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Carlo Pisacane, il «romito» di Albaro (Zenone di Elea - Giugno 2024)

PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI (1857) - ELENCO DEI TESTI PUBBLICATI SUL NOSTRO SITO

ANNO V —FASCICOLO XLII - ROMA, 19 DICEMBRE 1901

Rivista di ROMA

Politica, parlamentare, sociale, artistica

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE

VIA LUDOVISI, 36 ROMA

(se vuoi, scarica il testo in formato ODT o PDF)

LETTERE INEDITE DI CARLO PISACANE E GIUSEPPE MAZZINI

circa la spedizione di Sapri (1)

Caro Pippo,

Eccoti copia di varie lettere di Carlo Pisacane e di brani costitutivi il modo d'intendere indipendente intorno all’impresa che egli proponeva, ed eseguiva poi il 25 giugno 1857.

Tuo Nicola.

Il brano seguente fa parte di una lettera ove discute contro la sospensione di taluni atti preparatori procedenti da alcune complicanze in Napoli, e l’avviso che contemporaneamente si dirigeva a lui a Genova, ed a me a Malta, da cui risulta come egli temeva che tu potessi esitare a soccorrere le viste di un impresa nel Sud, anziché trasandare in provocarla, e si raccomanda di nascondersi le alterazioni nate nel corso dei combinamenti.

N. B. — Le parole comprese tra parentesi, negli originali stanno scritte in cifra.

Genova, 30 dicembre 1856

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Intanto, dalle notizie che si hanno da tutti i punti e dai giornali stessi, risulta che lo spirito pubblico è benissimo disposto nelle Due Sicilie, particolarmente nell’esercito; quindi questi momenti sono preziosissimi per un colpo decisivo; se questi momenti sfuggono, se esce in campo (il che non tarderà) qualche nuova commedia diplomatica, noi non faremo mai nulla. Ora, secondo me, e secondo… è d’uopo tentare anche a costo di essere schiacciati; questa è la nostra opinione. Tu non puoi credere gli avvenimenti di Sicilia quale maggior effetto produssero qui: una sola nuova di un urto in Napoli qualunque, avrebbe acceso l’incendio in Liguria ed in Toscana. Scrivendo all'amico di Londra (2) non parlargli della sospensione, altrimenti sarà impossibile ottenere da lui qualche soccorso; egli è il solo che forse potrà, ed allorché parti pensava come ora pensiamo noi, poi si è modificata la sua opinione, e mi ha scritto molto interessato per quel punto; è buono che non si dissuada!

II postale non è giunto. Ti saluto e sono

Tuo Carlo

P. S. Non mancare di accusarmi ricevuta della presente.

11 marzo 1857.

Amico carissimo.

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(Mazzini) ha risposto alla lettera di Kilborn; l'ho trascritta in cifre e l’ho subito spedita; ti rimetto a te l’originale essendo sicurissimo il porgitore. Ora, non vi è dubbio, siamo riusciti, se avrà mezzi, ed io spero di si, rivolgerà le sue mire al Sud. Kilborn ti avrà informato, o t’informerà, di questo contratto. Se tu hai delle informazioni a fare, fa che mi pervengano direttamente da Kilbom e scrivine a (Mazzini); ma non parlarne nelle lettere fra me e te. Sola ragione di questa misura è che un segreto è sempre meglio custodito da uno che da tre, ed è tra noi convenuto di non comunicarci cose delicate, senza la precisa necessità; inoltre, siccome qualche lettera potrebbe andar perduta, è prudenza di non parlare di un tale fatto senza un'assoluta necessità.

Tu comprendi benissimo che il segreto è conseguenza della sollecitudine di operare: quindi, raccolti i mezzi e gli oggetti necessari. è d’uopo non postergare per qualche accordo secondario; l’orditura prima coste, ed è quanto basta; tutto ciò che si farà oltre, sarà cosa preziosa, ma non preziosa tanto da ritardare l’attuazione. Io, per la cooperazione di quelli di là, fondo poco sugli accordi, tutto nella predisposizione morale del paese: se questa è quale sembra, e dovrebbe assolutamente essere, la cooperazione sarà sicura: se invece questa predisposizione morale non esiste, gli accordi riusciranno vani. Questo non significa trascurarli, ma considerarli come un prezioso accessorio, non come una condizione indispensabile.

Spero che Kilborn vedrà la cosa nel modo stesso e badasse bene che se scrive a (Mazzini) di aspettare qualche giorno, le forze saranno ben presto rivolte altrove: non è solamente che è un poco peritoso allorché trattasi di quel punto, ma molti che gli sono vicini, anche amici nostri, che sarebbero fortunatissimi di atterrare l’occasione e distorlo.

Kilborn desidera che quel proclama murattiano fosse confutato in tutte le sue parti. Noi non potremmo che ripetere quelle medesime ragioni svolte nei numeri 3 e 4 della Libera parola; quindi non si tratta che di far lavorare le forbici. Ti spedisco un centinaio fra i due, e ti segno in uno di essi il modo come li ho tagliati e spediti, ina in pochissimo numero, in una lettera. Cercheremo di stampare un proclama murattista, facendo la caricatura di quello che ci han spedito. Questo tuo consiglio è il migliore.

I numeri di cui ti ho parlato della Libera parola non possono tagliarsi, come io credeva, ma trovo in essi quanto si può contro Murat.

Ti saluto.

Tuo Carlo.

Era acclusa entro la lettera che precede la seguente, autografa e inedita, di Mazzini a Fanelli, per Napoli:

Fratello,

Voi por la prima volta mi proponete una operazione definita, concreta, pratica; come è debito, ed impulso del cuore, l’accetto; me ne occupo subito, e sarà fatta; sia nota a pochi, a nessuno se è possibile, ogni cosa dipendendo dal segreto. Non avete bisogno per preparare die d’annunciare qualche cosa che darà l’impulso. Date all’amico (3) al quale trametteste la vostra a me. ogni ragguaglio su (Ponza). È essenziale. Ciò che noi faremo è nulla; trattandosi di vasta arena è una scintilla; il forte incendio dipende dal vostro agire sul punto ove siete, non lo dimenticate. Non ho bisogno di dirvi, che l’azione sul vostro punto, riuscendo sulle prime, è il sangue di una Nazione. Della risposta su altri punti, mi sono io mallevadore, se la bandiera innalzata sarà di Nazione. Per la forma penserà il Paese, ma quella condizione è essenziale. Ricordatevi, che il vostro punto raccoglie l'eredità trasmessa in nome di Dio e del Popolo, e non d’altri padroni, da Roma a Venezia.

Addio, amate chi vi ama.

Giuseppe.

Genova, 22 aprile 1857.

Amico carissimo,

Ho ricevuto la tua diretta a K. Ti manifesto francamente la mia opinione su di essa.

Dire, che l’Estero debba dipendere dall’interno non è giusto; se intendi per disposizioni d’animo sì; ma per tutt’altro no. Tu ragioni come se noi avessimo una completa libertà di azione; questa ipotesi è falsa; noi dobbiamo operare non al l'aperto, quindi le opportunità non sono a nostra disposizione: te ne darò un esempio.

Le difficoltà per la barca furono grandissime, finalmente taluni amici nostri, ci misero a nostra disposizione, una magnifica Goletta, la quale costa 14 mila franchi con questo patto, di pagare solo mille lire per le spese, ma depositare 5 mila lire o se essa andava perduta perdevamo 5 mila lire (meno della metà) il resto loro; noi subito facemmo il piccolo equipaggio; sono circa tre mesi, che lo paghiamo, e non si è fatto nulla, ora parlavasi di vendita della Goletta, e se questo avvenisse, ecco una opportunità sfuggita. Collocare le armi, sarebbe ora cosa... ma credi tu che hai tanta esperienza, con la vigilanza in cui sono i Governi, che non segnaleranno per sola precauzione, il muovere di tali oggetti? Ma dirai: allora sarebbesi fatto? Si perchè non si poteva far di meglio; ma far dipendere una operazione importantissima da un accessorio sommamente rischioso, secondo me è un errore fatale; ammetti che riesca, darà l’allarme certissimamente; se non si sa prima, si saprà dopo questo è indubitato; se vi è un piccolo sospetto la cosa non va più.

Le (armi) di qui, verranno collocate nel vapore, quelle di (Malta) pronte per lo invio dopo il fatto principale. Tu parli di direzione in…….; ma caro amico conosci tu un nome, il quale potesse avere dell’ascendente in Napoli? io no. Credi, che tu, che io, che... potendo condurre là, ad operare apertamente, e personalmente faremmo qualche cosa, ma se obbligati a star chiusi, nulla, il solo nome che avrebbe importanza è Mazzini, ma neppure molta in Napoli. Chi in un Paese cospira da capo è d’uopo che si diffonda, che conosca tutti personalmente altrimenti un paio che mancano è bella che finita, ed a quanto pare, ciò ora è avvenuto a te.

La ragione principale dei nostri dispareri è che (Mazzini) ed io vediamo la faccenda, sotto un aspetto diverso da quello, che la vedi tu, e (Rosolino Pilo?). Voi dite (e R esageratamente): bisogna preparare il terreno acciocché la riuscita, sia quasi certa; noi invece diciamo: la rivoluzione non dipende dagli uomini in particolare, né tu, né io, né alcuno al mondo è nella possibilità di promuoverla, neanco Nap. I con un esercito il quale poteva il conquistare un paese, ma non già rivoluzionarlo; in questo mi trovo precisamente di accordo con Mazzini, l’ha egli stesso scritto a R nell’ultima che gli ho inviato col passato vapore. Gl’individui possono menare a termine una congiura, la quale sia la cagione che facci divampare il fuoco latente quando v’è.

Or dunque noi crediamo, che tutte le condizioni morali, e materiali presenti, accennano all’esistenza di questo fuoco latente, ne siamo certi, come (p. e.) un geologo può indovinare la esistenza di una miniera, eccoci dunque all’opera per menare ad effetti una congiura la quale ha per scopo prendere la mercanzia da (Ponza) e portarla in (Cilento). Se facciamo ciò, se in (Cilento) esordiremo con energia, il nostro dovere di cittadini, secondo la nostra coscienza è compiuto, segua ciò che puote. Ora per far ciò, anima di tutto è il segreto, il rischio maggiore è quello di essere (presi) in cammino. Noi per avvisi dall'(Estero) non temiamo, abbiamo preso tutte le possibili ed immaginabili precauzioni; se arriviamo a (partire) non temiamo più che la cosa si sappia, i rischi dell’estero sono tutti prima. Invece se i preparativi si allargano (all’interno), se si parla di cospirazioni (esterne), allora credilo a me, la frittata è fatta grossa. Accordo nell'(Isola) è indispensabile si, ma nell’(Isola) sono disposti o non lo sono? Se lo sono, basta un solo, che lo sappia, e che ne avvisi un piccolo nucleo, pronto a secondarci, se poi non lo sono, allora bisogna rinunziarci affatto, eredi tu, che i preparativi di R... faccino cambiare la opinione di quella gente? Se credono ad una lettera, ad un invito, crederanno sinceramente alla eloquenza del fatto.

Io per controcambiarti ti trascrivo, ciò che ho scritto a R…

1° Da qui manderemo una specie di circolare da spanderla pochi giorni prima del fatto.

2° (Richiesta delle armi) altrimenti non posso ritirarle dalle mani in cui si trovano a... e le persone, che le hanno debbono sempre credere al loro collocamento, e neppur sospettare un fatto simile, altrimenti ne chiederebbero permesso a Cavour, questa richiesta non ho potuto ottenerla, prego da un mese; mi serviva per avere la merce in mano nostra.

3° Notizie particolarizzate di località riguardanti (Ponza) e punto di sbarco che si sanno interrogando con arte persone indifferenti.

4° Avvertire un amico nell'(Isola) uomo che sappia tenere il segreto, e rimettere alla sua prudenza il modo di secondarci.

5° Al (disbarco) ci basta un nucleo di venti che ricevino i nuovi ospiti.

6° Un nome di negoziante cero al quale dirigere un convenzionale dispaccio per avviso.

Questo ho chiesto, e sono fermamente convinto, che tutto quello che uscirà da tali convenzioni, sarà rovinoso, e faremo una frittata. Io poi protesto, che se a forza di voler preparare, si darà la sveglia al (Governo) e si comincerà a parlare della faccenda, siccome sono responsabile non di me stesso, ma di molti, che vengono per fiducia di me, avrò il coraggio di rifiutarmi. Io penso, condizione principalissima il segreto, la sorpresa; solo con questa condizione son pronto; se questa manca, e vi sono tutte le altre possibili, ed immaginabili, ritinto. .

Mal s’intraprese una viva discussione tra «jui, Napoli, Malta e Londra, di questo male augurato fatto, discussione, che finirà per minare la cosa; è buono perciò a non parlarne pili, ognuno resti con la propria opinione, ed operi secondo il proprio convincimento; il resto alla fortuna.

Tuo Carlo.

(Continua).

ANNO V —FASCICOLO XLIII - ROMA, 26 DICEMBRE 1901

Rivista di ROMA

Politica, parlamentare, sociale, artistica

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE

VIA LUDOVISI, 36 ROMA

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LETTERE INEDITE DI CARLO PISACANE E GIUSEPPE MAZZINI

circa la spedizione di Sapri

(Cont. da fasc. prec.)

Dal bordo dell’Aventino:

Civitavecchia. 10 giugno 1857.

Amico carissimo,

Martedì scorso alle ore 5 di sera avemmo la triste nuova, (4) che il legno su cui erano imbarcate le partite di mercanzia (5) con ingredienti, a causa di un temporale aveva gettato tutto in mare; puoi figurarti la nostra costernazione, che vedevamo alla vigilia andare a vuoto un contratto, di cui tutte le difficoltà erano appianate. La mattina avevo velluto il commesso viaggiatore da te spedito, eravamo rimasti in perfetto accordo, doveva rivederlo alle 7 di sera per farlo parlare coll’amministratore di Londra ed in fatti questa mia ti giunge con un'altra del sopradetto in cui tutto si conferma.

Nel ricevere la triste nuova, io presi la risoluzione di partire immediatamente, e di persona portarmi dai corrispondenti, che oramai erano ansiosi quanto noi acciocché il contratto si finalizzasse; se le cose le trovo colà come eglino scrivono, credo che tutto sia rimediabile, ed eseguiremo subito il pagamento stabilito.

Addio, caro Amico, se vi sarà fallimento non voglio rimproverarmi, né debolezza né mancanza di energia, ma soccombere colla coscienza degna di me, e dei miei amici.

E inutile dirti che il tuo commesso non vidi più, rimase altri incaricato di rilevarlo; la sua compagnia m’era tanto omogenea. Addio.

Tuo Carlo.

Trascritta in simpatico in una lettera da Napoli in data 18 giugno. Carlo era partito da Napoli il 16.

Ecco la lettera di Carlo:

Amico carissimo,

Ho abbracciato i nostri amici. Io mi recai qui temendo che la disgrazia avvenuta avesse prodotto una catastrofe, della quale io non doveva, e non voleva essere immune, ma fortunatamente la disgrazia avvenuta non ha prodotto altri danni se non quello della cosa stessa mancata. Ho visto tutti, e parlato con le cime, con coloro dai quali dipende l’azione, ho trovato una grande quantità di ottimi elementi. e più di quelli, che assicurava il coscienziosissimo Kilborn; manca, come egli dice, un centro interno a cui questi elementi potessero indissolubilmente rannodarsi, ma non vi è mezzo per crearlo, ed a questo male, che dipende da esuberante individualità, non vi è che un sol rimedio, che il nostro operosissimo amico si tenga strettamente unito con costoro, e ci accrediti presso di loro coi mezzi di cui noi dobbiamo fare ogni sforzo per fornirlo. Egli lo può, avveduto e modesto com’è; speriamo di riuscire. Ci abbiamo segnato una linea di condotta, abbiamo calcolato più o meno quello che potrà bisognare, il tempo necessario, il modo d’iniziare, ed ora è necessario che io e lui prefiggendoci come scopo lo stabilito, pieghiamo come si dovrà alle circostanze. Io sperava senza verun impulso ottenere una immediata iniziativa; ma è stato impossibile.

Riguardo a (armi) abbiamo stabilito così.

Egli farà partire una (barca) inviandola nelle acque di Pantelleria con stabiliti segnali; Tu avuti questi segnali, farai partire immediatamente le (armi) e le dirigerai nel punto medesimo ove avverrà il trasbordo. Se questo non potesse avvenire, se tu non trovi il mezzo come inviarle, allora previo consenso di… credo che la miglior cosa sarebbe di vender tutto, e spedire a Kilborn (i denari) perchè gli saranno assai più utili che le (armi) depositate in (Malta) giacché con (denari) si faranno cose molto utili, anzi decisive, e si avranno anche… Io domani parto per (Genova) e non so cosa sia avvenuto dopo la mia subitanea partenza. E inutile dirti con quanta ansietà sono su tale riguardo.

Ti prego di dire a Cafone che ho tutto ricevuto, che lo ringrazio; ma che non ho avuto il tempo di farlo. Addio.

Istruzioni intese con Mazzini e lasciate da Pisacane agli amici di Napoli.

“Coi moderati evitare ogni discussione, procedendo sempre ad assimilarsi gli elementi di azione, ed evitando ogni discussione di principii esponendosi occultamente con ogni mezzo alle dimostrazioni. Cedere alle foro pretese di ammettere il grido di Costituzione, perchè l’avvenire è nostro, nel solo caso, che da questo dipendesse il fare, od il non fare immediato. Contare sempre, non come condizione indispensabile, ma come spinta necessaria, o il progetto del… o uno sbarco di una cinquantina di armati.

Un proclama sui cittadini per la (truppa). Una specie di dichiarazione di principi da affiggersi sulle mura nel momento dell’azione.”

Amico, (6)

Noi siamo un’antica conoscenza; i vostri principii mi sono noti, i miei sono anche noti a voi, ma io non vengo a discorrere di principii; da molti anni si discute e si ciancia senza ottenere il minimo frutto. L’opinione pubblica europea, che prima ci era favorevole, ora si rivolge contro noi, vedendo che un popolo che si sopporta tale tirannide e non fa altro che svelare le infamie al mondo, per eccitare la compassione, come quei mendicanti che pongono in mostra le piaghe di cui è coperto il foro corpo, è un popolo degradato. Noi che sentiamo ogni giorno mormorare a voce sommessa siffatte ingiurie, premiamo l’affanno del cuore nella speranza di splendida vendetta. L’opportunità ci si offre; mi dirigo a voi.

Se noi verremo con un vapore c pochi armati, quanti ci aiutereste a disarmare la guarnigione, a raccogliere tutte le armi che vi sono e verreste con noi, ad uno sbarco, in un luogo stabilito della terra ferma? Rispondetemi, in che numero dobbiamo essere per riuscire? Che cosa possiamo raccogliere nel vostro luogo di armi e di uomini? Noi partiremmo ormai e tenteremmo il colpo sull’ergastolo per aver molta gente. Rispondete recisamente, l'occasione fugge come un baleno; nel caso che sperate bene da ciò, comunicateci tutte le notizie che potranno giovarci. Da qual parte è d’uopo presentarsi da levante, da ponente...?

Un’altra cosa che importa sommamente’ Vostro fratello non è a parte del segreto; la ragione è la sua stretta amicizia con Lafarina, il quale ha piena fiducia nel Ministero Piemontese, mentre noi non ce ne abbiamo alcuna; se il Governo lo sapesse noi saremmo arrestati o denunciati a Ferdinando II, siatene certo. Cosa farà l’Italia è adesso tempo a deciderlo. Noi cerchiamo menare a fine un;: congiura la quale dia il segnale della rivolta; per ora non ci curiamo del resto, questa congiura non verrà a buon fine senza serbare il più profondo segreto, quindi ne impegno il vostro onore; voi non dovete farne menzione con nessuno, procurarci solamente sul luogo un nucleo di amici, d’uomini d’azione, che siano pronti a secondarvi c senza spargere la cosa.

Io vi prometto che al momento dell’esecuzione Enrico lo saprà, e se vuole, verrà con noi e di questo ne sono quasi certo.

Saluta

Carlo Pisacane.

Ottobre 1856.

Mio caro,

Dovendo alla tua lettera dare un riscontro un po’ geloso, mi sono avvalso del mezzo, mercé cui ti ricapiterà la presente; e sempre che trattasi di cose gelose, fa’ di affidarle all'aulico, che ti consegnerà questa mia. Per tutto il resto poi, come sarebbe spedizione di giornali, di stampe e di notizie siegui ad avvalerti del marinaro.

Eccoti intanto brevemente esposta la nostra condizione. In Ventotene la guarnigione( )è composta così: 40 soldati della riserva, ciechi la maggior parte e storpi, ed inetti a qual si fosse rincontro; 5 veterani, che fanno la polizia e lo spionaggio del comandante: 15 artiglieri comandati da un sei-gente. Un capitano comandante la piazza, che è un vero Sancio Pancia; un aiutante, un 1° tenente che comanda la riserva, ed una guardia d’artiglieria.

Vi sono poi 7 in 8 pezzi d’artiglieria, rosi da ruggine e sopra affusti inservibili.

In 8. Stefano comanda un certo Del Giudice, uomo bestiale, guercio e che minaccia un finimondo al primo indizio d’allarme. Comanda un distaccamento di marina di 24 uomini, ed ha pure un distaccamento della riserva di altri 24.

La scorridora di marina intanto è qui sempre di guardia nel piccolo porto, e parecchi legni napoletani incrociano da una ventina di giorni ti questa parte sempre intorno delle due isole.

Se vuoi sapere altro, scrivimelo: e laddove lo eredi, dammi maggiori ragguagli su quanto s’andrà a fare.

Vi abbraccio.

Carlo.

Concittadino

Il vostro nome è noto a me, perchè siete fra quei martiri che contrappesano con la loro nobile costanza il disonore di cui ci copre un infame Governo; il mio nome vi sarà ignoto, ma ciò non importa, non vi curate dell’uomo clic scrive, ma rivolgete le vostre mire al fatto che vi si propone.

Noi esuli ci siamo fatti l’eco di tutti i lamenti che ci venivano dall’interno ed abbiamo svelate le infamie della tirannide, ma ora credete a me, a ogni nuova crudeltà che si palesa, ci sentiamo sommessamente mormorare intorno che un popolo il quale curvasi sotto simile giogo è un popolo degradato.

Il nostro mestiere di rapsodi è divenuto ignobile ed ingrato, e non reggeremmo sotto l’accusa della pubblica opinione, se non sapessimo per prova quanti generosi sforzi si fanno con instancabile volontà dai nostri amici, mentre il bastone degli aguzzini e la scure del carnefice, sempre levata in alto, li minaccia. Durante, l’ingrata missione, questi fatti generosi, che prudenza ci obbliga a nascondere nel fondo del cuore, ci erano di sprone, ed alimentavano il pensiero che un giorno, facendo tregua agl’inutili lamenti, potessimo spezzare il bastone che ci percuotea. Io non vengo a ragionarvi di partiti e di principi; a che discutere dell’avvenire senza che prima non conquistiamo il presente? Al nostro paese non manca che un impulso, non mancano che pochi generosi che diano il segnale della ribellione. Noi miriamo a prode ire un tal fatto — ascoltate come:

Sul luogo ove siete, vi son braccia armigere, ma rinchiuse, incatenate, disarmate; noi abbiamo tali mezzi, da tentare, con un vapore, di schiudere le porte, spezzare le catene, armarli ed insieme sbarcare in un punto della terra ferma già stabilito. Potete coadiuvarci nel momento del fatto? Sperate che questa gente verrà con noi? Sperate che riusciremo? Quali forze dovremmo avere per riuscire nell’intento sul vostro punto? Badate che noi non vogliamo che voi ci assicuriate la certezza, ma la sola probabilità del buon risultamento. Il nostro carteggio deve finir qui, l’occasione fugge rapidamente, la vostra risposta deve essere decisiva, deve essere il segnale del fare e non fare, e nel caso affermativo, non trascurate darmi tutte quelle notizie, che potete raccogliere sul luogo, e che potranno giovarmi nell’impresa.

Badate che il segreto è la base principale; se esso è violato il fatto diventa impossibile.

Non confondete questa mia proposta con altra fatta non è guari, che aveva per iscopo la libertà di alcuni; è tutt’altro; i mezzi raccolti, e coloro i quali vengono a rischiar tutto in tale impresa, lo fanno non per liberare prigionieri, ma per iniziare una rivoluzione.

Salute.

28 aprile.

Carlo Pisacane.

PROFEZIE POLITICHE

Pregiatissimo sig. Redattore,

Prendo la libertà di comunicarle un'intervista avuta con un alto diplomatico estero. Brevemente gli chiesi sulla probabilità di una guerra prossima in Europa. La guerra si farà dalla Russia, mi rispose, inevitabilmente entro il 1902, per la conquista di Costantinopoli; dove da un secolo e più desiderò lo Czar di farsi incoronare come Papa Ortodosso ed Imperatore d'Oriente, per poter da lì dominare l'Europa.

Il primo passo che fece a questo scopo fu lo smembramento della Polonia, e poi poco a poco si avanzò fino alle mura di Stambontl. Tutte le idee pacifiche attribuite alla Russia con la conferenza all'Aja sono finzioni politiche per addormentare l'Europa, temendo che qualche scoppio inaspettato non rompa le ordite sue trame prima del tempo.

Essa seppe superare tutti gli ostacoli che finora le si frapponevano. Coi miliardi francesi organizzò l'esercito, tracciò le strategiche vie ferrate; fiacco ed umiliò la sua potente emula con la guerra d'Africa, onde non le possa opporre valida resistenza; indebolì la Triplice, facendo insorgere gelosie e dissapori fra gli alleati, ma specialmente tiene d'occhio l'Italia con la parentela Montenegrina, con le dimostrazioni navali a Tolone e con mille altri mezzi per allacciarla alla duplice, cosicché attualmente l'Italia si può dire per metà perduta per la triplice.

Che ingente e ben riuscito lavoro diplomatico! Cosi la Russia collegato con la Francia, Danimarca, Svezia e Norvegia, Persia, con tutti i popoli balcanici, irromperà fra breve con le sue innumerevoli orde cosacche nell'Europa. Si salvi allora chi può. Ma a questo gli opposi che l'Italia nulla avrebbe da temere dall'amica Russia.

Fandonie, cari signore, mi soggiunse, sono mistificazioni diplomatiche. La Russia non ci può essere amica né per principio nazionale, né religioso; il suo verbo è l'ortodossia, legge la storia di Bisanzio, odiando tutto ciò che sa di razza latina e di cattolicismo anche liberale. Ma anche la Francia, gli risposi, appartiene alla razza latina, ed è sua alleata. Si, pel momento, per mangiarsi i suoi miliardi, ma ottenuto il suo intento sarà gettata come un limone spremuto. Povera Francia,da Regina d'Europa, divenuta umile mancipia!

La Russia non si è dimenticata né del trattato di Berlino, né della guerra della Crimea, dove vide collegata tutta l'Europa al di lei danno. Essa vuole la rivincita e se la prenderà. Qui viene a proposito quel detto latino “Timeo Danaos et si dona ferentes”. In politica non esistono amicizie come fra privati,per politica tutto si sacrifica.

In fine, conchiuse il mio interlocutore: come la Provvidenza permise agli eserciti napoleonici di soggiogare l'Europa nel passato secolo, cosi potrà permettere alle orde russe d'inondare l'Europa, così degenere e guasta fino alle midolla,come tante volte ho inteso predire fin da ragazzo.

Noi ci perdiamo nelle disquisizioni religiose-socialistiche senza curarci che sul capo ci pende la spada di Damocle. Uniamoci quindi e stiamo pronti, perchè da settentrione ci minaccia una tremenda bufera. La prego di considerare questi punti che le potranno servire di argomento di qualche articolo. Si conservi. Dal vapore del Lloyd, 15 decembre 1901.Un italiano in viaggio.

NOTE

(1) Le lettere che qui pubblichiamo noi per la prima volta, furono scritte da Carlo Pisacane, nel periodo preparatorio della spedizione di Sapri, a Nicola Fabrizj a Malta, e da questi comunicate a Mazzini dopo l’insuccesso della spedizione. Come è noto, Mazzini fu accusato violentemente di aver eccitato Pisacane alla temeraria impresa. Da questi documenti tale accusa risulta almeno esagerata. Pisacane aveva fede di sollevare le popolazioni contro il Borbone soltanto col presentarsi; certamente contribuirono a ispirargli una fede che i fatti smentirono, le informazioni ottimiste del Fanelli (Kilburn).

(2) Mazzini.

(3) Pisacane.

(4) E’ noto elle la spedizione di Pisacane non potè partire quando dapprima era stato convenuto. Pisacane temendo che questo contrattempo disanimasse i patriotti napoletani, i quali attendevano la notizia dello sbarco sul continente per sollevarsi, si recò subito a Napoli per spiegare il ritardo e rincuorare.

(5) È superfluo spiegare il linguaggio convenzionale usato in tutte queste corrispondenze: mercanzia significa armi, contratto è spedizione, ecc.

(6) Le tre lettere che seguono non sappiamo a chi fossero dirette.




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Pisacane e la spedizione di Sapri (1857) - Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito
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1858 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. I HTML ODT PDF
1858 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. II HTML ODT PDF
1860 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. III HTML ODT PDF
1860 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. IV HTML ODT PDF

1849

CARLO PISACANE Rapido cenno sugli ultimi avvenimenti di Roma

1855

La quistione napolitana Ferdinando di Borbone e Luciano Murat

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ITALIA E POPOLO giornale politico Pisacane murattisti

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L'Unita italiana e Luciano Murat re di Napoli

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ITALIA E POPOLO - I 10 mila fucili

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Situation politique de angleterre et sa conduite machiavelique

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La Ragione - foglio ebdomadario - diretto da Ausonio Franchi

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GIUSEPPE MAZZINI La situazione Carlo Pisacane

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ATTO DI ACCUSA proposta procuratore corte criminale 2023

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INTENDENZA GENERALE Real Marina contro compagnia RUBATTINI

1858

Documenti diplomatici relativi alla cattura del Cagliari - Camera dei Deputati - Sessione 1857-58

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Domenico Ventimiglia - La quistione del Cagliari e la stampa piemontese

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ANNUAIRE DES DEUX MONDES – Histoire générale des divers états

1858

GAZZETTA LETTERARIA - L’impresa di Sapri

1858

LA BILANCIA - Napoli e Piemonte

1858

Documenti ufficiali della corrispondenza di S. M. Siciliana con S. M. Britannica

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Esame ed esposizione de' pareri de' Consiglieri della corona inglese sullaquestione del Cagliari

1858

Ferdinando Starace - Esame critico della difesa del Cagliari

1858

Sulla legalità della cattura del Cagliari - Risposta dell'avvocato FerdinandoStarace al signor Roberto Phillimore

1858

The Jurist - May 1, 1858 - The case of the Cagliari

1858

Ricordi su Carlo Pisacane per Giuseppe Mazzini

1858

CARLO PISACANE - Saggi storici politici militari sull'Italia

1859

RIVISTA CONTEMPORANEA - Carlo Pisacane e le sue opere postume

1860

POLITECNICO PISACANE esercito lombardo

1861

LOMBROSO 03 Storia di dodici anni narrata al popolo (Vol. 3)

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Raccolta dei trattati e delle convenzioni commerciali in vigore tra l'Italia egli stati stranieri

1863

Felice Venosta - Carlo Pisacane e Giovanni Nicotera o la Spedizione Sapri

1863

Giacomo Racioppi - La spedizione di Carlo Pisacane a Sapri con documenti inediti

1864

NICOLA FABRIZJ - La spedizione di Sapri e il comitato di Napoli (relazione a Garibaldi)

1866

Giuseppe Castiglione - Martirio e Libert࠭ Racconti storici di un parroco dicampagna (XXXVIII-XL)

1868

Vincenzo De Leo - Un episodio sullo sbarco di Carlo Pisacane in Ponza

1869

Leopoldo Perez De Vera - La Repubblica - Venti dialoghi politico-popolari

1872

BELVIGLIERI - Storia d'Italia dal 1814 al 1866 - CAP. XXVII

1873

Atti del ParlamentoItaliano - Sessionedel 1871-72

1876

Felice Venosta - Carlo Pisacane e Giovanni Nicotera o la Spedizione Sapri

1876

Gazzetta d'Italia n.307 - Autobiografia di Giovanni Nicotera

1876

F. Palleschi - Giovanni Nicotera e i fatti Sapri - Risposta alla Gazzettad'Italia

1876

L. D. Foschini - Processo Nicotera-Gazzetta d'Italia

1877

Gaetano Fischetti - Cenno storico della invasione dei liberali in Sapri del 1857

1877

Luigi de Monte - Cronaca del comitato segreto di Napoli su la spedizione di Sapri

1877

AURELIO SAFFI Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (Vol. 9)

1878

PISACANE vita discorsi parlamentari di Giovanni Nicotera

1880

Telesforo Sarti - Rappresentanti del Piemonte e d'Italia - Giovanni Nicotera

1883

Giovanni Faldella - Salita a Montecitorio - Dai fratelli Bandiera alladissidenza - Cronaca di Cinbro

1885

Antonio Pizzolorusso - I martiri per la libertࠩtaliana della provincia diSalerno dall'anno 1820 al 1857

1886

JESSIE WHITE MARIO Della vita di Giuseppe Mazzini

1886

MATTEO MAURO Biografia di Giovanni Nicotera

1888

LA REVUE SOCIALISTE - Charles Pisacane conjuré italien

1889

FRANCESCO BERTOLINI - Storia del Risorgimento – L’eccidio di Pisacane

1889

BERTOLINI MATANNA Storia risorgimento italiano PISACANE

1891

Decio Albini - La spedizione di Sapri e la provincia di Basilicata

1893

L'ILLUSTRAZIONE POPOLARE - Le memorie di Rosolino Pilo

1893

 MICHELE LACAVA nuova luce sullo sbarco di Sapri

1894

Napoleone Colajanni - Saggio sulla rivoluzione di Carlo Pisacane

1905

RIVISTA POPOLARE - Spedizione di Carlo Pisacane e i moti di Genova

1895

Carlo Tivaroni - Storia critica del risorgimento italiano (cap-VI)

1899

PAOLUCCI ROSOLINO PILO memorie e documenti archivio storico siciliano

1901

GIUSEPPE RENSI Introduzione PISACANE Ordinamento costituzione milizie italiane

1901

Rivista di Roma lettere inedite Pisacane Mazzini spedizione Sapri

1904

LUIGI FABBRI Carlo Pisacane vita opere azione rivoluzionaria

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - Giudizi d’un esule su figure e fatti del Risorgimento

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - Lettera di Carlo Cattaneo a Carlo Pisacane

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - I tentativi per far evadere Luigi Settembrini

1911

RISORGIMENTO ITALIANO - La spedizione di Sapri narrata dal capitano Daneri

1912

 MATTEO MAZZIOTTI reazione borbonica regno di Napoli

1914

RISORGIMENTO ITALIANO - Nuovi Documenti sulla spedizione di Sapri

1919

ANGIOLINI-CIACCHI - Socialismo e socialisti in Italia - Carlo Pisacane

1923

MICHELE ROSI - L'Italia odierna (Capitolo 2)

1927

NELLO ROSSELLI Carlo Pisacane nel risorgimento italiano

1937

GIORNALE storico letterario Liguria - CODIGNOLA Rubattino

1937

GIORNALE storico letterario Liguria - PISACANE Epistolario a cura di Aldo Romano


























Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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