Eleaml - Nuovi Eleatici


«Il Governo ci regala il vento dell’Africa» dalla illusione garibaldina a Lu Setti-e-menzu (Zenone di Elea - Dic. 2021)

NUOVA ANTOLOGIA

DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI

VOLUME TERZO

FIRENZE

DIREZIONE DELLA NUOVA ANTOLOGIA

Via San Glo, n« 35

1866

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RASSEGNA POLITICA

La pace e le riforme. — La marina e Venezia. — I fatti di Permo. — La Circolare di Lavette e la politica genere. —Il Trattato del 23 e quello del 24 agosto. — Prussia e Germania. —La situazione austriaca. — Creta e l’Oriente. — L’ leanza russo-amerioana. — La crisi transatlantica.

30 settembre.

La pace fra l’Itia e l’Austria ha da essere firmata a Vienna domani o doman l’tro. Questo avvenimento che costituisce uno dei due punti precipui di conversione nella storia dell'Europa moderna ci toglie ad una perplessità ingente come il destino a cui si riferiva. È la vita nuova della nazione quella che incomincia in Itia, come in un tro rispetto può dirsi che la vita nuova del diritto nazione incominci per l’Europa intera. Mettiamoci fidenti e concordi per la grande strada che ci si apre dinanzi. L’ultima guerra fu per noi un periodo di annegazione, ma fu ad un tempo una scuola di forte equanimità e di necessarie esperienze. Possiamo volgere indietro Io sguardo senza sentirci umiliati, se non senza un tque rammarico e quell’egregio senso di bellicoso pudore cui il paragone cospicuo dell’leato che formava la nostra a sinistra è in grado di risvegliare. E anco lasciando stare la immensità del resultato materie che la fine delle ostilità ci arreca, e le considerazioni intorno le cause più o meno medie ed immediate di quegli avvenimenti che interdicono la nostra soddisfazione ogni apparenza di contentezza, non che di gioia, non mancano argomenti che possano attutire il nostro amor proprio. Nessuna potenza né piccola né grande ha vinto finora il Quadrilatero, formidabile sistema destinato a perpetuare sul continente le più tristi conseguenze del 1815; per quanto un giorne francese abbia voluto vendicare t gloria ad un’epoca in cui il Quadrilatero non esisteva ancora. Custoza, se non tro, provò che i soldati itiani erano pari problema che i più reputavano insolubile per sola forza di armi. Nè i benefici che raccogliamo dla pace vanno misurati dle circostanze dei fatti entro cui rimase per ma sorte come confinata la nostra azione militare. L’America settentrione non è oggi meno libera e possente, per essersi costituita ieri col soccorso della Francia. Forse anco la vittoria, accompagnata da quelle ebbrezze che avevamo sì opportunamente pregustate nelle penultime lotte, ci avrebbe resi troppo bdi e incauti di faccia gran compito del riordinamento amministrativo a cui sono richiesti ora i nostri sforzi più intensi e più tenaci. La vita dei popoli liberi e civili non istà nella inerzia e nell’apatia di un riposo simile a letargo. La pace ba cure e fatiche non meno severe, se non del pari agitate, che la guerra. Le difficoltà interne che lo Stato dispotico comprime, lo Stato il que si regge a istituzioni libere deve affrontarle e scioglierle.

Per buona sorte i problemi che sono posti paese non sono più ti, da cui dipenda la sua indipendenza, la sua libertà, la sua unificazione. Questa grande opera, fondamento e base del resto, è compiuta in modo definitivo e sostanzie. Gli intoppi che sono ancora da rimuovere, le resistenze che restano da vincere, le vie da tracciare, i progressi da recare ad effetto, concernono soltanto le conseguenze di quello che fu fatto e raggiunto in un periodo prodigiosamente corto; si riferiscono insomma la promozione regolare ma efficace della civiltà e del benessere more e materie della nazione. Se non che questo compito non è meno arduo ed essenzie del precedente: non basta acquistare, è d’uopo che l’acquistato si conservi e fruttifichi. Nella situazione in cui entriamo, ogni sconforto, ogni fiacchezza, ogni esitanza sarebbe pusillanime, colpevole. Quello che s’inizia è pel cittadino un periodo di preoccupazioni virili, come fu pel soldato quello che finisce. Accingiamoci la nuova opera con quel sentimento di serietà austera ed onesta, con quella potenza di volere, con quella tenacità e concordia di proposito, con quella semplicità di vedute e quella sobrietà nella scelta dei mezzi, per cui gli assunti più improbi sogliono riuscire a buon fine. Guardiamoci da quella che pare arte ed è leggerezza politica, vogliam dire da quella facile sapienza che non tien conto dei pericoli perché non li vede, o li affronta a occhi chiusi per non vederli; capace di condurci con folle sorriso attraverso ad una regione vulcanica, senza lasciarci tempo né modo di badare agli indizii possibili dell’eruzione imminente. Guardiamoci ancora da quell'tro senno non meno facile e funesto, a cui ogni riforma è un nulla, da che il riformare consiste per esso nel far ritorno vecchio già condannato, o nell’accettare il primo concetto nuovo messo innanzi, per l’unica ragione che il sistema presente non cammina bene, senza curarsi innanzi tutto di esaminare se il difetto, più che nella massima, non istia nella applicazione. E sopra tutto teniamoci lontani dai ccoli dottrinarii sostituiti l’impulso della soda sapienza, dell’amore possente del vero e del buono; da quei concetti equivoci che sono il putrido ambiente in cui inaridisce la vita organica' delle giovani istituzioni. Ove il bene pubblico, e nessuna transazione coi difetti conosciuti, sia l’idea direttrice, gran parte dello scopo sarà con ciò solo raggiunto. In t caso anco i precedenti meno propizii hanno il loro lato giovevole. Le grandi riforme furono quasi sempre il frutto di una esperienza dolorosa. Nella prostrazione che tenne dietro la battaglia di Jena, Scharnhost ideò quell’ordinamento militare che sotto il nome di landwehr (esercito nazione) viene oggi perla prima volta apprezzato quanto merita: e su i campi stessi di quella giornata fate l’oscuro operaio, che più tardi doveva rivelarsi l'Europa inventore del Ziìnduadelgewehr, come i tedeschi chiamano il fucile ad ago, sentì nella sua anima di patriota il primo impulso concetto riformatore. Il genio legislativo stesso è tora impotente, senza l’opera mediatrice dell’uomo di Stato, assecondata dla opinione pubblica edotta dla sperienza: e anco le migliori e meno incondite innovazioni sarebbero perito nel caos che tenne dietro la prima rivoluzione francese, se non era lo sguardo scrutatore e la mano svatrice del primo console. Tvolta nel silenzio del suo gabinetto l’amministratore pari la sua missione scioglie a un tratto i problemi che furono per lungo tempo l'oggetto della sollecitudine pubblica. Quarantaquattro anni appena bastarono nell'America settentrione a compiere l'ordinamento del ministero di Marina: e pochi mesi furono sufficienti segretario Welles e capitano Fox a riformarlo in modo degno dei progressi dei tempi e delle esigenze dell’avvenire. Qui. come trove, il patriottismo, questo splendore di celeste scintilla che rischiara la via dell’uomo di Stato, non è meno pregevole dell’intelligenza: e sarebbe difficile a dire se più lo ingegno o l’animo ardente ed eccitatore abbiano contribuito a fare di Stein uno dei creatori della Prussia del 1813. È questo lo spirito che ci innza sopra l’angusta cerchia della scuola, del partito, del municipio, e che ci dà la forza di resistere le insinuazioni troppo grette delle rività di parte o le sollecitazioni troppo indulgenti dei consorzii personi. È la mente, l’intonazione, l’atmosfera delle te regioni del potere quella cui giova anzi lutto purificare. A ciò si vuole il soffio animatore: e questo non può venire appunto se non d forte carattere del patriottismo, dsentimento profondo dei bisogni nazioni, e d grande amore le sue istituzioni. Però che la questione è anco more. Costretti ad occupare il posto di grande Stato prima di averne le ricchezze, abbiam d’uopo di tulio il vigore della nostra volontà per far prevere l’idea del riserbare le spese precipue a quei pochi rami da cui deriva la forza more e materie, dentro e fuori, oggi e domani, e dell’applicare rimanente il principio di una inesorabile economia.

Queste, a cui siamo costretti a restringerci, sono idee generi, il sappiamo; ma sappiamo pure che non son meno necessarie a ridirsi, ora che non manca se non un’iniziativa efficace a tradurle in to; iniziativa che speriamo non verrà meno a suo tempo, e che invochiamo non isparpagliata, non divisa, non parzie, ma sintetica, ordinatrice, e te da dare uniformità l’impulso, l’azione ed agli effetti. Il paese ha questa fiducia, e il paese non s’inganna. Se non che anco qui è da evitare il pessimo degli inconvenienti, quello del fare le cose anzi tempo ed a precipizio. Si aspetti che lo stato norme interno succeda la soluzione piena e definitiva. della questione internazione: si maturino intanto i concetti riformatori, si favoreggi quel moto intellettue in cui pullulano e fermentano le idee: e si raccolgano e si lestiscano i materii da servire lo studio delle questioni, incominciando dle riforme più generi, che devono contenere i principii e le norme, senza cui per le riforme parzii e secondarie non c’è criterio possibile.

Non senza proposito il sentimento della concordia rinasce in tutti. Se gli uomini influenti delle grandi frazioni del partito libere si stringeranno intorno governo recandogli tutto il loro appoggio e lutto il loro disinteresse, e se d suo canto il Governo saprà dirigere questa disposizione genere degli animi con quell’intuito che indovina e signoreggia le più importanti fasi politiche, la missione riformatrice che s’impone oramai da sé ai poteri moderatori dello Stato sarà agevolata da maggior numero di forze e da elementi nuovi e opportuni.

Queste idee sono in parte anco quelle della stampa politica cotidiana, la que è uno specchio forse troppo fedele delle nostre condizioni mori, ve a dire del difetto di unità e chiarezza di concetto. Qui appunto dovremmo cominciare tutti la riforma. In genere i nostri diarii liberi non hanno un programma definito; e l’influsso ch’essi possono e devono esercitare su i poteri e su l’opinione pubblica vien meno quasi sempre lo scopo più essenzie. L’impulso che sono in grado di dare governo non ha quella efficacia che deriva dl'autorità della discussione esaurita. L’appoggio degli uni è troppo ligio, e determinato, più che da principii, da considerazioni secondarie, momentanee e personi, 0 troppo vago e contraddittorio, perché mutevole, e non frenato da quei vincoli e da quella logica costante che il convincimento impone, e per cui i concetti generi o parzii finiscono per prendere corpo e figura nelle menti, e per trionfare. La critica degli tri è un ronzìo od uno schianto continuo, svariato, precipitoso, ora a diritta ed ora a manca, ma sempre bieco, che assordando pubblico, governo e colleghi, non riesce ad tro se non a partorire ed a crescere in ogni lato la confusione, l’incertezza, e non di rado lo sconforto. Non è quindi maraviglia, se le amministrazioni che si ternano, anche quando credono assecondare l’opinione della stampa, s’ingannino; se da oggi in domani si passi con tanta facilità di sistema in sistema; e se, per esempio, nella pubblica istruzione prevga ora l’iniziativa dello Stato, ora il principio opposto; mentre è chiaro come il sole che, quunque sia il concetto genere che si voglia seguire} non si può far senza dell’iniziativa dello Stato là dove tutto è da creare. Abbiamo citato un caso in cui il sistema che diciamo da preferirsi potrebbe a tuno sembrar poggiato su l’eccezione più tosto che sul principio; per mostrare che la mancanza di una discussione matura del principio stesso non ha pure il beneficio di lasciarci ravvisare l'aspetto pratico ed attue del rispettivo quesito.

Non abbiamo creduto dover serbare il silenzio intorno ad una questione che è su le labbra di tutti, e che attinge nuovo e differente lume dla annessione della Venezia e dai fatti di Permo. Le riforme del resto, particolarmente quelle degli eserciti e della marine, sono il sommo pensiero della massima parte dei governi d'Europa. La Germania meridione, la Francia, l’Austria studiano i principii pesi e segreti di quelle istituzioni militari che fecero sì mirabile sorpresa a coloro che avevano dimenticato il popolo di Federico li. La Prussia è venuta in voga; né forse sarebbe soverchio, chi voglia rinvenire un utile contrapposto l'avversione che nasce nome solo di burocrazia, l’indagare’ per qui vie più fortunate la prussiana sia giunta ad avere tanta parte di merito nella formazione politica dei paese a cui fu preposta. L’Austria d’tra parte non perde d’occhio la sua mutata posizione su l’Adriatico, ove cerca un nuovo punto di appoggio lo sviluppo delle sue forze marittime. Da noi si comincia a comprendere che la forza più essenzie di ogni istituzione, sta ne’ suoi elementi primitivi; e che è vano lo sperare una flotta corazzata pari ai bisogni finché non ci poniamo in grado di imitare ed emulare con materii e mezzi nostri i nuovi trovati. I Romani nell'improvvisare la loro prima grande flotta contro Cartagine, non ebbero ricorso a Marsiglia né a Siracusa: né si restrinsero a copiare le cinqueponti rostrate di Cartagine da una nave africana gettata dla tempesta su le coste d’Itia. V’aggiunsero i corvi e il ponte volante, crearono l’arrembaggio, e vinsero. I principii della nuova architettura e tattica nave non sono ancora definitivamente fissati; sono anzi per così dire in trasformazione continua; e per chi ritrae le sue macchine gleggianti dl’estero, potrebbe riuscire fate il caso dell’aversi a trovare un giorno in confitto con la potenza da' cui cantieri fosse uscita l'ultima importante modificazione. Anche qui abbiamo una prova che le nostre imperfezioni non sono sempre l’effetto della mancanza di grandi intelligenze. Abbiamo letto che il nostro ammiraglio nel recarsi a Lissa, la que non è nel Pacifico, non aveva potuto né ufficimente né privatamente procurarsi veruna di quelle carte e notizie idrografiche e topografiche che sono richieste a simili operazioni. Se ciò è vero, la mente rivolta su quell’ora bruciata a te argomento tecnico de' più ordinarii ci farebbe vedere, come, mentre si era pensato le navi corazzate, perché lutto il mondo rimbombava della loro prodigiosa novità, non si era penso in sei anni né dai capi dell'amministrazione, né da quelli della flotta, a cosa che si sarebbe preveduta in tempo da ogni uomo di buon senso, per quanto ignaro di studii marittimi. E quando si sente parlare di ti fatti, come non dubitare se, per esempio, siasi pensato a dare sviluppo degno dei tempi la piro-meccanica (per usare un’espressione che ci pare più corrispondente concetto di Steam-Engineering la que forma una sezione precipua dei moderni ministeri, non che dell’insegnamento,di marina, e distinta dl’architettura nave? In ti contingenze gli sguardi d’Itia e quelli di Venezia si scontrano non solo con la veemenza di un affetto rimasto troppo a lungo compresso, ma ancora con quel convincimento dei bisogni e interessi identici e reciproci per cui si integra il loro comune avvenire. Il nostro suto giunge ai fratelli che ci tendono le braccia l'amplesso in un momento in cui una nuova luce si diffonde sui mari d’oriente. La questione della nostra potenza marittima su l’Adriatico comincia appena oggi, e già si rivela in tanto rilievo, da inframmettersi le effusioni stesse del sentimento.

In questo istante di solenne raccoglimento ci vennero da Permo notizie tanto meno probabili a prima giunta, e tanto meno credute, quanto sovente annunziate e smentite d'anno in anno fino dai primi tempi della annessione. Ciò che accadde colà prova meglio di tutto, quanto da quelle bande ci rimanga da fare nelle attinenze mori, non che nelle amministrative. I nemici del nuovo ordine di cose vi vollero cercare un punto di appoggio donde esercitare un influsso satanico di disgregazione di faccia fatto immenso dell’integrità che si compie, e non riuscirono se non a produrre una manifestazione della Sicilia in favore della causa cui trionfo definitivo non sanno rassegnarsi. Coloro che vivono del me, e che sperano nel suo predominio, hanno, è vero, ottenuto qucosa, hanno cioè potuto causare la nazione un gran dolore ed un gran ribrezzo: ma il paese ha imparato insieme a misurare tutta l'ampiezza e la profondità della piaga socie cui bisogna por rimedio efficace. Non ci dà l’animo di riassumere il triste quadro, tanto più se pensiamo l'effetto cui produrrà fuori d’Itia. Una bruzzaglia di frati, di monache e di mandrini, la que, nella città e nella provincia principi dell’isola che vide i prodigi di Garibdi, si abbandona a tutti gli atti del più codardo ed osceno cannibismo contro i pochi difensori della patria, dell’ordine e della proprietà, itiani e fratelli non colpevoli d’tro se non di ottemperare la legge e proteggerne l’opera redentrice, e spinge il saccheggio fino letto degli infermi negli asili sacri pel diritto umano e nature; è te fatto che nel suo complesso trascende tutti gli orrori della storia. Una sedizione senza nome, in favore dei conventi, dei briganti e della maffia, e contro la nazione, la legge, la giustizia, ed un governo tacciato di indulgenza e riguardi eccessivi, meditata e tentata in ti circostanze e con ti mezzi, ci pare il sogno di una scena di sangue tra i selvaggi del Dahomey, se non fosse un insulto anco per questi ultimi il paragone. A queste aberrazioni della natura umana non basta che il governo opponga la maestà della legge; è bene che il paese, in nome non tanto de' suoi diritti e de' suoi interessi politici, che saranno in ogni caso mantenuti, quanto della sua civiltà e de' suoi interessi mori, faccia sentire tutto il pondo della sua unanime reprovazione. Comprendiamo quanto delicato si facesse in ti circostanze l’assunto del governo. Se i provvedimenti preventivi già avviati non poterono giungere in tempo per ostacoli d’ordine militare e per ragioni sanitarie, si sentì la necessità e il dovere del deputare mezzi non inferiori bisogno nel reprimere quell’attentato indicibile. Quello che monta, si è l’aver posto mano a svellere la radice del me. Ora è d’uopo essere vigili e fermi, senza cessare di essere giusti. La più bella condanna della civiltà dei conventi permitani è la moderazione di cui diedero segno i nostri soldati. La brutità e la codardia sono il privilegio del fanatismo e del delitto.

Ma questi fatti medesimi, per quanto tristi, non sono inesplicabili, se si considerano le condizioni socii da cui emergono. La repugnanza la milizia fuori dell’isola, ridestata nell’ultimo mezzo secolo dle arti di un Governo corruttore, rise ai tempi di Scipione nelle tradizioni delle famiglie sicule: Gravis militia procul domo, terrà marique multos labores, magna pericula latura videbatur; neque ipsos modo, sed parentes cognatosque eorum ea cura angebat. La civiltà greca cadde nelle discordie interne e nelle invasioni straniere, e la romana non vi fu guari connaturata. periodo saraceno, succede il normannico e lo svevo, durante i qui la Sicilia diventa come la culla e il convegno della nostra rinascenza; ma nel lento declinare dei secoli posteriori il suo vasto feudismo monastico solo in Europa si sottrae l’opera trasformatrice della rivoluzione francese. Qui ci affacciamo ancora ad una società sopravvissuta in gran parte medio evo: ed è nature che l’applicazione della legge su i conventi avesse a rinvenire in Permo l’intoppo precipuo. Vendicata ora la santità del diritto, è d'uopo che l’effetto benefico dell'istruzione popolare redima le classi inferiori dai tristi influssi del passato. Il culto della legge e della more deve essere restituito dovunque. La polizia governativa può reprimere; solo una polizia municipe efficace può prevenire lo svolgimento di quelle abitudini da cui vengono inevitabilmente i germi del delitto. Ogni più piccolo comune dovrebbe per lo meno annoverare accanto maestro di scuola un sindaco di carattere fermo e indipendente, capace di farsi rendere conto dei mezzi con cui i suoi attenenti provvedono ai bisogni della vita, e delle loro condizioni socii dentro e fuori della sua giurisdizione. Non è un ufficio di inquisizione politica quello a cui ludiamo, ma un ufficio di more pubblica. L’esempio datoci dle tre città e provincie, e il contegno della gran maggioranza della popolazione della capite stessa, ci mostrano che la Sicilia è degna dei nuovi destini comuni della nazione e che i nemici dell’Itia non vi contano tri seguaci che il rifiuto delle gere, la feccia borbonica dei sanculotti come del volgo gemmato, e quei forsennati che l'asilo eretto dagli avi la pietà osarono convertire in covo di assassini.

Con la data di questo folle conato coincide per buona ventura uno degli atti che meglio rivelano il predominio acquistato d principio nazione nel diritto pubblico dell’Europa dei nostri giorni, vogliam dire la circolare di Lavette. Questa nuova manifestazione della politica francese considerata nel suo complesso sostanzie, ci addita, che il concetto napoleonico è progressivo e tende ognora ad armonizzare con lo svolgimento dei bisogni continenti. Essa ci dà la chiave della situazione per cui Drouyn de Lhuys cede la direzione della politica estera marchese di Moustier. È insomma il trionfo delle idee liberi contro quelle delle vecchie scuole degli orleanisti e dei legittimisti. Annunziando l’emancipazione della politica continente e marittima nell’interesse comune dei popoli, il ministro temporaneo degli esteri ci dice que sia il più rilevante effetto della distruzione dei trattati del 1845. La Francia non poteva combattere l’unità germanica, senza negare sé stessa e i principii da lei acclamati; non poteva farlo, senza ferire l’unità itiana. L’imperatore è anco qui fedele le tradizioni della prima epoca napoleonica, o più tosto ne è un interprete più logico e più generoso. La missione nazione della Prussia sarebbe oggi impossibile senza la demolizione iniziata dtratto di Lunéville. E la pace di Vienna nel 4866 compie l’opera che fu preparata dla disgreganza e dl’assorbimento delle entità feudi nella pace di Vienna del 1738 e durante gli avvenimenti del principio del nostro secolo. La storia è coerente adunque a sé stessa; e si ingannano del pari quelli che vogliono attenuarne, come quelli che desiderano esagerarne le conseguenze in ordine ai nostri tempi. L’Itia e la Germania erano necessarie non meno l’Europa che a se stesse. Se i trattati del 1845 non fossero stati distrutti dl’azione interna, sarebbero stati distrutti, nel supposto migliore, d contatto politico dei due emisferi; con que differenza, è agevole a ravvisare. Le leanze sono libere; ma questa libertà che tro è, se non il campo in cui deve maturare spontaneamente e necessariamente la coscienza e l’accordo degli interessi del consorzio europeo, in un senso opposto la politica delle grette rività del passato, nel senso dei principii? Il banchetto di Pietroburgo e le navi americane nell'Arcipelago dicono più di ogni commento possibile. La discussione dei principii ha un carattere assoluto di sua natura, e l’averla introdotta negli atti diplomatici è carattere origine della politica napoleonica. L’innovazione è audace, schietta ne’ suoi intenti, ma rude nelle sue illazioni, e atta di leggeri a far nascere interpetrazioni esagerate e moleste. Quanto a noi, amiamo pigliare le cose nel loro significato più pratico e più equo. Ogni principio ha quche eccezione, però che la natura umana non è assoluta. Né la libertà, a nostro credere, ha da temere di un ordine di cose che si costituisce secondo i propositi della civiltà progrediente. Innovazione meno felice nel documento diplomatico di cui parliamo furono giudicate meritamente in Itia le lusioni l’effetto prodotto da noi dla forma della cessione della Venezia per l'intermedio della Francia. La Nuova Antologia ha espresso intorno a ciò di recente la sua opinione, nella que insistiamo, senza credere opportuno di rinfrescare una contesa in cui ognuna delle parti finirebbe per rimanere dell’avviso di prima; tanto più che quella stampa la que menò più scpore della cosa in Francia, non certo per deferenza governo imperie, riconosce pur essa che i bisticci furono reciproci. Del resto il documento di cui è proposito, lasciando anco stare la frase persone, non è per avventura l’ultima parola del ministero degli esteri di Francia; e sarebbe cosa naturissima, che il marchese di Moustier desse ai medesimi principii una espressione che ritraesse meno dla situazione momentanea e provvisoria da cui quell’atto vien fuori. Le medesime considerazioni applichiamo trattato di Vienna tra l’Austria e la Francia del 24 agosto. Il trattato di Praga del giorno precedente statuiva l’anogia fra il 1859 e il 1866 rispetto regolamento della parte del debito da assumersi dl’Itia per la cessione della Venezia. La Prussia e la Francia appoggiarono a Vienna il mantenimento del principio posto a Praga; e a questo intervento è da attribuirsi l’agevolata conclusione della pace. Ma, nello stato in cui erano le cose, la stessa anogia, a nostro avviso, avrebbe dovuto servire a maggior ragione di fondamento a ciò che fu fatto oggetto del trattato recondito del 24. 11 voto della Venezia sarà un trionfo more di più per l’Itia; ma senza il pretesto di questa formità superflua, il corso delle cose e anco quello delle pratiche con l’Austria sarebbe stato più espedito.

La Prussia, a nostro parere, è più logica nell’annessione, votata dle Camere, dei paesi che la pace le assegna a settentrione del Meno. Non è questo il diritto di conquista: è il diritto materie della nazione che niega immolarsi diritto forme; è il voto di chi versò il suo sangue per la causa comune anteposto suffragio di chi lo versò contro di essa. Fu il partito della piccola Germania (senza l’impero austriaco nel suo complesso), il partito tedesco puro, quello che assecondò l'ultima lotta; come era desso che nel Parlamento di Francoforte aveva dato la maggiorità la Prussia contro il partito austriaco decoratosi col nome di grande Germania. Il volo legislativo di Francoforte era stato accettato da ventotto Stati, fra cui Baden, le due Assie, Nassovia e Francoforte, ed era stato respinto con l’Austria dla Baviera, dla Sassonia e dl’Annover. Nella protesta austriaca dell’8 aprile 1849 contro l’egemonia prussiana, e nel memorandum del von der Pfordten del 5 maggio di quell’anno contro l’esclusione dell’Austria d Bund, è da cercarsi l’origine dell’ultima guerra. Quando il voto della nazione convocata legmente era riescito vano per la resistenza pese di una potenza per la massima parte estranea, non restava tro scioglimento che quello delle armi. Se le conseguenze di questa soluzione, qui furono dovuto accettare dla Prussia, sono meno esteso, era suo dovere di renderle più intense; né certo poteva commettere t compito la contingenza di una decisione in cui l'intrigare dei partigiani del vecchio ordino di coso avesse avuto libero campo. Per quanto le dichiarazioni del conte di Bismark intorno agli ostacoli che la Prussia rimangono ancora da superare possano essere attribuite in certo modo ad uno degli ordinarli artificii parlamentari), il voto recente della Camera del Wùrtemberg in favore del partito della grande Germania, dimostra che la cautela del celebre ministro non è priva di fondamento. Ma que sia la corrente che finirà per prevere nelle opinioni della Germania meridione,ce lo dice il voto della Camera dei deputati della Baviera per una più stretta leanza con la Prussia, come mezzo di raggiungere più sicuramente la unità nazione. Un trattato segreto di leanza sarebbe anzi già stato conchiuso fra Berlino e Monaco nel cui ravvicinamento pare debba rintracciarsi la ragione de! voto di Stoccarda. In te situazione e nel bisogno di trovare un appoggio nelle classi del popolo più devote la unità, è pure da cercarsi il motivo per cui il conte di Bismark potè far prevere il principio del suffragio universe pel Parlamento della Confederazione Germanica settentrione che non tarderà ad adunarsi, ma la cui posizione definitiva di faccia l’egemonia del Parlamento prussiano sarà ancora in parte l'oggetto dello svolgimento ulteriore dei diritti rispettivi. L’accordo del governo con la Camera dei deputati è stabilito da queste votazioni e più ancora da quella de! credito straordinario dei 60 milioni di tleri, di cui 27 ½ (milioni di franchi 100 ½) sono destinati a restituire le spese straordinarie del vecchio tesoro di Stato, precipuamente riserbato pei bisogni della guerra, e del que la Prussia, come potenza inferiore nelle attinenze finanziarie la Francia e l’Inghilterra, non erede poter ancora far senza. L’orgoglio del presente e la fiducia nell’avvenire si fecero pesi nelle recenti feste militari della capite su la Sprea, non senza un’eco ingrata a Vienna. A tanto è innzata la Prussia da quello sviluppo intellettue che fu il pensiero di Stein e di Guglielmo di Humboldt, e l’oggetto della teoria più positiva di Hegel. E di mezzo a cotesta trasformazione ci sembra udire ancora la voce di Federico II:

«L’Austria come potenza è necessaria contro i Turchi. Ma in Germania, che bisogno di un’Austria tanto grossa?»

E a Vienna continua il tentennio fra la scuola tardigrada e ruminante dei vecchi politiconi e quella in cui il sentimento del nuovo potrebbe rendere fruttevoli le lezioni dell’esperienza. L’Austria comincia a sentire come un’aspirazione di vita più omogenea, ma non sa ancora strigarsi dle tradizioni che le riuscirono sempre funeste. Diresti che l’isolamento le metta paura; quasi che in Europa, su per giù, non siamo oggi tutti un po’ isolati; e come se le attinenze delle vecchie leanze non siano spezzate onninamente, o la politica dei governi possa prescindere dagli interessi generi e dla potenza della opinione pubblica. Questo stato di cose stesso che ci rende isolati più o meno tutti quanti, è pur quello che costituisce la sicurezza di ciascuno. La politica più lucrosa, e insieme meno avventata, è ancora quella che cerca di rendersi conforme ai principii e le idee preventi. L’Austria, che non seppe resistere la Prussia dei primi tempi di Federico li, di soli 2,240,000 abitanti, come resisterebbe ora ai ventiquattro milioni del nuovo regno, o ai ventinove della Confederazione settentrione? Gli Stati non possono essere condannati a ritessere sempre la tela di Penelope. È il suo vero utile stesso che spinge lo Stato austriaco a sciogliersi del tutto da ogni riguardo che potesse suggerirgli di mantenere un addentellato in Germania o in Itia. Più grave è l’inconveniente di quel duismo che la forza delle cose tende a svolgere fra i due grandi elementi nazioni in mezzo cui si trova collocato ì’ impero. Ma è questa una ragione di più perché gli uomini politici dell’Austria prescelgano francamente il motto che è nel suo nome stesso: regnum oriente. Intanto i beneficii della pace e quel raccoglimento che si richiede a voler riordinare da senno le condizioni interne, sono indispensabili tanto a Vienna quanto a Firenze. In ciò lo stato dei due paesi si rassomiglia; e quunque possano essere ancora le scabrosità del loro contatto, la reviviscenza commercie e industrie reciproca ha una giustificazione bastevole nei bisogni che la tensione delle attinenze passate fece sentire più vivi.

L’Arcipelago continua a tener fede la natura vulcanica delle sue isole. Gii avvenimenti di Creta, ancora indecisi, riaprono la piaga che non si seppe curare efficacemente nel 1830, e destano un’eco su le spiagge della penisola greco-illirica e fino su le coste dell’Asia minore. È da desiderare che l’intervento delle potenze protettrici invocato d Governo ellenico dia luogo ai provvedimenti resi necessari dla civiltà dei nostri tempi, e che gli intrighi di rivi combinazioni politiche non abbiano a riescire funesti la causa più umana. Sarebbe un nuocere moto cretese il volere confonderlo con la questione d’Oriente e considerarlo come l’inizio di una agitazione precoce e recondita indirizzata a turbare gli effetti immediati dell’ultima guerra. E te ci pare il concetto che comincia a prevere. L’annessione dell’isola di Idomeneo regno ellenico vuol essere riguardata più tosto come restituzione dei Cretesi nel diritto che avevano conquistato con le armi trentasei anni fa. L’intrinsichezza russo-americana, la presenza, così si bucina, di cuni vascelli transatlantici nelle acque dell’isola, e le pratiche che il governo di Washington avrebbe intavolate per ottenere una o più stazioni navi nell’Arcipelago, danno agli avvenimenti un senso più grave, d lato internazione, di quello che forse non meritino. Non è la questione d’Oriente quella che si teme; ma piuttosto si teme ch'essa sia provocata artificiosamente e in modo da destare un incendio che venisse a turbare il nuovo ordine europeo e da poterle dare un indirizzo contrario a quello che sarebbe più nature. Si sente insomma che i vecchi rapporti della politica genere sono mutati del tutto, e che nuovi, enormi elementi potrebbero la minima provocazione essere travolti sul teatro del gran dramma internazione.

L’unione della potenza russo-americana ha qucosa di formidabile nel suo solo supposto. Questi due Stati che comprendono quasi la metà settentrione dell'America e dell’Asia, e la metà oriente dell’Europa, con più di cento milioni di abitanti, in breve saranno in condizione da gravitare in una lotta marittima con una flotta corazzata complessiva di circa cento monitori. L’interpretazione della dottrina di Monroe può variare secondo le idee dei tempi, e non mancheranno pretesti agii Americani per ottenere stazioni navi in Europa, quando gli europei tante ne posseggono in America. Il desiderio del governo americano di ottenere di ti stazioni nei diversi oceani e mari del globo è oggetto di una raccomandazione espressa fatta d segretario Welles nella relazione su la marina del 1865. Né gli Americani vorranno certo ammettere che la dottrina di Monroe, loro interdica di difendere, ove credano doverlo fare, i loro diritti giusti o supposti nelle acque del mediterraneo.

Nelle condizioni di uno Stato repubblicano, una crisi intestina que presente lacera gli Stati Uniti, non che essere inopportuna ad una guerra esterna, potrebbe porgervi di leggeri pretesto ed imento. Quando le passioni sono commosse a t segno, non è meraviglia che le vecchie tradizioni possano essere abbandonate, meno temporaneamente, e che l’effervescenza nazione trabocchi fuori. Dai confini dell’America centre a quelli del Canada, un’agitazione terribile e diversa minaccia il governo di Washington come quello di Messico. L’esito della missione del genere di Castelnau inviato dla Francia oltre l'Atlantico ci farà conoscere le risoluzioni supreme rispetto giovine e m fermo impero. Quanto modo e senso in cui si risolverà la bufera politica che romba intorno a Washington, è difficile il fare una conghiettura plausibile. La forza di un’istituzione si prova dla violenza delle resistenze cui sa vincere. La ferrea elasticità della Costituzione degli Stati Uniti fu confermata dla catastrofe del Sud, ed è da sperare che abbia a superare anco questo terribile esperimento della guerra aperta e morte dichiarata fra i due poteri che hanno missione di vivere in equilibrio pacifico. Il concetto del presidente Johnson è quello di Douglas, come quello di Lincoln: L’unione mantenuta nel suo senso costituzione, ve a dire con gli Stati del Sud. Il presidente lo aveva espresso in tutti i suoi discorsi fino dla sua inaugurazione, e il suo recente viaggio a Chicago, lasciando stare gli intenti politici indiretti, è un tributo offerto principio, più che la memoria dell’uomo di Stato che ebbe tanta parte nella politica americana nei primordii dell'ultimo conflitto civile. Tutta la grandezza more di Douglas, che nella lotta che precorse la elezione di Lincoln teneva il mezzo tra questo e Davis, si può riassumere nel discorso con cui primo in Senato aveva dato l’esempio dell’accettare il programma temperato ma fermamente unionista del competitore che lo aveva vinto nel suffragio del paese. Quello che più è da deplorarsi e da temersi, è il carattere trivie e violento che la lotta assume nelle sue forme. Questo vilipendio che fanno di sé i due poteri più sublimi dello Stato, i rappresentanti di quanto ha di più nobile e di più santo una nazione potente, repugna la nostra civiltà e le idee che abbiamo in Europa delle istituzioni parlamentarie, monarchiche o repubblicane che siano. Nonostante, è giusto il riconoscere che coteste incondite forme rispondono in parte agli inconditi elementi, indigeni e stranieri, di quel dramma sconfortante, in cui l’accanimento delle antitesi politiche vanno commisti gli odii di razza e le furie delle passioni socii. Quanto è ammiranda e invidiabile la saggezza dei popoli liberi, trettanto è tristo e deplorevole l’abuso che fanno della libertà. 11 pericolo della crisi cresce col procedere delle elezioni di autunno e di primavera, e con l'avvicinarsi della nuova sessione del Congresso attue; e in questa o nel dicembre 1867, l’aprirsi del Congresso futuro, che è il quarantesimo e cui il presidente niega riconoscere se non integrato, toccherà il sommo dell'intensione, se, come è desidero e desiderabile in sommo grado, consigli più prudenti e il riguardo dovuto agli interessi e le istituzioni comuni non facciano in questo mezzo tempo che si trovi modo di cansare l’esperimento delle ostilità estreme fra i due poteri. La concordia civile è necessaria le singole nazioni. Il bene dell’una parte dell’umanità, è bene anco dell’tra: e l'Europa e l’America, nell’incremento interno e nella vicenda delle emulazioni pacifiche, sfuggiranno più di leggeri agli incentivi di una lotta che, per la sua vastità stessa, sarebbe la più brute di tutte.

F. PROTONOTARI, Direttore.

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David Marchionni, Responsabile.

RETTIFICAZIONI.

fascicolo di luglio, pag. 487, verso 11, ove dice: delle qui non si conoscono femmine e uova, ec. , leggasi: delle qui non si conobbero distinti i maschi, ec. .

A pagina 697 del fascicolo di agosto, verso 19, vi ha il numero 500 riferito l'ammontare di ciascun’azione del magazzino cooperativo da aprirsi in Firenze. È un errore che non tera punto il concetto espresso dl'Autore ma è pur vero che quel numero 500 deve riferirsi non l'azione, sibbene ad una delle tre serie di azioni di L. 20 ciascuna, che devono comporre il capite di L. 50,000. Con l’animo affranto d dolore ed umiliato nel mio più cdo sentimento, che è l’onore d'Itia, mi accingo a narrare i fatti sanguinosi e vituperevoli avvenuti nella nefanda settimana di Permo.













Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - l'ho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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