amilcare Bonomo di Giuseppe, di anni 28 di Milano, bisciottiere.

18. Antioco Sitkzia di Vincenzo, di anni 56 di Cagliari, domiciliato in Genova, capitano marittimo.

19. Vincenzo Rocci di Vincenzo, di anni 25, Capitano di 2 classe nato in Genova.

20. Agostino Ghio di Andrea, di anni 20, Pilota di Genova.

21. Enrico Wuott di Enrico, di anni 20 di Newcastle, macchinista.

22. Carlo Park di Carlo, di anni 21 nativo di Londra, da molti anni in Italia, 2.° macchinista.

23. Pietro Cidale di Girolamo, di anni 36 nativo di Portovenere.

24. Lorenzo Acquarone di Domenico, di anni 32 di Sarola nel Piemonte, cameriere del Cagliari.

25. Girolamo Frumento di Francesco, di anni 27 di Portovenere, marinaro.

26. Agostino Rapallo di Giovanni, di anni 21 di S. Pietro, timoniere.

27. Lorenzo Frumento di Giovanni, di anni 21 di Portovenere, timoniere.

28. Giovanni Rebua di Antonio, di anni 29 di Portovenere, marinaro.

29. Giovanni Frumento fu Antonio, di anni 48 marinaro, di Genova.

30. Girolamo Bartiroti di Giuseppe, di anni 22 di Portovenere, marinaro.

31. Domenico Strulese di Emmanuele, di anni 29 di Portovenere, marinaro.

32. Prospero Brugiacase fu Giuseppe, di anni 20 di S. Terenzio, marinaro.

33. Claudio Barbieri di Cesare, di anni 17 di Genova,-marinaro.

34. Pasquale Casella fu Giacomo, di anni 46 di Portovenere, marinaro.

35. Ignazio Frumento di Giovanni, di anni 20 di Porto Venera marinaro.

36. Domenico Costa di Bartolomeo, di anni 13 di Marasca, mozzo.

37. Giuseppe Daneri figlio del Cav. Giuseppe, di anni 27 di Finalmarina, domiciliato in Genova.

38. Pasquale Mezzacapo fu Raffaele, di anni 33 scribente di Napoli, soldato in punizione.

39. Rocco La Cava fu Rocco, di anni 27 cavallerizzo di Palmi in Reggio, soldato in punizione.

40. Giuseppe Bartiromo di Pasquale, di anni 27 di Napoli, scribente. caporale dell'8.° cacciatori a cavallo in punizione.

41. Giambattista Jaccheo fu Francesco Saverio, di anni 34 di Mercogliano in Avellino, relegato.

42. Francesco Ferracci fu Giulio, di anni 30 possidente di Petina.

43. Nicola Giordano di Giovanni, di anni 27 di Reggio, farmacista, soldato in punizione.

44. Giovanni Policano fu Giuseppe, di anni 46 sartore di S. Angelo Lombardi, soldato in punizione.

45. Michele Milano fu Luigi, di anni 28 di Napoli, stampatore, relegato.

46. Vincenzo de Rosa di Nicola, di anni 28 trainiere di Mormanno, soldato in punizione.

47. Fortunato Flora-Esposito, dianni 29 di Napoli, soldato in punizione.

48. Antonio Valera fu Vincenzo, di anni 30 mulattiere di Nicastro, soldato in punizione.

49. Giuseppe La Ferola fu Luigi, di anni 28 barbiere di Napoli, soldato relegato.

50. Nazzareno Molinb fu Benedetto, di anni 25 di Messina, pellettiere, relegato.

51. Lorenzo Sabelli di Vincenzo, di anni 33 maccaronaio di Agnone, relegato.

52. Nicola Valletta fu Raffaele, di anni 27 di Lecce, relegato.

53. Francesco de Martino fu Domenico, di anni 24 di Napoli sarto, soldato in punizione.

54. Florindo Sette di Nicola, di anni 27, civile, di Canosa in Bari, soldato in punizione.

55. Raffaele Parola fu Lorenzo, di anni 32 di Napoli, cuoco presidiario.

56. Michele Tommarelli di Felice, di anni 22 di Montesano, proprietario già sottocaporale del Reggimento Real Marina in punizione.

57. Domenico Catapano di Francesco, di anni 24 speziale manuale di Napoli, relegato.

58. Achille Godano fu Giuseppe, di anni 36 proprietario di Rombiolo in Catanzaro.

59. Domenico Coja di Antonio, di anni 26 agrimensore di Casoria in Napoli, soldato in punizione.

60. Luciano Marino di Raffaele, di anni 30 sartore di Santamaria domiciliato in A versa, soldato in punizione.

61. Giuseppe Caputi di Francesco, di anni 22 di Palermo, caporale di marina in punizione.

62. Federico Priorelli fu Lorenzo, di Andria in Bari, foriere di marina, relegato.

63. Luigi La Sala di Giuseppe, di anni 23, flebotomista di Napoli, relegato.

I. Di cospirazione per distruggere e cambiare il Governo, eccitando i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale, a' termini dell'art. 123 delle leggi penali.

I suddetti

Giovanni Nicotera Giuseppe Mercuri
Gaetano Poggi Domenico Mazzone
Achille Tommaso Perugi Francesco Metuscè
Cesare Faridone Domenico Porro
Felice Poggi Carlo Rotta
Giovanni Gagliani Giuseppe Santandrea
Giovanni Camillucci Pietro Rusconi
Giuseppe Faelli o Feti Cesare Cari

Amilcare Bonomo

II. Di organizzazione di banda armata per invadere e saccheggiare piazze, posti militari, e per commettere attentate contro la sicurezza interna dello Stato, a termini dell'enunciate art. 123, e dell'art. 133 delle leggi penali.

I suddetti

Giovanni Nicotera Federico Priorelli
Nicola Giordano Francesco di Martino
Nicola Valletta Luigi La Sala
Pasquale Mezzacapo Giuseppe La Ferola
fiocco La Cava Nazzareno Molinè
Giuseppe Bartiromo Lorenzo Sabelli
Giambattista Jaccheo Fiorindo Sette
Francesco Ferracci Raffaele Parola
Giovanni Policani Michele Tommarelli
Michele Milano Domenico Catapane
Vincenzo de Rosa Achille Godano
Fortunato Flora Domenico Coja
Antonio Valera Luciano Marino

Giuseppe Caputo

III. Di esercizio di funzioni e comando nella delta banda armata, per avervi avuto Nicotera il grado di Colonnello, Giordano. Valletta e Priorelli i gradi di Capitano. per essere stati nominati Luigi la Sala e Francesco di Martino Tenenti, e per avervi avuto tutti gli altri il grado di Capisquadra, a' termini del suindicato articolo 133 delle leggi penali.

64. Ferdinando Aquila fu Rosario, di anni 27 calzolaio di Lecce, soldato in punizione.

65. Pasquale Armeni fu Carlo, di anni 25 trainante di Ardore in Reggio, soldato in punizione.

66. Luigi Ambroville fu Michele, di anni 25 di Rionero in Potenza.

67. Nicola Antico fu Luigi, di anni 22 sarto di Civile di Penne.

68. Beniamino Argirò fu Pasquale, di anni 22 sarto di Badolato in Catanzaro.

69. Vincenzo Agresti di Michele, di anni 20 sarto di Reggio.

70. Pasquale Amoroso fu Francesco, di anni 29 di Napoli.

71. Filippo Alzarini fu Giovanni, di anni 34 marinaro di Napoli, soldato in punizione.

72. Fortunato Accenzo di Antonio, di anni 26 falegname di Napoli.

73. Pasquale d'Angelo di Gaetano, di anni 29 scribente di Napoli, soldato in punizione.

74. Giuseppe Altizzone, di anni 26 di Rogliano in Cosenza.

75. Vincenzo Alberti fu Nicola, di anni 40 negoziante di Mormanno in Calabria Citra.

76. Bartolomeo (li Sapio di Donato, di anni 20 di Monteforte in Avellino bettoliere.

77. Giuseppe d'Anna fu Pellegrino, di anni 28 campagnuolo di Avella, soldato in punizione.

78. Carmine Alifano di Vitale, di anni 25 di Lioni in Avellino.

79. Emmanuele Bove Esposito, di anni 36 bracciante di Francavilla di Lecce.

80. Pietro Buongiovanni di Giovanni, di anni 22 viaticale di Quattr'occhi in Palmi Reggio.

81. Bruno Betrò di Severo, di anni 18 macellaio in S. Andrea è Avoli in Catanzaro.

82. Gennaro Botta di Raffaele, di anni 15 di Napoli, soldato in punizione.

83. Giuseppe Borrelli di Ignazio, di anni 23 scarpellino di S. Giorgio a Cremano.

84. Salvatore Barberio di Michele, di anni 20 ferraro di Rovito in Cosenza.

85. Vincenzo Rombara di Giuseppe, di anni 27 di Saluberti in Reggio, bracciante.

86. Giovanni Bonito, lo stesso che Giuseppe de Sanctis fu Vito, di anni 27 sellaio di Messina, soldato in punizione.

87. Michele Bruno di Antonio, di anni 20 di Monocalzati in Avellino, calzolaio.

88. Vincenzo Cataldo di Rocco, di anni 36 di S. Chirico Raparo in Basilicata.

89. Domenico Cirolla fu Pietrangelo, di anni 57 di Guardia Bruna in Chieti.

90. Ferdinando Cocchillo di Giovanni, di anni 22 viaticale di Amoroso in Terra di Lavoro, soldato in punizione.

91. Giuseppe Cagnetti fu Raffaele, di anni 23 campagnuolo di Bari.

92. Vincenzo Comito di Cosmo, di anni 28 bracciante di Riace in Reggio, soldato in punizione.

93. Natale Cardamone fu Vincenzo, di anni 28 di Soveria di Mannelli in Catanzaro.

94. Luigi Colatarci di Antonio, di anni 21 fabbricatore di Corigliano in Cosenza.

95. Antonio Crisafi fu Francesco, di anni 20 calzolajo di Badolato in Catanzaro.

96. Pietro Colica fu Francesco, di anni 25 bracciante di Longobardi in Monteleone.

97. Alessandro Cardone fu Giovanni, di anni 31 bracciante di Casanova di Carinola, soldato in punizione.

98. Bruno Contemi, di padre incerto, e di Caterina Contemi, di anni 26 campagnuolo di Motta in Reggio, soldato in punizione.

99. Giovanni Crispi di Gaetano, di anni 24 di Napoli, soldato in punizione.

100. Pasquale Costanzo fu Francesco, di anni 26 cacciavino di Frattamaggiore, soldato in punizione.

101. Francesco Cuccurullo fu Giuseppe, di anni 35 sarto di Cava.

102. Consolato Nicolò fu Giovanni Battista, di anni 26 cavalcante di Reggio.

103. Giacomo Confortino di Angelantonio, di anni 32 contadino di Luogorotondo.

104. Pietro Carini fu Filippo, di anni 32 di Pellaro in Reggio, calzolaio in Ponza per punizione.

105. Domenico Cozzolino di Cristofaro, di anni 25 tessitore di Casandrino, soldato in punizione.

106. Antonio Ciancio, Cianciola, o Crannola fu Nicola, di anni 33 nato in Cassano in Bari, bracciante.

107. Francesco Cantatore fu Michele, di anni 30 barbiere di Ruvo in Bari.

108. Donato o Giuseppe Colapinto fu Vincenzo, di anni 26 contadino di Gioja in Bari, soldato in punizione.

109. Giovanni Cuzzolino di Salvatore, di anni 31 di Procida.

110. Francesco di Costanzo fu Francesco, di anni 26 muratore di Biccari in Basilicata.

111. Domenico Chintamo o Chinam fu Salvatore, di anni 28 pastore di Moropato in Reggio.

112. Tommaso Galardo fu Antonio, di anni 22 trainiere di Roccadaspide, soldato in punizione.

113. Vito Luigi Cafaro fu Pietro, di anni 26 di Fasano, campagnuolo.

114. Giuseppe di Muzio fu Giovanni, di anni 31 di Pignataro di Capua, soldato in punizione.

115. Carmine di Domenico fu Giuseppe, di anni 25 di Pontelatroue in Terra di Lavoro.

116. Giuseppe Esposito di anni 28, pastore di Cava.

117. Angelo Santo Esposito di Donato, (Ji anni 23, nato a Cassapo in Bari, pacoraio, soldato in punizione.

118. Vincenzo Esposito fu Raffaele, di anni 34 di Napoli falegname.

119. Antonio Esposito di Giovanni, di anni 32 facchino di Napoli, soldato in punizione.

120. Paolo Esposito, di padre incerto, di anni 30, bracciante di Avellino.

121. Luigi Esposito di Raffaello, di anni 22, cantiniere di Napoli.

122. Michele Esposito di Nicola, di anni 20, di Napoli ferraro.

123. Pasquale Esposito di Carmine, di anni 27 di Pollica, soldato in punizione.

124. Anselmo Esposito fu Mattia, di anni 24 trainiere, nato in Lucera.

125. Sabato Fusco di Berardino, di anni 22, nato in Aversa.

126. Girolamo de Felice fu Francesco, di anni 52 di Molfetta.

127. Pietro Fusco di Antonio, di anni 32 mugnaio di Agnone, soldato in punizione.

128. Giuseppe Fabozzi fu Crescenzo, di anni 25 bracciante di Lasciano in Terra di Lavoro, soldato in punizione.

129. Giuseppe Friuzzo fu Benedetto, di anni 30 sarto di S. Apollinara in Terra di Lavoro.

130. Giuseppe de Felice di Giovanni, di anni 28 bracciante di-S. Stefano in Abruzzo.

131. Giovanni Fiumara fu Illuminato, di anni 20 contadino di Vina in Catanzaro.

132. Giuseppe de Francesco fu Antonio, di anni 22 di Nicotere iq Catanzaro, giovine di droghiere.

133. Orazio Ferri di Antonio, di anni 24 di Sora in Terra di Lavoro, soldato io punizione.

134. Nicola Falanga fu Giovanni, di anni 29 di Napoli, soldato in punizione.

135. Raffaele Foglia di Antonio, di anni 31 di Napoli.

136. Filippo Conte alias Ferrajuolo fu Benedetto, di anni 32 di Rocca d'Arce in Terra di Lavoro, sarto.

137. Domenico Fuccinito fu Giuseppe, di anni 21 di S. Vito in Catanzaro.

138. Giuseppe Gigliotti fu Giovanni, di anni 30 di Cicali in Catanzaro, bracciante.

139. Michele Gaito di Gaetano, di anni 27 di Solofra, zappatore.

140. Giuseppe Garofalo fu Carlantonio, di anni 28, merciajo.

141. Francesco Fauzzi fu Andrea, di anni 25, contadino di Bisceglia in Bari.

142. Gaspare Fiorenza di Angelo, di anni 19, falegname di Napoli.

143. Emmanuele Genzano fu Saverio, di anni 31, soldato in punizione.

144. Angiolo Giovinazzo fu Paolo, di anni 31 fornaio di Arzano, soldato in punizione.

145. Antonio Grasso fu Raffaele, di anni 36, di Monteforte in Avellino.

146. Vincenzo di Gennaro fu Andrea, di anni 19 di Napoli.

147. Francesco Gallo di Raffaele, di anni 26, merciaio di Pizzo di Calabria Ulteriore 2..

148. Pietro Gambino di Tommaso di anni 31, contadino di Maucone in Cosenza.

149. Rosario Gioffrè di Vincenzo, di anni 32 viaticale di Seminara in Reggio, soldato in punizione.

150. Gennaro Gargiulo fu Francesco, di anni 27 di Pozzuoli, speziale mapuale, caporale di marina io punizione.

151. Domenico Jannelli fu Vincenzo, di anni 19 di Morcone in Molise, giornaliere.

152. Antonio Limardi fu Salvatore, di anni 29 di Francavilla in Catanzaro, calzolaio.

153. Giuseppe Limardi di Antonio, di anni 24, bracciante di Francavilla in Catanzaro.

154. Giuseppe Lerio o Ler fu Giuseppe, di anni 27 di Foggia, calessiere, soldato in punizione.

155. Vitantonio de Luca di Tommaso, di anni 28 di Pianelle in Teramo, barbiere.

156. Paolo Liguori fu Ferdinando, di anni 22 di S. Anastasia in Napoli, calzolaio.

157. Francesco Lauro fu Luigi, di anni 60 di Meta in Napoli, marinaro.

158. Pietro Lombardi di Fortunato, di anni 20 circa di Capistrano in Catanzaro.

159. Luigi Lazzaro o Lazazzero di Francesco, di anni 26 di Policastro in Catanzaro, soldato in punizione.

160. Carlo La Fata di Pietro, di anni 20 di Partinico Provincia di Palermo, bracciante.

161. Eugenio Lombardi fu Domenico, di anni 30 di Napoli, ex-gendarme.

162. Giuseppe Langellotti fu Luigi, di anni 25 di Palermo, soldato in punizione.

163. Achille Monaco fu Aniello, di anni 28 di Napoli domiciliato in Averse.

164. Giuseppantonio Ringione o Riggione fu Gennaro, di anni 21 ferraro di Cervinara in Avellino.

165. Orazio Morelli di Francesco, di anni 23 di Ruffano in Lecce, campagnuolo, soldato in punizione.

166. Giuseppe Magno di Girolamo, di anni 25, farmacista di Monreale in Sicilia.

167. Carmine Marotta fu Vincenzo, di anni 22 di Napoli, soldato in punizione.

168. Felice Mancini fu Domenico, di anni 38 di Pietrabbondante domiciliato in Pietracupa in Molise.

169. Salvatore Minieri fu Nicola, di anni 28 di Succivo in Terra i Lavoro, soldato in punizione.

170. Francesco Monastero fu Silvestro, di anni 22 studente di Alessano.

171. Felice Molini fu Benedetto, di anni 22 ferraro di Messina, Soldato in punizione.

172. Giovanni Mascarò fu Giuseppe, di anni 28 di Andali in Catanzaro, bracciante.

173. Giuseppe Montesano fu Antonio, di anni 24 di Capistrano in Catanzaro, pastore.

174. Pasquale Mangieri o Marangelli di Andrea di anni 20 di Conversano in Bari.

175. Pasquale di Mauro fu Bartolomeo, di anni 20, falegname di Somma.

176. Giuseppe Muscetta di Angelo, di anni 19 di Avellino, soldato In punizione.

177. Alfonso della Monica fu Luigi, di anni 27, bracciante di Cava.

178. Giovanni Miraglia fu Giandomenico, di anni 38 di S. Pietro a Maida in Catanzaro, bracciante.

179. Vincenzo Mascia di Vincenzo, di anni 39 di S. Marco la Catola in Lucera, possidente, soldato. in punizione.

180. Vincenzo Martino fu Domenicantonio, di anni 21 di Beggio, soldato in punizione.

181. Francesco Mastranza di Antonio, di anni 22 di Napoli.

182. Luigi Melillo fu Carmine, di anni 29, contadino di Montecorvino.

183. Giuseppe Mariano fu Cesareo, di anni 25, calzolaio di Vasto in Chieti.

184. Michelangelo Marta fu Giuseppe, di anni 27 di Manfredonia, fabbricante di paste.

185. Pasquale Mormile di Francesco, di anni 31 di Aversa, soldato io punizione.

186. Gennaro Mainieri fu Giuseppe, di anni 43, contadino di Morano.

187. Francesco Mazzullo di Antonio, di anni 30 di S. Stefano in Cosenza..

188. Giambattista Majorino di Carmine, di anni 25 di Costantinopoli, soldato in punizione.

189. Giovanni Maccarrone di Domenico, di anni 22, sarto di S. Marina in Vibonati.

190. Tommaso Niro o Nero fu Francesco, di anni 42, muratore di Maida in Catanzaro.

191. Michele Novell! fu Biase, di anni 54, giornaliere di Napoli.

192. Carlo Natale fu Mattia, di anni 25 di Caserta, tessitore.

193. Antonio di Napoli, lo stesso che Giuseppe de Lisa di Luigi, di anni 23 tessitore di Sora, soldato in punizione.

194. Francesco Nocera di Luigi, di anni 28 di Napoli, dipintore di carrozze.

195. Nicola Nicoletti fu Felice, di anni 30 di Jatrina in Lecce, soldato in punizione.

195 bis. Pietro Nasto fu Francesco, di anni 26 di Napoli, soldato io punizione.

196. Bartolomeo Naddeo di Antonio, di anni 19, viaticale di Bella in Basilicata.

197. Saverio di Nocera di Nicola, di anni 24 di Siano nel Circondario di S. Giorgio.

198. Stefano Napolitano di Giovanni, di anni 21 di Airola in Terra di Lavoro.

199. Domenico dell'Oglio fu Pasquale, di anni 28 di Andria in Bari.

200. Vincenzo dell'Oglio fu Pasquale, di anni 29 di Andria in Bari.

201. Nicola Oliva fu Gennaro, di anni 24, bracciante di Cosenza.

202. Giuseppe Olivieri di Egidio, di anni 36 di Amatrice in Abruzzo.

203. Rocco Orlando di Santo, di anni 25, calzolaio di Curinga in Catanzaro.

204. Vincenzo Panza fu Giuseppe, di anni 30 di Controne, bracciante, soldato iu punizione,

205. Giuseppe Pellegrino fu Vincenzo, di anni 28, campagnuolo di Castrovillari.

206. Salvatore di Padova di Giovanni, di anni 45 di Avellino.

207. Pietro Pulice di Michele, di anni 19, falegname di Cosenza.

208. Antonio Pianese di Francesco, di anni 28 di Piedimonte d'Alife domiciliato in Napoli, torniere, soldato in punizione.

209. Arcangelo Parigino fu Elia, di anni 19, bracciante di Corin-1 ga in Catanzaro.

210. Donato Palermo di Rocco, di anni 27 di Pietrafesa in Basilicata, bracciante, soldato in punizione.

211. Antonio Pirozzi fu Carmine, di anni 24 di Vitulano in Avellino, molinaro.

212. Francesco Pedata di Gennaro, di anni 28, campagnuolo di S. Antimo, soldato in punizione.

213. Angelo Palermo fu Pietro, di anni 27 di Sancineto in Calabria Citra, contadino.

214. Vincenzo Paparo fu Giuseppe, di anni 21 di Guardavalle in Catanzaro, muratore.

215. Battista de Pasquale di Lorenzo, di anni 19 di Nocciano in Teramo.

216. Giovanni Parrelli fu Alessandro, di anni 24 di Capriati, contadino.

217. Pasquale Perrelli fu Giuseppe, di anni 32 di Macchiagodena in Molise.

218. Alessandro Paolillo fu Giovanni, di anni 21 di Macchiagodena in Molise.

219. Domenico Passalacqua fu Giuseppe, di anni 80, contadino di Viggiano.

220. Angelo Quaranta di Antonio, di anni 30 di Palo, bracciante soldato in punizione.

221. Saverio Raspa di Giuseppe, di anni 30, staccatore di Gasparina in Catanzaro.

222. Nicola de Paoli di Giuseppe, di anni 25, campagnuolo, di Guardia Lombardi in Avellino.

223. Antonio Romano fu Eustachio, di anni 25 di Atena, campagnuolo, soldato in punizione.

224. Giuseppe Riviello di Francesco, di anni 22 di Setre, soldat o in punizione.

225. Francesco Rauti di Giuseppe, di anni 19 di Chiaravalle in Catanzaro, pecoraio.

226. Guglielmo Respino fu Diego, di anni 27 di S. Angelo Lombardi, soldato in punizione.

227. Carmine Ricca di Michele, di anni 23, contadino di S. Janni di Taverna in Catanzaro.

228. Antonio Romano di Andrea, di anni 21, contadino di Napoli.

229. Giuseppe Roma fu Cosmo, di anni 23, bracciante di Francairilla in Lecce.

230. Luigi Russo fu Felice, di anni 21 di A versa, fornaio, soldato in punizione.

231. Francesco Romano di Antonio, di anni 28 di Napoli, soldato in punizione.

232. Pietro Paolo Regina di Giobbe, di anni 27, agrimensore di Mormanno, soldato in punizione.

233. Michele Regina di Domenico, di anni 23, viaticale di Mormanno.

234. Pietrantonio Rotondo fu Onorato, di anni 28 di Guardia Regia in Molise.

235. Rocco Rosito di Fedele, di anni 30, bracciale, nalivo di Morano, domiciliato in Castrovillari.

236. Domenico Richiello fu Alessio, di anni 25, bracciante di Reggio, soldato in punizione.

237. Raffaele Reale fu Gennaro, di anni 22, bracciante di Acri in Cosenza.

238. Francesco Scozzi fu Giuseppe, di anni 45, campagnuolo di Erchi in Lecce.

239. Giulio Sorbi di Gabriele, di anni 28, bracciante di Cajazzo in Terra di Lavoro.

240. Nicola Simonelli fu Vincenzo, di anni 34, massaro di Casalnuovo in Aversa.

241. Vincenzo Sforza di Gherardo, di anni 20, bracciante di Labriola iu Basilicata.

242. Luigi de Sio fu Ferdinando, di anni 27, calzolaio di Napoli, soldato in punizione.

243. Davide Salomè fu Domenicantonio, di anni 32, di Francica in Catanzaro, falegname.

244. Giuseppe Scarfaro fu Vincenzo, di anni 27 di Maida iu Catanzaro, massaro.

245. Francesco Scarfaro fu Vincenzo, di anni 22 di Maida in Catanzaro, massaro.

246. Luigi Silipo fu Francesco, di anni 28 di Catanzaro.

247. Luigi di Somma fu Giovanni, di anni 34 di Somma, bracciante, soldato in punizione.

248. Cesare Sangiovanni di Gennaro, di anni 19 di Napoli, soldato in punizione.

249. Gaetano Schiavo di Pasquale, di anni 30 di Napoli, soldato in punizione.

250. Carmine Sorgente fu Vincenzo, di anni 34 di Arzano Provincia di Napoli, soldato in punizione.

251. Domenico Sipone di Giuseppe, di anni 19, fornaio di Andria in Bari.

252. Antonio Santoro fu Francesco, di anni 55, contadino di Lioni in Avellino.

253. Luigi Smimmo di Giovanni, di anni 23, contadino di Napoli.

254. Pietro di Stasio di Antonio, di anni 36, servente di Vielri di Salerno.

255. Gio: Domenico Sabatino di Giacomo, di anni 24 di Apricena domiciliato in Cirignola, ligatore di libri.

256. Fortunato Sonetto fu Vincenzo, di anni 34 di S. Pietro a Maida in Catanzaro.

257. Nicola Salomone di Giovanni, di anni 30, contadino di Barisciano in Aquila.

258. Salvatore Senese fu Giuseppe, di anni 20 di Massafra in Lecce.

259. Rocco Signorelli fu Francesco, di anni 38, bracciante di Girifalco.

260. Oronzo Saccoccia di Giuseppe, di anni 30 nativo di Lecce.

261. Costantino Tudda fu Pasquale, di anni 24, bracciante di S. Caterina in Cosenza.

262. Luigi Tolimieri di Antonio, di anni 26, maccaronaio di Avellino.

263. Giuseppe Tronchese fu Mannato, di anni 24, cantiniere di Limatola in Terra di Lavoro.

264. Luigi Teano di Gabriele, di anni 33, piscivendolo di Pagani.

265. Alfonso Tarantina fu Francesco, di anni 30, pittore di Corato in Bari, soldato in punizione.

266. Antonio Testa fu Catiello, di anni 31 di Castellammare.

267. Gennaro Tucci fu Gaetan' Angelo, di anni 24 di Rossano in Cosenza.

268. Gaetano Tropeano fu Felice, di anni 32, negoziante di S. Pietro di Polla. 268 bis. Francesco Tuoti fu Nicola, di anni 28, ramaio di Scales in Cosenza, soldato in punizione.

269. Generoso Venezia di Biase, di anni 22, bracciante di Avellino.

270. Nicola Villani di Antonio, di anni 24 di Postiglione, soldato in punizione.

271. Antonio Venturino fu Fortuna, e di padre incerto, di anni 36 di Napoli, cocchiere.

272. Giuseppe Valenzese fu Pasquale, di anni 24 di Reggio.

273. Rosario Villari di Antonino, di anni 19 di Catena -in Reggio,

274. Domenico Riviglio fu Giuseppe, di anni 32, bracciante di Arena in Catanzaro.

275. Luigi Verna di Nicola, di anni 27 di Cervinara in Avellino, caporale di Marina.

276. Domenico Vespa di Pietro, di anni 35 di Bagnoli in Molise, bracciante. '

277. Ferdinando Vinci fu Raffaele, di anni 20, panettiere di Napoli.

278. Tommaso Ziparo, di anni 24, fu Rocco, contadino di Girifalco in Catanzaro.

279. Achille Miri fu Giuseppe, di anni 29, campagnuolo di Minervino in Lecce.

280. Luigi Severino di padre ignoto, e della fu Elisabetta Severino, di anni 30 di Marano.

281. Benedetto Fanelli fu Luigi, di anni 31 di Casalvieri, contadino.

282. Luigi Antonio Villani di Filippo, di anni 26, soldato in punizione

IV. Di associazione io banda Armala, organizzala come supra, ai termini dell'art. 135 leggi penali.

Giovanni Nicotera Francesco Ferracci
Gaetano Poggi Nicola Giordano
Achille Tomaci Peruggi Giovanni Policani
Cesare Faridone Michele Milano
Felice Poggi Vincenzo de Rosa
Giovanni Gagliani Fortunato Flora
Giovanni Camillucci Antonio Valera
Giuseppe Faelli o Feli Giuseppe La Ferola
Giuseppe Mercuri Nazzareno Molinè
Domenico Mazzoni Lorenzo Sabelli
Francesco Metusc& Nicola Valletta
Domenico Porro Francesco de Martino
Carlo Rotta Florindo Sette
Giuseppe Santandrea Raffaele Parola
Pietro Rusconi Michele Tommarelli
Cesare Carl Domenico Catapane
Amilcare Bonomo Achille Godano
Pasquale Mezzacapo Domenico Coja
Rocco La Cava Luciano Marino
Giuseppe Bartiromo Giuseppe Caputo
Giambattista Jaccheo Federico Priorelli
Luigi La Sala

V. Di attentato come sopra, nello scopo di distruggere cambiare il Governo, e di eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale, a' termini dell'articolo 123 leggi penali, con avere in banda armata, ed a capo d'essi

Giovanni Nicotera Carlo Rotta
Achille Tomaci Peruggi Giuseppe Santandrea
Giovanni Gagliani Pietro Rusconi
Giuseppe Faelli o Feli Giuseppe Bartiromo
Giuseppe Mercuri Nicola Giordano
Francesco Metuscd Giuseppe La Ferola

In Ponza

1. Violando le leggi sanitarie, sequestrando il pilota, provocando. vestendo camici e beretti rossi, ed essendo armati di boccacci e di fucili, aggredito il posto della Gran Guardia, ed ucciso il Tenente D. Cesare Balsamo, giusta gli articoli 335 e 123 leggi penali.

2. Eruttato le grida sediziose di viva la libertà viva la Repubblica. ed inalberata la bandiera tricolore, giusta l'art. 140 delle leggi penali.

3. Oltraggiato, sequestrato e condotto a bordo del Cagliari D. Antonio Astorino Comandante dell'Isola, D. Federico de Francesco Ajutante, D. Antonio Ferruggia Ajutante Maggiore, D. Mundano Magliozzi Capitano del porto, ed i Deputali di salute, giusta gli articoli 123 e 173 leggi penali.

4. Violentato il Maggiore Astorino, facendogli soltoscrivere ordine per consegnarsi armi, munizioni; e per aver, anche con violenza, ottenuta questa consegna, a' termini dello stesso articolo 173 leggi penali, ed aggredito tutti gli altri posti armati, disarmata ed affondata la Scorridoja Reale, ed inoltre

5. Incendiata la caserma di Gendarmeria, ed il posto di Polizia ed 6. Infranto lo Stemma Reale situato in luogo pubblico d'ordine del Governo (Posto di Polizia) non per solo fine di disprezzo; e saccheggiata la caserma, e 'l posto anzidetti, ma per provocare a consumare l'attentato, giusta gli articoli 439, 140 e 141 leggi penali.

7. Distrutto varie carte, registri e processi nell'Archivio del Giudicato Regio di Ponza, e per aver rubalo vari oggetti di convinzione, danaro, armi ed altro, a' termini degli articoli 250, 407, 408, 413, 421 e 424 leggi penali.

8. Incendiato diverse carte e registri nella Cancelleria Comunale di Ponza.

9. Incendiato diverse carte e registri nell'uffizio della relegazione, dopo di averli tratti sulla strada fuori dell'officina.

10. Incendiato altre carte nell'uffizio della Capitania del porto, saccheggiando la casa del Capitano.

11. Violentato il custode delle prigioni di Ponza, scassinando il cancello delle prigioni medesime, e facendone uscire tre detenuti.

12. Scassinata la baracca ad uso del Corpo di Guardia nella contra da detta Chiaro di luna, e diverse stanze della caserma di relegazione.

13. Infranto non per solo fine di disprezzo tre Stemmi Regt sul botteghino de'  generi di privativa alla strada Banchina, sulla ofiicina del la posta, e su quella della Deputazione di salute, situativi è ordine del Governo: il tutto a' termini degli articoli suindicati 140,141, 123 e 439 leggi penali.

Con avere nel modo suindicato

In Sapri

14. Espresso grida sediziose e sovversive come sopra, eccitando eziandio i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Au tori ta Reale, a' termini degli articoli 123 e 140 leggi penali.

15. Infranto non per solo fine di disprezzo, ma anche per provocare, uno Stemma Regio esistente in luogo pubblico, d'ordine del Gover no (Corpo di Guardia Urbana di Sapri), a' termini degli articoli 140 e 141 leggi penali.

In Torraca

16. Date fuori uguali grida, e lotto un proclama sedizioso, insignendosi, ed obbligando altri ad insignirsi di nastri tricolori, a termini del detto articolo 140 leggi penali.

17. Obbligato un uffiziale pubblico con violenza a fare alto dipenden te dal suo ufizio, a' termini dell'art. 173 leggi penali.

18. Commesso attacco e resistenza con violenza e vie di fatto contro Agenti della forza pubblica (Guardia Urbana di Tortorella) mentre agiva persecuzione della legge d'ordine della pubblica Autorità, a' sensi del l'articolo 178, e del Real Decreto de'  9 dicembre 1825.

Sul Fortino

19. Abbattuto una trave del Telegrafo elettrico, e reciso il filo corrispondente. Articoli 123 e 140 leggi penali.

In Casalnuovo

20. Abbattuto altra trave del Telegrafo elettrico, e reciso il filo cor rispondente. Articoli 123 e 140 leggi penali.

21. Infranto non per solo fine di disprezzo, ma per consumare l'attentato, gli Stemmi Regi, e le Auguste Immagini del Re e della Regina, situate in luoghi pubblici, d'ordine del Governo (Officina postale. Cancelleria Comunale, e Corpo di Guardia Urbana di Casalnuovo), a' sensi degli articoli 125 e 141 leggi penali.

22. Consumata resistenza con impugnazione ed esplosione di armi da fuoco contro gli Urbani di Casalnuovo Michele Martino ed Angelo Cestari. Articoli 123 e 178 leggi penali, e Real Decreto de'  9 dicembre 1825.

In Padula

23. Commesso violenze contro il custode delle prigioni di Padula, obbligandolo ad escarcerare tre condannati correzionali nel momento di tumulti popolari, a' termini degli articoli 257 e 258 leggi penali.

24. Infranto non per solo fine di disprezzo, ma per consumare il reato di attentato, lo Stemma Regio situato in luogo pubblico d'ordine del Governo (Corpo di Guardia Urbana di Padula), a' termini degli articoli 123 e 141 leggi penali.

25. Commesso attacco e resistenza alla forza pubblica, e militari in sentinella, in atto agivano per esecuzione della legge, e d'ordine della pubblica Autorità, con omicidi consumati nelle persone del soldato de'  Cacciatori Michele Salatino. dell'Urbano di Padula Antonio Boniello, del soldato congedato Michelangelo Esposito, nonché dell'Urbano di Sassano Giuseppe Sista, e mancat'omicidio in persona del caporale di Gendarmeria Gioacchino Ragonese, a di 1.° luglio 1857 in Padula, a termini degli articoli 125 e 126 dell'ordinanza della Gendarmeria Reale de'  30 agosto 1827, legge de'  12 ottobre 1827, legge de'  9 dicembre 1825, ed articolo 123 leggi penali.

In Sanza

26. Commesso attacco e resistenza alla forza pubblica nel modo come sopra, a' sensi degli articoli 178 e 123 leggi penali, e della legge de'  9 dicembre 1825.

Con avere nel modo sovraindicato

Felice Poggi Raffaele Parola
Gaetano Poggi Giovanni Camillucci
Cesare Faridone Domenico Catapane
Domenico Mazzone Domenico Porro
Commesso i fatti dal num.l.° fino al num.25.  Con avere
Pasquale Mezzacapo Vincenzo de Rosa
Rocco La Cava Antonio Valera
Giambattista Jaccheo Nazzareno Molinè
Giovanni Policani Lorenzo gabelli
Fiorindo Sette
Consumato i reati dal num.14 al num.25.  Con avere
Michele Tommarelli Francesco de Martino
Francesco Ferracci Achille Godano
Fortunato Flora Luciano Marino
Giuseppe Caputi
Commesso i reati dal num.14 al num.25.  Con avere
Michele Milano
Commesso i reati dal num.1.° al num.14.
Antioco Sitkzia Giovanni Rebua
Vincenzo Rocci Girolamo Frumento
Agostino Ghio Girolamo Bartiroti
Carlo Park Domenico Strulese
Enrico Wuott Prospero Brugiacase
Pietro Cidale Claudio Barbieri
Lorenzo Acquarone Pasquale Casella
Giovanni Frumento Ignazio Frumento
Agostino Rapallo Domenico Costa
Lorenzo Frumento Giuseppe Daneri

VI. Di complicità nell'attentato per distruggere e cambiare il Governo, e per eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contra l'Autorità Reale, per aver procurato e dato il mezzo necessario a commettere tutti i fatti enunciati di sopra, e per aver tutti, meno Antioco Sitkzia, Enrico Wuott e Carlo Park assistito e facilitato gli autori principali ne' fatti che prepararono, facilitarono e consumarono i reati enunciati dal num.1.° al num.14. Art. 123 e 74 num.3.° leggi penali.

Ferdinando Aquila Giovanni Crispi
Pasquale Armeni Pasquale Costanzo
Luigi Ambroville Francesco Cuccurullo
Beniamino Argirò Con sol a to Nicolo
Filippo Alzarini Giacomo Confortino
Fortunato Acunzo Pietro Carini
Pasquale d'Angelo Domenico Cuzzolino
Giuseppe Altizzone Francesco Cantatore
Vincenzo Alberti Donato e Giuseppe Colapinto
Bartolomeo di Sapio Giovanni Cuzzolino
Giuseppe D Anna Francesco Costanzo
Carmine Alifauo Domenico Chinam
Emmanuele Bove Tommaso Galardo
Pietro Buongiovanni Giuseppe di Muzio
Bruno Betrò Carmine di Domenico
Gennaro Botta Giuseppe Esposito
Giuseppe Borrelli Angelo Santo Esposito
Salvatore Barberio Antonio Esposito
Vincenzo Bombaro Vincenzo Esposito
Giovanni Bonito Paolo Esposito
Michele Bruno Luigi Esposito
Vincenzo Cataldo Michele Esposito
Domenico Cirolla Pasquale Esposito
Ferdinando Cocchillo Anselmo Esposito
Giuseppe Cugnetta Sabato Fusco
Vincenzo Comito Girolamo de Felice
Natale Cardamone Pietro Fusco
Luigi Colatarci Giuseppe Fabozzi
Antonio Crisafi Giuseppe Friuzzi
Pietro Colica Giuseppe de Felice
Alessandro Cardone Giovanni Fiumara
Bruno Condemi Giuseppe de Francesco
Orazio FerriFelice Molinè
Nicola Falanga Giovanni Mascaro
Raffaele Foglia Giuseppe Montesano
Domenico Fuccineto Pasquale Mangieri
Giuseppe Gigliotti Pasquale di Mauro
Michele Gaito Giuseppe Moscetta
Giuseppe Garofalo Giovanni Miraglia
Francesco Fauzzi Vincenzo Mascia
Gaspare Fiorenza Vincenzo Martino
Emmanuele Genzano Francesco Mastranza
Angelo Giovinazzo Luigi Melillo
Antonio Grasso Giuseppe Mariani
Vincenzo di Gennaro Pasquale Mormile
Francesco Gallo Gennaro Mainieri
Pietro Gambino Francesco Mazzullo
Rosario Gioffré Giambattista Majorino
Gennaro Gargiulo Giovanni Maccarone
Domenico Jannelli Michele Novelli
Antonio Limardi Antonio di Napoli seu Giuseppe
Giuseppe Limardi de Lisa
Giuseppe Ler Francesco Nocera
Vitantonio de Luca Nicola Nicoletti
Paolo Liguori Pietro Nasto
Francesco Lauro Bartolomeo Naddeo
Luigi Lazzaro Stefano Napolitano
Giuseppe Lancellotti Vincenzo dell'Oglio
Achille Monaco Nicola Oliva
Antonio Riggione Giuseppe Olivieri
Orazio Morelli Rocco Orlando
Giuseppe Mugno Vincenzo Panza
Carmine Marotta Giuseppe Pellegrino
Felice Mancini Salvatore di Padova
Salvatore Minieri Pietro Pulice
Francesco Monastero Antonio Pianese

Arcangelo Parigino Cesare Sangiovanni
Donato Palermo Gaetano Schiavo
Antonio Pirozzi Carmine Sorgente
Francesco Pedata Domenico Sipone
Angelo Palermo Antonio Santoro
Vincenzo Paparo Luigi Smimmo
Pasquale Parrella Pietro di Stasio
Alessandro Paolillo Giandomenico Sabatino
Domenico Passalacqua Fortunato Sonetto
Angelo Quaranta Nicola Salomone
Nicola di Paolo Salvatore Senise
Antonio Romano di Atena Rocco Signorelli
Antonio Romano di Napoli Oronzo Saccoccia
Francesco Rauti Costantino Tudda
Guglielmo de Respino Luigi Tolimieri
Carmine Ricca Giuseppe Tronchese
Giuseppe Roma Luigi Teano
Luigi Russo Alfonso Tarantino
Francesco Romano Antonio Testa
Pietro Paolo Regina Gennaro Tucci
Michele Regina Gaetano Tropeano
Pietrantonio Rotondo Francesco Tuoti
Rocco Rosito Generoso Venezia
Domenico Richiello Nicola Villani
Raffaele Reale Antonio Venturino
Francesco Scozzi Giuseppe Valenzese
Giulio Sorbo Rosario Villani
Nicola Simonelli Domenico Riviglio
Vincenzo Sforza Luigi Verna
Davide Salomò Domenico Vespa
Giuseppe Scarfaro Ferdinando Vinci
Luigi Silipo Tommaso Ziparo
Luigi di Somma Achille Mira
Luigi Sederino

VII. Di complicità nell'attentato, per avere scientemente assistito e facilitate gli autori principal! de'  reati ne' fatti i quali li Anno preparati, facilitati e consumati, a' termini dell'articolo 74 num.4.° leggi penali.

Con aver

Francesco Monastero Antonio Romano di Napoli
Gaspare Fiorenza Francesco Costanzo
Nicola Villani Francesco Romano
Pietrantonio Rotondo Luigi Esposito
Pasquale d'Angelo Giuseppe Borrelli,

Francesco Fauzzi

Prestata assistenza e facilitazione come sopra ne' fatti che precedentemente si sono indicati dal num.1 a 26.

Con aver

Antonio Palladino Fortunato Acunzo
Ferdinando Vinci Luigi Somma
Giambattista Majorino Emmanuele Genzano
Cesare Sangiovanni Giuseppe Garofalo
Luigi Colatarci Francesco Nocera

praticato lo stesso. eccettuata soltanto la partecipazione al fatto enunciato sotto il num.0  26.

Con aver

Nicola Simonelli Michele Gaito
Antonio Grasso Antonio Pianese
Emmanuele Bove Giulio Sorbo
Michele Novelli Giuseppe Tronchese
Ferdinando Cocchillo Luigi Severino
Bruno Betrò Antonio Romano di Atena
Giuseppe d'Anna Girolamo de Felice
Giuseppantonio Riggione Generoso Venezia
Domenico Sipone Anselmo Esposito
Carmine Marotta Rocco La Cava
Giuseppe Esposito Gennaro Gargiulo
Pasquale Armeni Francesco Rauti
Giuseppe Pellegrino Felice Molinè

Felice Mancini Giuseppe Limardi
Achille Monaco Antonio Limardi
Guglielmo de Respino Vincenzo Cataldo
Francesco Pedata Costantino Tudda
Pietro Fusco Vincenzo Panza
Filippo Alzarini Saverio di Nocera
Domenico Cirolla Da vide Salomè
Luigi Ambroville Ferdinando Aquila
Gennaro Rotta Domenico Jannelli
Angelo Giovinazzo Antonio o Vitantonio de Luca
Giuseppe Ler Pietro Pulice
Carlo Natale Luigi Silipo
Ruigi de Sio Natale Cardamone
Giuseppe Cognetta Orazio Morelli
Sabato Fusco Angelo Santo Esposito
Giuseppe Scarfaro Giuseppe Gigliotti
Pietro Buongiovanni Giovanni Maccarone
Vincenzo Comito Giuseppe Garofalo
Giovanni Massaro

Prestata la loro assistenza e facilitazione ne' fatti enunciati dal n.0  25.

Con aver

Giovanni Fiumara Domenico Cuzzolino
Vincenzo Mascia Vincenzo Esposito
Carmine Ricca Pietro Carini
Bruno Contemi Pietro Paolo Regina
Giuseppe Montesano Pasquale Mauro
Giuseppe de Francesco Antonio Crisafi
Pietro Nasti Francesco Scozzi
Antonio Pirozzi Vincenzo di Gennaro
Giovanni Miraglia Luigi Russo
Francesco Cuccurullo Alfonso della Monica
Luigi Tolimieri Beniamino Argir&

Pasquale Amoroso Giuseppe Olivieri
Consolato Nicolò Giuseppe di Muzio
Alessandro Cardone Giovanni Crispi
Pietro Lombardi Luigi Lazzaro
Fortunato Sonetto Gaetano Schiavo
Michele Esposito Giuseppe Muscetta
Nicola Falanga Giacomo Confortine
Francesco Mastranza Antonio Santoro
Alfonso Tarantino Rosario Villari
Luigi Teano Luigi Smimmo
Pietro di Stasio Vincenzo Martino
•  Stefano Napolitano Orazio Ferri
Francesco Cantatore Oronzo Saccoccia
Gio: Domenico Sabatiello o Rartolomeo Naddeo
Sabatino Rocco Orlando
Luigi Melillo Salvatore Minieri
Giuseppe Magno Vincenzo Dell'oglio
Giuseppe Allizzone Domenico Dell'oglio
Raffaele Foglia Francesco Gallo
Antonio Testa Vincenzo Papero
Giovanni Cozzolino Salvatore Barberio
Donato Colapinto Arcangelo Parigino
Giuseppe Friuzzi Luigi Antonio Villani
Giuseppe Fabozzi Giovanni Ronito
Nicola Oliva Antonio Di Napoli
Paolo Liguori Vincenzo Sforza
Antonio Esposito Giuseppe Valenzese
Francesco Lauro Angelo Palermo
Carmine Sorgente Nicola Salomone
Paolo Esposito Giuseppe Mariano
Pasquale Marangello Vincenzo Alberti
Nicola Nicoletti Angelo Quaranta
Giuseppe de Felice Vincenzo Agresti
Giuseppe Roma Francesco Tuoti

Giuseppe Lancellotti Pasquale Esposito
Domenico Richiello Salvatore di Padova
Rosario Gioffré Bartolomeo di Sapio
Tommaso Ziparo Michele Bruno
Pietro Gambino Michele Regina
Pasquale Mormile Gennaro Mainieri
Carmine di Domenico Rocco Rosito
Luigi Verna Rocco Signorelli
Vincenzo Bombara Gaetano Tropeano
Francesco Mazzulli Salvatore Senise
Domenico Riviglio Carmine Alifano
Raffaele Reale Nicola di Paolo
Gennaro Tucci Pasquale Perella
Domenico Fuccineto Alessandro Paolillo
Domenico Chinam Domenico Vespa
Pietro Colica Domenico Passalacqua

Prestata la loro assistenza e facilitazione ne' fatti enunciati dal num.° 14

num.0  26.

Con avere

Giuseppe Rivelli Giovanni Parrella
Battista de Pasquale Carlo La Fata
Filippo Conte alias Ferrajuolo

Prestata la loro assistenza e facilitazione ne' fatti dal n.° 14 al n.° 18.

Con avere.

Michelangelo Marte

Prestata la sua assistenza e facilitazione ne' fatti dal n.° 1 a 15.

Con avere.

Vito Luigi Cofano

Prestata la sua assistenza e facilitazione ne' fatti dal n. 1 a 13.

Giovanni Nicotera Francesco Metuscè
Michele Tomasi Perugi Carlo Rotta
Giovanni Gagliani Giuseppe Santandrea
Giuseppe Faelli o Feli Pietro Rusconi
Giuseppe Mercuri Giuseppe Bartiromo
Nicola Giordano Domenico Coja
Giuseppe  La Ferola Federico  Priorelli
Nicola Valletta Luigi La Sala

De' seguenti reati comuni, com messi alla testa della banda armata.

In Ponza

VIII. Furto qualificato per la violenza, pel valore e per lo mezzo, accompagnato da violenza pubblica nella casa del Giudice Regio di Ponza D. Michele Mazzoccolo, del valore di ducati 150, tra contante e biancherie, nonché furto con le medesime qualifiche a danno del Gendarme Francesco Petillo, accompagnato dalla violenza pubblica, a' sensi degli articoli 407, 408 n.° 2.°, 409, 410, 421, 423, 147 e 149 leggi penali.

IX. Furto di vari abiti qualificato pel valore, e per la violenza, accompagnato da violenza pubblica a danno di D. Giuseppe Ciliberti; di un fucile e poca polvere a danno di Pasquale Mattera, contabile della Relegazione, e di una quantità di pane a danno di D. Michele Parisi, a' termini degli articoli 407, 408 e 409 leggi penali.

In Sapri

X. Minacce di vita, e danno volontario con la scassinazione di porte, in persona ed in pregiudizio di D. Vincenzo Peluso Capo Urbano, e D. Leopoldo Peluso Sindaco di Sapri, reati accompagnati dalla violenza pubblica, a' sensi degli articoli 462 n.° 5.°, 445, 464, 147 e 149 leggi penali.

XI. Arresto e sequestro illegale di D. Domenico Montesanto impiegato Telegrafico, Alfonso Panico e Filippo Fiorentino Guardie Doganali, Domenico Menta e Salvatore Vitolo Urbani, Nicola Schettino e Giuseppe Pascale di Sapri, liberandoli prima del terzo giorno compiuto, reato accompagnato dalla violenza pubblica, a' sensi degli articoli 172, 117 e 149 leggi penali.

XII. Furto qualificato per la violenza, per lo mezzo e per lo valore, di danaro, fucili ed altri effetti a danno di D. Giovanni Peluso Ricevitore Doganale, D. Nicola Timpanelli e Nicola Calderaro di Sapri, a' termini degli articoli 407, 408, 409, 421, 423, 147 e 149 leggi penali.

XIII. Furti di danaro, armi ed oggetti commestibili, qualificati pel valore e per la violenza, accompagnati da violenza pubblica, a danno di Pasquale Freda ed altri di Sapri, giusta gli articoli 407, 408 n.° 2.°, 409, 421, 423, 147 e 149 leggi penali.

XIV. Furti qualificati per lo valore e per la violenza, accompagnati dalla violenza pubblica, consistente in fucili, danaro contante, biancheria ed altri oggetti, a danno di D. Luigi Mercadante Capo Urbano, D. Carmine Gallotti Sindaco, Paolo Finizzola, Carmine Viggiano e D. Antonio Flora di Torraca, a' sensi degli articoli 408 n.° 2.°, 409, 421,423, 147 e 149 leggi penali.

XV. Furto di danaro contante ed altri effetti, qualificato pel tempo, mezzo, valore, e per la violenza, accompagnato da violenza pubblica, a danno di D. Francesco Rocco di Tortorella, nella notte de'  292 30 giugno 1857, a' sensi degli articoli 407, 408, 409, 421, 423, 147 e 149 leggi penali.

In Casalnuovo

XVI. Omicidio volontario accompagnato da violenza pubblica in persona di Euschio Bucci in Casalnuovo, a' 30 giugno 1857, giusta gli articoli 355, 147 e 149 delle leggi penali.

XVII. Furto di biancherie, utensili di cucina, e danni volontari, con la scassinazione delle porte delle caserme di Gendarmeria a cavallo, cd o piede nel Comune di Casalnuovo, qualificato pel mezzo, pel valore e per la violenza, accompagnato dalla violenza pubblica, a' sensi degli articoli 407, 408 n.° 2.°, 409, 421, 423, 147 e 149 leggi penali.

XVIII. Furti di fucili, danaro ed altri effetti, qualificati pel valore e per la violenza, ed accompagnati da violenza pubblica, a danno di Domenico Cantilena, Vincenzo Barra, Gennaro Germino, Paolino Bracco, e molti altri di Casalnuovo, a' 30 dello, a' sensi degli articoli 407, 408 n.° 2.°, 409, 421, 423, 147 e 149 leggi penali..

XIX. Omicidio volontario accompagnato da violenza pubblica in persona di Rosa Perretti di Casalnuovo, a' sensi degli articoli 355, 147 e 149 leggi penali.

In Padula

XX. Tentato furto qualificato pel tempo e per la violenza, accompagnato da violenza pubblica, e furto consumato in ducati 60 in contante e di altri effetti, qualificato pel tempo e per la violenza, ed accompagnato dalla violenza pubblica, a danno di D. Francesco Santomauro, Esattore Fondiario di Padula, nella notte de'  30 giugno 1857, giusta gli articoli 407, 408 n. 2.°, 409, 421, 423, 147 e 149 leggi penali.

XXI. Tentati furti qualificati pel tempo e per la violenza, accompagnati da violenza pubblica, a danno di D. Michele Vecchio, Ricevitore del Registro e Rollo, e D. Antonio Maina Cassiere Comunale di Padula, a' termini degli articoli 70, 407, 408 n,° 2.°, 409, 421, 423, 147 o 149 leggi penali.

E gli altri seguenti individui

Felice Poggi Giovanni Camillucci
Gaetano Poggi Domenico Catapano
Cesare Faridone Domenico Mazzoni
Raffaele Parola Domenico Porro

De' reati dal num.° VIII. a XXI, e nel modo come sopra.

Pasquale Mezzacapo Vincenzo de Rosa
Rocco La Cava Nazzareno Moline
Giambattista Jaccheo Lorenzo Sabelli
Giovanni Policani Fiorindo Sette

De' reati dal num.° X. Al num.0  XXI, e nel modo come sopra.

Michele Tommarelli Francesco de Martino
Francesco Ferracci Achille Godano
Fortunato Flora Luciano Marino
Giuseppe Caputi

De' reati dal num.0  VIII. al num.0 XIII., e nel modo come sopra.

Michele Milano

De' reati dal num.0  VIII. a X., e nel modo come sopra.

Amilcare Bonomo

De' reati sotto i numeri VIII e IX.

Francesco Monastero Antonio Romano di Napoli
Gaspare Fiorenza Francesco Costanzo
Nicola Villani Francesco Romano
Pietrantonio Rotondo Luigi Esposito
Pasquale D'Angelo Giuseppe Borrelli
  Francesco Fauzzi

XXII. Di complicità ne' reati di sopra espressi per aver prestata assistenza e facilitazione agli autori principali ne fatti che precedentemente si sono indicati dal num.0  VIII. al num.0  XXI., a' termini degli articoli 74 num.° 4.° leggi penali.

Antonio Palladino Fortunato Acunzo
Ferdinando Vinci Luigi Somma
Giambattista Majorino Emmanuele Gensano
Cesare Sangiovanni Giuseppe Garofalo
Luigi Colatarci Francesco Nocera

Di complicità come sopra per aver praticato lo stesso pe' reati dal

num.0  VIII. a XIX.

Nicola SimonelliGennaro Gargiulo
Antonio Grasso Francesco Rauli
Emmanuele Bove Felice Moling
Michele Novelli Felice Mancini
Ferdinando Cocchillo Achille Monaco
Bruno Betrò Achille Mira
Giuseppe D'Anna Guglielmo de Respino
Giuseppantonio Riggione Francesco Pedata
Domenico Sipone Pietro Fusco
Carmine Marotta Filippo Alzarini
Giuseppe Esposito Domenico Cirolla
Pasquale Armeni Luigi Ambroville
Giuseppe Pellegrino Gennaro Botta
Michele Gaito Angelo Giovinazzo
Antonio Pianese Giuseppe Ler
Giulio Sorbi Carlo Natale
Giuseppe Tronchese Luigi de Sio
Luigi Severino Giuseppe Cognetta
Antonio Romano di Atena Sabato Fusco.
Girolamo de Felice Giuseppe Scarfaro
Generoso Venezia Francesco Scarfaro
Anselmo Esposito Pietro Buongiovanni
Rocco La Cava Vincenzo Comito

Giuseppe Limardi Antonio o Vitantonio de Luca
Antonio Limardi Pietro Pulice
Vincenzo Cataldo Luigi Silipo
Costantino Tudda Natale Cardamone
Vincenzo Panza Orazio Morelli
Saverio di Nocera Angelo Santo Esposito
Davide Salomè Giuseppe Gigliotti
Ferdinando Aquila Giovanni Maccarone
Domenico Jannelli Giuseppe Garofalo
Tommaso Galardo Giovanni Mascarò

Del pari di uguale complicità per aver prestata la loro assistenza e facilitazione ne' fatti enunciati dal num.9  X. al num. XIX.

Giovanni FiumaraConsolato Nicolò
Vincenzo Mascia Alessandro Cardone
Carmine Ricca Pietro Lombardi
Giuseppe de Francesco Fortunato Sonetto
Pietro Nasto Michele Esposito
Antonio Pirozzi Nicola Falanga
Giovanni Miraglia Francesco Mastranza
Francesco Cuccurullo Alfonso Tarantino
Luigi Tolimieri Luigi Teano
Pasquale Costanzo Pietro di Stasio
Domenico Cuzzolino Stefano Napolitano
Vincenzo Esposito Francesco Cantatore
Pietro Carini Giandomenico Sabatino
Pietro Paolo Regina Luigi Melillo
Pasquale Mauro Giuseppe Magno
Antonio Crisafi Giuseppe Altizzone
Francesco Scozzi Raffaele Foglia
Vincenzo di Gennaro Antonio Testa
Luigi Russo Giovanni Cuzzolino
Alfonso della Monica Donato Colapinto
Beniamino Argirò Giuseppe Friuzzi
Pasquale Amoroso Giuseppe Fabozzj

Nicola Oliva Antonio di Napoli
Paolo Liguori Vincenzo Sforza
Antonio Esposito Giuseppe Valenzese
Francesco Lauro Angelo Palermo
Carmine Sorgente Nicola Salomone
Paolo Esposito Giuseppe Marino
Pasquale Marangello Vincenzo Alberti
Nicola Nicoletti Angelo Quaranta
Giuseppe de Felice Vincenzo Agresti
Giuseppe Roma Francesco Tuoti
Giuseppe Olivieri Giuseppe Langellotti
Giuseppe di Muzio Domenico Richiello
Giovanni Crispi Rosario Gioffrè
Luigi Lazzaro Tommaso Ziparo
Gaetano Schiavo Pietro Gambino
Giuseppe Muscetta Pasquale Mormile
Giacomo Confortino Carmine di Domenico
Antonio Santoro Luigi Verna
Rosario Villani Vincenzo Bombara
Luigi Smimmo Francesco Mazzulli
Vincenzo Martino Domenico Riviglia
Orazio Ferri Raffaele Reale
Oronzo Saccoccia Gennaro Tucci
Bartolomeo Naddeo Domenico Fuccineto
Rocco Orlando Domenico Chinam
Salvatore Minieri Pietro Colica
Vincenzo dell'Oglio Pasquale Esposito
Domenico dell'Oglio Salvatore di Padova
Francesco Gallo Bartolomeo di Sapio
Vincenzo Paparo Michele Bruno
Salvatore Barberio Michele Regina
Arcangelo Parigino Gennaro Mainieri
Luigi Antonio Villani Rocco Rosito
Giovanni Bonito Rocco Signorelli

Gaetano Tropeano Pasquale Perrella
Salvatore Senise Alessandro Paolillo
Carmine Alifano Domenico Vespa
Nicola di Paola Domenico Passalacqua

Della stessa complicità, per avere prestata la loro assistenza e facilitazione ne' fatti enunciati dal num.0  IX. al num.0  XXI.

Giuseppe Rivelli Giovanni Parrella 
Battista de Pasquale Carlo La Fata 
Filippo Conte alias Ferrajuolo  

Di complicità come gli altri, per aver prestata la loro assistenza e facilitazione ne' fatti dal num.0  X al num.0  XV.

Ed anche di eguale complicità Marte e Cofano.

Con avere

Michelangelo Marte

Prestata la sua assistenza e facilitazione ne' fatti dal num.° VIII. Al num.0  XIII.

Con avere

Vito Luigi Cofano

Prestata la sua assistenza e facilitazione ne' fatti dal num.0  VIII. al num.0  IX.

Gennaro Mainieri Rocco Rosito
Felice Mancini Giuseppe Roma
Pasquale Marangello Francesco Rauti
Achille Mirà Saverio Raspa
Bartolomeo Naddeo Domenico Fuccineto
Giuseppe Olivieri Domenico Riviglio
Domenico dell'Oglio Pietro Colica
Vincenzo dell'Oglio Giuseppe de Felice
Domenico Sipone Oronzo Saccoccia
Pasquale Perrella Vincenzo Sforza
Alessandro Paolillo Lorenzo Sabelli
Angelo Palermo Pietro Pulice
Domenico Passalacqua Carmine di Domenico
Michele Regina Nicola Simoniello

Vincenzo Paparo Antonio Crisafi
Rosario Villari Bruno Betrò
Giuseppe Valenzese Giovanni Miraglia
Domenico Vespa Antonio Limardi
Antonio Grasso Giuseppe Limardi
Generoso Venezia Giovanni Mascarò
Giambattista Jaccheo Pietro Lombardi
Antonio Pi rozzi Rocco Orlando
Salvatore Barbieri Beniamino Argirò
Gennaro Tucci. Giovanni Fiumara
Giuseppe Cognetta Carmine Ricca
Michele Gaito Giuseppe Montesano
Vincenzo Alberti Giuseppe de Francesco
Nicola Antico Arcangelo Perugino
Emmanuele Bove Pietro Gambino
Pietro Buongiovanni Domenico Jannelli
Vincenzo Agresti Luigi Tolimieri
Domenico Chinam Giuseppe Esposito
Ferdinando Vinci Alfonso della Monica
Vincenzo di Gennaro Saverio Nocera
Antonio Romano di Atena Pietro di Stasio
Paolo Liguori Luigi Teano
Giuseppe Borrelli Giacomo Confortino
Pasquale di Mauro Michele Esposito
Girolamo de Felice Pasquale Perrella
Achille Godano Luigi Smimmo
Rocco Signorelli Antonio Venturino o Palladino
Giuseppe Gigliotti Donato Colapinto
Natale Cardamone Paolo Esposito
Davide Salomè Gaspare Fiorenza
Giuseppe Scarfaro Sabato Fusco
Francesco Scarfaro Francescantonio Mazzullo
Tommaso Lonero Giuseppe Mugno
Luigi Silipo Giuseppantonio Riggione

Salvatore di Padova  Francesco Nocera
Salvatore Senise Francesco Scozzi
Giulio Sorbi Giuseppe Garofalo
Costantino Tudda Antonio Cianciola
Giuseppe Tronchese Rocco La Cava
Nazzareno Molinè Domenico Cirullo
Luigi Ambrovilla Vincenzo Esposito
Michele Bruno Rosario Gioffrd
Luigi Esposito Benedetto Fanelli
Battista de Pasquale Tommaso Ziparo
Giovanni Parrella Gaetano Tropeano
Raffaele Parola Gio. Domenico Sabatino
Gaetano Schiavo.

XXIII. Di fuga eseguita con violenza da luogo di pena (Ponza) in tempo di tumulto popolare, a' termini degli articoli 257 leggi penali.

Pasquale Amoroso Bruno Contemi
Filippo Alzarini Pietro Carini
Pasquale D'Angelo Vincenzo Comito
Fortunato Acunzo Giovanni Cuzzolino
Ferdinando Aquila Luigi Colatarci
Pasquale Armeni Francesco di Costanzo
Carmine Alifano Ferdinando Cocchillo
Vincenzo Bombaro Domenico Cuzzolino
Giuseppe Bartiromo Francesco Cantatore
Gennaro Botta Alessandro Cardone
Giovanni Bonito Giuseppe Colacicco
Francesco CucuruUo Vito Luigi Cofano
Domenico Cirolla Domenico Catapane
Vincenzo Cataldi Giuseppe Altizzone
Domenico Coja Pasquale Costanzo
Giuseppe Caputo Pasquale Esposito

Antonio Esposito Luciano Marino
Anselmo Esposito Luigi Melella
Filippo Conte alias Ferrajuolo Michelangelo Marte
Fortunato Flora Giuseppe Muscetta
Nicola Falanga Achille Monaco
Giuseppe La Ferola Giambattista Majorino
Orazio Ferri Francesco Mastranza
Pietro Fusco Francesco de Martino
Giuseppe Fabozzi Vincenzo Mascia
Carlo La Fata Carmine Marotta
Giuseppe Friuzzi Pasquale Mezzacapo
Raffaele Foglia Giovanni Maccarone
Francesco Ferracci Francesco Monastero
Francesco Fauzzi Nicola Nicoletti
Nicola Giordano Antonio di Napoli
Emmanuele Genzano . Carlo Natale
Francesco Gallo Consolato Nicolò
Angelo Giovinazzo Pietro Nasto
Paolo Liguori Nicola Oliva
Giuseppe Langellotti Federico Priorelli
Vitantonio de Luca Francesco Pedata
Luigi Lazzaro Vincenzo Panza
Giuseppe Ler Angelo Palermo
Eugenio Lombardi Giuseppe Pellegrino
Giuseppe di Muzio Antonio Pianese
Pasquale Mormile Nicola di Paola
Orazio Morelli Donato Palermo
Felice Molinè Angelo Quaranta
Michele Milano Pietrantonio Rotondo
Vincenzo Martino Pietro Paolo Regina
Salvatore Minieri Antonio Romano di Napoli

Domenico Richiello Cesare Sangiovanni
Guglielmo de Respino Luigi Somma
Vincenzo Rosa Nicola Salomone
Francesco Romano Antonio Testa
Luigi Russo Alfonso Tarantino
Francesco Scozzi Francesco Tuoti
Antonio Santoro. Oronzo Nicola Valletta
Luigi La Sala Luigi Antonio Villani
Salvatore Senise Luigi Verna
Fiorindo Sette Nicola Villano
Luigi Severino Antonio Valera
Carmine Sorgente Antonio Palladino o Venturino
Fortunato Sonetto Stefano Napolitano
Giovanni Sabatino Tommaso Galardo

XXIV. Di fuga Violenta dal luogo di custodia in tempo d(popolare tumulto, a termini degli articoli di sopra citati,

Domenico Catapane

XXV. Di Volontaria ferita grave a colpo di rasojo, che è prodotto sfregio permanente in persona di Francesco di Gennaro, monche di asportazione di detto rasojo, con animo di delinquere, reato avvenuto a 26 maggio 1857, a termini degli articoli 358 leggi penali, e Reali Decreti de 5 gennaio 1810 e 27 settembre 1844.

Pietro Rotondo. Pasquale Perrella
Domenico Vespa Alessandro Paolilla

XXVI. Di furto qualificato per la violenza, tempo e luogo, accompagnato da violenza pubblica. a danno di Vincenzo Nigro. Gio: Andrea Cuozzo, Vincenzo Soleo e Michele Fornataro, con percosse lievi in persona del Cuozzo, reato avvenuto nella notte de'  9 a 10 luglio ultimo, ai termini degli articoli 408 num.0  2.°, 412, 419. 421, 422, 423, 147 e 149 leggi penali.

Giovanni CozzolinoGaspare Fiorenza

XXVII. Di voci e fatto pubblico, diretti a spargere il malcontento contro il Governo, a' 3 settembre ultimo, a' termini dell'articolo 142 leggi penali.

Benedetto Fanelli

XXVIII. Di asportazione di armi vietate (pistole e stile).

XXIX. Di discorsi in luogo pubblico, tendente a spargere il malcontento contro il Governo, reati avvenuti in luglio ed in agosto ultimo, a' termini degli articoli 151 e 142 delle leggi penali.

XXX. Tutti di reiterazione di l'articolo 86 leggi medesime,

Gennaro Mainieri Vincenzo Sforza
Felice Mancini Lorenzo Sabelli
Pasquale Marangelli Pietro Pulice
Achille Mirà Carmine di Domenico
Bartolomeo Naddeo Nicola Simoniello
Giuseppe Olivieri Vincenzo Paparo
Domenico dell' Oglio Rosario Villari
Vincenzo dell'Oglio Giuseppe Valenzese
Domenico Sipone Domenico Vespa
Pasquale Parrella Antonio Grasso
Alessandro Paolillo Generoso Venezia
Angelo Palermo Giambattista Jaccheo
Domenico Passalacqua Antonio Pirozzi
Michele Regina Salvatore Barberio
Rocco Rosito Gennaro lucci
Giuseppe Roma Giuseppe Cagnetta
Francesco Rauti Michele Gaito
Saverio Raspa Vincenzo Alberti
Domenico Fuccineto Nicola Antico
Domenico Riviglio Emmanuele Bove
Pietro Colica Pietro Buongiovanni
Giuseppe de Felice Vincenzo Agresti
Oronzo Saccoccia Domenico Chiniamo o Chinanti

Ferdinando Vinci Domenico Jannelli
Vincenzo di Gennaro Luigi Tolimieri
Antonio Romano Giuseppe Esposito
Paolo Liguori Alfonso della Monica
Giuseppe Borrelli Saverio Nocera
Pasquale di Mauro Pietro di Stasio
Girolamo de Felice Luigi Teano
Achille Godano Giacomo Confortini
Rocco Signorelli Michele Esposito
Giuseppe Giglioni Pasquale Perrella
Natale Cardamone Luigi Smimmo
Davide Salomè Antonio Venturino o Palladino
Giuseppe Scarfaro Donato Colapinto
Francesco Scarfaro Paolo Esposito
Tommaso Lonero Gaspare Fiorenza
Luigi Silipo Sabato Fusco
Antonio Crisafi Francescantonio Mazzullo
Bruno Betrò Giuseppe Magno
Giovanni Miraglio Giuseppantonio Riggione
Antonio Limardi Salvatore di Padova
Giuseppe Limardi Salvatore Senise
Giovanni Mascarò Giulio Sorbi
Pietro Lombardi Costantino Tudda
Rocco Orlando Giuseppe Tronchese
Beniamino Argirò Nazzareno Molinè
Giovanni Fiumara Luigi Ambroville
Carmine Ricca Michele Bruno
Giuseppe Montesano Luigi Esposito
Giuseppe de Francesco Battista de Pasquale
Arcangelo Parigino Giovanni Parrelli
Pietro Gambino Benedetto Fanelli

Raffaele Parola Bartolomeo di Sapio
Francesco Nocera Rocco La Cava
Francesco Scozzi Domenico Cirullo
Giuseppe Garofalo Vincenzo Esposito di Raffaele
Antonio Cianciola Rosario Gioffrè
Benedetto Fanelli  

XXXI. Di recidiva in misfatto, a' termini degli articoli 78 e 79 leggi penali.

Per lo che richiede che si proceda con le regole di rito innanzi la Gran Corte Speciale.

Salerno 20 ottobre 1857.

Firmato - FRANCESCO PACIFICO
Visto Per copia conforme
Il Procuratore Generale del Re Il Cancelliere della Gran Corte
FRANCESCO PACIFICO CARMINE MIRAGLIA

Il Procuratore Generale del Re presso la G. C. Criminale e Speciale della Provincia di Principato Citeriore.

Riproducendo alla lettera l'accusa emessa nel dl 20 scorso ottobre a carico di molti individui colpevoli di reità politiche, e di vari altri misfatti.

Espone quanto segue sul conto di

Giuseppe Cicchetti di S. Marco La Catola.

Da tutti gli elementi istruttori si ha che tra gli evasi dall'Isola di Ponza eravi esso Cicchetti.

Egli messosi con altri in fuga dietro all'attacco con la pubblica forza in Padula e Sauza, prendeva la volta della sua patria, e dopo aver tenuto vita errabonda, venia, per le ricerche della giustizia, arrestato nel giorno 13 settembre ultimo in tenimento di Celenza, cui è annesso il comune di S. Marco La Catola.

Nel suo interrogatorio ha dichiarato, ch'era, come soldato del 2.° Reggimento di Linea, in punizione relegato a Ponza: che nel giorno 27 giugno approdava un vapore a quell'Isola, e discendendone vari individui con grida di viva la repubblica viva l'Italia, misero a fuoco gli archivi, a saccheggio le case, e s'impossessarono di quante armi poteronvi trovare: ch'egli seguiva quell'infesta turba e s'imbarcava con meglio di 400 individui: che giunto a Sapri gittava l'arme, di che era stato provveduto, e volgeva i passi al paese natio.

Ciò però, ch'egli si è fatto a sostenere, è smentito dalle sue confessioni stragiudiziali; dacché a quei conterranei, da cui ebbe ricovero nelle contrade del circondario di Celenza, narrava aver preso parte all'attacco, dal quale salvava la vita colla fuga.

Aggiungeva nel detto interrogatorio che il suo proponimento era di presentarsi, e l'avrebbe mandato ad effetto nel giorno dell'arresto, ma in ciò è contraddetto dal modo in cui arrestavalo la forza, ciod in compagnia di due individui, che nulla seppero dire in appoggio della sua assertiva.

In conseguenza di che

Esso Procuratore Generale del Re

Accusa

Giuseppe Cicchetti di Giovanni, di anni 28, di S. Marco la Caiola ex-milite ch'era relegato a Ponza.

1.° Di associazione a banda armata a' termini dell1art. 4 35 delle jeggi penali.

2.° Di complicità negli attentati, per avere scientemente assistito e facilitato gli autori principal in tutti fatti consumati a' termini dell'articolo 74 n.° 4.° dette leggi.

3.° Di complicità in tutt'i reati comuni enunciati nella mentovata accusa, ed a' termini degli art. ivi espressi, ritenendosi i fatti nella medesima esposti.

4.° Di evasione violenta dal luogo di custodia in tempo di tumulto popolare a' termini degli art. 253 e 257 leggi medesime.

5.° Di reiterazione di più di due misfatti ne' sensi dell'art. 86 delle stesse leggi.

Perlocchè richiede che si proceda simultaneamente agli altri accusati, secondo le regole di rito, innanzi alla G. C. Speciale.

Salerno 6 novembre 1857.

Firmato - PACIFICO.

Il Procuratore Generate del Re presso la Gran Corte Criminale e Speciale di Salerno, qual pubblico accusatore.

Riproducendo alla lettera il fatto espresso sotto il numero 9 del foglio 25, dell'accusa emessa, nel di 20 scorso ottobre, a carico di molti individui, colpevoli di reità politiche, e di vari altri misfatti,

Espone quant'altro segue sul conto di

D. Luigi Reale Sacerdote di S. Biase in Vallo.

Con decisione della Gran Corte Criminale di Napoli del 4 agosto 1852, divenuta esecutiva, fu esso Reale condannato a 13 anni di Terri, qual complice in omicidio volontario. La Sovrana Clemenza con decreto del 25 gennaio 1854, commuto la detta pena in quella di 10 anni di relegazione; e Reale passava ad espiarla nell'isola di Ponza.

Cola trovavasi nel 27 giugno ultimo, quando prendeva egli parte a tutti gli eccessi politici e comuni enunciati nella ridetta accusa sotto i numeri 1 a 13 VIII. e IX., dei quali i primi costituiscono l'attentato diretto a distruggere e cambiare il Governo. Egli in fatti fu distinto armato di stile alla testa di vari altri insorgenti, percorrere le piazze di Ponza, eccitando alla rivolta, e condottosi al carcere circondariale mercé violenze positive al custode, ed ai cancelli, ne fece evadere alquanti detenuti, in atto ferveva il popolare tumulto.

A prescindere dalla deposizione di vari testimoni il suo medesimo interrogatorio ne svela la reità, poiché non ba saputo negare di essersi trovalo in mezzo ai rivoltosi, adducendone una futile cagione, quella cioè, di ricondurre alla madre un ragazzo a lui affidato.

Avendo terminate egli la pena della relegazione, fc state intestate alla dipendenza della Gran Corte.

In conseguenza

esso Procuratore Generale del Re accusa

D. Luigi Reale fu Maurantonio, di anni 37, Sacerdote nativo di S. Biase in Vallo.

1° Di complicità nell'attentato per distruggere e cambiare il Governo, ed eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'autorità Reale, per avere assistito e facilitate gli autori principal ne' fatti che consumarono, costituenti l'attentato, ed enunciati nell'accusa dal numero 4.° a 43 ai termini degli articoli 423, 440 e 74 delle leggi penali,

2° Di complicità in tutti i misfatti consumati in Ponza, enunciati nella medesima accusa, sotto i numeri VIII. e IX, per aver assistito gli autori principali come sopra ai termini dell'art, 74, e di tutti gli altri citati nell'accusa istessa.

3° Di asportazione d'arma vietata, stile, ai termini dell'art. 454 dette leggi.

4° Di recidiva in misfatto, e di recidiva da misfatto in delitto, ai termini degli art. 78, 79 e 82 delle medesime leggi.

Per lo che richiede che si proceda secondo le regole del rito innanzi alla Gran Corte Speciale in un solo giudizio con tutti gli altri accusati.

Salerno 18 novembre 1857.

Firmato = F. PACIFICO,

   FERDINANDO II

Per la grazia di Dio

RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE ec. ec. ec.

L'anno milleottocentocinquantasette il giorno sette Dicembre, in Salerno.

La Gran Corte Criminale della Provincia del Principato Citeriore. Veduta la processura pe' reati di Lesa Maesta, avvenuti in questa Provincia ed altrove.

Veduti gli atti di accusa a carico de'  detenuti Giovanni Nicotera e degli altri enunciati nell'atto de'  20 ottobre 1857.

Nonché degli altri due detenuti.

Giuseppe Cicchetti, di S. Marco la Gatola.

D. Luigi Reale, Sacerdote di S. Biase ex-relegato in Ponza, e Veduta la dimanda per Domenico o Carminantonio Borselli di Castropignano assente.

Accusati cioè

Giovanni Nicotera, e gli altri tutti come dal 1.° atto di accusa.

 Giuseppe Cicchetti

Accusato (come dall'atto di accusa de'  6 novembre 1857).

D. Luigi Reale

Accusato (come dall'atto di accusa del 18 novembre 1857.).

Carminantonio o Domenico Borselli

Imputato

Di evasione dall'Isola di Ponza co' rivoltosi, e faciente parte dell'orda ribelle, che sosteneva attacco contro la forza pubblica.

Letti gli atti di accusa prodotti dal P. M., contro tutti i suddetti detenuti, per i sopradescritti rispettivi carichi.

Letta la requisitoria del P. M. del 6 novembre 1857, colla quale richiedea la spedizione del mandate di arresto contro Carminantonio o Domenico Borselli.

Veduti i costituti degli accusati medesimi.

Inteso il rapporto del Consigliere Presidente signor Dalia, Commessario della causa.

Esaminata la processura scritta, e gli atti di accusa, coll'intervento del P. M. rappresentato dal Procurator Generale del Re signor Pacifico, che li ha sostenuti, chiedendo però che per la morte di Pasquale Mormile, si dichiarasse estinta per lui, l'azione penale; e quindi si appartato.

   La Gran Corte

Ritenuti i fatti espressi negli atti di accusa, e

Considerando che i fatti suddetti sono sufficientemente giustificati dagli alti all'uopo attelati, e racchiudono gli elementi caratteristici pei reati di sopra menzionati.

Considerando che D. Luigi Reale nel suo interrogatorio, e costituto, ha dedotto de'  fatti e circostanze, che provati potrebbero giustificarlo pe' reati addebitatigli: quindi a' termini dell'art. 109 leggi penali, uopo che pria di pronunziare sull'accusa, si versi su' detti interrogatorii per quanto concerne lo scoprimento del vero

Considerando che coll'istruzione si sono acquistati sufficienti indizi di reità sul conto di Carminantonio o Domenico Borselli, da poter spedire mandato di arresto, contro allo stesso, pe' reati addebitatigli, e di sopra menzionati.

Veduti gli articoli 129, 155 e 426 leggi penali.

A voti unanimi

Dichiara estinta l'azione penale sul conto di Pasquale Mormile. Alla maggioranza di 4 voti

Dichiara in legittimo stato di accusa pe' rispettivi suddetti reati.

Agostino Ghio Agostino Rapollo
Enrico Wuott Girolamo Bartinoti
Carlo Park Claudio Barbieri 
Pietro Cidale Pasquale Casella, ed
Ignazio Frumento.  

All'unanimità

Dichiara anche in legittimo stato di accusa tutti gli altri sopradetti detenuti (mono D. Luigi Reale Sacerdote) pe' reati de'  quali rispettivamente sono stati accusati.

Ordina quindi che sul conto di tutt'i menzionati accusati si proceda secondo le regole di rito innanzi alla G. C. Speciale.

A voti unanimi

Ordina di spedirsi mandato di arresto Contra di

Carminantonio o Domenico Borselli di Castropignano, e

Pria di pronunziare sull'accusa nell'interesse di D. Luigi Reale, Sacerdote di S. Biase.

Ordina che si versi sul suo interrogatorio, e costituto per quanto concerne l'acclaramento del vero.

Ordina in fine che si spinga innanzi il giudizio per tutti quelli dichiarati in legittimo stato di accusa.

Fatto e deciso in Salerno nella Camera di Consiglio nel suddetto giorno 7 dicembre 1857 da' signori Consigliere Dalia Presidente, De Conciliis, Corona, Politi, de Marinis Giudici, coll'assistenza del Cancelliere Sostituto Lubisco.



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Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

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