CONTRO I MULINI A VENTODEL TERZO MILLENNIO
Vi
fu un tempo in cui il nostro bel Paese fu meta di pittori del Nord
Europa, attratti dalla luce, dalla bel¬lezza e dalla varietà dei nostri
paesaggi. A distanza di poco più di due secoli tut¬to è stato azzerato
in nome della transizio¬ne verde. La quale, anche con l’utilizzo di
impianti eolici, sta sottraendo terreno agli agricoltori e bel¬lezza
naturale ai bor¬ghi della penisola. L’ingegneria ha fatto ricorso
alla cosid¬detta pala eolica perché il vento migliore si trova a un
centinaio di metri di altezza, dove è forte e meno turbolento. E’ nata
così la pala eolica ad asse orizzontale, composta da una torre, di
altezza com¬presa tra gli ottanta e centoquindici me¬tri, con una
struttura in acciaio; da una navicella, all’interno della quale sono
po¬sti i vari meccanismi che consentono di convertire il vento in
elettricità e da un rotatore, (diametro tra i 90 e i 150 metri), ovvero
una superficie di cemento armato che regge la torre attraverso un
sistema di fissaggio a bulloni. In alto, sorrette dalla navicella, si
sporgono tre pale, (lunghezza tra i 10 e gli 80 metri circa), vere e
proprie lame, realizzate in fibra di vetro o di carbonio. Il
funzionamento è il seguente: l’energia cinetica del vento viene
convertita in energia meccanica. Un moltiplicatore di giri trasforma la
rota¬zione lenta delle pale in una rotazione più veloce in grado di far
funzionare il generatore di elettricità. Il generatore elettrico
converte l’energia meccanica ri¬cevuta in energia elettrica. Un
trasforma- tore provvederà a trasferire l’energia elettrica da un
circuito a un altro (nel ca¬so, la rete elettrica) modificandone le ca-
radaristiche (cfr. enelgreenpower.com). L’impellenza della transizione
green ha determinato l’utilizzo degli espropri per pubblica necessità.
Infatti una trasmis¬sione televisiva indipendente ha denun¬ciato, il 7
febbraio 2024, il caso di terreni espropriati ad agricoltori senza
alcun preavviso, in nome della pubblica utilità. Abbiamo anche letto
che “con le missive fatte recapitare a centinaia di proprietari
terrieri, una società milanese ha comuni¬cato il rilascio in proprio
favore di Auto¬rizzazione Unica n. 117 del 24.05.2023 da parte della
Regione Puglia per la rea¬lizzazione di un impianto eolico, nonché la
dichiarazione di pubblica utilità, l’indif- feribilità ed urgenza delle
opere. Nelle missive veniva preannunciata, inoltre, l’attivazione del
procedimento espropria- tivo” (cfr. foggiatoday.it). In Puglia,
in provincia di Foggia, a Celle di San Vito, un piccolo borgo con 162
abitanti, sono sorte 156 pale. A Sant’A¬gata d Puglia sono sorte 111
pale, una ogni 17 abitanti. In Sicilia, a Mazzara del Vallo, è
stato pro¬gettato un maxi par¬co eolico, davanti a quelle coste in cui
è presente un pesco¬sissimo tratto di mare ricco di gambero ros¬so e
pesce azzurro. Come conseguenza si prevede la distru¬zione di un antico
e rinomato sistema economico che man¬derà sul lastrico cen¬tinaia di
famiglie. In Toscana non av¬viene qualcosa di diverso. Su un
quoti¬diano nazionale del 15 febbraio scorso leggiamo che “I sindaci
della Maremma dicono “No” ai parchi eolici e annunciano battaglia
contro chiunque voglia deturpa¬re il territorio. Giovanni Gentili,
primo cit¬tadino di Pitigliano, ha indetto un’assem¬blea pubblica dopo
che Sorgenia ha pre¬sentato un progetto per creare un parco eolico con
sei aerogeneratori della po¬tenza complessiva di 37,2 MW in zona
Rempillo, un’area di particolare interesse archeologico, ambientale e
paesaggisti¬co”. Stupisce osservare che il rifiuto proviene da
una zona che vota per i progressisti. Solitamente favorevoli alla
transizione verde. Di fronte alla realtà prevale il sen¬so pratico. Si
rifiuta un impatto ambien¬tale che sarà devastante in un territorio
tipico della Maremma toscana fatto di colline dolcemente ondulate e
coperto da una rigogliosa vegetazione mediterra¬nea. Dalla
Toscana alla Sardegna. Quest’iso¬la è stata la vittima innocente di uno
de¬gli ultimi atti del governo tecnico di Mario Draghi. La stampa
quotidiana il 18 feb¬ braio del 2022 ha scritto: “Draghi in
ex¬tremis ha dato l’ok al parco sardo di Sie¬mens Gamesa. Lo stesso che
era stato bocciato da tutte le autorità”. Ma non è tutto, perché
qui stiamo assi¬stendo alla proliferazione di torri alte co¬me la Tour
Eiffel. Tutto sta avvenendo in nome della rivoluzione verde per salvare
il pianeta. Ma abbiamo anche letto che si vogliono salvare i soldi
della grande fi¬nanza. La Sardegna sta subendo l’aggressione dei
mostri del XXI secolo: le pale eoli¬che. Esse mettono in pericolo la
storia stessa dell’isola, le tradizioni, i prodotti ti¬pici, la pesca,
l’artigianato di tutti quei prodotti che il mondo ci invidia. I sardi
hanno definito “un golpe energetico” la decisione del governo centrale
di Roma di installare in Sardegna le pale eoliche. Qui si prevede
l’istallazione di 1.500 tor¬ri: 54 pale eoliche, alte 332 metri,
saran¬no istallate a Capo Caccia; 120, alte fra i 200 ed i 300 metri le
troveremo nel golfo degli Angeli; 33, alte 300 metri sorgeran¬no di
fronte all’isola di San Pietro; centi¬naia tra Maddalena e Caprera; 210
in Costa Smeralda. Sarà, a tutti gli effetti, un’occupazione del mondo
green. E’ stato accertato che l’insieme di queste pale eoliche
produrrà energia per venti¬cinque milioni di persone. Ma i Sardi so¬no
meno di due milioni. Sorge sponta¬nea la domanda: chi ne beneficerà di
tanta plusvalenza energetica? Mario Giordano, su La Verità del 1°
maggio 2023, ha scritto: “E’ evidente che l’inve¬stimento non è a
favore dei Sardi. E allo¬ra a favore di chi? Basta guardare chi
presenta i progetti: nove sono di Iberdro¬la, una multinazionale
spagnola a cui l’antitrust ha appena contestato pubblici¬tà ingannevole
proprio sulle rinnovabili; dietro il progetto di Capo Caccia c’è una
multinazionale svedese (la Hexicon); dietro quello di Nuoro c’è
un’altra multi¬nazionale spagnola (EDP Renewables); dietro quello
dell’isola di San Pietro c’è una multinazionale danese (Wind Po¬wer); e
dietro quello del Golfo degli An¬geli c’è la banca d’affari americana
J. P. Morgan, che nel febbraio 2022 ha com¬prato Falck Renewables,
storica società della famiglia Falck. Acquisto quanto mai tempestivo.
Proprio un mese prima che Draghi desse il via libera alla eolizzazio-
ne forzata della Sardegna...”. A Carloforte già si alza la voce:
si ha la convinzione che le pale eoliche distrug¬geranno la pesca del
tonno rosso, stori¬ca ricchezza locale. Il 7 novembre 2022, il
quotidiano Unione Sarda ha scritto: “C’è di tutto e di più nell’assalto
eolico targato Danimarca all’Isola di San Pietro. C’è il conflitto
internazionale tra l’Algeria e l’Italia per la sovranità in quel tratto
di mare, c’è la guerra tra il Ministero delle Infrastrutture e la
Presidenza del Consi¬glio dei Ministri sulla procedura da segui¬re per
devastare quel tratto di costa a colpi di pale eoliche ciclopiche da
confic¬care in mezzo a quell’orizzonte esclusi¬vo, c’è, soprattutto,
l’impatto devastante per il “Paesaggio” e la rotta del Tonno Rosso, da
sempre elemento primario di un’economia fiorente per quest’Isola
nell’Isola”. A Capo Caccia si dice che le pale eoli¬che
distruggeranno la Riviera del Coral¬lo, storica ricchezza del luogo. Lo
sfregio delle pale eoliche colpirà la bellezza di Capo Teulada,
dell’isola dei Nuraghi, la basilica di Saccargia ed altro ancora. Nel
cuore della Barbagia, nella miniera dismessa di Sos Enattos, si trova
il pun¬to più silenzioso della terra, l’unico di cui, a detta degli
esperti, si può sentire la vo¬ce dell’universo. Questo sito era stato
scelto per realizzare l’Einstein Telesco¬pe, un centro di ricerca fra i
più impor¬tanti del pianeta e che avrebbe portato migliaia di posti
senza intaccare nulla della bellezza dei luoghi. Secondo i piani del
governo centrale di Roma, anche in questo sito saranno installate le
pale eo¬liche che faranno sparire il silenzio. Ed il progetto Einstein
fallirà. Francesca Zoc- cheddu sul quotidiano “La Repubblica” del
22/12/2022 ha così titolato il suo arti¬colo a tale proposito: “L’ex
miniera di¬smessa di Sos Enattos candidata per costruire il mega
telescopio capace di captare le onde gravitazionali: il nome del Nobel
Parisi in campo per guidarlo. Ma due grandi impianti, che potrebbero
sorgere nelle vicinanze, lo minacciano”. La filosofia americana
della seconda metà dell’Ottocento ha delineato il profilo di un
atteggiamento “spregiudicato” che era appena entrato nella società e
fina¬lizzato ad ottenere precisi risultati. Gli è stato dato il nome di
“pragmatismo”. In base ad esso ciò che è valido oggi può non esserlo
più questa sera. La storia delle pale eoliche rientra in tale
filosofia. Le pale eoliche oggi sono esaltate ed imposte dalla moda
green, domani scon¬fessate ed abbandonate. Ma tutti quei mostri al
vento, disseminati nella nostra bella penisola, che fine faranno? Forse
resteranno lì, inutilizzati, quali rottami di un’epoca, a testimoniare
un mondo che ha voluto fare oltraggio alla bellezza del Creato. Il Presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto Dott. Francesco Maurizio Di Giovine Commendatore dell’Ordine della Legittimità Proscritta |