RdS, 16 Dicembre 2011
Per certi cosiddetti intellettuali meridionali (alla Villari, tanto per citare uno storico, autore di Bella e perduta, Laterza 2009; oppure alla Demarco, tanto per citare lo spocchioso autore di Terronismo, Rizzoli 2011) noi siamo degli ignoranti-nostalgici-revisionisti-neoborbonici e chi più ne ha più ne metta. Orbene, almeno noi però non abbiamo le loro presunzioni e continuiamo a indagare il passato perché un popolo senza storia è un popolo senza dignità. Se per colpa d'altri o propria poco ci importa in questo caso. Una delle bufale che ci propinano taluni storici (bufala che piace anche a certi ambienti leghisti) è quella di un Camillo Benso di Cavour che si sarebbe ritrovato il Regno del Sud fra le mani suo malgrado. Non rientrava nei suoi piani, egli era per un Regno del Nord (1), eccetera eccetera. Tutte balle.
Già all'inizio degli anni cinquanta dell'ottocento il disegno sabaudo-cavouriano era chiaro: liquidare il regno di Napoli e impadronirsene (2).
Appena seppe delle intenzioni di Garibaldi riguardo ad uno sbarco nel Regno del Sud – la nave “The Isle of Thanet” (3), acquistata con la collaborazione del Palmerston, era naufragata durante una tempesta nel 1856 e la spedizione, tesa a liberare i detenuti politici nell'isola di Santo Stefano, era stata annullata – volle conoscerlo. L'incontro fra l'avventuriero dei due mondi e il politico sabaudo fu organizzato da Eleuterio Felice Foresti (4).
Da astuto diplomatico qual era, il Tessitore giocava su più tavoli e quando se ne presentò l'occasione finse di non appoggiare il Garibaldi che si apprestava a partire per la Sicilia. Sottobanco ci pensò il Re galantuomo a far di tutto per la buona riuscita dell'impresa. Infatti i suoi tirapiedi contrattarono con la Rubattino la cessione dei vapori (5), fatta poi passare per un sequestro operato da Bixio e dei suoi uomini. Se non lo sapete, ve lo diciamo noi: anche la nave utilizzata da Pisacane nel 1857 apparteneva alla società Rubattino. La spedizione di Sapri fu una sorta di prova di ciò che sarebbe accaduto tre anni più tardi. Sempre col beneplacito del conte che tramava nell'ombra.
Che il Cavour fosse quindi contrario alla impresa di Garibaldi è una balla colossale smentita anche dalle vicende degli archivi del Generale Durando, Ministro Plenipotenziario di Sardegna, dal 1856 al 1861 in Costantinopoli (6). Il generale Durando noleggiò un piroscafo col “segretissimo incarico” dato al capitano “di bordeggiare fuori dei Dardanelli, per accogliere il generale Garibaldi in caso di non riuscito suo approdo in Sicilia”.
Un benemerito incendio (7) del palazzo che ospitava la legazione di Costantinopoli mandò in fumo proprio le carte relative alla spedizione dei mille (8). Peccato che a quei tempi non esistesse il corto circuito, sarebbe stata una ottima spiegazione tecnica dell'accaduto.
Ci viene in mente l'inabissamento del vapore Ercole ma si sa, oltre che ignoranti siamo anche complottisti. Direbbe Marco Demarco.
Riportiamo in basso – tratta dal testo “Episodi diplomatici del risorgimento italiano dal 1856 al 1863 estratti dalle carte del generale Giacomo Durando”, Viarengo, Torino 1901 – l'avvertenza scritta da Cesare Durando (segretario e nipote del generale), che è illuminante a tal proposito.
Il personale della legazione di Costantinopoli ebbe la consegna del segreto, solo dopo la morte del generale Durando l'episodio del piroscafo che avrebbe dovuto recuperare il Garibaldi in caso di fallimento dello sbarco in Sicilia, viene svelato. Se si esclude il Donaver (ovviamente per quel che ne sappiamo, nel momento in cui scriviamo queste righe) la rivelazione del segretario del generale è completamente ignorata dagli storici nostrani.
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(1) Storiella riportata in auge da Arrigo Petacco ne “Il regno del Nord: 1859, il sogno di Cavour infranto da Garibaldi”, Mondadori, 2009.
(2) Le tendenze predatrici sabaude erano antiche, già a metà degli anni quaranta lo si era visto, quando Carlo Alberto (il cui moto era “tutto migliorare e tutto conservare”) si era pronunciato a favore della via militare, sotto la guida del Piemonte. In un colloquio riportato da Massimo d'Azeglio a pagina 462 de “I miei ricordi” disse: “Faccia sapere a que’ signori che stiano in quiete e non si muovano, non essendovi per ora nulla da fare; ma che stiano certi, che, presentandosi l’occasione, la mia vita, la vita de’ miei figli, le mie armi, i miei tesori, il mio esercito, tutto sarà speso per la causa italiana.”. Non a caso aveva ignorato le proposte di Ferdinando II che nel 1832 e nel 1833 aveva proposto di aderire ad una lega italiana.
(3) “E' il passaporto rilasciato il 3 1 gennaio 1 856 a Garibaldi, sotto il falso nome di Joseph Pane dal Console francese residente in Nizza, passaporto per mezzo del quale il Generale, traversando la Francia, doveva recarsi a Londra, prendere il comando di un legno a vela acquistato da Antonio Panizzi, allo scopo di far evadere dall'ergastolo di Santo Stefano Luigi Settembrini, Silvio Spaventa ed altri insigni patriotti, ivi rinchiusi dal Borbone. Progetto, come è noto, che non poté essere messo in esecuzione, perché la nave a quello scopo destinata e che si chiamava " Isle of Thanet ,, si era naufragata sulle coste dell'Inghilterra. Il documento, come si vede dal facsimile che ne dò, porta la firma di Joseph Pane in autografo di Garibaldi.” Cfr. GIACOMO EMILIO CURÀTULO, “Garibaldi, Vittorio Emanuele, Cavour nei fasti della patria”, Zanichelli 1911.
(4) “Ed è il fratello Felice Foresti a combinare l’incontro tra Garibaldi e Camillo Cavour, Gran Maestro “in pectore” della risorgente Massoneria Italiana, con il presidente della Società Nazionale Giorgio Pallavicino Trivulzio, carbonaro e Massone a sua volta e con Costantino NIGRA, cui il Grande Oriente Italiano ha affidato la carica di Gran Maestro.” Cfr. Enrico Santoro "Giuseppe Garibaldi Libero Muratore", 2007 - https://www.granloggia.it/
(5) “Anche questa farsa di simulata violenza nell'uso fatto de' vapori marittimi fruttò alla Società Commerciale Rubattino rilevanti somme. L'amore per la nuova Italia, divenuto per molti una speculazione d'immensi guadagni, ha inspirati due decreti dittatoriali pubblicati nel giornale officiale di Napoli a dì 5 ottobre 1860 firmati dal solo Garibaldi in Caserta, col primo de' quali " si assegnano 450 mila franchi alla detta Società Rubattino da pagarsi dalla Tesoreria di Napoli per rinfrancarla della semplice cattura del suo battello Cagliari servito per la generosa, quanto sfortunata impresa di Carlo Pisacane": e col secondo decreto "si assegnano alla stessa Società Rubattino altri 750 mila franchi, da pagarsi dalle Finanze di Napoli e di Sicilia, in compenso della perdita de' due suoi battelli il Lombardo, e il Piemonte, serviti alla prima e fausta spedizione di Sicilia; da conservarsi e ripararsi in memoria della iniziativa del popolo italiano etc". ” Cfr. “Cronaca degli avvenimenti di Sicilia da' 4 aprile a' principii d'agosto 1860 con l'aggiunta de' fatti posteriori fino a marzo 1861 estratta da documenti” Italia 1863.
(6) Come sottolinea lo stesso Cesare Durando, dopo la guerra di Crimea, Costantinopoli era divenuto un attivissimo centro della diplomazia europea.
(7) Dal benemerito incendio si salvarono solo le carte inerenti la questione d'oriente, in quanto erano state portate in Italia dal Generale Durando. Alcuni dispacci facenti parte di tali carte vengono citati in “Storia documentata della Diplomazia Europea in Italia(1814-1861)” di Nicomede BIANCHI – Unione Tipografica, Torino 1870,
(8) Per dovere di cronaca dobbiamo riconoscere la onestà intellettuale del Donaver che nella sua opera “La spedizione dei mille; l'idea inspiratrice--Mazzini, Cavour, Garibaldi; la preparazione--la partenza la campagna meridionale, col testo integro del diario di Nino Bixio e illustrazioni” riporta, seppur con riserva, la notizia dell'incendio in cui andarono distrutte le carte inerenti la spedizione dei mille.
Fonte: “Episodi diplomatici del risorgimento italiano dal 1860 al 1863 - estratti dalle carte del generale Giacomo Durando compilato da Cesare Durando, già suo segretario particolare” - Viarengo Editore, Torino 1901 AVVERTENZALa famiglia di Giacomo Durando, nell'ordinare i molti documenti ed appunti lasciati dal Generate, ha creduto di dover pubblicarne per ora una parte, affidandone il compito a me, che fui per alquanto tempo presso di lui, nella doppia intimità di nipote e di segretario particolare. lo ho accettato l'incarico, tanto più volontieri per avermi lo stesso Generale, in sua vita, manifestato più volte il desiderio che qualora non estendesse egli il racconto della parte da lui presa nel movimento che condusse all'unità d'Italia, dovessi io supplirlo. Per vero dai moti del 1830 al finale compimento del grande atto politico, il generale Giacomo Durando fu sempre tra i non ultimi dirigenti ed attori. Ma per non avanzarsi in vasto soggetto, sul quale moltissimo sia già stato scritto, si è pensato di limitare questo libro al periodo del servizio diplomatico prestato dal Generale in qualità di Ministro Plenipotenziario di Sardegna, poi d'Italia dal 1856 al 1861 in Costantinopoli, e come Ministro per gli Affari Esteri nel 1862 in Torino, E' sommamente a deplorarsi che, nell'incendio del palazzo di sua residenza in Costantinopoli, siensi perduti molti documenti che il Generale riceve fra il 1858 e il 1861, solamente una parte di quelli anteriori al 1858 fu salva per averla egli portata in Italia ove era venuto in breve licenza; parte che per disgrazia fu di minore importanza, vertendo la medesima piuttosto sugli affari orientali, e mancando quella sull'azione preparatoria della guerra franco-sarda del 1859 contro l'Austria e della successiva spedizione dei Mille in Sicilia; sulle quali azioni il conte di Cavour lo teneva a giorno onde sapesse il Generale conformare il suo contegno, essendo Costantinopoli in allora, dopo la guerra di Crimea, quasi il centro del lavorio diplomatico europeo (1). Relativamente alle lettere e documenti della sua missione in Oriente, quanto per quelli del suo ministerio agli Affari Esteri, a vece di classificarli in ordine cronologico si e estimato di riunirli a preferenza in distinti capitoli secondo il soggetto o questione che si voglia dire, a cui si riferiscono, Questo metodo è sembrato più logico e adatto alla chiarezza istorica. Più che probabilmente alcune lettere e documenti trascritti in questo libro furono già editi tuttavia si sono ripetuti allo scopo di mantenere all'esposizione il nesso logico della questione trattata. Si insiste su questo avvertimento onde allontanare la taccia di plagio; e pregansi gli interessati ad essere indulgenti del fatto involontario. Cesare Durando. Torino, novembre 1898.
(1) Intorno alla spedizione dei Mille in Sicilia, mi ricordo che in Costantinopoli si noleggiò dal generale Durando un piroscafo con segretissimo incarico al capitano italiano di bordeggiare fuori dei Dardanelli nei paraggi dell'isola di Tenedos, per accogliere il generale Garibaldi in caso di non riuscito suo approdo in Sicilia. Tanto fu il segreto dell'invio di quel piroscafo, che nello stesso personale della Legazione non se ne bisbigliò se non assai tempo dopo il fortunato evento. |
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