Studiando cosa accadeva nei primi anni unitari siamo giunti alla conclusione che fu solamente un perverso disegno geopolitico, in cui non vi era futuro per il Regno delle Due Sicilie, a perderci. Cavour il tessitore annodò le fila per realizzare tale progetto. Per l'Inghilterra eravamo un ostacolo, lì in mezzo al Mediterraneo, con una marineria che diveniva sempre più invadente nei commerci mondiali. Per la Francia il problema fu di non rischiare di far divenire il Mar Maditerraneo un lago inglese. L'Austria aveva altri problemi da risolvere che difendere la sopravvivenza nostra. E così ci ritrovammo nelle mani di uno staterello di avventurieri e di ribaldi in divisa che non avevano nè la esperienza amministratiuva nè una tradizione giuridica per gestire un popolo di 22 milioni di esseri umani. Noi, con 9 milioni, eravamo la parte più consistente e dopo lo sbandamento e il tracollo inizale impugnammo le armi per difendere la terra nostra, ma era tardi e i giochi erano decisi altrove. Tutti ci abbandonarono, i briganti dopo un decennio di guerra civile - o di guerra di indipendenza, come la definisce Proto nel suo libro "I Cinque Regni" - dovettero scegliere: o emigranti o delinquenti. Sono trascorsi 150 anni. gli epigoni di quella unificazione si apprestano a festeggiarla, ma noi non abbiamo nulla da festeggiare. Se vogliamo un futuro, dal Tronto a Palermo deve echeggiare un solo grido: UNITA' E AUTONOMIA |
Riproduciamo alcuni stralci tratti da opere in cui i briganti vengono definiti cannibali o antropofaghi. Le categorie della ferocia e della disumanità vengono scomodate anche per i fatti di Sicilia dove la opposizione al nuovo governo ebbe caratteristiche diverse da quelle continentatli - citiamo ad esempio le rivolte di Alcamo, Castellammare, Palermo.
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