Eleaml - Nuovi Eleatici

Carlo Pisacane, il «romito» di Albaro (Zenone di Elea - Giugno 2024)

PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI (1857) - ELENCO DEI TESTI PUBBLICATI SUL NOSTRO SITO

L’EROE DI SAPRI

AUTOBIOGRAFIA

DI

Giovanni Nicotera

(se vuoi, scarica il testo in formato ODT o PDF)

1876 GAZZETTA D'ITALIA n.307 Autobiografia Giovanni Nicotera


I

Io parlo per ver dire

Non per odio d’altrui né per disprezzo.

Petrarca.

La crisi del 18 marzo fu per Giovanni o Nicotera l’Eva Blounth che dal Crapaud-Volant lo introdusse nel Consiglio de’ ministri del re d’Italia.

Ministro dell’interno, egli ha controfirmato il decreto reale che, sciogliendo la Camera de’ deputati, ha convocato i Comizi per le elezioni generali nel 5 novembre 1876.

L’azione di cotesto uomo nella scelta dei candidati si è fatta sentire talmente che si può fin d’ora ritenere che la nuova Camera italiana sarà quale egli ha voluto che sia, una collezione di uomini fatti ad immagine e similitudine sua.

Conoscendo lui, si conosce la nuova Assemblea.

Mi chi è Giovanni Nicotera?

Ecco la interrogazione, alla quale ben pochi saprebbero od oserebbero rispondere, i In Italia, dove non è in vigore un codice corretto di cerimonie per la buona società, gli nomini come le donne si accettano facilmente e nella premura delle accoglienze si dimentica spesso la regolare presentazione de’ nuovi venuti.

Non deve quindi far maraviglia che l'Italia abbia accettato Giovanni Nicotera al governo del proprio paese senza avergli domandato le sue... credenziali.

Eppure chi dice a noi che se l’Italia conoscesse a fondo Giovanni Nicotera, non a cadesse di lui come del buon Romeo, di cui Dante cantava,

Che se il mondo sapesse ’l cuor ch’egli ebbe

Mendicando la vita a frusto a frusto

Assai lo loda e più lo loderebbe?

Oggi che non si scrive né una biografia, né una storia, né una monografia, una coserella qualunque senza un corredo di minute particolarità documentate, annotale e commentate con una cura ed una pazienza da monaco certosino, quanto non guadagnerebbe forse l’illustre uomo di Stato, se la critica ne scrutasse e mettesse in luce tutte le notizie relative all’illustre nascita, al censo avito, agli studii severi, alle virili domestiche e civili, che lo raccomandano alla considerazione de’ suoi concittadini?

Un documento, anche il più semplice i o apparenza, ha servilo spesso a porre un fin a questioni storiche, artistiche, letterarie che duravano da secoli, come il giorno ed luogo della nascila di un grand’uomo, l’epoca in cui fu scritto un libro, l’autore di una tela o di una statua. Qual luce non si potrebbe dunque sperare da una serie di aumenti irrefragabili intorno ad un nome a come Giovanni Nicotera, tanto discusso dagli uni per inalzarlo, dagli altri per denigrarlo?

Non sarebbe tempo che si troncasse con una prova di fatto l'ardente questione s’egli sia un uomo, di cui ogni partito debba onorarsi od un audace volgare, di cui ogni partii dovrebbe pronunziare il solenne ostracismo?

______

Giovanni Nicotera ha trovato negli archivi del ministero dell’interno un Libro Nero, nel quale i suoi predecessori avevano con studio ed amore raccolto le notizie correnti intorno alla vita ed alle opere degli uomini più noti per ardore di principii, per audacia di propositi e di atti magnanimi e per una costante aspirazione a salire excelsior!

Giovanni Nicotera, dopo aver letto la propria biografia officiale, la qualificò un libello infame, si prese per essa d’un odio implacabile con tutti coloro, ch’egli suppose aver in un modo o nell’altro collaborato a quell’opera indegna del suo stesso futuro biografo e la sottrasse, come la sottrae con una gelosia terribile, all’avida curiosità del pubblico, che non ne mostrerebbe desio se la vita di Giovanni Nicotera gli fosse cosi nota e conta da non poter giammai dubitare che un incidente qualunque della medesima potesse stuzzicare il malsano istinto della maldicenza e dello scandalo.

Ma le chiavi del Libro nero sono in mani dell'uomo che sembra averne paura. Forse quel libro non è e non sarà più quando Giovanni Nicotera non sarà più ministro.

Habent sua fata libelli!

______

Resterà dunque un’incognita la vita d quest'uomo destinato a lasciare una traccia di sé nel nostro paese?

Gli lasciamo foggiare a suo modo una rappresentanza nazionale e tutti gli organi suoi, che da mane a sera non si danno tregua di pubblicare menzogne officiali, verità stroncate, lettere rubate, oscenità pubbliche ed indelicatezze private a carico di avversari palesi o supposti di lui, non hanno credute necessaria una biografia documentata ed autentica del grande elettore, del grande e strano alchimista delle nostre elezioni?

All’ombra del suo nome, sotto l’impulso irresistibile della sua volontà prepotente sta da molto tempo aperto un mercato di coscienze, di schede e di voti, e nessuno conosce colui che tiene il banco?

Questa facilità di commercio, diremo con un vivace scrittore toscano, questo libero cambio fra opinioni disparate e voti concessi, fra candidati ed urne, fra programmi stampati in un modo e commentati in un altro, fra pubbliche menzogne e verità segrete, fra corruzione asserita o corruzione praticata, rischia di regalare al paese una maggioranza ministeriale con una immensa varietà di opinioni, di propositi e di colori, in cui dal nero-fumo al rosso-scarlatto tutto l'arcobaleno politico sarà largamente rappresentato, e non si conosce da nessuno l’uomo, cui la Corona, i colleghi ed il paese accordarono tanta libertà di lasciar fare e di lasciar passare tutto ciò che a lui faccia talento?

Quando egli sta per entrare nell’aula di Montecitorio a braccetto di quelli che votarono il loro cuore a Lindau, a Gaeta ed al Vaticano, e di quelli che, per una transazione interessata, s’aggruppano intorno al governo per la speranza di manipolare una Camera che, ad un momento dato e convenuto forse, possa imitare quella del 4 settembre di Francia, non viene spontanea alla mente di tutti la domanda di sapere come e perchè cotest’uomo sia fatalmente avvinto alla mala compagnia di nomini e partiti che furono sempre funesti al loro paese?

______

Egli è l’eroe, il veterano di Sapri!

Cosi lo raccomandarono alle turbe plaudenti, cosi lo sai alarono ne’ discorsi patriottici, così lo proclamarono ne’ geniali ed officiali banchetti!

L’eroe di Sapri!

Dunque della sua vita una pagina almeno è conosciuta e con quella pagina può ricostruirsi ed integrarsi la storia di lui?

Ma chi ha scritto quella pagina staccata della sua vita?

Il nome dello storico?

L’epoca di quella storia?

I documenti di quella pagina?

Nessuno finora si diede pensiero di tali indagini e la corona d’alloro sta ancora sulla fronte dell'eroe senza la pergamena, che stabilisca il diritto di lui a portarla, quello de’ contemporanei a decretarla.

Dinanzi all’eroismo di un nomo noi chiniamo la fronte: ed avversari di Giovanni Nicotera non per altro motivo che per ritenerlo funesto alla sua patria, saremmo i primi a proclamarne la considerazione, la rispettabilità, la benemerenza, se ci si potesse infondere nell’animo avido di fede la persuasione che egli fu l’eroe di Sapri quantunque la spedizione di Pisacane poco o nulla giovasse alla fortuna d’Italia.

Ma.…

______

Ci sembra dunque non inutile far conóscere al pubblico la storia precisa ed esatta delle azioni di Giovanni Nicotera in quella spedizione di Sapri, dalla quale egli ed i suoi biografi traggono il maggior titolo di gloria, di patriottismo e di virtù morali per lui.

Noi scriviamo questa pagina di storia, questo capitolo principale della vita di Giovanni Nicotera con gli elementi da lui stesso forniti e perciò la chiamiamo un’Autobiografia, alla quale noi non intercaleremo che poche osservazioni e note illustrative.

Noi facciamo questa storia con documenti autentici estraiti dal processo penale che ebbe luogo in Salerno nel 1858.

Diciamo Documenti Autentici, cioè tali che nessuno può mettere in dubbio e da tutti possono essere consultati negli Archivi Giudiziari della Gran Corte Criminale di quella città.

De’ molti e copiosi documenti però noi non abbiamo scelto per pubblicare che quelli che gettano una maggior luce, che staccano dal fondo del quadro e danno rilievo alla figura del protagonista, integrano il carattere e rendono chiaro ed aperto l’animo nobile, franco, generoso e leale di Giovani Nicotera.

II

Non interessa raccontare la spedizione di Pisacane conosciuta quasi da tutti e consacrata nella leggenda dalla poesia — La spigolatrice di Sapri — del Mercantini.

E però cominciamo senz'altro dal primo interrogatorio, cui fu sottoposto, appena arrestato, Giovanni Nicotera, dal giudice supplente del circondario di Sanza.

Questo interrogatorio ebbe luogo il giorno due di luglio dell’anno 1857.

Eccolo:

«L’anno 1857 il giorno due luglio, in Sanza

«Noi Pietrantonio Rinaldi, supplente il giudice del Circondario di Sanza ff: pel titolare in accesso assistito, assistito dal cancelliere sostituto signor Pastore.

«Volendo procedere all’interrogatorio degli arrestati nel conflitto faciente parte della banda dei rivoltosi sbarcati in Sapri, esibitici da questa Guardi Urbana li abbiamo fatti venire alla nostra presenza liberi e sciolti da ogni legame, che alle dimande, han detto chiamarsi Giovanni Nicotera, Nicola Nicoletta, Giuseppe Roma, Giuseppe Defeìice, Antonio Romano, Giuseppe Olivieri, Giuseppe Fanelli, Fortunato Flora, Giuseppe di Muzio, Giovanni Crispi Luigi Lazzaro.

I quali si sono fatti situare in una camera divisa da quella dell’esame e quindi sono stati da noi successivamente intesi nell'ordine che segue.

«Si è fatto introdurre il primo dei suddetti arrestati, il quale alle dimando ha detto chiamarsi D. Giovanni Nicotera di Felice, di anni 29, Baroni di Nicastro

«Dietro gli avvertimenti, dimandatogli il motivi che ba dato luogo al suo arresto, ha risposto:

«Che per affari politici del 1848 emigrò dalla sua patria rifugiandosi in Torino, quindi passò in Genova dove nel giorno 25 dello scorso giugno s'imbarcò con vari altri di Genova istessa recando in questo regno onde promuovere una rivoluzione per liberare la sua patria dalla tirannia.

«Dimandato chi erano i compagni di lui con i quali si partì da Genova, ha risposto: conoscere il solo Pisacane, ignorando il nome degli altri.

«Dimandato chi abbia noleggiato il legno, dove e a chi apparteneva ha risposto: di non conoscerlo ma è certo che per mezzo di un legno a vapore si i recarono in questi luoghi a fare la rivoluzione.

«Dimandato chi gli ha somministrato le armi e munizioni, ha risposto: che rinvennero tutto sul vapore e se le presero — Altro non conosce. —

«Dimandato se il signor Pisacane era in loro compagnia, e dove si trova attualmente, ha risposto: di essere giunti uniti in questo comune, e ora dicesi di essere stato ucciso.

«Lettura data, ha detto non potere sottoscrivere i perché ferito alla mano. —

«Firmati — Pietro Rinaldi — Giovanni Pastore, Cancelliere Sostituto

Questo interrogatorio è fatto con calma, e con sangue freddo. Non vi manca il coraggio del patriota, e l'abnegazione di chi, pur covando col silenzio le trame della cospirazione, affronta impavido le conseguenze del fatte proprio.

Tanto più questo contegno è degno di lode quanto maggiore è da supporre la perturbazione dell’animo di un uomo che cade fra le mani di sgherri feroci e sa di andar incontro ad un avvenire oscuro e funesto.

Oh se il Nicotera avesse sempre continuato a serbare lo stesso contegno! La storia del patriottismo napoletano avrebbe dovuto registrare il suo nome accanto a quello di tanti altri!

Ma non fu così. Dopo l’interrogatorio del due luglio, fatto con calma nell’impeto dei primi momenti della persecuzione, il Nicotera si ripiegò sopra se stesso, e cominciò a riflettere. La riflessione gli cominciò a mutare il sentimento del coraggio in quello della paura, il sentimento del patriottismo in quello dell’egoismo. Nel primo momento non lu spaventato dal pensiero del sacrificio. Ma poscia il sacrifizio gli fece orrore e pensò a salvarsi.

Questo pensiero lo trasse alla risoluzione di cominciare a svelare la cospirazione, per così gratificarsi l’animo del governo borbonico, e ottenere la salvezza.

Questa risoluzione non gli vuole restar chiusa nell’animo. All’indomani del due luglio gli scoppia ed eccola annunziata in una dichiarazione.

«Dietro replicate istanze di un ufficiale de' cacciatori lascio la presente dichiarazione, che potrò giustificare il vero mio modo di pensare.

«Cospirazioni di gran rilievo sono preparate da altri residenti in Francia ma che per mia delicatezza non posso or ora disvelare, epperò siccome a tale cospirazione io sono avverso ed anzi l'odio e vorrei combatterla non voglio prima che fossi giudicalo rivelarla per evitare che si possa immaginare che per interesse proprio e per esentarmi da una condanna agissi in tal modo. Dichiaro che la vera mia intenzione nello svelare la cospirazione in discorso è quella di liberare la mia patria da una bruttura che potrebbe rimanergli (sic) di eterno obbrobrio. Parlerò quindi a suo tempo, non per (smentire la mia opinione, non per discaricare le mio gesta (sic), ima solo per non volere addivenire ad un concertato che nel mio animo si reputa di. orrore e di viltà.

«In fede di quanto espongo il giornale addimandato il Diritto in Piemonte potrà giustificare quanto asserisco, giacché l’anno scorso in esso fu foggiata una mia dichiarazione contro tal cospirazione, che poscia per mandarla a vuoto ho dato il passo recarmi nel Regno di Napoli per promuovere una rivolta, e sventare le mene della cospirazione di cui sopra ho fatto cenno, e nel tempo stesso ottenere il trionfo delle mie opinioni.

«Buonabitacolo 5 luglio 1857 — firmato — Giovanni Nicotera.»

Quanta differenza tra il contegno del due e quello del tre luglio! Ieri silenzio, oggi si comincia a parlare!

Nondimeno non è del tutto perduto il pudore del patriota — Per mia delicatezza — dice il Nicotera — non posso or ora disvelare la cospirazione. Sente egli stesso che le sue rivelazioni potrebbero fare immaginare ch’ei le facesse per interesse proprio e per esentarlo da una condanna. E trattenuto da questi ritegni e dice — parlerò a suo tempo. — Egli sente che commetterebbe atto turpissimo se facesse quelle rivelazioni.

Ma è proprio il pudore del patriota che gli arrestava la parola sulle labbra, ovvero è l’arte d’insinuare nell’animo de’ suoi persecutori la febbre della curiosità? La quale certo divenne grande e smaniosa quando dal labbro stesso dell’eroe superstite di Sapri si apprese ch’egli avrebbe potuto svelare tale cospirazione che, per mandarla a vuoto, avea dato il passo di recarsi nel regno per promuovere una rivolta, che sventare le mene di della cospirazione.

Era, dunque, un servigio ch’ei veniva a rendere alla dinastia de’ Borboni. Immaginiamo la curiosità che queste parole accesero nell’animo del famigerato Intendente Ajossa, che in quel tempo reggeva la provincia di Salerno,

Ma chi mai lo crederebbe? Mentre il tre di luglio il Nicotera dichiara di non voler toccare le trame della cospirazione acciocché nessuno avesse potuto supporre che ciò egli facesse per interesse proprio e per evitare una condanna, non passarono che appena altri sei giorni, e, non dando più ascolto al sentimento della delicatezza, tradotto innanzi al Procuratore Generale del Re presso la Gran Corte Criminale di Salerno, gli apre tutto l’animo suo. Oh l'eroe di Sapri!

Questo importante interrogatorio è del 9 di luglio. Va letto attentamente.

«L’anno 1857 il giorno 9 luglio in Salerno.

«Noi Francesco Pacifico Pacifico Procuratore generale del Re presso la Corte Criminale della provincia del Principato Citeriore, e primo agente della Polizia giudiziaria, assistiti dal Vice segretario D. Michele Orienzi.

«Abbiamo fatto tradurre innanzi a noi D. Giovanni Nicotera, che è uno de’ capi rivoltosi degli avvenimenti consumati in Ponza, in Sapri e altri paesi di questa provincia.

«Alla dimanda d'indicavo le sue qualità personali.

«Ha risposto — Mi chiamo Giovanni Nicotera figlio di Felice, di anni 29, nato in S. Biase, provincia di Catanzaro, dimorante quando era nel regno in Nicastro e S. Biase, studente di avvocheria nell’anno 1848, ma da quell’epoca ho abbandonato gli studi.

«Richiesto a dirci come sia avvenuto che egli trovavasi fuori questo reame, e a dimostrarci quali si erano le sue relazioni fuori del Regno, con quali persone ebbe contatto e come si sia determinato a qui venire.

«Ha risposto — Capo della Guardia Nazionale di S. Biase, nominato dall'Intendente Barone Marsico, partii pe' campi di Filadelfia col grado di capitano, e presi parte in quel conflitto — Sbandate le masse, mi portai in Tirioli è di là per la Sila giunsi a Botricella che sta sulla marina fra Catanzaro e Cotrone, ove mi imbarcai con Ricciardi, Rocco, Satrana, Eugenio De Riso, Luigi Miceli, Luigi Caruso, Peppino Sarda, Stanislao Lupinacci, Basilio Mele, Paolo Vacatello, Pasquale e Benedetto Musolino, Salvatore Lamacchia Domenico Mauro, e Nicola Lepiane — Ciò fu attuato su di una piccola barca, la quale arrivata nelle vicinanze di Cotrone ci trasbordò su due trabacoli molfettesi: presimo la volta di Corfù, dove fummo provveduti di passaporti inglesi e venne il posto a nostra disposizione un vapore inglese, che pagammo 120 talleri, ci trasportò in Ancona. Di là andammo a Roma, ove presimo parte a quelle rivolture. Io vi serviva in qualità di uffiziale nel reggimento Monaco: fui ferito.

«Nel finir di dicembre 1849 andai a Torino, e di là a Genova ed a Nizza, ove portavami allo spesso. Il mio domicilio però fu fissato a Torino. Ivi sono Lepiane, i fratelli Plutino e Giovannandrea Nesci.

«Non ho fatto mai parte di alcuna setta, ma partecipai delle idee del partito Nazionale. Romeo va e viene da Francia e Piemonte, Mosciaro è in Inghilterra. Ritengo che sette non ve ne siano, perché ignoro perfettamente come possano essere organizzati nel regno. Comitati ve ne sono (1) (specialmente muratisti) in tutte le province, e corrispondenti ne’ comuni. Sono però a mia notizia tutti i particolari della spedizione, perchè ne' primi giorni di maggio venne in mia casa a Torino ad invitarmi per la spedizione Pisacane, rendendomi certo della riuscita, e mi foce mostra all’uopo di lettere del Comitato Napoletano, e con questa sicurezza mossi di là, come verrò in appresso a raccontare.

«Avendogli messo in mostra le carte assicurato per indicare a chi si apparteneva, e quali schiarimenti potesse fornirci.

«Ha detto. Il portafoglio al N° 5 si apparteneva a Pisacane: esso però si conteneva in altra coverta di pelle color scuro cannella, che si spiegava, e conteneva altre carte; che la lettera al N° 8 anche mi venne mostrata, e mi diedi occasione a decidere di non andare a S. Stefano, perchè di difficile riuscita l’impresa e di poco risultato; che il proclama incendiario al N° 10 fu stampato in Genova, e fu mandato in Napoli qualche mese prima dell'avvenimento fu l'opera dello stesso Pisacane; che il documento al N° 11 lo ebbe da Napoli; che nel foglio N. 12 si contiene il progetto ed il programma di quello che dovea farsi o fu mandato al Comitato di Napoli; che la lettera al N° 13 era lettera scritta dallo stesso Comitato, ma con cifre che non si possano interpetrare altrimenti, se non avendo sotto occhio una copia del libro a riscontro, di cui uno era presso lo stesso Pisacane, e l’altro presso il Presidente del Comitato di Napoli. Né gli abecedarii numerici sono bastevoli per riuscire alla spiegazione delle cifre che vi si contengono(2). Il documento al N° 14 contiene progetti di e nozioni — Il documento al N° 18 fu mandato dal Comitato di Napoli, e contiene lo stato della forza del partito, e degli ostacoli che conveniva superare. Mi aveva saputo da Pisacane che vi erano oltre i comitati arrolatori o lavoratori. Questi s'incaricavano della preparazione e direzione; quelli aveano cura di far proseliti. La lettera al N. 17 veniva scritta da Marsiglia, ma non potrei su di essa fornire spiegazione alcuna (3).

«Richiesto a fare narrazione di circostante.

«Ha ripetuto — Tre partiti vi sono attualmente che agitano l'Italia, cioè il Nazionale, cui appartengo. Il Murattista od il Piemontese — Il primo ha molti affiliati; il secondo nel Regno, e specialmente in Napoli, è imponente sì per numero che per qualità di soggetti che ne fan parte, marcandosi sopratutto la capitale, dove molti della nobiltà e de’ ricchi possidenti vi sono ascritti; il terzo infine è debole e conseguentemente dispregevole(4). Alla testa del partito Nazionale vi stava Pisacane, il quale era in continua relazione col Comitato Nazionale Napolitano, che promettendo mari e monti credeva dal principio alla rivoluzione, mi venne sollecitata nel fine di prevenire la riforma muratista.

«Infatti Pisacane, di conserva agli altri capi, seppe che ne' principi del decorso maggio un congresso muratitela, presieduto da Saliceti, riunivasi in Parigi per determinare ciò che conveniva praticare onde mettere sul treno dello due Sicilie Luciano Murat. Esso invero risolveva di eseguire tre sbarchi nelle spiagge di questo reame, con altrettante legioni franco-polacche, numeroso almeno di mille uomini ciascheduno, con tre mila fucili, e forti a somme di danaro — Ed ove queste legioni fossero vinte dalle Regie truppe, v’interverrebbe subito il Governo Francese per violato onore nazionale. Le tre spedizioni progettate, una della quali capitanata dal figlio del pretendente, chiamato Giovacchino, dovrebbero eseguire Io sbarco in un punto della provincia di Salerno, in Calabria e in Puglia — il quale progetto forse ritarderà ancora per qualche esso poco a realizzarsi, a causa della nostra sconfitta, ma devesi esser sicuro che sarà attuato.

«E’ a sapersi inoltre che fra componenti del suenunciato congresso muratista, un tal Sirtori, veneziano, il quale si oppose a tutt’uomo alle tendenze murattiane. ma inutilmente, stantecbè con gran maggioranza si pronunziò a favore del pretendente, fu dal Governo Francese rinchiuso nel Manicomio di Parigi, donde venne liberato ad istanza di Girolamo Ulloa, e di altri napoletani, che minacciarono il detto Governo di pubblicare per le stampe la cagione che aveva dato luogo a siffatta misura.

«Pisacane e gli altri del partito nazionale appena vennero in conoscenza delle summentovate cose, si determinarono di affrettare la rivoluzione, la quale dovea cominciar tanto a Napoli che nelle province il giorno 15 giugno; ma non fu agevole attuarsi, perché un battello genovese con cento fucili venne obbligato da fiera burrasca a rientrare nel porto, e gettare le armi a mare per locché fu fissata la rivolta pel giorno 29 detto mese.

«Dietro tale accaduto Pisacane prese la risoluzione di continuare il viaggio per Napoli con passaporto sotto altro nome, e di fatti vi giungeva il giorno 13 giugno su di un legno postale francese — Ivi trovò il partito muratista in gran maggioranza, e perciò messosi di accordo col Comitato nazionale, che gli promise l’intiero suo appoggio, si determinò di prevenire la rivolta Muratista, vieppiù perchè questo partito credea facile il trionfo pel gran numero de’ suoi affiliati.

«Ritornato il Pisacane in Genova il 20 o 21 del ripetuto mese, dette opera a trovar danaro per via di soscrizioni, col fermo proponimento di provvedersi di bel nuovo di armi e muovere per Sapri il giorno 25. Infatti si acquistarono altri cento fucili, e c’imbarcammo di unita a venti Romagnoli su di un battello genovese, il quale doveva raggiungere il vapore a trenta miglia da Genova — Sia per fatalità questo non rinvenne quello, per cui tenendosi consiglio fra i capi si deliberò assalire il capitano e la ciurma, e impossessarsi delle armi, nonché della munizione ch'erano sul legno: dietro di che si chiese al Comandante dello stesso lo stato gli delle mercanzie imbarcate, per vedere se e quante armi vi erano, ben conoscendosi che i vapori postali soleano portarne in Tunisi.

«In realtà si rinvennero setto casse, delle quali tre con settantacinque due colpi, altrettante con sessanta tromboni, contenente canne smontato, che furono lasciate sul vapore.

«Dopo ciò praticato, venne presa risoluzione di sbarcare per sorpresa in Ponza, di fermare la poca guarnigione, impadronirsi delle sue armi, prendere seco quanti relegati e soldati della compagni di punizione più si potesse e muovere verso Sapri. Riuscito felicemente questo tentativo, e impadronitosi Pisacane e i suoi compagni di circa settanta fucili militari, sì diressero a Sapri, dopo però aver perduto sessantatré due botte, e circa trenta tromboni, che rimasero in mano di que' fra i relegati di Ponza, i quali non vollero imbarcarsi.

«Discesi in Sapri nella notte dal 28 al 29 non vi rinvenimmo la forza armata di mille a duemila compromessi, come il Comitato napoletano avea fatto credere a Pisacane. Pur tuttavia i rivoltosi, dopo aver chiesto notizie del Barone Gollotta (5), e che peraltro non si fece mica vedere, mossero verso il fortino col disegno di prendere la volta di Potenza, ch'era stata destinata come punto centrale della rivoluzione. Ed in realtà cade a proposito soggiungere, che ivi doveano riunirsi gli affiliati di tutti i punti, per guisa da con centrarvisi trentamila uomini, e marciare sulla capitale dove sebbene il partito nazionale sia poco esteso, ma audace, aveasi in mira d'impadronirsi per sorpresa di S. Elmo e Castelnuovo mentre contemporaneamente i rivoltosi di Genova covavano il progetto di rendersi padroni de’ forti, delle armi e dell’arsenale inviando armi e gente armata nel nostro reame per appoggiarvi il movimento (6). Il che costitutiva una naturale illazione delle promesso, giacché essendo generale la cospirazione negli Stati Italiani, dovea la rivolta scoppiare nel medesimo tempo in Roma, Firenze e, altri punti, meno la Lombardia, le Calabrie e gli Abbruzzi, tra cui non erano state ancora rannodate le opportune corrispondenze. Ed invero il Comitato napoletano avea già commesso a Pisacane di mandar corrieri nelle Calabrie e stabilire nesso di relazioni con quelle contrade per poter cosi, fra l’altro, ripiegare colà in caso di rovescio. Pisacane ed i suoi seguaci nella sicurezza di trovare simpatie ne’ paesi che doveano percorrere, giunsero in Torraca, ove furono incontrati da due Padulesi. i cui nomi sono da me ignorati. Uno di essi aveva alta taglia, capelli castani, pochi peli sul viso e circa anni 28, l’altro di bassa statura, con capelli e pochi peli sulla faccia anche castagni, e forse contava 32 anni (7). Entrambi costoro invitarono Pisacane ed i suoi di recarsi in Padula, dove cinque o sei cento armati si sarebbero a loro riuniti. Mostrandosi inchinevoli allo invito, mossimo per quella volta, spintivi ancora dal provvederci di viveri, di che assolutamente difettavamo. Ivi pernottammo in una casa, che giace verso la parte superiore del paese, e precisamente nel luogo detto la Piazzetta, in cui abitava una signora cognominata Romano, con una figlia morente. Io però e gli altri capi, durante la breve dimora fattavi, dormimmo in una stalla sottostante, e con paglia a terra. Appena giunti in Padula ci accorgessimo dello inganno in cui eravamo caduti, poiché non vi rinvenimmo appoggio alcuno; che anzi quattro o cinque paesani ci consigliarono di partirne subito perchè in Sala era riunita una forza imponente. Solo i due preaccennati giovani che erano del loro partito (sic) vi si mostrarono (sic), anche però consigliandoci ne’ medesimi sensi. Fu allora che volendo profittare del suggerimento facemmo premura al Sindaco por la consegna dei viveri, ma non facemmo a tempo di svignarcela, poiché la forza che ci avea circondati fin dalle nove e mezza del mattino, incominciò a combatterci, mentre dipoi la intera popolazione, la quale sparando e gittando per le finestre, pietre c ciò che meglio le veniva tra le mani, cooperava efficacemente a scacciarci, alla fine del conflitto, che fu lungo e ostinato, poiché per circa due ore e mezza in tre, le guardie urbane con i gendarmi si battevano con noi a qualche distanza, ma giunti presso le dodici i Cacciatori e impegnata l’azione con la solita loco bravura (8), dopo mezz’ora, di resistenza, fummo obbligati ad una precipitosa ritirata, che avremmo voluto eseguire verso il Vallo, non per alcuna preesistente intelligenza con quelle contrade, ma per la speranza di trovarvi simpatie, e per avessero nascosti, o procurato un imbarco, meravigliati altamente della generale resistenza sperimentata in Padula, che anzi non le taccio che il secondo de' due padulesi, quantunque prima del combattimento avesse accompagnati per mezz’ora, onde indicarci una posizione sopra Padula, di dove ci fosse stato agevola vedere Sala e da, qualche punto essendo facile venire assaliti dagli Urbani e dalla poca Gendarmeria, ci rendea agevole nell’occorrenza di piegare verso Basilicata, pur tuttavolta quando si giunse vicino l’abitato, ci abbandoni, manifestando non volersi compromettere prima dell’esito del conflitto.

«Relativamente però al conflitto del 1° luglio non debbo tacere che, se dopo la disfatta la Gendarmeria a cavalo si fosse trovata sotto Padula, e non già in qualche distanza, i rivoltosi sarebbero stati nella massima parte fatti prigionieri, senza renderci agevoli, come avvenne, di attraversare la pianura, e guadagnare le montagne di Sanza. Sebbene poi fu in questo comune che noi, giudicando impossibile il prolungamento della resistenza, ci arresimo, inalberando il segnale della bandiera bianca, non potendo mai immaginare che, dopo di esserci resi prigionieri, avremmo dovuto sottostare alla ferocia di uomini armati che, si nominavano Guardie Urbane. Fummo non solo derubati di trentamila franchi in oro, di che solamente eravamo padroni, e di cui seimila trovavansi presso Pisacane, quattromila dugento gli aveva io, e poco meno Giambattista Falcone (Cosentino e non Reggino), A mentre il rimanente era in potere degli altri compagni, ma financo spogliati, ignudi, e quindi percossi a colpi di scure, di bastoni e di coltelli; e fu così che rimasero estinti più di ottanta de’ nostri, fra quali Pisacane e Falcone.

«Ad altre dimande.

«Ha risposto — null'altro conoscere. —

«Datagli lettura della presente dichiarazione, l’ha confermata, e si è sottoscritto con noi — Firmati — Giovanni Nicotera — Francesco Pacifico — Michele Orienzi.

Più ampie e più esplicite non potevano essere le rivelazioni contenute in questo interrogatorio. Lo scopo ch’egli ebbe nel farlo con tanta fretta e con tanta precisione fu di aprirsi una via di salvezza. L’intenzione sua fu di fare intendere che due rivoluzioni erano per iscoppiare nel regno; una formata da’ murattisti; l'altra dal partito nazionale: quella preparata con maggiore serietà dentro e fuori il Regno; questa con molta leggerezza dal Comitato Napoletano: quindi il pericolo vero si dovea temere dalla seconda. La rivoluzione murattiana era non solo contraria alla dinastia de’ Borboni, ma eziandio al sentimento della nazionalità italiana. Bisognava impedirla con tutte le forze; bisognava anche cooperare col governo di Napoli per mandarla a vuoto. Ecco perchè — dice il Nicotera nel precedente interrogatorio — io detti il passo di recarmi nel regno per promuovere una rivoltale sventare le mene della cospirazione murattista. È vero ch'egli si proclamava seguace del partito nazionale, ma allora la rivolta da lui promossa finiva per avere per iscopo di soffocare la rivoluzione murattista. la quale era imminente e certa. Questo intendimento egli lo rivela chiaro e netto quando dice che il Pisacane venne di soppiatto in Napoli il 13 giugno di quell’anno, si messe d'accordo col Comitato nazionale, e risolse di prevenire la rivolta murattista.

Era naturale che il governo di Napoli non dovesse seriamente impensierirsi più d’una rivoluzione promossa dal Comitato Nazionale di Napoli, che di quella promossa dal partito murattista il quale — secondo ciò che il Nicotera diceva — oltre alla forte organizzazione che avea nel Regno, era secondato dal governo francese. E però, in vista dello scongiurato pericolo per opera della spedizione di Sapri, e in vista delle gravi rivelazioni che il Nicotera faceva al Procuratore Generale della Gran Corte Criminale di Salerno, potevasi bene sperare che un po’ di gratitudine gli dovea esser portata dal governo Napoletano.

Mentre l’intenzione apparente del Nicotera nel lare quell’interrogatorio, si restringeva a quello che abbiamo detto, in realtà le sue parole andarono ben più oltre rivelando anche i segreti della cospirazione del proprio partito.

Tutto egli disse, financo il modo onde si poteva decifrare i documenti in cifre, rinvenuti presso Pisacane.

Dove ne andò la delicatezza sua di cui parlava nell’interrogatorio del tre luglio? Dove ne andò tutto il suo patriottismo?

Ognuno può immaginare quanto quelle rivelazioni tornassero grate alle autorità borboniche, ed è facile altresì immaginare che gl’interrogatorii del Nicotera doveano formare nell’atto di accusa del Procuratore Generale Pacifico la base di tutte le sue requisitorie contro i colpevoli della cospirazione di Sapri, cioè di quella cospirazione ch’era stata organizzata dal partito Nazionale.

In effetti, addì 7 dicembre di quell'istesso anno 1857 nella Camera di Consiglio della Gran Corte Criminale dì Salerno si leggeva l’atto di accusa formulato dal detto Procuratore Generale, ed il pernio di tutte le accuse era costituito dalle rivelazioni del Nicotera.

L’atto di accusa piglia le mosse dagl’interrogatorii di costui, e, dopo averli riassunti, esce in alcune parole, che meglio sarebbe stato, pel decoro patriottismo napoletano, se non fossero state mai scritte. Eccole:

«IL NlCOTERA RICONOBBE IN FINE VARI DOCUMENTI DEL PISACANE, E, SPIEGANDO II, SENSO DI ALCUNI DI ESSI, SVELA LE TRAME COSPIRATRICI, ED I PRECEDENTI PROGETTI PER ESEGUIRE LA RIBELLIONE (9)

Furono, dunque, le trame della aspirazione di Pisacane quelle che il Nicotera svelò al Procuratore Generale. Avea cominciato dallo svelare le trame della cospirazione murattista, e finì svelando quelle de’ suoi amici. Dunque svelò tutto ’....

Il Nicotera aveva indicato in un modo preciso la via per cui giungere alla spiegazione dei documenti in cifra rinvenuti presso il Pisacane. Il Procuratore Generale nella detta requisitoria dice che egli riconobbe cotesti documenti e spiegandone alcuni svelò le trame che precessero la rivolta. Questi si trovano infatti decifrati e riportati nella requisitoria.

Ecco i documenti:

«Amico carissimo — 29 maggio 1857.


S i g a r s
«Il Commesso 95 43 36 8 86 161 à avuto

Polizia
Vapore
una visita 78 sul 108 ed à bruciato quanto aveva,

S p a z z o l a
gli è restata solo la 113 72 6 117 240 188 172 8

col contenuto, ma non l’abbiamo ancora ricevuta. Sono inquietatissimo


A g r e s t i
di questa faccenda 9 36 86 29 97 103 45 mi à risposto

alla mia lettera di principii, che gli pervenne prima, ed alla vostra che accompagnai con ultra mia. Vi trascrivo il brano più interessante della prima, e vi rimetto originalmente la seconda.

O’ avuto finalmente il mezzo di scrivere a

M a t i n a
arresto
56 5 102 14 64 8 che è sempre in 121

mi promette di darmi tutte le istruzioni necessarie


P o n z a
a riprendere l’affare 73 86 64 118 8 che

vi ò altre volte detto, fu da lui proposto, se avrò a tempo queste istruzioni ve le rimetterò.


p i a n o
L’amico del 75 46 9 65 69 vi rimette una letterina che vi

Napoli
accludo, io veggo per 63 meno di ciò che egli vede, ma spero forse

p a e s e
più di lui paese de' bisogni del 76 7 30 97 29 e dal

momento che mi pare sì grave che se non si coglie, dispero per molti anni. Non debbo negarvi però che son convinto che se mi si fosso concesso da principio qualche mese seguito di tempo, ed avrebbe potuto prestarmisi qualche aiuto maggiore da poter intraprendere varie cose,


armi
che avevano d’uopo di tal tempo, come per esempio quella delle 20

e di qualche fatto determinante ecc. ecc., ora avrei potuto dirvi assai più di quello che vi scrive l’amico, e ci avreste potuto contare come cosa più concretata che concertata. Ecco la trascrizione del brano della lettera succennatavi che vi trascrivo


p r u s s i a t o
colla 75 85 105 95 93 44 9 102 63

d o r s o
in 120 69 85 95 188

Isola
«L’ 46 è distante da Ventotene trenta miglia, senz’alcun porto

intermedio, per cui non vi è telegrafo; quest’ultima è distante


Isole
da Ischia anche trenta miglia, di modo che le tre dette 646

formano un triangolo equilatere. Da Ventotene a S. Stefano vi è un canale di mare di un miglio. In Ponza vi sono pochissimi relegati politici, e più centinaia di relegati comuni, soldati di voluta cattiva condotta; in Ventotene vi sono circa una cinquantina di relegati politici; son colà per accedervi una scorridoia della Dogana, ed una della marina armata a guerra di un pezzo. In S. Stefano siamo tra condannati a' ferri ed all’ergastolo trenta, e circa 800 condannati comuni per omicidio. In Ventotene vi è una mezza compagnia della così detta riserva, comandati da un ajutante, ed altrettanti uomini del Reggimento Marina comandati da un ergente, tutti sono sotto gli ordini del Comandante dell'ergastolo. Lo sghizzo che mi chiedete non posso mandarvelo, perché mancante di mezzi per farlo, e perché noi non vediamo che cielo, e Patrio del bagno; siamo come in una gabbia, solo da un piccolo spiraglio vediamo il mare in lontananza = Qui finisce. L’altra ve l’ò acchiusa originalmente per mancanza del tempo.


arresti
truppe
«Qui vi sono moltissimi 121 e 105 Si assicura

da tutti la partenza de' Principi Spagnuoli, e de' Principi Reali, e due vapori sono a ciò pronti.


Cilento
p r o n t i
Gli amici di 127 si dicono 76 88 68 65 104 46

e premurano perché dicono danneggiare col tempo.


Cilento
Napoli
In 18 vi è fermento grande, ed in 63 si

banda armata truppa
esagerano scontri 11 105. Dopo

il penultimo tempo da voi fissato noi abbiamo


Provincia
scritto in 73 lettere che certo àn prodotto

proclama
un certo allarme, e quel vostro 76 non à

dovuto contribuire meno. Non posso, né devo celarvi che sono in un grave dubbio, ed è se dopo


A g r e s t i
la lettera di 8 37 86 129 99 103 45

l u o g o
voi siete fermi per l’epoca, e per il 52 112 68 36 129

o se per intraprendere preparativi su di altro luogo trasportate

l’ e p o c a
51 29 79 69 19 10!!!

Ciò è indispensabile me lo diciate nella risposta che darete à questa. Nella mia posizione e precise nel momento questo dubbio deve produrre un brivido nervoso. Pel resto attenetevi alle ultime precedenti mie. — Addio di cuore. —»

«Segue un foglio manoscritto Condizioni Generali interpretato nelle cifre numeriche, e rivela quali ostacoli bisogna superare, quali aiuti aspettare e da chi.

«Eccolo:

«Condizioni Generali — La provincia di Bari, Lecce, Basilicata e Foggia sono sotto l'ascendente


L i b e r t i n o
di 49 43 9 26 83 39 44 63 65

costui può molto sui buoni ed i ricchi, ed è prigioniero anch’esso;


prigioni

Lecce
da poco è ritornato dalle 49 43 e trovasi a 51

(10) è antimurattiano, amico di Lafarina, ma lo crede delle idee vostre — in un mese può mobilizzare il lavoro di Bari e Lecce.

«I distretti di ogni provincia sono suddivisi in sezioni.

«Distretto di Lagonegro — l(a) Sezione 36, 2(a) 16, 3(a) 20, 4(a) 8, 5(a) 20, 6(a) 29, 7(a) 12, 8(a) 5, 9(a) 20 — Totale del distretto 166 —

«Idem Potenza — l(a) 124 2(a)...

«Idem Padula — l(a) 50 2(a)....

«Ma completando i stati di questa provincia si raggiunge la cifra di 2000 pronti ad iniziare ed armati, vi sono poi 405 senz’armi.

«In Bari, Lecce e Foggia vi è una specie di organizzazione carbonaresca; molti hanno per motto Mazzini e il berretto rosso; ascendono quasi a 6000.

«Nel Molise vi è il distretto di Larino.

«Nella provincia di Salerno i limitrofi


M a g n o n e
sono i 54 116 36 63 66 178 26

M a t i n a
e 54 118 99 41 63 3

p r e t e P a d u l a
il 74 84 27 110 142 71 16 2 105 51 3

i primi sono in arresto. (11)

«Le forze di Bari, Lecce e Foggia subiscono molto l’ascendente de’ dottrinarii. —

Era a que’ dì, come abbiamo detto, Intendente della Provincia di Salerno uno de’ più provati stromenti della reazione borbonica, il famoso Ajossa, la cui ferocia nella persecuzione de’ patrioti è andata in proverbio in tutte le provincie del Mezzogiorno, perchè, oltre di averne date prove da Intendente di varie provincie, fra cui quella di Bari, nessuno scorderà che l'Ajossa, da Direttore Generale della Polizia, partecipò al governo centrale del regno di Napoli negli estremi momenti del dispotismo borbonico. E tal governo ei fece, e tante ire ridestò nell’animo de’ liberali, che quando il Re Francesco II dette la costituzione del 25 giugno 1860, l’Ajossa ebbe a fuggire per evitare la vendetta popolare.

Nondimeno quest’uomo fu mite soltanto verso Giovanni Nicotera!

Che verso di costui l’Ajossa fosse mite lo dice in un documento ufficiale lo stesso Nicotera. Anzi tanto costui ebbe ad ammirare la mitezza e l’umanità dell’Ajossa, e generalizzando coteste virtù giunse quasi a negare ciò che la pubblica opinione aveva giudicato.

Il documento ufficiale, cui abbiamo accennato, è una deposizione testimoniale fatta dal Nicotera, 12 anni or sono, innanzi al Tribunale di Napoli nella causa a carico di Luigi Settembrini e Niccolò Valletta (scrittore l’uno, gerente l’altro del Giornale d’Italia), imputati di libello famoso in pregiudizio del Marchese Michele Avitabile.

Siccome il Settembrini, per provare che quel Marchese non stato caldo pe’ principii liberali, pubblicò una scritta di lui nella quale inneggiava all’Intendente Ajossa, così l’Avitabile, per dimostrare che costui era una buona persona, chiamò in testimonio il Nicotera. Chi meglio di lui, l’eroe di Sapri, poteva attestarlo?

Ebbene, il Nicotera venne in Tribunale, e, interrogato, dichiarò:

«Che quando Aiossa era Intendente nella provincia di Salerno serbò una buona condotta politica, in guisa che stava continuamente in urto col Procuratore Generale di quel tempo (12) il quale voleva opprimere ingiustamente tanto il dichiarante che i compagni liberali di sue sventure (13); che Aiossa in que’ tempi non serbò una condotta politica peggiore di quella di altri Intendenti che lo seguirono. E che il dichiarante coglie la presente occasione per esternare la gratitudine per la giustizia che gli rese in allora, e tutto ciò a malgrado che lo Ajossa e il dichiarante sieno di ben diverse opinioni politiche.»

Il Nicotera forse ignorava che in quel battimento eravi una vittima di Ajossa, e vittima precisamente per avere partecipato a’ moti di Sapri. Questi era appunto Niccola Valletta, il gerente di quel giornale la cui causa si dibatteva.

Al Valletta recarono immenso stupore quelle lodi dell’Ajossa, profferite dal Nicotera, e non volle farle passare senza una protesta. Trascriviamo a questo proposito le parole del processo verbale del pubblico dibattimento:

«Il signor Valletta ha osservato che, rispettando la opinione del signor Nicotera, deve dire per onor del vero che non siavi mai stato un Intendente più assassino del signor Ajossa nell’amministrazione politica e fra le altre crudeltà usò questa di far stare riuniti 225 imputati politici in una stanza, ripiena d'insetti, e che, essendosi sviluppata la scabbia, tutti ne furono affetti, molti ebbero l’emotisiti e fra questi esso Valletta dichiarante, parecchi altri ne morirono, ed intanto l’Ajossa pregato da quegli sventurati a volerli dividere e farli cambiare di prigione, vi si negò assolutamente.

Son vere o no coteste cose? — disse il Valletta rivolgendosi al Nicotera. Questi che era stato detenuto separatamente da’ 225, rispose:

«Di essere vero il fatto de’ 225 detenuti in una stanza, ma di esser vero altresì che allora tutte le prigioni erano zeppe e non vi era alcuna località, e che inoltre que’ detenuti non dipendevano più dall’Intendente, ma dal Procuratore Generale di quella provincia. Ripete il dichiarante che la condotta politica del signor Ajossa fu tanto umana per quanto nessuno degl’impunti politici per l'affare di Sapri fu tratto in arresto per ordine del signor Ajossa.

«Soggiunge ancora che costui fece un rapporto favorevolissimo in pro de’ fratelli Maglione, i quali erano veramente perseguitati per opinione politica dal Maggiore della Gendarmeria Signor de-Liguori, e che gli Imputati affetti da scabbia, che erano fra i 225 altri imputati furono messi in disparte dal signor Ajossa.»

Dopo quanto abbiamo raccontato periremmo domandare:

Qual è stata la parte di Giovanni Nicotera nel processo pei fatti di Sapri?

Ne fu l’eroe?

Ne fu il traditore?

Ai lettori la sentenza.

Noi ci limitiamo a dire quello che abbiamo raccontato è storia tratta da documenti autentici. Sta li nel processo di Sapri è incancellabile. E tutt’al più ripeteremo con un poeta fatto senatore dal Nicotera, e ministro del regno d’Italia:

Se iniqua istoria vi raccontai / Quello ch’è storia non cangia mai.

NOTE

(1) Cominciano le rivelazioni!

(2) Non sfugge ad alcuno l’importanza di questa rivelazione, con la quale Nicotera? offre al procuratore generale il mezzo per decifrare le lettere in cifre, perchè non si dovea fare altro che servirsi del libro trovato presso Pisacane.

(3) Fin qui, come si vede, le rivelazioni riguardano la cospirazione, di cui egli faceva parte, e non quella per la quale professava un santo orrore.

(4) Stupendo quel dispregevole lanciato al partito piemontese, cioè al partito capitanato da Vittorio Emmanuele e Cavour.

(5) Ecco una povera vittima designata con tanta abilità all’ira del governo borbonico.

(6) Più completa non poteva essere la rivelazione.

(7) In difetto dei nomi non si potevano dare alla polizia più precisi connotati di quei due disgraziati giovani, i quali furono presto imprigionati. Perfino i peli!... Poveri giovani, foste anche voi due vittime delle rivelazioni dell’eroe!

(8) Questa stessa frase il Nicotera, ministro dell’inferno del regno d’Italia, applicava ai soldati dell’esercito italiano nella tornata delta Camera de’ deputati del 13 giugno 1876! Quella frase, come si vede, è usata da lui indifferentemente pe’ soldati borbonici e nei soldati italiani.

(9) Quest’atto d'accusa fu pubblicalo nella Gazzetta de’ Tribunali di Napoli nei giorni 16 e 30 gennaio 1858.

(10) Certo la spiegazione di questa cifra era più che sufficiente per farvelo ritornare.

(11) Ed i secondi dopo questa decifrazione non poterono non andarvi.

(12) Quel procuratore generale cui il Nicotera fece quelle tali rivelazioni.

(13) Dopo quelle rivelazioni cosi gravi il procuratore generale non poteva, a norma del Codice penale, fare altro che accusare, come accusò, i rei della cospiratone da Nicotera rivelata.




vai su





Pisacane e la spedizione di Sapri (1857) - Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito
1851 Carlo Pisacane Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49
HTML ODT PDF
1858 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. I HTML ODT PDF
1858 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. II HTML ODT PDF
1860 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. III HTML ODT PDF
1860 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. IV HTML ODT PDF

1849

CARLO PISACANE Rapido cenno sugli ultimi avvenimenti di Roma

1855

La quistione napolitana Ferdinando di Borbone e Luciano Murat

1855

ITALIA E POPOLO giornale politico Pisacane murattisti

1856

Italia e Popolo - Giornale Politico N. 223 Murat e i Borboni

1856

L'Unita italiana e Luciano Murat re di Napoli

1856

ITALIA E POPOLO - I 10 mila fucili

1856

Situation politique de angleterre et sa conduite machiavelique

1857

La Ragione - foglio ebdomadario - diretto da Ausonio Franchi

1857

GIUSEPPE MAZZINI La situazione Carlo Pisacane

1857

ATTO DI ACCUSA proposta procuratore corte criminale 2023

1857

INTENDENZA GENERALE Real Marina contro compagnia RUBATTINI

1858

Documenti diplomatici relativi alla cattura del Cagliari - Camera dei Deputati - Sessione 1857-58

1858

Difesa del Cagliari presso la Commissione delle Prede e de' Naufragi

1858

Domenico Ventimiglia - La quistione del Cagliari e la stampa piemontese

1858

ANNUAIRE DES DEUX MONDES – Histoire générale des divers états

1858

GAZZETTA LETTERARIA - L’impresa di Sapri

1858

LA BILANCIA - Napoli e Piemonte

1858

Documenti ufficiali della corrispondenza di S. M. Siciliana con S. M. Britannica

1858

Esame ed esposizione de' pareri de' Consiglieri della corona inglese sullaquestione del Cagliari

1858

Ferdinando Starace - Esame critico della difesa del Cagliari

1858

Sulla legalità della cattura del Cagliari - Risposta dell'avvocato FerdinandoStarace al signor Roberto Phillimore

1858

The Jurist - May 1, 1858 - The case of the Cagliari

1858

Ricordi su Carlo Pisacane per Giuseppe Mazzini

1858

CARLO PISACANE - Saggi storici politici militari sull'Italia

1859

RIVISTA CONTEMPORANEA - Carlo Pisacane e le sue opere postume

1860

POLITECNICO PISACANE esercito lombardo

1861

LOMBROSO 03 Storia di dodici anni narrata al popolo (Vol. 3)

1862

Raccolta dei trattati e delle convenzioni commerciali in vigore tra l'Italia egli stati stranieri

1863

Felice Venosta - Carlo Pisacane e Giovanni Nicotera o la Spedizione Sapri

1863

Giacomo Racioppi - La spedizione di Carlo Pisacane a Sapri con documenti inediti

1864

NICOLA FABRIZJ - La spedizione di Sapri e il comitato di Napoli (relazione a Garibaldi)

1866

Giuseppe Castiglione - Martirio e Libert࠭ Racconti storici di un parroco dicampagna (XXXVIII-XL)

1868

Vincenzo De Leo - Un episodio sullo sbarco di Carlo Pisacane in Ponza

1869

Leopoldo Perez De Vera - La Repubblica - Venti dialoghi politico-popolari

1872

BELVIGLIERI - Storia d'Italia dal 1814 al 1866 - CAP. XXVII

1873

Atti del ParlamentoItaliano - Sessionedel 1871-72

1876

Felice Venosta - Carlo Pisacane e Giovanni Nicotera o la Spedizione Sapri

1876

Gazzetta d'Italia n.307 - Autobiografia di Giovanni Nicotera

1876

F. Palleschi - Giovanni Nicotera e i fatti Sapri - Risposta alla Gazzettad'Italia

1876

L. D. Foschini - Processo Nicotera-Gazzetta d'Italia

1877

Gaetano Fischetti - Cenno storico della invasione dei liberali in Sapri del 1857

1877

Luigi de Monte - Cronaca del comitato segreto di Napoli su la spedizione di Sapri

1877

AURELIO SAFFI Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (Vol. 9)

1878

PISACANE vita discorsi parlamentari di Giovanni Nicotera

1880

Telesforo Sarti - Rappresentanti del Piemonte e d'Italia - Giovanni Nicotera

1883

Giovanni Faldella - Salita a Montecitorio - Dai fratelli Bandiera alladissidenza - Cronaca di Cinbro

1885

Antonio Pizzolorusso - I martiri per la libertࠩtaliana della provincia diSalerno dall'anno 1820 al 1857

1886

JESSIE WHITE MARIO Della vita di Giuseppe Mazzini

1886

MATTEO MAURO Biografia di Giovanni Nicotera

1888

LA REVUE SOCIALISTE - Charles Pisacane conjuré italien

1889

FRANCESCO BERTOLINI - Storia del Risorgimento – L’eccidio di Pisacane

1889

BERTOLINI MATANNA Storia risorgimento italiano PISACANE

1891

Decio Albini - La spedizione di Sapri e la provincia di Basilicata

1893

L'ILLUSTRAZIONE POPOLARE - Le memorie di Rosolino Pilo

1893

 MICHELE LACAVA nuova luce sullo sbarco di Sapri

1894

Napoleone Colajanni - Saggio sulla rivoluzione di Carlo Pisacane

1905

RIVISTA POPOLARE - Spedizione di Carlo Pisacane e i moti di Genova

1895

Carlo Tivaroni - Storia critica del risorgimento italiano (cap-VI)

1899

PAOLUCCI ROSOLINO PILO memorie e documenti archivio storico siciliano

1901

GIUSEPPE RENSI Introduzione PISACANE Ordinamento costituzione milizie italiane

1901

Rivista di Roma lettere inedite Pisacane Mazzini spedizione Sapri

1904

LUIGI FABBRI Carlo Pisacane vita opere azione rivoluzionaria

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - Giudizi d’un esule su figure e fatti del Risorgimento

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - Lettera di Carlo Cattaneo a Carlo Pisacane

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - I tentativi per far evadere Luigi Settembrini

1911

RISORGIMENTO ITALIANO - La spedizione di Sapri narrata dal capitano Daneri

1912

 MATTEO MAZZIOTTI reazione borbonica regno di Napoli

1914

RISORGIMENTO ITALIANO - Nuovi Documenti sulla spedizione di Sapri

1919

ANGIOLINI-CIACCHI - Socialismo e socialisti in Italia - Carlo Pisacane

1923

MICHELE ROSI - L'Italia odierna (Capitolo 2)

1927

NELLO ROSSELLI Carlo Pisacane nel risorgimento italiano

1937

GIORNALE storico letterario Liguria - CODIGNOLA Rubattino

1937

GIORNALE storico letterario Liguria - PISACANE Epistolario a cura di Aldo Romano


























Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










vai su





Ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità  del materiale e del Webm@ster.