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«Il Governo ci regala il vento dell’Africa» dalla illusione garibaldina a Lu Setti-e-menzu (Zenone di Elea - Dic. 2021)

ATTI DEL PARLAMENTO ITALIANO

SESSIONE DEL 1863-64 -  3º periodo (dal 18 aprile al 31 maggio 1864)

(VIII Legislatura)

SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA

DA GALLETTI GIUSEPPE E TROMPEO PAOLO

Vol. VI.

DISCUSSIONI DELLA CAMERA DEL DEPUTATI

(XII della Sessione)

ROMA 1888

TIPOGRAFIA EREDI BOTTA

(se vuoi, scarica il testo in formato ODT o PDF)

TORNATA DEL 14 MAGGIO 1864

CAMERA DEI DEPUTATI

PRESIDENZA DEL COMMENDATORE CASSINIS, PRESIDENTE

SOMMARIO. Atti diversi. = Congedi. = Relazione sul disegno di legge per provvedimenti relativi ai postiglioni congedati. = Presentazione di un disegno di legge del deputato Marolda. = Incidente sull'interpellanza del deputato Cardenie sulle arene, rinviata. = Proposta di ordine annunciata dal deputato Bellassi. = Sèguito della discussione generale del bilancio del Ministero degli esteri pel 1864 e delle interpellanze dei deputati La Porta, Miceli e Passaglia sulla politica estera e sulla questione di Roma — Svolgimento dei voti ieri proposti dai deputati Musolino, Allievi e Regnoli — Spiegazioni personali del deputato Alfieri — Dichiarazioni del presidente del Consiglio Minghetti intorno alla questione romana, e sua opinione circa le varie proposte — Repliche del deputato Chiaves — Si passa su questa discussione all'ordine del giorno, secondo la proposta del deputalo Allievi — Interpellanza del deputato Mordini sull'invio del generale Govone a Palermo — Risposte del ministro per la guerra Della Rovere — Osservazioni del deputato BrignoneIl voto proposto dal deputato Mordini è rigettato.

La seduta è aperta all’una e mezzo pomeridiane.

MASSARI, segretario,dà lettura del processo verbale dell’ultima tornata, il quale è approvato.

[...]

INTERPELLANZA DEL DEPUTATO MORDINI

SULL’INVIO DEL GENERALE GOVONE A PALERMO

PRESIDENTE.

Debbo annunciare alla Camera che il deputato Mordini intenderebbe di fare al ministro della guerra un’interpellanza sui motivi che l'indussero a mandare il generale Govone a Palermo.

Prego il ministro della guerra a voler dichiarare se e quando intenda di rispondere a questa interpellanza.

DELLA ROVERE, ministro per la guerra. L’ora è tarda; se l’interpellanza non è più lunga di quanto ha accennato il signor presidente, io credo di poter rispondere subito senza trattenere troppo a quest’ora i signori deputati. Se poi quest’interpellanza dovesse avere un lungo svolgimento, allora mi atterrei alla decisione della Camera per rispondere forse lunedì.

MORDINI. Io sarò il più breve possibile, se la Camera ha la cortesia di ascoltarmi.

Voci. Sì! sì!

PRESIDENTE. Parli.

MORDINI. Farò dunque, secondo i desiderii della Camera, di essere breve quanto più mi sarà possibile, e farò sopratutto di non essere irritante in alcuna maniera.

La Camera ricorda certo gli avvenimenti di Sicilia dell’anno scorso; ricorda la campagna fatta contro i renitenti alla leva; ricorda cornea capo di quest’operazione fosse il generale Govone; ricorda le discussioni che ebbero luogo nel mese di dicembre; ricorda come penosa in tutto il paese fosse l'impressione che derivò da queste discussioni, e come spiacevoli le conseguenze prodotte in Sicilia.

Nel fare la presente interpellanza io debbo dichiarate che nel ministro della guerra, più del carattere militare, io prendo in considerazione il carattere politico, riguardandolo come uno dei consiglieri della Corona. Ed è per questo precisamente che io lo prego di enunciare i motivi che lo indussero a mandare il generale Govone in Sicilia.

Era pur sempre fresca la memoria dei fatti luttuosi dell'anno passato, sempre fresca in Sicilia la memoria delle ultime discussioni, e fresca la memoria degli eccessi che sventuratamente sierano dovuti lamentare durante la campagna contro i renitenti alla leva.

Per quanto io desideri di sorvolare su questo dolorose argomento non posso a meno di ricordare alla Camera che fra tali eccessi dovemmo pur annoverare famiglie bruciate vive ed nomini che aggravati da fisiche infermità vennero sottoposti a cure dolorosissime, perchéconsiderati come renitenti alla leva. E per quanto a bella prima possa sembrare estraneo all’argomento quello che sono per dire, ciò non ostante, se la Camera voglia usarmi la compiacenza di ascoltare, sempre premessa la dichiarazione che io sarò brevissimo, credo che ella si convincerà che in questi stessi giorni l’opinione pubblicain Palermo continua ad essere commossa per le conseguenze di un fatto che trae origine dalla campagna eseguita contro i renitenti alla leva.

E il mio compito è facile d’altronde, perocché noi à tratta di narrare alla Camera un fatto ignorato, ma di ricordare invece un fatto notissimo.

Nella discussione del dicembre fu qui esposto il casodi un sordo muto (Mormorio),il quale, considerato cono renitente alla leva, venne tenuto in osservazione nell’ospedale militare di Palermo, e sottoposto all'esperimento del fuoco. Il generale Govone trattò di queste cose nel discorso da lui profferito in questa Camera, ma ne trattò nel senso di confermare il sospetto della renitenza alla leva. Ora, o signori, che cosa successo?

È successo che, per circostanze impensatamente scoperte, il Pubblico Ministero dové occuparsi di queste fatto promuovendo causa contro gli ufficiali sanitari dello spedale militare divisionale di Palermo, per violenze usate ed ordinate nello esercizio delle loro funzionicontro il sordo muto Antonio Capello.

Il giudice d’istruzione nel profferire la sua ordinami dichiarò non farsi luogo a procedimento, ma essendo appellata da questa ordinanza la parte civile, il procuratore generale alla Corte d'appello di Palermo nella suarequisitoria domandò che la sezione delle accuse revocasse la domanda, rinviasse la causa alla Corte di assisie, spedisse il mandato di cattura contro gl’imputati ufficialisanitari.

La sezione di accusa non ammise che in parte la requisitoria del procuratore generale; peraltro rievocò l'ordinanza e rinviò gl’imputati al tribunale di circondario di Palermo in quanto che considerò non come crimine, ma come delitto il reato.

Ora accadde che il regio procuratore generale, acconciandosi alla sentenza di questa sezione delle accuse, ricorse in Cassazione.

Pende oggi il giudizio davanti alla Corte di cassazione, ma intanto non è un mistero in Palermo il contenuto del ricorso del procuratore generale, il quale per legge doveva essere notificato agli imputati. Non s'ignora quindi, come il procuratore generale ritenga che i registri dell’ospedale militare presentassero varie falsificazioni, come la cura del fuoco non fosse già applicata al sordo-muto Capello per malattia definita febbre tifoidea algida,ma per renitenza alla leva; e come in questo stesso ricorso si parli d’un altro fatto, cioè che contemporaneamente alla cura inflitta al sordo-muto Antonio Cappello, gli stessi provvedimenti si operassero a danno di altri sordo-muti.

Ora, come io testò vi diceva, la pubblica opinione in Palermo, commossa e per la memoria dei fatti avvenuti nel decorso anno, e per questo processo pendente che trae l'origine sua dalla campagna eseguita contro i renitenti alla leva, e fa l'argomento dei quotidiani discorsi, non poteva non essere apertamente ostile al generale Govone.

Io credo pertanto che in questa circostanza l’onorevole ministro della guerra non abbia così prudentemente operato, come si sarebbe potuto da lui aspettare, mandando il generale Govone a Palermo, ed i fatti hanno dimostrato quale e quanto grande sia stato l’errore suo, perché subito dopo l’arrivo del generale Govone a Palermo, imponenti dimostrazioni si ordinarono contro di lui gridando: Abbasso ilgenerale Govone! Ned èda pretermettere che mentre la dimostrazione popolare percorreva la via principale di Palermo alzando queste grida, la calda gioventù universitaria prorompeva in consimili manifestazioni.

Io non so intendere come di fronte afatti di tale importanza il ministro dell'interno, rispondendo ieri sera ad un’interpellanza che su questo stesso argomento da me trattato gli veniva proposta dall'onorevole deputato Santocanale, rispondesse con un tuono e con parole che io certamente non posso lodare.

L’onorevole Peruzzi (mi spiace non si trovi presente, ma poco monta essendovi il presidente del Consiglio), l’onorevole Peruzzi trattò la cosa come molto semplice, io credo invece che la non sia punto semplice, e i miei colleghi sono a quest'ora tutti in tale disposizione d'animo da ritenere che fu invece molto, ma molto grave.

Prima di tutto, o signori, io non so quali saranno le notizie ulteriori che ci verranno da Palermo: però supponiamo pure che ninna calamità sia da deplorare. Ma non poteva, io domando, darsi invece il caso che fatti veramente luttuosi derivassero dall'invio del generale Govone? Non potevano le dimostrazioni che si facevano o dai cittadini nella via più popolosa di Palermo, o dalla calda gioventù universitaria, condurre a qualche sanguinoso conflitto colla forza pubblica? E si doveva dunque così compromettere il riposo, la pace, la pubblica sicurezza di un’intera città? Aprire il campo ai disordini per avere poi occasione di far l’ordine?

Ma indipendentemente da questo, già sappiamo per lettere ricevute che il generale Govone è stato incontrato in Palermo da una quantità di cartelli di sfide, alcuno dei quali spedito di provincia; già sappiamo, seppure non vengono altre notizie a smentire il fatto, già sappiamo, dico, che un duello ebbe luogo, e che in esso furono feriti entrambi i combattenti, tanto il generale, quanto il suo avversario. Anche qui è da rallegrarsi ohe non occorressero maggiori disgrazie; non credo però che possa venire approvato un atto, in forza. del quale, astrazione fatta anche dai pericoli, a cui testò alludeva, si sono esposti a grave pericolo di vita, o privati cittadini, o un generale già conosciuto, benché giovane, per le sue belle gesta in guerra, un generale che può rendere, e tutti speriamo, renderà grandi servizi al paese sui nuovi campi di battaglia ai quali sarà chiamato o prima o poi il prode esercito nostro.

E non credo neppure che l’onorevole ministro dell'interno avesse ragione, allorquando diceva con molta disinvoltura e scioltezza di modi: vi furono alcune questioni private fra individui, e su questo naturalmente non credo intrattenere la Camera, ma posso assicurare che l'ordine pubblico non ò stato sensibilmente turbato.

Io non so se si possano veramente chiamare questioni private i duelli che ebbero luogo fra cittadini da una parte e un ufficiale generale dall'altra, sfidato non per azioni sue private, ma per fatti da lui operati durante l’esercizio delle funzioni, alle quali era stato chiamato dai suoi superiori.

Ho detto, e aspetto dall'onorevole ministro della guerra il favore d'una soddisfacente risposta.

DELLA ROVERE, ministro della guerra. L'onorevole deputato Mordini ha separato il mio carattere in due. Ha detto che non era propriamente al ministro della guerra, ma all'uomo politico che siede su questi banchi che egli rivolgeva la sua interpellanza.

Io quindi risponderò semplicemente sotto l'aspetto politico.

Non dirò dell'affare del muto Capello: mi sorprende anzi che il deputato Mordini, uomo legale, abbia evocato qui quest'affare che ora pende dinanzi ai tribunali.

MORDINI. Chiedo di parlare.

CRISPI. Domando la parola.

DELLA ROVERE, ministro della guerra. 1 tribunali decideranno. Faccio soltanto un'osservazione a riguardo di questo fatto, ed ò che va in lungo assai, perché un po’ vi è un parere in un senso, un po' in un altro, e vi sono appelli da un tribunale all’altro; il che vuol dire che tanti dicono di sì, e tanti dicono di no; quindi non si può fare alcun grave appunto agli ufficiali sanitari, finché non sieno stati definitivamente giudicati.

Oltre a ciò dirò che il generale Govone non entra per nulla nell'affare del muto Capello, perché la cosa si passò indipendentemente da lui e dalle autorità militari, che non ne possono nulla.

Ma veniamo alla parte politica, alle ragioni per le quali io avrei mandato il generale Govone a Palermo.

Dirò che non ho mandato il generale Govone a Palermo, ma che egli vi è tornato. Era venuto qui come deputato per sedere in Parlamento: aveva il grado di maggior generale; dopo la discussione fu promosso luogotenente generale. Allora veramente egli avrebbe dovuto partir subito: ma siccome egli voleva conoscere se gli dottori di Città Ducate, col loro voto, avrebbero approvato la sua condotta, si presentò loro nuovamente e fu eletto; quindi continuò per qualche tempo a sedere in Parlamento.

In questo mentre io lo incaricai di qualche lavoro molto importante, e che compì con mia soddisfazione.

Questo lavoro essendo stato finito, or non è molto, egli mi chiese di tornare al comando della sua divisione.

Io credo di aver fatto bene a lasciarlo partire, sia per la dignità del generale Govone, il quale, come deputato, non doveva temere di non essere rispettato in qualunque parte si recasse, per avere emesso in questa Camera certe sue opinioni; sia per la dignità della Camera stessa, poiché non posso ammettere che il Governo consenta che un deputato abbia l’ostracismo da una qualsiasi parte d’Italia per le sue libere opinioni qui esposte. (Bene!)

Dirò di più, che credo, anche per l’onore della città di Palermo, egli dovesse recarsi colà, colla fiducia di non essere male accolto, perché le dimostrazioni di cui parlò il deputato Mordini non sono della città di Palermo, ma bensì di pochissima gente; e ritengo anzi che la città di Palermo, che sta alla testa della civiltà siciliana, sia indignata di questa specie di dimostrazioni. (Bene)

In quanto allo spargimento di sangue che sarebbe potuto avvenire, dirò che questi assembramenti furono ben poca cosa, come ci risulta per dispaccio telegrafico; perché pochi carabinieri e poche guardie di pubblica sicurezza bastarono a scioglierli. Dunque non ci fu pericolo nessuno, e questo prova anche la nessuna importanza di queste dimostrazioni.

In quanto ai duelli, gli è una materia che io non so bene come trattare in questa Camera, perché da qualunque parte qui mi volga trovo dei duellanti. (Ilarità)

Se non erro, una volta i duelli avvenivano per questioni d’onore, per questioni amorose, ma ora ogni questione politica termina con un duello; colà ebbe pur luogo qualche duello, ma non fu cosa grave. Di più non so dire, perché ebbi solo pochi avvisi telegrafici, e l’ultimo di questi mi rese avvertito che un rapporto era partito ieri.

Tosto che l’avrò ricevuto, se vi sarà qualche cosa d’importante da comunicare alla Camera, mi affretterò di farlo.

PRESIDENTE. Varii deputati chiesero di parlare. Il primo inscritto è il deputato Bruno.

MINGHETTI, presidente del Consiglio. Non c’è discussione per ora.

PRESIDENTE. Osservo che quando c’è un’interpellanza, la si deve discutere.

Il regolamento stabilisce che non vi è discussioni, quando si tratta di fissare il giorno di un’interpellanza, ma quando l'interpellanza è accettata, v'ha discussione; tale è il concetto dell’articolo 57 del regolamento.

Non si tratta ora di stabilire il giorno, in cui debba aver luogo l’interpellanza, si tratta dell'interpellanza stessa stata dal Ministero accettata.

Darò dunque la parola secondo l’ordine descrizione. Il primo iscritto è il deputato Bruno.

BRUNO. La cedo al deputato Mordini.

MORDINI. Comprendo il desiderio qual è della Camera, e mi affretto ad assicurarla che io non la terrò occupata che per brevi momenti.

Signori, voi che avete inteso le mie parole, giudicherete del rimprovero a me rivolto dall’onorevole ministro della guerra quando ha detto meravigliarsi che io, come legale, abbia potuto svelare i misteri della giustizia e prevenire le decisioni dei tribunali.

Comincio dal dichiarare che io non sono legale, n a questa parola di sì nobile significato ha creduto il signor ministro si annetta l’idea dell'esercizio della professione. Aggiungo poi che dalle cose per me dette non può certo ricavarsi che io abbia voluto inoltrareuno sguardo audace nel sacrario della giustizia, orvero far danno ad uomini sui quali sta solo fin un’accusa giudiziaria.

No: io altro non ho fatto che svolgere esattamente la storia del processo in cui figura come parte civile ilsordo-muto Antonio Capello fino al punto in cui trovasi oggi stesso, appoggiandomi a documenti o divulgati, o stampati, come sarebbe, per esempio, l'ordinanza del giudice d'istruzione presso il regio tribunale di Palermo del 80 marzo anno corrente.

Mi conviene ora osservare al signor ministro, era io approvato ch'egli considerasse la mia interpellanzacome uomo politico; ma poi ho visto con rincrescimento che appena pronunciate ha dimenticate le giuste parole, e discorso come militare.

Egli ha introdotto qui l’argomento della dignità la generale Govone...

Voci a destra. Del deputato.

MORDINI... ma qui non era in questione la dignitàdel generale Govone. Che se poi si tratti, secondo eh viene osservato, della dignità del generale Govone deputato, faccio considerare ch'egli poteva rimanere()benissimo alla Camera, e così era più che salva la dignità. La Camera stessa non avrebbe mai creduto che potesse venir meno la dignità del generale Govone solo perché egli non sarebbe stato inviato immediatamente a Palermo. (Movimenti)

Sì, io lo ripeto, la dignità del generale Govone nonaveva niente da soffrire per un ritardo nella pretti dell'onorevole ministro della guerra di complire i contadini palermitani, e quanto alla dignità della Cameranon le ha conferito certo quella premura. I fatti accaduti lo hanno luminosamente dimostrato.

Ora poi mi resta a dichiarare, contraddicendodi bel nuovo all'onorevole ministro della guerra, che la pubblica opinione si è manifestata unanime su questi fatti in Sicilia: e citerò non già i giornali di parte democratica, che potrebbero essere considerati come pregiudicati dalla maggioranza, ma sì il Corriere siciliano, il solo giornale di colore ministeriale che si pubblichi in Palermo.Ebbene, questo diario ha deplorato l’accaduto, ma ha anche censurato l’invio del generale Govone a Palermo.

Conseguentemente, tralasciando anche, perché mi preme di uscire ormai da quest’argomento, tralasciando anche, dico, come espressione della pubblica opinione di Palermo, il fatto narrato da varie corrispondenze di quella città, che il generale Govone, presentandosi in un casino di Palermo, vide immediatamente dileguarsi quei cittadini che là erano convenuti, io, nel riconfermare le cose precedentemente dette, ho l’onore di proporre alla Camera il seguente ordine del giorno:

«La Camera, lamentando l’invio del generale Govone a Palermo, passa all’ordine del giorno. (Rumori)

Un deputato a destra. L’ordine del giorno!

PRESIDENTE. Il deputato Brignone ha facoltà di parlare.

BRIGNONE. Dappoiché il generale Govone per la sua nomina a maggior grado non aveva ricevuta alcun’altra destinazione, la sua qualità di comandante generale della divisione di Palermo gl’incombeva di raggiungere il suo posto, come l’avrebbe raggiunto qualunque altro generale che si fosse trovato in quella posizione. (Rumori a sinistra)

Non è mio proposito, signori, di seguire l'interpellante in tutti gli argomenti che egli ha creduto di porre sotto gli occhi della Camera, ed a cui ha risposto l’onorevole ministro: solo io dico che a mio credere queste dimostrazioni ostili che si vollero fare al generale Govone, ed a cui testé accennava l’onorevole interpellante, dovrebbero essere altamente disapprovate dall’opinione pubblica. Queste dimostrazioni si fecero, od al deputato Govone, od al generale.

Voci a sinistra. No! no! (Movimenti diversi)

BRIGNONE. Di necessità furono fatte od all’uno, od all’altro.

Voci a destra ed al centro. Ha ragione.

BRIGNONE. Ora, se si fecero al deputato Govone per i discorsi che egli pronunziò in quest’Assemblea, io dico che delle nostre parole non dobbiamo dar conto, né sulla pubblica piazza, né a fronte di dimostrazioni ostili; perché, guai a noi se, come in tutti i paesi liberi, non fosse sacra la parola da noi pronunziata in questo recinto, come è inviolabile la persona del deputato. (Benissimo! Bravo!)

Se poi la dimostrazione fu fatta al generale Govone, io dico che egli era ben lungi dal meritarla, imperocché egli ha compiuto e ben lodevolmente un’ardua e difficilissima missione che gli venne affidata.

Signori, i militari bene spesso si trovano incaricati di missioni che non sono facili a disimpegnare, e che nullameno cercano di adempiere con tutto zelo, secondo le mire e lo scopo che il Governo loro affida nell’interesse della patria. (Bravo! Bene!)

In altre circostanze io fui abbastanza fortunato, perché la mia debole voce fosse ascoltata da alcuni illusi in Sicilia, ed in Palermo specialmente. E siccome credo che queste dimostrazioni muovano anche questa volta unicamente da pochi illusi, e che la gran maggioranza di quella illustre ed interessante città deplora con me questi atti ostili che taluni hanno voluto promuovere contro questo distinto generale, così io sarei lietissimo che anche questa volta le mie parole trovassero un’eco favorevole presso quella popolazione, la quale mi augurerei che fosse ben convinta che non è in questo modo che si fanno gl’interessi d'Italia. (Bravo! Benissimo!)

Signori, noi abbiamo bisogno cheregni l’unione e la fratellanza, e che non si comprometta con improntitudini il nostro avvenire, come sventuratamente fanno quelli che cercano di promuovere scissure di questo genere. E bramo ardentemente che desse non abbiano a riprodursi, affinché non sia turbata quella concordia che è indispensabile per essere forti e capaci di raggiungere i nostri destini! (Benissimo! Bravo!)

PRESIDENTE. Si tratta ora di deliberare sull'ordine del giorno presentato dall’onorevole deputato Mordini, così concepito:

«La Camera, lamentando l’invio del generale Govone a Palermo, passa all’ordine del giorno.

Domando se è appoggiato.

(È appoggiato.)

Essendo appoggiato, lo metto ai voti.

(Non è approvato.)

L’incidente è terminato.

La seduta è levata alle ore 5 ¾.

Ordine del giorno per la tornata di lunedì:

Discussione sui capitoli della parte straordinaria del bilancio del Ministero degli affari esteri pel 1864;

Discussione della parte straordinaria del bilancio del Ministero di grazia e giustizia pel 1864.





Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - l'ho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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