Fitto: va ritirato e riscritto - La Loggia: lo cambieremo
di BARBARA FIAMMERI
ROMA • Per la copertura della spesa sanitaria le regioni del
Mezzogiorno a statuto ordinario hanno subito un taglio di oltre 88
milioni di euro che sono stati attribuiti alle cugine più ricche
del Centro Nord. A farne le spese sono state soprattutto Puglia (-31
mln), Campania (-25 mln) e Calabria (-19 mln). Sorridono invece le
regioni settentrionali; in particolare la Lombardia che ha potuto
contare su 48 milioni di euro in più.
A determinare il (quantomeno) bizzarro travaso di milioni di euro
dal Sud al Nord è stata l'attuazione del decreto legislativo 56
del 2000 sul federalismo fiscale, partorito dal Governo D'Alema e reso
esecutivo dall'attuale Consiglio dei ministri il 14 maggio scorso. Una
scelta contro cui sono insorte le Regioni del Mezzogiorno e soprattutto
la Puglia e il suo Governatore, Raffaele Fitto, che ha già
impugnato i provvedimenti davanti alla Corte costituzionale e al Tar
del Lazio (la decisione è prevista per il 10 novembre prossimo).
Ma la battaglia vera non è giudiziaria bensì politica.
Fitto ha chiesto esplicitamente al Presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi di sospendere l'attuazione del decreto. Il Governatore della
Puglia, alla guida una giunta di Centro-destra, a poche settimane dal
voto sulla riforma federalista e sulla definizione delle tappe che
dovranno portare all'attuazione del federalismo fiscale chiede in
sostanza ai partiti della coalizione di bloccare il provvedimento.
Una richiesta che dopo aver già ottenuto la
disponibilità del ministro per le Riforme, Roberto Calderoli,
ieri ha avuto l'avallo del ministro per gli Affari regionali, Enrico La
Loggia: «Il decreto legislativo numero 56, voluto dal governo
D'Alema, è penalizzante per alcune Regioni come la Puglia che si
vedono man mano diminuire le proprie risorse. Credo che abbia ragione
Fitto, bisogna modificare il decreto». Stessa opinione è
stata espressa anche da Maurizio Leo, deputato di An, che ieri ha
partecipato ai lavori della Commissione sul federalismo fiscale al
ministero dell'Economia. «Il decreto che detta le linee guida del
federalismo fiscale e indica il meccanismo di perequazione delle
risorse alle Regioni per far fronte alla spesa sanitaria, non soddisfa
nessuno. Bisogna fare in modo — ha spiegato Leo — che alle Regioni
vadano risorse effettive, ora per la spesa sanitaria, e successivamente
per la devolution».
Per le Regioni meridionali la posta in gioco è alta. Il buco a cui le espone il decreto 56 non è limitato agli 88 milioni di euro determinati dalla prima applicazione. Se il provvedimento non verrà soppresso di fatto questa cifra crescerà di anno in anno in modo esponenziale. La Puglia passerà, ad esempio, dai -31 milioni (a valere sul 2002) a -51 milioni l'anno successivo, a -150 nel 2004, per arrivare a -600 milioni di euro nel 2013. E se in prima battuta la penalizzazione verrà avvertita solo al Sud nei prossimi anni anche Lazio e Umbria rientreranno nella squadra delle perdenti. Una stima della Svimez sull'applicazione a regime del decreto 56 prevede che la perdita raggiungerà complessivamente 1,7 miliardi di euro.
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